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Autore: heliodor    18/07/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Rinnegare tutto

Era nato in un vecchio castello dalle pietre consumate dal tempo. Piante rampicanti crescevano sulle mura diroccate. C'era unna sola torre al centro di un cortile circolare e stalle lì vicino dove i cavalli venivano nutriti e accuditi.
I cavalli erano la vera ricchezza della sua famiglia. Ne possedevano più di cento alla volta che vendevano nei villaggi vicini.
Intorno al piccolo castello sorgevano filari di alberi sentinella che facevano la guardia a campi coltivati che si estendevano a perdita d'occhio.
Quella era la terra più fertile del grande continente. Il granaio cui tutti attingevano. Nonostante questo, gli abitanti di Londolin erano tra i più poveri.
Il re risiedeva nell'unica città degna di questo nome, all'incrocio delle vie carovaniere che da Ningothris portavano a Valonde.
Tutto il resto era campagna e campi e dolci colline immerse in un'eterna primavera.
Era lì che aveva deciso di tornare.
Vyncent si presentò all'ingresso del castello. Le guardie lo riconobbero subito e lo lasciarono passare.
Elet, l'inserviente che si occupava dei puledri, gli andò incontro. "Vostra grazia" disse con voce eccitata. "Siete tornato."
Vyncent lo salutò con un abbraccio. "Mia madre è qui?"
"Vi sta aspettando nella torre."
Vyncent ci andò subito.
Bethi, della casa di Londolin, attendeva nel suo studio in cima alla torre. "La tua lettera ti ha preceduto" disse accogliendolo con freddezza.
Vyncent si era aspettato quell'accoglienza. "È bello rivederti, madre."
Bethi sospirò. "Ti sei già recato al circolo?"
"Ci andrò domani stesso." Era contro il protocollo, ma aveva già violato altre volte le regole. Nessuno ci avrebbe badato.
"Che cosa cerchi qui?"
"Sono a casa."
"La tua casa è il circolo."
"Madre..."
"No, non iniziare. Stai coprendo di vergogna il tuo casato."
"Se potessi spiegare..."
"Cosa? Che sei fuggito dai tuoi doveri? Che hai abbandonato la guerra che stiamo combattendo?"
"Avevo i miei motivi."
"Che sono tutti sbagliati."
"Tu non sai..."
"Io so quello che vedo. Sei il primo della nostra famiglia in cinque generazioni nato con i poteri. Tuo padre e io abbiamo fatto molti sacrifici per consentirti di entrare nel circolo. Tu eri destinato a portare lustro alla nostra famiglia. Finalmente non saremmo più stati un ramo cadetto ma membri a pieno titolo della casa regnante."
"Ho fatto tutto quello che potevo per la famiglia."
"Non era abbastanza" disse Bethi alzando il tono della voce. "Non ho idea di cosa dicano di noi nella capitale, ma sono sicura che non si tratti di lusinghe. Ogni ora che passi qui, lontano dalla guerra, aumenta la nostra vergogna."
"La guerra per me non ha più alcun significato" disse Vyncent trattenendo a stento la rabbia. "Sono successe delle cose."
"Cosa ti ha convinto a rinunciare?"
"Avevo incontrato una persona..." scosse la testa. Sua madre non avrebbe capito. Nessuno poteva.
Bethi sospirò. "Puoi restare qui lo stretto necessario per andare al circolo e porgere i tuoi saluti e le tue scuse al decano. Fatto ciò, dovrai prendere le tue cose e andartene."
Vyncent se l'era aspettato. Era lì anche per quello. "Vorrei pregare nella cripta di famiglia. Col tuo permesso."
"Per fare cosa? Piangere sulla tomba di chi sai tu?"
Lui non rispose.
"Non dovevo permetterti di seppellirla qui. È stato il mio errore più grosso."
Vyncent non replicò nemmeno a quella frase.
"Hai la mia autorizzazione" disse Bethi con tono freddo. "Ora lasciamo sola, per favore."
Vyncent le rivolse un leggero inchino e uscì dallo studio.
