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Autore: Azalea69    18/07/2017    0 recensioni
"Il re ordinò che la lasciassero dormire finché non fosse giunta la sua ora di destarsi. " (Charles Perrault)
Questa non è la storia della bella addormentata, ma bensì la fine di una vita passata all'interno di una fitta prigione di spine.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La nebbia mi ha sempre inquietato; è come una patina impercettibile che avvolge ogni cosa, vela tutti i dettagli e consente solo una visione grossolana di ciò che ti circonda. Poi piano piano si infittisce e inghiotte voracemente le strade, gli alberi il mare e le persone. Questa massa informe anima i miei incubi peggiori, si diverte a burlarsi di me facendomi correre in preda alla disperazione tra le sagome dei miei cari, le loro mani mi afferano le caviglie e le spalle e intanto corro, corro mentre tutto turbina vorticosamente e la nebbia si avvicina e mi si stringe attorno, sempre più stretta, soffocante e io agito le mani violentemente, come a difendermi ma non appena la toccano spariscono prima le falangi, le dita, le braccia ; la nebbia mi divora avida e io grido... Poi mi sveglio. Guardo fuori dalla finestra : ho una bella vista dalla mia stanza ; qui sotto ci sono le macchine, il parcheggio, le siepi potate ad arte. Se spingo lo sguardo un po' più in là vedo le mie amate campagne e i prati verdi che profumano di erba appena tagliata. Con le mani percorre le lenzuola del mio letto immaginando di accarezzare le lunghe spighe di grano mentre la brezza mi scompiglia i capelli. "Buongiorno signorina " , quella voce metallica mi desta dai miei pensieri ; appartiene ad un uomo canuto che indossa un lungo camice bianco. Gli faccio un cenno. "Come andiamo oggi, signorina ?" . Non rispondo. Come credi che stia ? Dio che domanda stupida. È come uno schiaffo in pieno viso, l'ennesimo dettaglio martellante ; un altro coltello invisibile che mi pugnala la schiena. Da quando sono qui ne ho collezionati tanti di coltelli, ma anche di dettagli. Anche prima in verità, ma almeno una volta mi potevo distrarre e li ignoravo. Qui invece è diverso : due anni, nove mesi e diciassette giorni passati a non fare altro che pensare alle loro espressioni accigliate quando leggono la mia cartella clinica, alle stagiste di psicologia che spettegolano su di me mentre mi guardano di sottecchi convinte che sia troppo debole per curarmene. Ma io sono viva e da dentro osservo semplicemente un'utopica ed irraggiungibile realtà come banale spettatrice di un film che scorre. I volti passano e continuano a passare, però mi ricordo di tutte le altre ragazze che erano come me : Sara, la dolce Lucia, Diletta, Rebecca, la sfrontata Giada e persino la mia amica Gemma. Avevamo iniziato questo percorso insieme, nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile, eppure lei è stata dimessa, mentre io sono ancora qui. Suppongo sia più semplice quando hai qualcuno che ti supporta,no ? Cara mamma, mi riferisco a te che puntuale alle 9.00 precise arrivi con un bel cornetto alla marmellata e la tua espressione di finta speranza dipinta sul volto. Come fa lei ad essere un girasole in questo deserto bianco ? Ed è paradossale perché il bianco è l'insieme di tutti i colori, ma qui è come se fosse una tela impossibile da dipingere, un bianco senza sfumature, vuoto, irrespirabile e saturo di quell'odore nauseante di garze, disinfettante e guanti di lattice. Credo che si sforzi di essere la mia tavolozza di colore nel quadro della mia vita, è un po' tardi direi, non trovi mamma ? E tu papà ? Tu l'hai capito da tempo che ho rinunciato a combattermi ; aspetto e tu aspetti con me. Non ti biasimo se hai deciso di non venire mai da me, sarebbe stupido tentare di abbeverare una rosa già marcita, ma forse ti chiedi come sarei ora se tu ti fossi accorto che stavo appassendo sotto i tuoi occhi. Non saprei dire con esattezza quando - ogni giorno è così uguale agli altri che ho perso la cognizione dei mesi -, so solo che dopo ore ed ore di pioggia, -ma io non ne ho perso nemmeno un minuto, sai ?- , alle prime luci dell'alba un raggio di sole mi ha ferito gli occhi, e in quell'istante ho sorriso pensando che stavo guardano la luce com'era esattamente otto secondi fa. Significa guardare un sipario chiuso mentre dietro avviene un cambio scena, come una bella scatola che racchiude ragni e vermi. I mesi passano ma non vedi il cambiamento ,del resto, come potresti se dietro un sorriso si nascondono così tante cose... Se dilatassimo quegli otto secondi e li adattassimo alla mia vita, inizierebbero cinque anni fa e si ripeterebbero ad oltranza nell'anello temporale in cui mi hai bloccata nella tua mente ,ma il conto alla rovescia era iniziato già da allora, sai ? 8..7..6..5..4..3...2....2.....2... esito e tentenno su quel "due " mentre mi nascondo sotto le coperte e sparisco per un po'; penso, riposo e mi cerco dove mi sono smarrita, senza mai trovarmi. Continuo a vagare e brancolare nel buio e inciampare su ostacoli che neppure riesco a vedere. E ritorna la nebbia, avvolgente e disorientante compagna delle mie notti insonni . E riprendo a correre mentre la mamma mi guarda partire, cresce in me la speranza di trovare te, papà, che mi accoglie mentre taglio il traguardo: sarei di nuovo la tua bambina che arranca i suoi primi passi e, incapace di stare in piedi, cade tra le braccia del proprio padre. Sarei di nuovo la tua piccola. Ma,vedi, ho sete di esistere, di gioia e di libertà, ma non riesco a bere ; e ho fame di conoscere, di ritornare a scuola, di amare, di ridere e scherzare, ma non riesco a mangiare. Non riesco a tenere così tante cose insieme, lo stomaco è piccolo e si romperebbe. No, non sto bene. E non sono nemmeno una signorina, ormai. Non più. E, papà, credo che mi manchi poco più di un secondo, non mi resta molto altro, e mai come ora vorrei dirti che ti perdono, che sbagliare è umano, che forse avrei dovuto affrontarti, essere impertinente, forte e ribelle. Non so cosa darei per guardarti negli occhi e dirti che ti voglio bene, nonostante tutto. Papà ti voglio bene.
   
 
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