Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Laylath    16/07/2017    1 recensioni
[La storia segue anche la trama del manga quindi ci saranno spoiler per chi segue solo l'anime]
Hanji Zoe è un personaggio fuori dalle righe anche per chi la conosce.
Rumorosa, entusiasta, capace di eccessi, il suo contributo per la Legione Esplorativa e per l'umanità è fondamentale.
La sua vita è come la storia di un volo sfrontato e meraviglioso, come quello degli uccelli che volano al di fuori delle mura.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Irvin Smith, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 3. Rudimenti di vita.

 

Campo addestramento, (Wall Rose), 837-9
 
“Ehi! È davvero un gioco da ragazzi!”
Hanji scoppiò a ridere con soddisfazione mentre si teneva in perfetto equilibrio nella struttura che simulava l’uso del dispositivo di manovra tridimensionale. Agitò abilmente le lunghe braccia, provocando un lieve oscillare della sua persona, ma questo non scalfì minimamente la sua statica.
“Credevo che il tuo agitarti perenne ti avrebbe buttato giù in tre secondi, ragazza – sbuffò l’istruttore con un sorriso sarcastico ma carico di soddisfazione – ottimo lavoro, adesso scendi pure. Il prossimo, coraggio! Non ho intenzione di fare notte con voi!”
Con l’aiuto di un compagno Hanji si sganciò dalla struttura e poi raggiunse il suo gruppo di compagni che già aveva superato la prova. Tutti l’accolsero con un gran sorriso e pacche sulle spalle, una ragazza la abbracciò con gioia, lieti che un altro di loro fosse riuscito a superare quella temuta prova che segnava il confine tra chi continuava l’addestramento e chi veniva mandato a casa. Tuttavia la loro squadra, quindici persone in tutto, era molto promettente ed era praticamente matematico che ce l’avrebbero fatta senza troppi problemi.
“Ieri sono riuscita a sbirciare tra i fogli dell’istruttore – confidò la ragazza che aveva abbracciato Hanji – pare che la nostra squadra abbia i risultati migliori del Wall Rose. Non ci batte nessuno, parola mia!”
“Daisy, sei una spia – sibilò un altro giovane – se venivi scoperta potevi metterci tutti nei guai”.
“Non ha fatto nulla di male – la difese Hanji con una scrollata di spalle, mentre applaudiva ad un altro loro compagno che superava brillantemente la prova – a volte quell’uomo è davvero distratto e lascia i suoi appunti ovunque. Comunque stasera bisogna festeggiare, che ne dite?”
“Assolutamente sì!” applaudì Daisy.
 
Era autunno dell’anno 837 e l’addestramento della squadra 304 andava avanti da ormai dieci mesi.
Dieci mesi in cui Hanji Zoe aveva cambiato completamente vita e ogni giorno che passava sentiva di aver fatto la scelta giusta. Finalmente si trovava tra persone che non la consideravano fuori norma, dove la sua esuberanza non era vista come qualcosa di poco consono: scoprire di potersi esprimere senza paura di essere giudicata era un qualcosa di meraviglioso che aveva bramato segretamente per tutta la sua adolescenza. Che senso aveva parlare di vestiti se tutti indossavano la medesima divisa? E i capelli? Meglio averli legati o corti per non disturbare la visuale durante l’addestramento.
Il loro era un gruppo eterogeneo di ragazzi e ragazze, provenienti dalle più disparate classi sociali, che avevano trovato subito un feeling molto forte.
Hanji, ovviamente, per il suo carattere gioviale ed entusiasta molto spesso faceva la parte da leone, specie nelle occasioni di divertimento.
Quella sera non venne meno a questa sua fama e le sue risate furono quelle più rumorose nella camerata che festeggiava allegramente il superamento di quella nuova prova. Anche perché l’alcool aveva la capacità di renderla particolarmente briosa: ancora non si capacitava che nella sua famiglia le fosse stato concesso solo qualche bicchiere di vino allungato durante i pasti.
“L’equilibrio è la chiave! – dichiarò, saltando con un balzo sopra un letto, rischiando di calpestare alcuni compagni tra l’ilarità generale. Puntellandosi come meglio poteva nel poco spazio lasciato libero, simulò la prova di quella mattina, suscitando gli applausi e le ovazioni di tutti – E quando useremo quelli veri sarà ancora più semplice, vedrete!”