 
La cripta era una costruzione semplice di forma circolare sormontata da una cupola sostenuta da quattro archi alti sei metri.
Sul pavimento erano allineate delle lapidi di marmo sulle quali erano incisi dei nomi. Vyncent vi passò accanto sfiorandone la superficie con le dita.
Si fermò davanti a una di esse.
Lo scultore vi aveva inciso, in caratteri semplici, un none.
"Eriana" disse ad alta voce.
I ricordi si affacciarono nella mente.
Era solo un bambino la prima volta che aveva manifestato i poteri. Come molti altri stregoni era successo per caso.
Stava tornando da una lunga passeggiata nei boschi, quando aveva visto un gruppetto di quattro ragazzi prendere in giro una ragazzina più piccola di loro.
La ragazzina cercava di ignorare le offese e tirava dritta per la sua strada, ma a un certo punto due di loro le avevano sbarrato la strada. Gli altri due l'avevano afferrata per le spalle e gettata a terra.
A quel punto Vyncent era corso da loro gridando: "Lasciatela stare."
I quattro ragazzini si erano voltati verso di lui, gli sguardi minacciosi.
Il più grande aveva detto: "È il moccioso del castello. Se lo picchiamo suo padre ci punirà."
Vyncent era arrivato di corsa, pronto a scagliarsi contro tutti e quattro insieme se necessario.
"Non ti faremo niente se te ne vai" aveva detto il più grande.
Vyncent era andato dalla ragazzina e l'aveva aiutata a rialzarsi. "Dovete lasciarla in pace."
"Suo padre è il guardiano dei porci" aveva detto uno dei ragazzini. "Tutta la sua famiglia puzza di escrementi."
Gli altri avevano riso di gusto.
Vyncent li aveva fissati con sfida. "Chiedetele scusa."
"Non vogliamo guai con tuo padre" aveva detto il più grande, che a quel punto sembrava il capo del gruppetto. "Ma se non te ne vai te le daremo lo stesso. E poi le daremo anche alla figlia del porcaio, ma più forte."
La ragazza aveva iniziato a tremare.
Vyncent aveva stretto i pugni e sfidato il ragazzo più grande. Era più alto di lui e lo sovrastava di almeno mezza testa, ma non aveva paura. "Io sono l'erede di Turyon di Londolin e un giorno queste terre saranno mie" aveva detto con orgoglio.
Il ragazzo aveva riso. "Per ora sei solo un moccioso. Vattene o te ne faremo pentire."
Vyncent era partito all'attacco. Tentò di colpire il capo del gruppetto, ma il ragazzo si scansò all'ultimo istante, sbilanciandolo.
Vyncent sentì il pugno del ragazzo abbattersi sulla schiena. Trattenne un urlo e, ruotando il busto, cercò di colpire l'avversario.
Altro colpo andato a vuoto.
Il ragazzo lo colpì al volto, facendogli uno sfregio sulla guancia. Dalla ferita stillarono delle gocce di sangue.
Vyncent indietreggiò di un passo, poi ripartì alla carica lanciandosi all'attacco.
Il ragazzo lo attese con i pugni alzati, pronto a colpirlo grazie al suo allungo maggiore.
Vyncent evitò il colpo e affondò il pungo nello stomaco del ragazzo, che si piegò in due.
Vyncent stava per colpirlo di nuovo, quando uno degli altri tre lo afferrò per le spalle e lo tirò via, lanciandolo a terra.
Vyncent si rialzò. "Questo non è leale."
Il capo dei ragazzini si rifece avanti, pronto a colpirlo.
Altri due si piazzarono ai suoi fianchi.
"Ora te le diamo."
Vyncent non si era mai sentito così arrabbiato e frustrato. Non gli importava se quei ragazzini gliele avrebbero date.
Qualcosa luccicò nella sua mano.
Fu come se una porta, rimasta a lungo socchiusa, si aprisse. In quel momento Vyncent sentì per la prima volta il potere che scorreva nelle sue vene.
Anche se non lo aveva mai fatto prima di allora, sapeva cosa fare e come farlo.
