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Autore: mononokehime    19/07/2017    4 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Mancava un minuto alle sette quando bussai alla porta in massello della dépendance di Rangemore Hall. Non potevo negare di essere emozionata, complice la malizia di Liam cui avevo raccontato dell'accaduto quel pomeriggio per telefono. Naturalmente lui non aveva perso l'occasione di sottolineare quanto fosse bizzarro essere invitata a cena a casa di un ragazzo che conoscevo da così poco, ma non vi avevo fatto caso. Liam aveva la tendenza ad esagerare le situazioni, per cui non avevo dato retta alle sue allusioni. In ogni caso il suo entusiasmo mi aveva contagiata; inoltre sentivo proprio il bisogno di una serata tranquilla in buona compagnia per smaltire la tensione del pranzo con i genitori di Louis.
Aprì la porta un allegro Harry, che sorridendo mi invitò ad entrare.
Mi ritrovai in un graziosa zona giorno open space, con l'angolo cottura alla mia destra ed il soggiorno davanti a me. Il mobilio era semplice e funzionale, arricchiva l'ambiente senza ingombrare. Un divano a due posti color crema era accostato alla parete; un tavolino basso di vetro ed un mobile con TV completavano l'arredamento del soggiorno. L'angolo cottura ospitava un piccolo tavolo quadrato con quattro sedie, apparecchiato per tre persone. Dalla cucina si apriva un piccolo disimpegno che dava accesso alla zona notte. Gli interni in legno contribuivano a creare un'atmosfera calda ed accogliente, in cui mi sentii a mio agio fin dal primo momento nonostante le dimensioni evidentemente ridotte della dépendance, che sicuramente non superava i trenta metri quadrati.
«È bellissima» mormorai, senza smettere di guardarmi intorno.
Harry ridacchiò nel vedermi così assorta ad ammirare l'arredamento della dépendance.
«Sono felice che ti piaccia, Lizzie, ma ora torna sulla Terra» commentò facendomi l'occhiolino.
Sorrisi scuotendo la testa e mi avvicinai a Phil, affaccendato ai fornelli, che si girò verso di me per salutarmi.
«Buonasera, signorina Elizabeth. Mi perdoni se non posso accoglierla meglio di così, ma lo faccio a beneficio delle bistecche che ho sul fuoco»
«Non si preoccupi, Phil» lo rassicurai, con un sorriso. «Posso dare una mano?»
Harry mi lanciò un'occhiata furba.
«Certo!» rispose. «Il tuo compito è di sederti e stare buona mentre Phil finisce di cucinare»
Alzai gli occhi al cielo ma mi sedetti al tavolo. Harry annuì con espressione soddisfatta e si sedette accanto a me, appoggiando i gomiti al tavolo.
La t-shirt blu notte che indossava lasciava in bella mostra i tatuaggi sul braccio sinistro.
«Quando li hai fatti?» domandai, indicando con il mento i disegni che gli decoravano la pelle.
«Ho fatto il primo sette anni fa...» cominciò, per poi rabbuiarsi subito ed interrompersi.
Allarmata, mi resi conto che forse era un argomento delicato e mi pentii di avergli fatto quella domanda.
«Ti chiedo scusa... Non devi parlarmene, se non te la senti. Non volevo metterti in difficoltà» dissi cautamente, osservandolo timorosa per cogliere una reazione nel suo sguardo turbato.
Harry scosse lentamente la testa, aprì la bocca per rispondere ma fu interrotto da Phil, che con voce allegra annunciò l'arrivo delle bistecche.
«Ecco qua, la cena è servita! Harry, dammi una mano con le patate»
Il ragazzo annuì, recuperando in fretta il sorriso, e aiutò Phil a disporre le vivande sulla tavola.
Io però non riuscivo a fare finta di nulla; il suo sguardo cupo di poco prima continuava a tornarmi in mente, senza sosta, e non potevo fare a meno di pensare di averlo causato io con la mia domanda forse troppo invadente.
Era stato un attimo, una nuvola scura che aveva per un momento offuscato la sua perenne allegria. Certo, non potevo sapere che quell'argomento fosse un tabù, ma mi sentivo comunque colpevole per aver distorto l'atmosfera tranquilla e serena di poco prima.
«Lizzie?»
La voce di Harry mi distolse dai miei pensieri amari, e quando alzai lo sguardo mi ritrovai davanti due familiari fossette.
«Mangi anche tu, vero?» domandò con un sorriso furbo ad illuminargli il viso, porgendomi il vassoio delle bistecche. Annuii sollevata, ricambiando il sorriso mentre Harry mi riempiva il piatto.
«Phil, sei un ingordo!» esclamò poi il ragazzo, additando le due bistecche nel piatto di Phil. Questi lo guardò in cagnesco.