Socchiudendo gli occhi, la vista un po’ annebbiata per il liquore bevuto, cercò di calcolare rapidamente la distanza e poi spiccò un altro balzo verso un letto vicino. Il risultato, tuttavia, fu disastroso e si concluse con un caos di gambe, braccia, cuscini e lenzuola che volavano da tutte le parti. Questo fu quasi un segnale per tutti gli altri che, alla faccia della loro presunta età e maturità, iniziarono una lotta coi cuscini, totalmente incuranti di richiamare con le loro grida qualche istruttore.
“Scusa… scusa – annaspò Hanji tra le risate, cercando di riemergere tra le coperte ed i cuscini in mezzo ai quali era affondata. Non aveva nemmeno idea di chi avesse quasi distrutto nella sua caduta, sapeva solo che ora gli occhi le lacrimavano senza parere per il divertimento – ma vedrai che… che con il meccanismo vero andrà meglio… chiunque tu sia, sia ben chiaro… sia e sia… no?”
“Sei fradicia, Hanji?”
“Ah, sei tu, Ned? – sorrise scioccamente nell’individuare il suo compagno che la stava aiutando a liberarsi dal lenzuolo – Io fradicia? Proprio no!”
Si accorse solo allora che i loro visi erano vicinissimi e come questo fosse accaduto era un mistero bello e buono. Cercò di riflettere sulla dinamica, ma le labbra di Ned si posarono sulle sue e fu come se un fulmine le attraversasse il cervello, bloccando qualsiasi ragionamento.
Fu una cosa rapida, forse tre secondi. Poi lui si scostò e le levò del tutto il lenzuolo di dosso, parando un cuscino che stava volando verso di loro. Con una goffa scalciata la giovane si rialzò seduta e fissò il suo compagno che chiaramente stava evitando di guardarla in viso. Notò un lieve rossore nelle sue guance e anche lei, a ben pensarci, si sentiva stranamente calda e non per colpa dell’alcool.
“Ehi, Hanji! – la chiamò Daisy, saltando nel letto accanto a lei – un altro brindisi?”
“Brindisi? Eh… ecco… io credo di aver bisogno d’aria, sai?”
“Uh, che faccia! – ridacchiò la bionda – se devi vomitare vai fuori! Non voglio dormire in una camerata che sa di vomito!”
 
E di questo dovrò scrivere a casa?
Era una domanda davvero stupida da porsi in un momento come quello, eppure la mente di Hanji, tornata subito a funzionare dopo quel momento di sbandamento, non poteva fare a meno di pensare anche ad un simile particolare.
Scriveva ben poche volte a casa, in genere  una ogni due mesi, premurandosi sempre di indirizzare le lettere al fratello, confidando nel suo spirito diplomatico e discreto, capace di separare quello da dire ai genitori e quello da tenere per sé. Anche se in questa seconda categoria rientravano ben poche cose: dopo un’iniziale entusiasmo nel descrivere la sua vita nell’esercito, Hanji aveva dedotto dalle risposte che la descrizione dell’addestramento, delle lezioni, dei suoi commilitoni, non interessava più di tanto nemmeno a Gerard. Era meglio fermarsi a qualche scarsa pagina con normali informazioni: se andava tutto bene, se aveva bisogno di qualcosa, sapere come stavano tutti loro e come procedeva l’attività di famiglia. Erano quelle le cose di cui si voleva parlare a casa, per il resto preferivano dimenticare che lei ora non indossasse più un abito ma pantaloni – e già questo sicuramente avrebbe provocato lo svenimento di sua madre – e giacca e che si dedicasse ad un addestramento che tra le altre cose prevedeva combattimento, corsi di sopravvivenza in ambienti più disparati e così via.
Scrivere che aveva appena baciato un ragazzo forse rientrava tra quello che era meglio tacere.
“Tutto bene?” proprio la voce di Ned interruppe le riflessioni.
“Nah, solo desiderosa di un po’ di fresco – scrollò le spalle lei con un sorriso, cercando di apparire la più disinvolta possibile – ed era anche il momento di dire basta alle bevute. Domani è previsto addestramento con il movimento di manovra tridimensionale a prescindere dal nostro stato di sobrietà”.