Nella sua mano l'energia prese forma in un lungo filamento dorato, spesso quanto una ciocca di capelli annodati insieme.
Il filamento crebbe e si allungò diventando una corda di energia dorata.
L'apparizione aveva colto di sorpresa i ragazzini, ora immobili e con gli occhi rapiti dall'incantesimo che si dipanava di fronte a loro.
Vyncent sollevò il braccio e lo puntò verso il capo dei ragazzini. La corda d'energia gli avvolse le gambe e il busto, intrappolandolo.
Il ragazzino, colto dal terrore, cercò di liberarsi.
Vyncent strinse la presa e il ragazzo urlò di dolore.
"Lasciami andare" gemette.
Gli altri tre si scambiarono un'occhiata e scapparono via di corsa.
"Chiedile scusa" disse Vyncent. "E ti lascerò andare."
"Ti chiedo scusa, ti chiedo scusa" disse il ragazzo con voce terrorizzata.
Soddisfatto, Vyncent lo sciolse dal legame. La corda scomparve dissolvendosi nell'aria.
Il ragazzo, ora libero, crollò a terra tremante. "Non lo sapevo che eri uno di loro."
Nemmeno io, pensò Vyncent.
Doveva andare subito a casa a raccontarlo a suo padre. Quello era un evento che non poteva ignorare.
Il ragazzo si rialzò su gambe malferme e si allontanò di corsa. Avrebbe raccontato a tutti ciò che aveva visto? Che lo facesse pure, a lui non importava.
Vyncent si ricordò della ragazzina.
Lei era ancora a terra e tremava.
"Come ti chiami?" le chiese.
 
Lo stregone era andato a casa sua cinque giorni dopo.
Rajan del circolo di Londolin si presentò davanti all'ingresso del castello e chiese di essere ricevuto.
Vyncent aveva raccontato ogni cosa ai suoi genitori e aveva mostrato loro la corda magica. Suo padre era andato al villaggio per conferire con gli stregoni che vi risiedevano.
Rajan era l'inviato del circolo, mandato dalla capitale per verificare le capacità di Vyncent e che non si trattasse di magia contro natura. Era un uomo imponente ma dall'aria saggia. Aveva lunghi capelli corvini che gli scendevano sulle spalle ampie e un mento volitivo. Sembrava più un guerriero che uno stregone.
"Posso dirvi" disse alla fine del suo esame rivolgendosi ai suoi genitori. "Che si tratta di un caso eccezionale se, come dite, nessun membro del vostro casato ha mai avuto i poteri. È raro che si manifesti in età così tarda."
"È la prima volta in assoluto" disse il padre di Vyncent. "Ormai avevamo perso le speranze. Pensavamo di non essere degni di tale onore."
"Il dono sceglie vie misteriose" aveva risposto Rajan. Poi si era fatto serio. "In casi normali, affideremmo l'addestramento giovanile del ragazzo a un membro della sua famiglia, fino al raggiungimento dell'età giusta per la consacrazione. Ma Vyncent non è un caso normale."
A quel punto nella mente di Vyncent si era affacciato un dubbio che Rajan aveva risolto con la frase successiva.
"Ragazzo, sarò io a occuparmi di te nei prossimi anni. Mi trasferirò nel villaggio e tu verrai da me ogni giorno per l'addestramento. Con un po' di fortuna faremo di te un vero stregone."
Così era iniziato il suo addestramento. Ogni giorno Vyncent andava al villaggio, nella casa che Rajan aveva preso per tenere le sue lezioni.
Si allenavano per ore nel controllo degli incantesimi e nel loro studio.
"Quando avremo finito saprai tutto dei poteri che hai" aveva detto Rajan il giorno della prima lezione. "E saprai molto di più dei poteri che non possiedi."
Una volta al mese era dispensato dalle lezioni perché Rajan doveva tornare nella capitale per conferire sui suoi progressi al circolo di Londolin.
Vyncent usava quel giorno di libertà e svago per far visita a Eriana.
Nel villaggio ormai tutti sapevano del fatto che sarebbe diventato uno stregone. Tutti ora lo guardavano con occhi diversi.
Tutti tranne Eriana.
