SEI TU IL MIO BACHERT.
Quanto a lungo ho
sperato in un sentimento del genere?
Quante volte l’ho
confuso con altri che non avevano niente a che fare con l’amore?
Solo flebili e pallide copie
cercate disperatamente per attenuare un bisogno sempre più impellente, per
rendere meno forte e straziante quella voce che cercava di gridare al mondo la
propria sofferenza nel non sentirsi parte di un essere.
Nel non essere la metà di un sentimento che è desiderato per tutta la vita da persone che
sentono un vuoto al cuore, allo stomaco e che trovano inutile e insignificante
la loro vita.
Sapete la storia del
Bachert?
Sette lettere compongono
questo nome che molti non conoscono o che, semplicemente, considerano una delle solite invenzione di tanti sciocchi innamorati. Ma non
innamorati delle persone. Sta qui il bello: innamorati dell’amore. Coloro che
stanno ore ad ascoltare musiche lente dalle parole talmente dolci che ti
scaldano il cuore, in astinenza della propria persona complementare. Calore
effimero, in fondo, destinato a sparire e ad essere scacciato sinuosamente dal
nulla che ci opprime.
Il Bachert, si dice, non è altro che quell’essere
umano destinato a un altro in modo incontrovertibile; è quella metà, diversa da
te, che unita alla sua perfetta omologa, dà origine a un essere che avrà in sé
le caratteristiche complete del mondo.
O, più spicciamente, è il Vero Amore.
Un’altra invenzione paragonabile, per un certo
senso, alla storia del Bachert.
Il vero amore è unico ed è racchiuso solo in una
persona destinata ad un'altra dalla propria nascita; ciò non è vero. Se colui
che ci ha messo al mondo avesse voluto farci dannare alla ricerca di
quell’unica anima, non sarebbe potuto essere definito Buono e Giusto.
Onnipotente sì, misericordioso non di certo.
Immaginatevi se fosse così: tutti noi non staremmo a conoscere un uomo
che, a prima vista, ci dà sui nervi o che, magari, dal lato fisico non ci
attrae molto.
O che non ci attrae per niente.
Quante volte accade questo?
Sempre è stato e sempre sarà.
Ma se non ci piace a pelle perché tentare in
un’impresa che, siamo sicure, comporterà solo uno spreco di tempo e un pugno di
mosche nella mano sinistra?
Nella mano del cuore?
Be’ se aspettate tipo un segno dal cielo nello
scoprire la persone adatta a voi, non vi arriverà mai.
Se attendete un vero e proprio colpo di fulmine…andate sotto un
albero quando c’è un violento temporale. Giungerà prima dell’amore a prima
vista.
Il Bachert non consiste in un unico uomo, ma
nell’uomo che noi rendiamo tale amandolo.
È quando iniziamo ad amarlo che esso lo diventa.
Unico e speciale ai nostri occhi; comune e senza senso agli occhi
degli altri.
O odioso, per caso, come Malfoy.
Non lo sopporto proprio! È fastidiosamente arrogante in tutta la
sua figura e…ci risiamo!
Non lo voglio sentire nominare! Perché se no,
capita ogni volta, che mi dimentico di quello che stavo pensando e sputo
improperi contro di lui come se fossi una vecchia di settant’anni che fuma
ininterrottamente da quando ne aveva dieci.
Basta!
E come si permette a guardare tutti dall’alto in
basso come se noi tutti fossimo dei topolini fastidiosi e sudici?
Ho detto basta!
Si insinua nei miei pensieri come un serpente e
rimane lì, disteso tranquillamente quasi come se si stesse prendendo il sole,
incurante di tutto e di tutti. Dopo di che, inizia a sibilare prima lentamente
poi sempre più velocemente e rumorosamente.
Fino a farmi diventare pazza!
Dove sei, mio Bachert?
Cioè, devo dare una possibilità a tutti; chissà che
non mi sorprendano con le loro doti nascoste.
Anche a Neville?
Sono titubante: è un così caro ragazzo che mi fa innervosire per quanto è goffo e per quanti guai
combina a lezione!
No, lui no; gli renderei la vita impossibile con i
miei rimproveri e lui, per quanto è timido, sarebbe ancora più maldestro.
Mi luccicano gli occhi: a volte, mi meraviglio del
mio carattere…sono così buona e altruista…
E
Malfoy? Mi sussurra una voce nella testa o, meglio, quel serpente
logorroico che, prima o poi, giuro, ucciderò lentamente e dolorosamente.
Quella serpe non è un ragazzo, rispondo alzando le
spalle quasi come a dire che se non ci fossi io il mondo andrebbe a rotoli e
tutte le specie di animali si accoppierebbero tra loro senza un ordine preciso.