«Siccome io lavoro, al contrario di te, ho bisogno di mangiare in abbondanza a fine giornata» replicò indignato, al che Harry gli fece una linguaccia degna di un bambino di cinque anni. Scoppiai a ridere, lieta che fosse tornato tutto come prima.
Avevo bisogno che Harry sorridesse, che i suoi occhi verdi restassero luminosi ed allegri, che il calore della sua compagnia riscaldasse le mie giornate nello Staffordshire.
Mentre lo guardavo battibeccare con Phil, rubargli le patate dal piatto e ridere gettando la testa all'indietro mi resi conto che volevo vederlo sempre così: spensierato, felice, giocoso.
Con quei capelli lunghi e ricci, perennemente scompigliati, quella fossetta sinistra più pronunciata della destra, quegli occhi verdi e liquidi.
Fu così che sentii una specie di piccola fitta formicolante alla bocca dello stomaco che si intensificò quando incontrai il suo sguardo.
Mi sentii avvampare e per darmi un contegno abbassai gli occhi sul mio piatto iniziando a riempirmi la bocca di carne, grata del fatto che i capelli lasciati sciolti mi nascondessero le orecchie che probabilmente ormai erano del colore delle foglie dell'acero nel giardino.
Accidenti, mi sono scottata.
 
***
 
«Un altro episodio che non dimenticherò mai è quella volta che Harry ha catturato una delle rane dello stagno e l'ha liberata di nascosto nella sala da pranzo, mentre i Tomlinson stavano mangiando con un gruppo di finanzieri tedeschi e le loro mogli. Quelle hanno iniziato ad urlare così forte che i vetri delle finestre quasi si sono frantumati, parola mia! Io stavo potando le siepi proprio lì sotto» raccontò Phil, mentre io mi asciugavo le lacrime dagli occhi e cercavo di tenere sotto controllo le risate che mi stavano piegando in due, tra un aneddoto e l'altro.
«Me lo ricordo come fosse ieri. Harry non aveva neanche dieci anni, era un maledetto terremoto. Combinava un sacco di disastri, ma in qualche modo se la cavava sempre. Le cameriere erano innamorate di lui, tutti i dipendenti della tenuta lo adoravano e coprivano le sue marachelle» ricordò, con lo sguardo perso nel vuoto ed un sorriso sulle labbra.
Mi lasciai andare contro il comodo schienale del divano mentre Harry ancora ridacchiava, seduto accanto a me.
«Modestamente, ero affascinante anche da bambino» sentenziò, gonfiando il petto ed arricciando le labbra, al che gli tirai una gomitata nelle costole guadagnandomi uno sguardo di approvazione da parte di Phil.
«Da quanto tempo lavora qui, Phil?» domandai curiosa.
«Sono trentasei anni, ormai» rispose orgoglioso. «Ne avevo appena ventitré quando sono venuto qui da Nottingham, dove sono nato. Niente servizio militare, la leva obbligatoria l'avevano abolita ancora nel 1960. Mi avevano assunto come apprendista del capo giardiniere; da allora abito qui. Il mio superiore era di Rangemore, sa, il paesino in cui si trova la tenuta, perciò non aveva bisogno di alloggiare alla dépendance: quello andava e veniva ogni giorno. Nel corso degli anni ho imparato il mestiere, fino a diventare capo giardiniere io stesso...»
Ascoltavo rapita le parole di Phil, che si lasciava andare ai ricordi del passato. Un passato che impregnava le pareti di legno che mi circondavano, che aveva radici profonde nel terreno di Rangemore Hall.
Un passato che comprende anche tutta la vita di Harry.
Chissà se sarei mai riuscita a scoprire qualcosa di più su di lui, al di là degli aneddoti che aveva raccontato Phil durante la serata.
Cosa nascondeva l'infanzia del ragazzo che mi sedeva accanto? Perché mai un bambino era cresciuto nella dépendance di una tenuta da milioni di sterline con il capo giardiniere? Perché entrambi avevano accuratamente evitato di nominare i genitori di Harry? Perché lui si era improvvisamente incupito quando gli avevo chiesto dei suoi tatuaggi?
Ancora una volta una miriade di domande senza risposta mi vorticava nella mente, ma ne fui presto distolta da una mano che mi si era gentilmente posata sulla spalla.
«È tardi, Lizzie; dovresti andare a riposare» mi disse Harry con un sorriso. Phil annuì, alzandosi dalla sedia.
«È stato un piacere averla qui, signorina Elizabeth. Spero che la cena sia stata di suo gradimento»
Annuii sorridendo, dopo essermi alzata in piedi.
«Era tutto delizioso, Phil. Avrei solo una richiesta da farle» replicai, restando sul vago.
