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Autore: _LostGirl_    17/07/2017    0 recensioni
Federica viveva la sua vita in modo normale. Certo, la scuola che frequentava le aveva portato gioie e dolori ma era comunque felice. Non aveva chissà quali grandi problemi, se non con il compagno di classe più idiota, e si divertiva con le sue migliori amiche.
Ma a tutto ciò dovette dire addio quando ricevette un diario segreto come regalo di compleanno. Non avendone mai avuti, lo considerava una sorta di passatempo per scacciare la noia che la tormentava nelle ultime settimane scolastiche. Ma dovette rivalutare la sua opinione quando quello che considerava un semplice quaderno dei segreti, comparve nella sua vita in carne ed ossa.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tenere un diario mi era sempre sembrato una cosa un po' sciocca. Un quaderno col lucchetto in cui scrivere cosa accadeva in una giornata con il terrore continuo di venire scoperti in caso lo si lasciasse aperto. Per me, era fuori discussione tenerne uno, anche perché sono una sbadata cronica e, dopo diverso tempo, le azioni ripetitive mi annoiano, per cui le abbandono in qualche angolo remoto della mia camera o della mia scrivania.
Questo fu il mio pensiero fino a pochi mesi fa, quando ricevetti, per il mio quindicesimo compleanno, un quadernetto bianco e azzurro. I miei genitori me lo avevano regalato con la scusa di dovermi esprimere di più, perlomeno in modo scritto, dato che riguardo la scuola non dicevo molto. E capii che era una scusa, quando sgamai mia madre frugare nei cassetti della mia cassettiera alla sua ricerca. Per quella volta, sorvolai ma, da allora, cambiavo continuamente la sua ubicazione. Non era particolare se non per una scritta sulla copertina rigida: Happiness Diary. Sembrava quasi una presa in giro. Ero sempre stata molto timida e, col passare degli anni, questa caratteristica si era trasformata in una scelta. Non mi consideravo un'asociale, avevo le mie amiche e mi divertivo con loro, ma mi piaceva anche rimanere da sola. Ma quel diario cambiò la mia vita, non saprei dire se in meglio o in peggio.

Per i primi giorni lo lasciai sulla scrivania, sepolto sotto la miriade di fogli e libri scolastici. Ogni volta che i miei genitori mi chiedevano se lo stavo utilizzando, mentivo, affermando che era molto utile e che mi sentivo molto meglio. Forse proprio per questo lo cercavano così assiduamente. Poi, un giorno, mentre stavo riordinando la mia camera, e ciò comprendeva anche la scrivania, per quanto fossi restia a mettere un minimo di ordine su di essa, lo ritrovai. In quel periodo, non avevo molto da fare. La scuola stava cominciando e i compiti che ci assegnavano si completavano in poco più di un'ora. Le pagine a righe non sembravano essersi rovinate sotto i fogli di formule matematiche e di nomi di uomini che avevano studiato la mente umana fino ad arrivare all'inconscio. Dopo aver finito di riordinare, mi sedetti alla scrivania con una penna tra le mani e lo aprii. Non avevo idea di cosa scrivere, dopotutto era la prima volta che ne possedevo uno, finché non mi venne in mente un nome. Lo chiamai Nicolas e gli iniziai a scrivere e così per i giorni successivi. Inizialmente, lo nascosi nel cassetto in cui buttavo qualsiasi oggetto, scolastico o meno, che non avevo voglia di cestinare, ripromettendomi di svuotarlo ogni volta che lo aprivo. Ovviamente, la mia pigrizia batteva sempre la mia forza di volontà, perciò chiuderlo poteva essere paragonato ad un'impresa erculea, come uccidere il Leone di Nemea o catturare Cerbero. Ma, non fidandomi molto dei miei genitori e dei miei fratelli, cominciai a cambiare il suo nascondiglio. Ci tenevo a quel diario e non volevo che qualcuno leggesse ciò che pensavo. Questo mi soprese molto, ma non ritenevo scrivere a Nicolas come una costrizione morale, ma più che altro un momento privato con un amico fidato.

Poi un giorno, quello subito dopo la fine della scuola, una delle mie migliori amiche si mise con un ragazzo molto bello e conosciuto nella nostra scuola per essere un dongiovanni, che conoscevo sin dalle medie con cui non avevo esattamente un buon rapporto. Quella sera, lasciai trasparire tutte le mie preoccupazioni e la mia rabbia nelle parole che scrissi a Nicolas, lasciando come ultima frase il desiderio di vederlo in carne e ossa, consapevole che fosse stupido. Ne ero più che sicura e difatti andai a letto tranquilla e serena, felice di essermi sfogata con un amico fidato. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare tra le braccia del sonno.

La mattina successiva, venni svegliata dal rumore di ceramica rotta. Ancora intontita dal sonno, scesi dal letto e mi diressi verso la cucina. Quando arrivai, vidi mia madre fissare un punto vicino la credenza. La chiamai diverse volte, a bassa voce perché quell'infame di mia sorella Camilla aveva preteso massimo silenzio nella prima mattinata, dato che lei era appena tornata dalla discoteca, con un probabile dopo sbronza, ma russava peggio di un trattore. Mentre dalla camera di mio fratello Gabriele si udiva qualche imprecazione, causata probabilmente dalla morte di uno dei personaggi che comandava. Se non era venuto in cucina, aveva di sicuro le cuffie. Nonostante la continuassi a chiamare, mia madre continuava a guardare nella stessa direzione. Mi sporsi di più e vidi un intruso osservare interessato ad ogni oggetto della cucina, quasi come se non ne avesse mai visto uno. Presi dal pavimento il vassoio che portava mia madre e glielo puntai contro. Se una persona fosse passata davanti la finestra della casa, mi avrebbe preso per un'idiota ma confidavo nella mia discendenza con Rapunzel. Quando si girò, l'intruso mi sorrise gentile e rassicurante.
-Chi... Chi cazzo sei?-chiesi benché il mio primo istinto fosse quello di saltargli addosso e massacrarlo di vassoiate in testa. Non so quanto possa far male un vassoio sulla fronte, ma andiamo avanti. L'intruso sembrò non capire la domanda, dato che continuava a sorridermi come un ebete. Ripetei la domanda, imponendomi di mantenere la calma prima di dare sfoggio delle mie capacità combattive, molto scarse, tengono a precisare le mie amiche. Brutte malfidenti. Comunque, la risposta che mi diede mi lasciò davvero senza parole:
-Ma come? Non mi riconosci? Sono io, Nicolas, il tuo migliore amico!-

   
 
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