“Siamo dello stesso avviso – sospirò lui stiracchiandosi e raggiungendola negli scalini esterni alla loro baracca dalla quale provenivano ancora le risate degli altri – almeno noi due cerchiamo di tenere alto l’onore della squadra dopo tutti i complimenti che ci sono stati rivolti”.
Hanji annuì, perplessa da quell’atteggiamento.
Insomma, in teoria ci siamo appena baciati… non dovremmo affrontare il discorso?
Ned le piaceva, su questo non c’erano dubbi: esteticamente era un bel ragazzo, niente di eccezionale, ma con quello che Daisy avrebbe definito un suo perché. Diversamente da lei non era molto rumoroso, anzi era tra i più pacati della squadra e quindi c’era da chiedersi cosa potesse esserci da fare il filo con lui. Ma era anche vero che gli opposti spesso si attraggono e dunque non era da escludere un coinvolgimento emotivo a priori.
Va bene, coinvolgimento emotivo. Provi per lui qualcosa in più rispetto agli altri tuoi compagni? – rifletté con attenzione, mentre il suo viso manteneva un’espressione neutra per quanto possibile.
Certo la pacatezza ed a volte i silenzi di Ned avevano un buon effetto su di lei: poteva parlare senza essere interrotta, ma allo stesso tempo sicura di essere ascoltata. A testimonianza c’erano i pochi ma buoni interventi che il ragazzo faceva durante queste conferenze che spesso avevano il potere di far eclissare tutti gli altri.
Forse un bacio rubato in un simile modo da parte di un altro compagno l’avrebbe infastidita.
“Perché mi hai baciata?” chiese all’improvviso, non riuscendo a trattenere oltre la domanda.
“Era proprio necessario fare questa domanda? – Ned la fissò leggermente stranito, ma poi si passò una mano tra i corti capelli castani – Insomma… se un ragazzo bacia una ragazza è perché è interessato a lei, no?”
“Interessato a me? Beh… beh, sai – avvampò – questa proprio non me l’aspettavo. Insomma, mi dicono spesso che sono interessante, ma nel senso rumoroso del termine!”
“Va bene, interessato forse non è il termine giusto – ridacchiò lui – Vediamo se così va meglio: sei la ragazza più stravagante che conosco, Hanji Zoe, e mi piaci parecchio. E quando sei praticamente balzata sul mio letto rischiando di travolgermi non ho resistito a baciarti. Ti sei offesa?”
“Offesa? Io? Ma no! Piuttosto, sorpresa!” esclamò la giovane, agitando le mani.
Una parte della sua mente si divertì moltissimo ad immaginare sua madre che si scandalizzava per quel corteggiamento così poco di buono, ma poi la sua attenzione tornò su Ned e sui suoi occhi castani che, alla luce delle lampade esterne, traevano riflessi davvero piacevoli.
Poi, quasi a cercare un attimo di tregua, alzò lo sguardo verso il cielo limpido e stellato. Le piaceva tantissimo la visuale in quel campo d’addestramento: niente mura, un senso maggiore di libertà rispetto a quello dato nel distretto dove stava la sua casa.
“È stupido dirlo, ma… mi sento molto bene” confidò con un sorriso, riuscendo a rilassarsi
“Effetto dell’alcol? O della mia presenza?”
“No, bene in generale. Sai quanto ci sono quei momenti perfetti? Senza nessun motivo particolare, solo… ti senti in pace col mondo e con te stessa. Ecco è uno di quei momenti”.
“Ehi, mi stai comunicando una risposta?” chiese Ned, strizzandole l’occhio con malizia.
 “Oh, wow! Qui si corre…” iniziò lei, ma poi la sua parte impulsiva prese il soppravvento. Ned le piaceva, c’erano tutti i presupposti per iniziare una bella relazione. Certo, erano soldati in addestramento e ogni occasione era buona per ribadire che la loro vita poteva essere messa a repentaglio più spesso di quanto immaginassero.
Ma privarsi di queste esperienze non ha senso. Tanto valeva restare a casa.
“Ma sì… sì, direi di sì!” sorrise, grattandosi con l’indice la guancia.
“Bene, quindi sarebbe troppo chiederti un altro bacio?”