«Quale, signorina Elizabeth?» domandò titubante.
«La prego, mi chiami Lizzie e mi dia del tu. Non sono la padrona di nessuno, e nonostante tutti dicano che ormai il mio status sociale è cambiato io mi sento ancora una normalissima ragazza di ventiquattro anni che ama le felpe oversize e porta le stesse scarpe bucate da secoli, che non conosce la differenza tra le forchette da pesce e quelle normali e che non ha mai letto una riga di galateo in vita sua» mi ritrovai a dire tutto d'un fiato, sentendomi subito due paia di occhi sorpresi puntati addosso.
Quando mi interruppi mi pentii immediatamente del mio stupido monologo. Avevo esagerato? L'espressione interdetta di Phil mi faceva venire voglia di picchiarmi da sola, mentre Harry si stava palesemente sforzando di reprimere una risatina divertita.
Dopo un silenzio che mi sembrò interminabile, Phil accennò un sorriso.
«Come preferisci... Lizzie» rispose poi, leggermente incerto.
Liberai un sospiro di sollievo, rendendomi conto solo allora che avevo trattenuto il respiro per tutto il tempo, e ricambiai il sorriso. Harry applaudì teatralmente, guadagnandosi l'ennesima occhiataccia di Phil, quindi si rivolse a me.
«È ora di andare, Liz. Ti accompagno alla villa»
Dopo aver di nuovo salutato e ringraziato Phil uscii dalla dépendance, seguita da Harry. La fresca aria notturna mi accarezzò la pelle, facendomi rabbrividire, e mi strinsi nella felpa grigia.
Ci avviammo con passo tranquillo, in silenzio, mentre qualche raro grillo friniva nell'oscurità.
Camminavamo già da qualche minuto, fianco a fianco, quando Harry improvvisamente si fermò a pochi metri dall'ingresso della villa. Me ne resi conto solo pochi passi più avanti, al che mi girai a guardarlo confusa. Aveva lo sguardo fisso in un punto indefinito davanti a sé.
«Mia sorella» disse poi lentamente, spostando gli occhi su di me.
«Il mio primo tatuaggio, quello che ho fatto sette anni fa... è il nome di mia sorella Gemma, in ebraico. Non l'ho mai conosciuta; è nata morta quattro anni prima che nascessi io»
Sgranai gli occhi a quella rivelazione inaspettata, ma mi ricomposi in fretta e repressi il desiderio di subissarlo di domande. Avevo avvertito la difficoltà con cui aveva pronunciato quelle parole, e l'ultima cosa che avrei voluto era farlo sentire sotto pressione; perciò lasciai semplicemente che si prendesse il suo tempo per continuare il delicato discorso che aveva iniziato.
Harry alzò lo sguardo, osservando gli squarci di cielo stellato liberi dalle nuvole scure.
«I miei genitori erano degli spiriti liberi; amavano viaggiare e vivere alla giornata in giro per il mondo. Eppure in tutto questo avevano trovato spazio per lei, dopo aver scoperto che mamma era incinta»
Raccolse da terra un ciottolo particolarmente ovale e liscio, che soppesò nella mano.
«Stava andando tutto bene, mancavano pochissime settimane al parto. Eppure all'ultima ecografia si scoprì che il suo cuore non batteva più da giorni, ormai»
Tornò a guardare un punto lontano del parco, facendo rimbalzare il ciottolo sul palmo della mano.
«Non hanno mai saputo perché Gemma non ce l'avesse fatta... forse non volevano nemmeno saperlo. Erano devastati. Ecco perché quando sono entrato in scena io non ero esattamente il benvenuto»
Scagliò con forza il ciottolo davanti a sé ed esso si perse in fretta nella notte con un sibilo soffocato.
«Non mi volevano, ma mamma non avrebbe mai avuto il coraggio di abortire dopo quello che era successo a Gemma. Perciò appena nacqui si limitarono a lasciarmi qui, affidandomi a Phil, e partirono per l'Illinois; immagino volessero lasciarsi tutta questa storia alle spalle. Sono morti in un incidente d'auto un paio d'anni dopo»
Si passò una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi per qualche secondo. La fioca luce dei lampioncini lungo il vialetto illuminava scarsamente l'ambiente circostante, lasciando ampie pennellate d'ombra sul suo viso che appariva ancora più serio e grave.
«Phil mi ha cresciuto come se fossi sangue del suo sangue. Per me è un padre, una madre, un fratello, uno zio, un maestro, un amico, tutto quello di cui abbia mai potuto avere bisogno. Tutto quello che so sulla mia famiglia me l'ha raccontato lui. Certo, un po' per volta; ne aveva di rivelazioni scomode da fare ad un bambino, eppure ha sempre trovato il modo di raccontarmi la verità. Sono pochissime le persone che l'avrebbero fatto»
Tornò a guardarmi negli occhi, rivolgendomi un debole sorriso, e si avvicinò a me.
