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Autore: Lady Moon    18/07/2017    0 recensioni
[...]«Aveva il cuore a mille, e gli era diventato così pesante che credeva sarebbe svenuto prima o poi, tuttavia sapeva che l'ultima cosa che avrebbe desiderato era quella, non poteva, toccava a lui difenderla stavolta, toccava a lui rimanerle vicino, come lei l'aveva fatto numerose volte, infinite volte.»
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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A beam of moonlight.


 
Benché quella sera, non ancora matura e azzurrognola, sembrasse così pacifica e quieta, c'era qualcosa di sinistro che dietro gli alberi, le nuvole e il vento si nascondeva, ma sarebbe stato difficile trapelarlo per la gente comune, avendo milioni di altri pensieri per la testa. Mentre, per lei, lo sarebbe stato anche se la mente fosse stata completamente svuotata da ogni preoccupazione, paura o semplice ricordo, dacché, in quel momento, la sua mente non poteva che navigare intorno ad una sola cosa, una cosa dannatamente grande, terribile, meravigliosa... lui. 
Ne aveva fatta di strada, ne aveva fatte di follie e quella forse poteva essere aggiunta al diario personale. Si era nascosta dietro un muro, sapeva che sarebbe passato di lì, sapeva che l'avrebbe potuto rivedere prima della fine, prima di quel tramonto inarrestabile ed incontrastabile.


Aveva assistito a tutto, alle minacce, alla rissa, a quello strano abbigliamento, quasi da vagabondo, sin da subito era riuscita a percepire un'aria uggiosa nel volto di quello sconosciuto, tuttavia non si sarebbe mai aspettata quello che un attimo dopo sarebbe accaduto. 
Il ragazzo di strada cacciò dal suo cappotto bucato quella che doveva essere una pistola a tutta gli effetti; mai nella sua vita, lei, aveva assistito ad una scena del genere, così repentina, sembrava quella di un film. Tutto era “normale”, la gente, le macchine, il suono del clacson, tranne una cosa: il ragazzo stava mirando a qualcuno per fargliela pagare con la vita, ed una vita, per quanto possa essere un concetto così apparentemente semplice da comprendere, è un qualcosa di troppo grande e prezioso per essere contrastato con cotanta facilità e noncuranza. 

Lei, senza neanche lontanamente immaginare che in un sogno, o un incubo, avesse potuto fare il contrario in qualche modo, si gettò tra la pistola e lui, la cosa a cui mirava lo sconosciuto, la cosa più preziosa e potente, il suo unico pezzo di anima che non si sarebbe dissolto neanche con la morte, neanche grazie a Dio, se esisteva un Dio, nessuno avrebbe potuto, perché lui era lei, lo era sempre stato, dal primo momento che i loro sguardi, per puro caso “del destino” si erano incrociati.
Il colpo andò a segno nel suo braccio destro, ci fu l'urlo di una donna dall'altra parte della strada e altri gemiti indistinti. Alcune macchine sfrecciarono via veloci, altre, invece, preoccupate si fermarono mentre i passeggeri spalancavano gli occhi, il tutto sotto qualche raggio fioco di luna nascente.
Lei cadde, il sangue caldo che scorreva e l'avvolgeva, il suolo che si dipingeva di rosso.
Il ragazzo sconosciuto, pentito e al tempo stesso allibito, scappó via senza voltarsi mentre lui, invece, l'altra parte di lei, il ragazzo per cui avrebbe dato la vita, si avvicinò a lei, scioccato, confuso. Cos'era appena accaduto? 

Era bastato un attimo, lui si era voltato, si era sentito uno sparo ed improvvisamente era comparsa lei, come per miracolo, come se fosse stata un angelo. Un angelo che l'aveva difeso e salvato.
Aveva il cuore a mille, e gli era diventato così pesante che credeva sarebbe svenuto prima o poi, tuttavia sapeva che l'ultima cosa che avrebbe desiderato era quella, non poteva, toccava a lui difenderla stavolta, toccava a lui rimanerle vicino, come lei l'aveva fatto numerose volte, infinite volte. La sollevò guardandola negli occhi, un'improvvisa voglia di stringerla l'aveva ammantato, ma si limitò a stare attento a non sfiorarle il braccio colpito.

«Che cazzo hai fatto?» - uscì dalla sua bocca, con un sungulto.

«Sei una... cretina, saresti dovuta restare a casa, avresti dovuto lasciare che il colpo prendesse me» - continuò, ma lei piangeva, lo guardava negli occhi con sofferenza, non riuscendo a proferire parola.



 
                                                                                                          ***



Quando ella si rianimò, si ritrovò in ospedale, il braccio fasciato, l'ombra, alla sua sinistra, di qualcuno che la stava guardando. Si voltò di scatto, lo sguardo di lui era abbassato, perso, sembrava galleggiare in un mondo lontano o forse semplicemente desiderava di farlo, ma aveva la piena e infausta consapevolezza che non poteva che essere lì.
Lei gli prodigò un sorriso in tutta risposta, non appena egli alzò il capo. Lui, che fino ad allora non aveva né bevuto, né osato a farsi controllare dai medici, si alzò e si gettò verso lei, poggiando le sue labbra su quelle di lei.

Sembrava che quel bacio non terminasse mai, lui si sentiva come avviluppato da una forza più grande di lui e decisamente dolce, mentre lei aveva le vesciche, la pancia, il cuore e la mente che le stavano esplodendo insieme. Non volevano smettere, non si sarebbero mai separati, nessuno avrebbe potuto, no, in quel momento le loro anime erano legate allo stesso nucleo e in alcun modo una forza, per così dire, avversa e astiosa avrebbe potuto contrastare il momento.

«Mi dispiace...» - uscì dalla bocca di lei, quasi come un sussurro, ma lui la baciò con maggiore insistenza e lei si lasciò trasportare da quel brivido infinito che la percosse a partire dal midollo osseo.
Si staccarono, ma i loro cuori erano ancora uniti, le loro fronti si stavano toccando e i loro occhi non potevano che incrociarsi con stupore, felicità, euforia.

«Dimenticherai tutto questo?» - le chiese lui.

«Come... come posso dimenticare?» - gli rispose, confusa.

«Dimentica, dimentica questo, dimentica tutto...» - continuò lui, infelice, guardandole il braccio.

Prima che ella potesse trovare il coraggio di rispondere, un dottore entrò nella sala, dopo aver atteso fuori con pazienza che i due si separassero. Lui si allontanò non sapendo dapprima se salutarla con un bacio o una carezza... così le sorrise soltanto e sparì oltre la porta della stanza.

«Tornerà» - disse il dottore, guardandola con circospezione.

«Vedrai, tornerà per te» - insistette, continuando ad esaminare gli occhi di lei, i quali adesso stavano piangendo. 


Da quando lui se n'era andato, era tornato il dolore, da quando lui se n'era andato ogni cosa era tornata com'era prima. Un raggio di luna illuminò la stanza, non ci badò, perché due occhi bellissimi comparivano davanti ai suoi inaspettatamente e in alcun modo, sapeva benissimo, poteva scacciarli. 
 
   
 
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