“Un altro? Beh no… però questa volta voglio essere pronta!” e senza troppi indugi fece quei due passi che lo separavano da Ned e presogli il viso tra le mani lo baciò con goffaggine.
Ora, lei aveva letto ben poco sui baci: i romanzi romantici non erano certo tra le sue letture preferite e anche le poche volte che si era cimentata era andata subito oltre quelle righe considerate noiose. Un bacio del resto doveva essere un atto naturale tra due esseri umani, altrimenti non si poteva poi procedere con tutto il resto del l’atto che portava alla riproduzione.
Però quel secondo bacio fu strano… umido. Il primo era stato così rapido che Hanji non aveva avuto il tempo di capire davvero che sensazione fisica avesse provato. Ma questo era diverso: sentiva le labbra di Ned, la cortissima peluria appena sopra il suo labbro superiore. Fu quasi tentata di staccarsi per analizzare meglio la situazione, ma una parte meno nota di lei decise invece di continuare, andando oltre queste sensazioni nuove e cercando di farsele piacere. Sarebbe stata curiosa di chiedere a Ned se stesse baciando bene, ma per una volta tanto decise di lasciar stare le domande e cercare di godersi il momento.
Dai, in fondo dopo il primo impatto non è per niente male! – ammise dopo qualche secondo, mentre le braccia del suo compagno la cingevano dolcemente.
 
Visto il carattere esuberante di Hanji Zoe, si poteva presumere che la sua relazione con Ned sarebbe stata sbandierata ai quattro venti.
Invece, fatto strano, fu un qualcosa di incredibilmente discreto tanto che persino i loro compagni a volte dubitavano che fosse vero, nonostante i giorni diventassero settimane e poi mesi. Durante il giorno non c’era niente che potesse far pensare che il loro rapporto fosse diverso da quello di due semplici compagni di squadra: Hanji gli riservava il solito trattamento non dissimile da quello usato con gli altri maschi del gruppo e pure Ned restava il solito ragazzo tranquillo che parlava ben poco.
La notte poi, se si assentavano, lo facevano comunque in momenti in cui la squadra non era riunita, come se non volessero in nessun modo alterare quelli che erano gli equilibri del gruppo.
A volte Hanji si era chiesta come mai non aveva mai fatto conferenze sul suo fidanzamento ed era rapidamente giunta alla conclusione che persino lei aveva delle cose che preferiva tenere per sé. Ed effettivamente era bello poter usare quell’aggettivo possessivo.
Ned era suo, condivideva solo con lei la sfera più intima della sua persona.
Durante l’addestramento cercavano di inculcare loro l’idea che doveva fidarsi ciecamente uno dell’altro, ma questo era diverso. Era un rapporto che escludeva il resto del mondo perché a loro andava bene così. Del resto doveva restare tra di loro la volta in cui lui le aveva toccato il seno e poi le aveva sbottonato la camicia gialla che indossava sotto la giacca della divisa. O quella dopo in cui avevano fatto l’amore per la prima volta in maniera così goffa e scomoda, nascosti in uno dei magazzini.
“Ehi, voi due! Se restate a studiarvi ancora un po’ rischiate di mettere radici!” la voce dell’istruttore riscosse Hanji dall’attenta valutazione che stava facendo di ogni singola mossa di Ned, suo avversario in quell’allenamento di lotta.
“Sì, signore!” annuì la ragazza, cercando di trovare il punto dove attaccare.
Ma Ned fu più rapido di lei e le fu addosso con tutto il suo peso, cercando di afferrarle il braccio per imporle una presa di sottomissione. In genere un attacco simile si concludeva vittoriosamente, ma Hanji era quella che veniva definito avversario carogna: infatti, invece di subire la presa iniziò a divincolarsi con una foga fuori dal comune, ignorando il dolore al braccio, e con dei movimenti così disarticolati da mettere in difficoltà la presa di Ned. Con un urlo stridulo riuscì a dare lo strattone decisivo e diede una poco elegante ma efficace testata al ventre del suo avversario, mozzandogli il respiro.
“Dannazione a te, Zoe – commentò l’istruttore, prendendo appunti e allontanandosi verso le altre coppie di lottatori – sei peggio di una rissaiola da taverna. Poco elegante come sempre… ma fottutamente efficace! A quando un calcio nei testicoli?”