Sono assolutamente indispensabile,io!
Non come Mal……
Ma quanto è luminoso il sole?
(Veramente sta diluviando! Ma questo è meglio non
farlo sapere al serpente, giusto?)
“Mamma!”
Mi risveglia lo voce di mia figlia dal mio stato di trance.
Ero totalmente immersa nei
miei ricordi da adolescente trepidante di trovare il vero amore.
Ho sempre pensato che
qualcosa mi avrebbe fatto comprendere che quello era l’uomo giusto: uno sguardo
diverso, un’intelligenza molto sviluppata, cose così.
Mi alzo dal divano su cui
mi ero stesa senza rendermene conto e mi dirigo verso la cameretta di mia
figlia.
È stata lei a decidere
come arredarla, non ha voluto sentire proprio ragioni: voleva le pareti tutte
verdi.
E verde è stato.
Sospiro: tale padre, tale
figlia.
Apro la porta e mi fermo
un attimo ad ammirarla: ha preso tutto da me, o quasi.
I suoi capelli ricci sono
color del cioccolato, molto soffici e setosi; di sicuro, non come i miei quando
avevo la sua età.
È snella e piena di forza,
non vuole mai dormire e, appena nata, non faceva dormire nemmeno me!
I suoi occhi sono talmente
trasparenti che ogni volta che li guardo, mi vedo riflessa in essi. Il suo
portamento è fiero e nobile nonostante abbia ancora undici anni, ma ce l’ha nel
sangue queste caratteristiche, quindi, non mi fa più tanto effetto vedere mia
figlia che si sa muovere meglio di me.
Sposto lo sguardo su
quello che Drusilla ha nelle sue mani: l’album di matrimonio. Osserva quasi con
attenzione maniacale le varie fotografie, quasi come volesse imprimere nella
sua giovane mente ogni particolare.
Mi siedo di fianco a lei
sul letto dal copriletto argentato, cercando di non rabbrividire per quel
colore così freddo,come succede ogni santa volta, e
chiedo mettendole un boccolo dietro l’orecchio.
“Che è successo,
Drusilla?”
Il suo nome,così poco usato, si meritò una vera e propria lotta tra me
e suo padre quando ancora ero incinta.
Alla fine, dopo una
settimana di un silenzio pieno di tensione, egli mi venne incontro sorridendo
leggermente ed esclamò:
“Drusilla! Proprio come mia nonna!”
Forse perché vederlo così
entusiasta per aver trovato il nome della nonna a cui era stato particolarmente
legato, o forse perché anche a me piaceva, annuì prima che lui mi abbracciasse
con impeto e mi baciasse pieno d’amore.
“Però scelgo io il nome
del nostro prossimo figlio” lo minacciai guardandolo negli occhi.
“Mamma, ma tu e papà come
vi siete conosciuti?”
Sorrido soddisfatta:
questo suo essere molto curiosa è uguale al mio e poi, sapevo che questa
domanda sarebbe giunta. E l’ho tanto attesa e tanto temuta che, ora, ho un turbinio di parole in mente che non seguono nessuna
logica.
“Io e tuo padre abbiamo
frequentato la scuola insieme”
“Vi siete innamorati
subito, secondo me! Lo si vede ancora che siete pazzi l’uno dell’altra quando
parlate oppure quando vi guardate, semplicemente, senza dire niente”
Sono sbalordita: non
pensavo che mia figlia ci osservasse con tanta attenzione.
Scoppio a ridere per
quello che ha detto; io e suo padre subito innamorati?
“Veramente è tutto il
contrario”
Sussulta sorpresa e con
uno sguardo mi incita a continuare.
“All’inizio ci odiavamo..”
Drusilla trattiene il
fiato e quasi isterica mi chiede:
“Ma perché?”
“Conosci la rivalità che
c’erano e che ci sono tuttora tra Serpeverde e Grifondoro?”
Annuisce con il capo e
proseguo:
“Bene. Questa rivalità
andava avanti da secoli, forse da millenni e nessuno pensava a cambiare questa
situazione: non ce n’era bisogno. Oltre questo, comunque, c’era una differenza
molto importante tra me e tuo padre: io ero una mezzosangue e lui il rampollo
di una delle più influenti e ricche famiglie purosangue del mondo magico. Egli
mi odiava anche perché non avevo il sangue puro e il fatto che fossi molto
intelligente ed esperta nel praticare gli incantesimi peggiorava il nostro
“rapporto”. Così, ogni volta che ci incontravamo, ci guardavamo con disprezzo”
“E poi cosa è successo
dopo?”