Per lei, lui era l'eroe che anni prima l'aveva salvata da una banda di ragazzini.
Col tempo era cresciuta diventando una bella ragazza dai capelli chiari come quasi tutti gli abitanti di Londolin.
Vyncent aveva sedici anni quando aveva vinto la sua timidezza e le aveva dichiarato il suo amore. Ne parlò col padre e la madre.
"Non sposerai una popolana" aveva detto Bethi. "La figlia del porcaio, per giunta."
"Perché non posso?"
"Tu sei un membro della casa regnante, un Londolin di puro lignaggio" aveva risposto la madre con tono severo. "Diventerai uno stregone del circolo e signore di queste terre. Non puoi umiliarti in questo modo."
"Quando avrò l'età sposerò chi voglio" aveva risposto Vyncent.
"Sposerai chi ti converrà sposare."
Vyncent ne aveva parlato con Rajan.
"Questa ragazza di piace così tanto?"
"La amo."
Rajan aveva annuito. "L'amore è uno splendido sentimento, ma tu hai dei doveri verso il circolo. Anche ora che non ne fai parte ufficialmente, il solo fatto di aver ricevuto il dono è una grande responsabilità."
"Lo so ma..."
"Niente ma, Vyncent. Sei il mio miglior allievo e di gran lunga il più abile stregone che io abbia mai visto da molti anni a questa parte. Devi dedicare le tue energie al circolo."
"Posso essere entrambe le cose."
"E farle male allo stesso modo? Concentrati su una sola cosa. O diventi Vyncent, il più grande stregone che queste terre abbiano mai avuto, o resti uno dei tanti. A te la scelta."
Vyncent scelse. Lui e Eriana si scambiarono le promesse coniugali due giorni dopo.
Sua madre andò su tutte le furie. "Ti rendi conto della follia che hai commesso? Diventeremo lo zimbello di tutta Londolin. Farò annullare quelle promesse."
"Abbiamo giurato davanti a un sacerdote" rispose Vyncent cercando di tenere testa alla madre.
"Allora informerò il circolo e ci penseranno loro."
Venne convocato nella capitale qualche giorno dopo. Due stregoni lo prelevarono e lo portarono davanti al decano del circolo di Londolin, Hildo Banksi.
L'anziano lo accolse con espressione grave. "Vyncent, figliolo. Siamo tutti preoccupati per te."
"Voglio solo essere libero di scegliere."
"Nessuno di noi è libero. Nel momento in cui riceviamo il dono dobbiamo percorrere un sentiero che è già stato tracciato."
"Non io."
"Se prendi moglie diventerà molto difficile per te entrare nel circolo. Resterai uno stregone ai margini."
Vyncent ci aveva riflettuto. "Non ho mai desiderato il dono. Se potessi, ne farei volentieri a meno."
"Questa è blasfemia" lo aveva ammonito Hildo. "Per questa volta farò finta di non aver udito. Torna nelle tue terre e restaci finché non sarai rinsavito."
Vyncent era contento di poter tornare a casa, da Eriana. Pregustava già il loro prossimo incontro quando la notizia giunse mentre era a metà strada.
Un incendio aveva distrutto metà dei villaggio, uccidendo numerose persone.
Vyncent cavalcò per tutta la notte e il giorno seguente. Quando arrivò, non trovò altro che macerie fumanti.
"È stato un temporale" disse uno dei sopravvissuti. "Un fulmine ha incendiato il fieno delle stalle e il fuoco si è propagato in fretta."
Ma a Vyncent quella storia non interessava. La casa di Eriana era distrutta e lei non era tra i sopravvissuti.
La trovarono vicino al recinto. Aveva cercato di mettere in salvo gli animali invece di fuggire.
 
Ma cosa fa quella ragazza? Si domandò Vyncent.
Era entrato nel negozio incuriosito dalle piccole sculture esposte in vetrina. Stava per acquistarne una quando, attraverso l'ampia vetrata, aveva notato i due ragazzini in atteggiamento sospetto.