“Se proprio servirà…” ansimò Hanji, tendendo la mano a Ned per aiutarlo a rialzarsi.
“Spero tanto di no” rispose lui con il broncio, mettendosi una mano sul ventre offeso.
“Troppo forte la testata? Mi sono anche fatta male nonostante la mia massa di capelli”.
“Con la testa che ti ritrovi spaccheresti anche le Mura” sorrise Ned, arruffandole la massa arruffata.
“A me basta superarle – rispose la ragazza – prima ci voglio salire per godermi la vista da lassù: dev’essere davvero niente male. E poi voglio andare fuori”.
“E farti divorare dai giganti?” Ned la fissò con attenzione, come se fosse estremamente curioso di sentire che risposta avrebbe dato.
“Spero proprio di no – sghignazzò lei, stiracchiandosi e poi massaggiandosi il polso – voglio solo scoprire il mondo al di fuori. Dev’essere fantastico, non credi?”
Forse il giovane avrebbe risposto, ma il richiamo dell’istruttore fece loro riprendere la posizione di combattimento.
 
Così passarono i tre anni di addestramento della squadra 304, con i risultati che si succedevano sempre in maniera ottimale. In particolare Hanji spiccava tra tutti i suoi compagni non tanto per agilità fisica, nella quale comunque aveva ottime prestazioni, ma per l’intelligenza a parere di tutti fuori dal comune.
Nelle materie scolastiche eccelleva e molto spesso andava oltre quello che spiegavano i suoi docenti: girava voce che con tutta probabilità nemmeno tra i soldati veri e propri ci fosse qualcuno con il suo livello di conoscenza.
“Sarai parecchio contesa, amica mia – le disse Daisy, una delle ultime sere che passavano da allieve – sarai di certo tra i primi dieci e ti potrai permettere di andare nella guardia reale”.
“Non mi interessa – rispose Hanji con sincerità, felice di avere quell’amica stretta con cui potersi confidare – andare a rinchiudermi dentro le mura più interne? È proprio quello che voglio evitare con tutta me stessa. Io voglio andare nella direzione opposta”.
“Legione Esplorativa, eh? Non so in quanti faranno questa scelta”.
“Tu no?”
“Mah, non lo so… da una parte dev’essere fantastico vedere cosa c’è fuori dalle mura, ma dall’altra la percentuale di mortalità è così alta che non mi pare un bell’affare”.
“E allora per cosa siamo entrati nell’esercito?” chiese Hanji, ovviamente dispiaciuta nel capire che la ragazza non condivideva pienamente la sua scelta.
“Per proteggere la nostra gente, per cambiare vita… almeno nel mio caso”.
“Per essere liberi!”
“Con tutti quei giganti… non credo sarà mai possibile, Hanji”.
“Ma se non ci proviamo nemmeno non lo potremo mai sapere, non credi?”
Gli occhi azzurri di Daisy la fissarono con ammirazione e una prima traccia di dubbio apparve sul suo bel viso delicato che Hanji qualche volta le aveva invidiato.
“E Ned che farà?” chiese la giovane per cambiare argomento.
“Lui? Oh, credo che andrà nella Guarnigione delle Mura” rispose con semplicità Hanji.
“Vi… vi separate? Oh no! E come farete con la vostra relazione?” Daisy sembrava sconvolta.
“Ecco… presumo che ne dovremo parlare…” ammise l’altra, levandosi gli occhiali con lieve imbarazzo e facendo finta di pulire un’inesistente macchia di sporco.
Già, negli ultimi mesi ero così presa dagli esami e dalle prove che proprio non ho pensato alla nostra relazione.
 
Semplicemente la loro era una storia nata e consumata tranquillamente, senza nessun evento tragico a provocarne la rottura. Si erano piaciuti, avevano passato dei bellissimi momenti assieme, ma poi qualcosa si era spento, scivolando nella quotidianità senza che nessuno dei due se ne rendesse conto. Dormire assieme era diventata un’abitudine più che un’esigenza, così come i baci scambiati furtivamente e con circospezione, nonostante l’ovvio sostegno dei compagni.