Non lo so con esattezza:
un giorno qualcosa è cominciata a cambiare molto lentamente.
“Tuo padre
era un borioso arrogante, sprezzante delle regole e delle persone. Camminava presuntuoso per i corridoi come se
fosse il padrone e come se noi fossimo tutti i suoi servi. Non accettava il
fatto che quando mi insultasse io gli rispondessi a tono. Il
solito orgoglio maschile che non deve mai essere ferito” dico alzando gli occhi
al cielo.
Drusille ride per la mia
espressione disgustata e poi perplessa mi domanda:
“E allora perché poi vi
siete innamorati?”
“Per tutti i motivi che ti
ho detto; lo amo perché è un presuntuoso orgoglioso e perché sa tenermi testa
quando litighiamo”
Sbarra gli occhi alla mia
rivelazione: effetto dello shock!
“Ma non è possibile! Tu
dovresti odiarlo!”
“Hai ragione,
bambina mia. Però ho scoperto che c’è un sottilissimo confine che divide questi
due forti sentimenti; l’odio e l’amore spesso vengono confusi tra loro, ma poi
accade un
evento che non avremmo mai potuto prevedere. E, allora, tutto comincia ad
apparirci in modo differente”
“Cioè?”
“A me accadde che, un
giorno, ero depressa per il fatto di aver litigato con
lo zio Harry e, allora, non avevo più voglia di litigare e, così, non risposi
alle provocazioni di tuo padre. Egli, lasciandomi stupita, mi chiese, sempre
con la sua voce arrogante, ma con gli occhi velati di preoccupazione, se stavo
bene. Io gli risposi che non andava niente per il verso giusto e scoppiai a
piangere. Non sapendo che fare, mi abbracciò quasi timoroso di un mio rifiuto e
così, piangendo e parlando, ma anche insultandomi, mi consolò nel modo in cui
conosceva: senza carezze né parole dolci, solo con la sua presenza.”
“E da quel giorno è
cambiato tutti e vi siete fidanzati?”
Rido indispettita per i
ricordi che mi stanno affiorando nella mente e rispondo:
“Magari fosse stato tutto
così facile, ma, anzi, sono contenta che poi quasi niente è
cambiato tra di noi. Nelle nostre litigate c’era solo meno odio, ma più divertimento da parte di entrambi: era il
nostro modo di sfogarci perché sapevamo che nessuno dei due avrebbe ferito
l’altro. Ora, posso anche dire che quello era il nostro modo di esprimere i
nostri sentimenti; non siamo mai stati come le altre persone!”
“E, allora, quando vi
siete baciati per la prima volta se non vi sopportavate?” ride divertita per le
mie rivelazioni e per il fatto di non aver dei genitori “comuni”.
“Ti
sembrerà assurdo, ma proprio in una di queste nostre litigate; ci trovammo
improvvisamente vicini, troppo vicini mentre ci urlavamo contro:
“Sei il solito arrogante che non se ne
frega un cazzo delle persone! Non so nemmeno come possa esistere una persona
come te!”
Mentre egli mi rispose furioso: “ Tu non stai mai a
sentirle le persone, invece! Fai sempre di testa tua! Sei
un’insopportabile saccente che si pavoneggia nel manifestare la propria
intelligenza!”. Ci fissammo irosi negli occhi e poi, senza pensare, mi
ritrovai stretta nelle sue braccia e ci stavamo baciando”
“Ti sei persa un passaggio,Granger” sussurra una voce maschile dalla porta: è
inconfondibile la nota canzonatoria che è presente in essa e non ci vuole mica
un genio - cioè me- nel comprendere chi
stia parlando.
Drusilla ci guarda con gli
occhi che brillano mentre ci osserva e, senza dire una parola, mi spinge fuori
dalla sua camera verso il suo papà. Prima di chiudere la porta esclama
sorridente:
“Io vado a dormire!Notte!”
Ma guarda te che figlia
che mi ritrovo!Non ascolta mai nessuno…proprio come me; sarà un’impresa quando
avrà quindici anni e gli ormoni in fermento!
“Da quanto tempo stavi
ascoltando la nostra conversazione che, per giunta, non ti riguardava minimamente”
Gli volto le spalle
indispettita perché mi vergogno troppo e sono sicura che ho
le guance rosse.
Sento le sue braccia
circondarmi la vita e poi sussurra fiero:
“Non mi sembra: stavate
parlando proprio di me”
Sbuffo
“Ma non cambi mai? Sei sempre il solito egocentrico!”
Ride sensualmente e
risponde:
“Non sono l’unico ad
essere rimasto sempre lo stesso; anche tu arrossisci ancora facilmente”
Che serpe! Un minimo di
delicatezza no?