Giravano attorno a una ragazza dai capelli rossi, il naso sbarazzino e l'aria distratta. Lei non si era accorta che i due la stavano seguendo e non si perdevano un solo movimento.
Quando aveva visto il ragazzino sfilare la borsa alla ragazza dei capelli rossi era corso fuori.
La corda magica si era avvolta attorno ai corpi dei due ragazzini e lui li aveva costretti a restituire la refurtiva.
La ragazza aveva detto di chiamarsi Joyce e di venire da fuori.
Vyncent provò subito simpatia per lei. Era così spaesata in quella grande città. Non poteva lasciarla lì da sola in mezzo a quei pericoli.
Poi lei aveva ritrovato il gruppo con cui era giunto in città e si era unito a loro.
Vyncent sarebbe rimasto volentieri a farle compagnia, ma non voleva essere invadente. Rajan lo attendeva ed era già in ritardo per la consacrazione.
Quella sera sarebbe stata speciale. Dicevano che Bryce era destinata a diventare la strega più forte di Valonde.
Vyncent non vedeva l'ora di conoscerla e di misurarsi con lei. Perso in quei pensieri dimenticò Joyce dai capelli rossi.
 
La capitale non era cambiata dall'ultima volta che l'aveva vista, poco prima di partire per la guerra. Era un centro piccolo, a malapena definibile come città.
Gli edifici più imponenti erano il castello dove risiedeva la casa regnante e il tempio del circolo di Londolin.
Si diresse subito lì. Sapeva che Hildo lo stava aspettando per ascoltare il suo rapporto.
Vyncent gli avrebbe comunicato la sua decisione. Voleva rinunciare ai simboli del circolo. Sarebbe tornato nelle sue terre accettando qualsiasi decisione del consiglio.
Stava percorrendo il corridoio che portava allo studio di Hildo quando Bryce gli sbarrò la strada.
"Lasciami passare" le disse.
Lei non si fece da parte. "Non ti lascerò fare questa pazzia. Devi tornare indietro con me. Ora."
"Non c'è niente per me, oltre queste terre."
"Stiamo combattendo una guerra, l'hai dimenticato?"
"Per me non ha alcun significato."
"E se perdessimo? Ci hai pensato?"
"Tu non perderai, Bryce di Valonde. Sei troppo forte, anche più di Malag. Vinceresti la guerra da sola, se non fossi così altruista."
"Non ce la farò mai senza di te. Torna indietro."
"No."
"Perché?"
Vyncent inspirò a fondo. "Tuo padre non mi ritiene degno."
"È tutto un grande malinteso, Vyncent. Mi spiace per quello che è successo, ma era necessario. Tutti stiamo soffrendo molto per quello che state passando."
"Tu non c'entri niente."
Bryce si morse il labbro inferiore. "Se non vuoi farlo per me o per te stesso, fallo per Joyce. Anche lei sarà in pericolo se perderemo la guerra."
"Lei starà bene. Taloras la proteggerà."
"E tu credi che Malag si fermerà a Valonde? Proseguirà finché non avrà conquistato tutto il mondo conosciuto."
"Che cosa posso fare io? Che potere ho? Non riesco ad oppormi al mio destino. Non riesco a seguire la mia strada. Che differenza vuoi che faccia se resto o me ne vado? Il mondo andrà avanti lo stesso, la guerra sarà combattuta e vinta o persa. Io non farò la differenza."
"Ma potresti farla per noi."
"Noi?"
"Reygar, Cyne, Maley. Persino Elvana. Tutti contano su di te. Tutti hanno fiducia in te."
Vyncent scosse la testa. "È una fiducia mal riposta."
"Ci siamo impegnati a finire questa guerra. L'hai dimenticato?"
"Per me la guerra è finita."
"E allora vai" disse Bryce togliendosi dalla sua strada. "Rinnega tutto. I tuoi amici, la tua famiglia e i tuoi giuramenti."
"Vorrei che tu capissi Bryce..." iniziò a dire Vyncent.
Bryce fece un cenno con la testa e si allontanò a passo di marcia, lasciandolo solo.
Vyncent la fissò allontanarsi finché non sparì dietro un angolo.

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