Alzò la manica della t-shirt fin sopra la spalla sinistra, scoprendo quei pochi simboli che componevano il nome di sua sorella.
«Perché in ebraico?» chiesi, con voce leggermente spezzata.
Harry sorrise ed alzò le spalle con fare casuale.
«Non c'è un vero e proprio motivo, in realtà. I genitori di Phil erano ebrei, e io volevo che il nome fosse scritto in modo tale che non potesse leggerlo chiunque; suppongo di aver combinato le due cose quando sono andato a farmi fare il tatuaggio. L'ho deciso al momento»
Sentii una lacrima rigarmi la guancia mentre con una mano sfioravo il tatuaggio.
Quelle poche linee indelebili raccontavano una storia talmente dura e amara che avrebbe potuto annientare fin dal primo giorno la felicità di quel bimbo che, ormai cresciuto, mi stava di fronte; eppure l'avevo conosciuto così allegro e sorridente da fare affidamento su di lui per il mio benessere a Rangemore Hall.
Restavano ancora tanti interrogativi aperti nella mia testa, ma il carico di nuove informazioni acquisite era così grande che non vi badai nemmeno.
D'istinto lo abbracciai, stringendolo forte, mentre altre lacrime seguivano la prima lungo il mio viso. Dopo un primo momento di sorpresa Harry allacciò le sue braccia alla mia schiena; mi parve quasi di poterlo vedere sorridere flebilmente, nonostante avessi il viso nascosto nell'incavo del suo collo e gli occhi chiusi.
Sentivo le sue mani accarezzarmi piano la schiena, mentre i miei singhiozzi si facevano più frequenti ed irregolari.
Non dovrei essere io a piangere, maledizione! Non dovrebbe essere lui a consolare me!
Questo pensiero mi impose di controllarmi e riuscii ad interrompere le lacrime che avevano trovato sfogo nella maglietta blu di Harry. Sollevai il viso per ritrovarmi davanti gli occhi del ragazzo, che mi guardavano in un misto di tenerezza ed apprensione.
Mi sentivo una stupida, non sapevo cosa dirgli per farlo sentire meglio. Aprii la bocca e la richiusi un paio di volte, scuotendo la testa, finché lo sentii ridacchiare leggermente. Il suo petto vibrava contro il mio, e solo allora realizzai quanto fossimo vicini.
Non ebbi nemmeno il tempo di avvampare prima di sentire le sue labbra posarsi sulla mia tempia per qualche secondo.
«Grazie» mormorò poi, stringendomi leggermente a sé.
«Di cosa?» chiesi confusa.
«Di avermi ascoltato. E di aver provato a farmi sentire meglio, nonostante tu non sia riuscita a trovare le parole giuste da dire ad alta voce» rispose lui con semplicità, sciogliendo l'abbraccio ed allontanandosi di un paio di passi.
Rimase ad osservarmi per qualche secondo, con tenerezza, per poi scompigliarmi i capelli ed allontanarsi con le mani in tasca.
«Buonanotte, Lizzie, e grazie della compagnia» lo sentii dire, mentre la sua figura si perdeva nella fioca luce passo dopo passo, fino a scomparire oltre la grande siepe del giardino.
Restai lì in piedi per qualche minuto, ancora scossa, prima di sorridere tra me e rientrare in fretta nella villa.
Assurdo... ha capito tutto di nuovo. Ma come diavolo fa?




Spazio autrice
Ciao a tutti :D per tutta la settimana sono stata impaziente di pubblicare questo capitolo.
Finalmente la storia inizia ad avere un certo spessore, il passato di Harry emerge piano piano e Lizzie ne è sempre più incuriosita. Il bel ragazzo nasconde molto più dolore di quanto ne mostri, forse come forma di autodifesa, forse per riguardo a chi lo circonda; in ogni caso rivelazioni di questo calibro non sono facili da digerire, specialmente per la nostra Lizzie. Come si comporterà dopo questa serata piena di sorprese? Ovviamente inizieremo a scoprirlo la prossima settimana :D
Tra parentesi, ci tenevo tantissimo a ringraziare chi ha messo la storia tra le preferite (
anto99___, BraveIceHeart e Life_me), tra le ricordate (sempre anto99___:3) e tra le seguite (Sheflies_). Me ne sono accorta letteralmente solo ieri - non so usare questo sito, heh - e mi ha reso davvero felicissima. Quindi grazie ancora di cuore <3

Un abbraccio,
mononokehime
   
 
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