“Io non
sono arrossita, è solo che fa caldo.
Quindi, non credere che sia stato tu a farmi arrossire”
replico stizzita.
“Bugiarda”
“Presuntuoso!”
“Insopportabile so-tutto-io”
“Furetto!”
“Castora”
“Non ho
più i denti sproporzionati! Non
ti azzardare mai più a dirmelo!” urlo arrabbiata: io
non sono una CASTORA!
Probabilmente, è l’unica
parola che mi fa andare su tutte le furie così facilmente; un consiglio: se
volete vivere, non pronunciatela mai vicino a me.
“Perché mi hai sposato, Hermione?”
Il suo tono è diventato improvvisamente
serio e le sue braccia mi hanno fatto girare in modo da trovarmi con gli occhi
immersi nei suoi; ogni volta che li guardo mi sento svenire, quel colore così
trasparente da sembrare di ghiaccio mi leggono sempre in profondità, ma non
sono mai riusciti ad arrivare nel mio cuore dove custodisco gelosamente i mie
sentimenti per lui. E dopo che sono trascorsi quasi quindici anni da quando ci
siamo baciati, nessuno dei due ha trovato il coraggio di esprimere il proprio
amore per l’altro ad alta voce. Ma, spesso, non serve esprimerlo perché esso si
manifesta più chiaramente con i gesti quotidiani, con gli sguardi, con un
abbraccio, con un bacio.
E con una figlia.
Tentenno nel rispondere:
il mio coraggio va a farsi benedire di fronte a lui.
“Dimmelo…” mi ordina
dolcemente, ma con un tono velato di supplica.
Prendo un grosso respiro
per diventare più coraggiosa… poi un secondo…e un terzo….sto per respirare
profondamente per la quarta volta quando alzo il viso verso i suoi occhi.
Per la prima volta, trovo
in essi un conforto inimmaginabile, ma quelle due semplici paroline non
vogliono sapere di uscire dalle mie labbra.
Ti amo,
dico nella mia mente: non è poi così difficile, vero?
Apro la bocca per parlare
e, stranamente, le parole mi escono.
Parole che riescono ad
esprimere quello che provo per lui e che egli comprende perché, molti anni fa,
gli ho raccontato la mia storia preferita.
Ma le mie labbra non hanno
pronunciato quelle due semplici paroline.
Qualcosa altro con lo
stesso significato.
“Sei tu il mio Bachert,
Draco” sussurro a bassissima voce.
Ma Malfoy mi ha sentito e
sorride come non l’ho mai visto fare; forse solo quando ha preso in braccio la
nostra bambina per la prima volta.
“Sapevo che non ti saresti
accontentata di un banale
ti amo. Il nostro
rapporto non è mai stato come tutti gli altri perché noi siamo diversi e come
hai detto tu poco prima “noi non siamo
normali””.
Annuisco e mi bacia
dolcemente e con amore.
Ecco cosa siamo: due sciocchi timorosi dei loro sentimenti.
C’è qualcosa che non
quadra….
Ma cosa?
………….
………….
Non mi ha risposto!
Mi stacco furiosa da lui e
lo guardo con gli occhi scintillanti di ira; all’inizio sembra non comprendere
cosa ha commesso di così grave, poi notando il mio viso distorto in una smorfia
accusatrice e aver ascoltato le mie parole che gli ordinavano di rispondere
alla mia frase,finalmente, avviene il miracolo.
Collega la spina del
cervello.
“E tu sei il mio Bachert”
sorride canzonatorio, mentre io lo osservo soddisfatta.
“Ora posso tornare a
baciarti?”
Senza rispondere lo stringo
forte a me e appoggio le mie labbra sulle sue.
Penso che abbia capito che
era un si….
Evidentemente no, se ne sta fermo senza fare
niente!
Ma quanto può essere stupido un uomo?
Tanto,
mi sussurra una voce nella testa.
“Malfoy, baciami
immediatamente!” grido.
Come spaventato esclama:
“Agli ordini”
È inutile che nascondi il tuo sorriso da serpe, tanto l’ho visto!!
Un uomo può essere tanto
stupido, ma non il mio.
Non il Vero Amore.
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Salve a tutti! Nell’attesa di finire
il X capitolo della mia altra ff, ho scritto questa one-shot!XD
XD Nel romanzo “sette giorni per l’eternità” si parla del Bachert e quest’idea
mi è molto piaciuta..XD Spero che vi sia piaciuto quello che ho scritto e sarei
molto contenta se mi lasciaste delle recensioni..XD XD grazie per aver letto!
XD
Alla prossima!
*kat*