E così fu anche la notte dopo, quando i due amanti si trovarono nello stesso letto, la testa di Hanji posata sul petto di Ned. Erano tanto cresciuti in quei tre anni: i loro corpi avevano ormai perso gli ultimi residui di adolescenza per diventare del tutto adulti: l’addestramento li aveva resi dei fasci di muscoli e nel caso di Hanji aveva dato poco spazio alle curve femminili. Se già aveva avuto poche forme prima di entrare nell’esercito, la situazione ora veniva ulteriormente accentuata dallo sviluppo degli addominali, dei muscoli e delle spalle.
“Ned, mi trovi ancora bella?” chiese, osservandosi distrattamente le dita lunghe e affusolate, forse una delle caratteristiche che apprezzava maggiormente in se stessa.
“Certo che lo sei, Hanji, ti ho mai detto il contrario?”
“No… solo che, mi andava di sentirlo”.
“Qualche problema?” chiese lui, accarezzandole i capelli in un gesto abitudinario.
“Pensavo al futuro, tutto qui: insomma, il gran giorno si avvicina. Meno di una settimana e saremo dei soldati veri e propri. Questi tre anni sembrano davvero volati”.
“Anche a me, lo ammetto… e pure io stavo pensando al futuro ultimamente”.
“Il mio è la Legione Esplorativa – disse Hanji senza mezzi termini, senza nemmeno alzare lo sguardo su di lui – non penso di averne mai fatto mistero”.
“Il mio è la Guarnigione delle Mura” rispose Ned, col medesimo tono tranquillo.
Si fece silenzio, persino la mano di lui smise di accarezzare la chioma castana della giovane.
Ecco, l’avevano detto, in una maniera così semplice da risultare quasi surreale. Proprio come tre anni prima Hanji aveva trovato assurdo eppure naturale quel primo bacio, adesso provava le medesime sensazioni per quelle parole che, a conti fatti, segnavano la fine ufficiale della loro relazione.
“È stato da vigliacchi aver fatto prima l’amore?” chiese Ned.
“No, perché mai? – lei si alzò dalla posizione sdraiata e si sedette sul giaciglio, incurante della sua nudità – Insomma, siamo adulti e consenzienti, no? Eravamo entrambi consapevoli delle decisioni dell’altro e se ci è andato di farlo non vedo perché pentircene… forse è il modo migliore per…”
“… per finirla”.
“… già, finirla…”
Semplice… dannatamente semplice. Oh Ned, chiaro che il nostro non era un grande amore, ma solo una piacevole e solida relazione tra compagni.
Per qualche secondo ne fu delusa, ma poi si disse che era meglio così: se fosse stato un grande amore ci sarebbe stato molto più in ballo e le decisioni sarebbero state molto più difficili. Ma stando così le cose era più semplice volare fuori da quel nido che l’aveva in qualche modo accolta per quei tre anni, un rifugio intimo che l’aveva fatta crescere come donna più di quanto avesse fatto quando era ancora una semplice ragazzina borghese.
“Sai, Hanji, l’ho capito da subito che tu volevi volare troppo in alto rispetto a me – dichiarò Ned con un sorriso, posandole una mano sulla schiena nuda e provocandole una piacevole sensazione di calore – ma mi sono detto che ne valeva comunque la pena”.
“Ne sono felice – sorrise sinceramente lei – perché anche per me è così”.
“Promettimi solo che non volerai troppo vicino ai giganti, ragazza”.
“Lo farò, promesso”.









__________
nda.
In questo capitolo mi sono voluta soffermare sul periodo d'addestramento di Hanji ed in particolare su questa prima esperienza amorosa. 
Non è mai specificato se Hanji abbia avuto delle relazioni (del resto nel manga persino il suo sesso è ambiguo), ma in questa versione, per riallacciarmi anche alla mia one shot "La disperazione del mostro" ho voluto farle provare anche questa situazione a parer mio parecchio interessante. Anche se è una relazione senza nessun'aspettativa particolare credo che sia importante per la crescita emotiva della nostra eroina, specie per aiutarla a capire come determinate cose non vanno esternate ma vanno taciute e tenute per sè stessi.

Ps: se vi interessano notizie sui miei aggiornamenti (e su altre mie storie), vi lascio il link della mia pagina fb ^^
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