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Autore: effy_14    19/07/2017    2 recensioni
Passeggiando verso il paese con gli altri un’altra strana fitta la colse. Si girò d’istinto verso la nave e alzò lo sguardo alla palestra. La sua chioma rossa si vedeva chiaramente dalle vetrate e sforzando l’occhio sano poteva anche intravedere il suo sorriso di saluto.
Fu lì che ebbe la certezza, il brutto presentimento c’era eccome in lui, e dopo qualche ora, avrebbe anche scoperto che si riferiva proprio a lei.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!!
Eccomi con un altro capitolo. Purtroppo gli aggiornamenti sono sempre più lenti, ma sappiate che non mollo, e spero nemmeno voi!
Questo capitolo in particolare lo dedico alla piccola Gaia =) Tantissimi auguri di buon compleanno!!! =* Buona lettura a tutti e grazie mille!
Un abbraccione
 
Effy
 
 
 
 
 
“A volte un arancia è solo un arancia”
Ripensava a quelle parole, dette poco prima, e si dava dello stupido. Sdraiato in quello che doveva essere la copia del giardino presente sulla loro nave, capì che non era vero.
Guardava le foglie, i rami e, nonostante venissero dallo stesso agrumeto di partenza, non assomigliavano per niente a quelle che era abituato a vedere tutti i giorni.
Queste non erano curate in maniera maniacale. Non avevano lo stesso numero di foglie e di frutti su di un solo ramo. Insomma, non erano amate come solo Nami sapeva fare.
Aspirò avido il profumo che i mandarini donavano all’aria, constatando con un po’ di sconforto, che nemmeno quello era uguale, ma si sarebbe accontentato.
Doveva solo portare pazienza e poi avrebbe saggiato direttamente dalla sua pelle l’odore tanto desiderato.
Bevve un altro sorso del Sake direttamente dalla bottiglia, almeno quello non era poi così male.
Cercò di rilassarsi poggiando la testa al tronco dell’albero sotto il quale si era sdraito e chiuse gli occhi. Un pensiero attraversò veloce la sua testa e delle immagini tornarono alla mente chiare e nitide. Ovvio che quello non potesse essere paragonato al “suo” posto, al “loro”  posto.
Ricordava la prima volta che lei lo aveva sorpreso a meditare in mezzo alle piante, prima lo aveva sgridato, poi picchiato, ed infine gli aveva accordato il permesso, esclusivo, di potersi allenare li.
Da li in poi, prima che arrivasse la Sanny, la maggior parte del tempo l’aveva passato sotto quei rami, specialmente insieme a lei.
Avevano bevuto. Avevano parlato. Spesso e volentieri avevano passato notti intere senza dire una parola, magari a dormire, uno accanto all’altro. Avevano litigato.
Un sorriso malinconico si formò sul suo viso: avevano anche ballato….
 
 
Tre anni prima….
 
 
Erano appena partiti dalla, spiacevole, avventura di Triller Bark e si trovavano tutti sul ponte a festeggiare l’entrata in ciurma di quel buffo elemento tutt’ossa. Tutti, tranne lui.
Aveva abbandonato il caos per potersi sdraiare calmo al profumo di arance, profumo decisamente rilassante per lui. Ma la calma non era durata un gran che.
Probabilmente accortasi della sua assenza, la rossa, era apparsa, visibilmente allegra, con in una mano una bottiglia ormai vuota di Sake.
Quella sera Nami aveva deciso che si sarebbe divertita e avrebbe bevuto tutto quello che poteva, bisogna festeggiare.
-Ma che ci fai qui solo?- gli aveva detto con quello sguardo confuso dall’alcool – Dai vieni!! Dobbiamo festeggiare!! – aveva quasi urlato portando le braccia in alto e facendo scivolare la bottiglia a terra, senza che si rompesse per fortuna.
Ballava felice, al ritmo della musica che Brook, insieme probabilmente ad Usoop, faceva vibrare nell’aria. I fianchi si muovevano sinuosi, il seno ballava per quei gesti morbidi e il suo sorriso illuminava il buio della notte talmente era brillante.
Dopo qualche minuto una domanda gli sorse spontanea, forse contagiato dalla sua allegria, forse al ricordo di una serata simile.
- Stai per caso ballando per me ragazzina?-
Lei, senza fermarsi si era girata e gli aveva lanciato uno sguardo di quelli che ti lasciano senza fiato. Malizioso, ma sicuro allo stesso tempo. Rimase un paio di secondi sconvolto da quegli occhi color cioccolato fissi su di lui, mentre il corpo si muoveva al vento. Senza dire un parola la vide avvicinarsi e porgergli una mano. Fu li che si riprese quasi del tutto, voleva far ballare anche lui?!? Gli uscì una risata direttamente dallo stomaco per quella stramba idea, ma lei non si arrabbiò ne cambio idea, anzi, con una forza che non pensava potesse avere, e cogliendolo per l’ennesima volta di sorpresa, lo aveva preso per mano e fatto alzare.
Strabuzzò gli occhi, un attimo prima era seduto a ridere ed ora era in piedi, fermo ovviamente, ma in piedi, con lei che gli ballava accanto non lasciando la sua mano nemmeno un attimo.
Rideva, rideva felice come una bambina e lui non poteva che sentirsi sereno, almeno uno tra loro era allegro.
Scacciò con la testa il pensiero della sconfitta appena subita, ci aveva già pensato troppo per quel giorno. Ora erano loro due e non c’era spazio per la tristezza, sicuramente non sul viso di Nami.
La scena di per se era parecchio comica. Lei che si muoveva, decisamente bene, a ritmo di musica e lui immobile. L’unico movimento era del braccio, ma solo perché le ancora gli teneva la mano.
Ad un certo punto però la musica cambiò. Diventò più lenta e melodiosa. Pensò che, probabilmente, la festa stava per arrivare alla fine e che, Brook, stesse intonando quella melodia per portare i suoi compagni più dolcemente nel mondo dei sogni.
Senti il braccio fermo e portò automaticamente lo sguardo al viso della rossa.
Dovette trattenere una risata per la scena che gli si presentò. Il sorriso era sparito lasciando posto ad un broncio in piena regola. Ok, lei era triste, ma decisamente divertente con quel visino abbattuto.
-Ma perché ha smesso?? Io voglio ballare! –
Sentì la mano lasciare la presa dalla sua e lesse convinzione negli occhi della compagna. Probabilmente voleva andare a sgridare lo scheletro per il cambio repentino.
Fu un attimo, e non seppe nemmeno lui perché lo fece, ma la bloccò e con un po’ di forza la spinse verso di lui.
Posiziono la mano che già stringeva a mezz’aria e con l’altro braccio le cinse la vita.
Ghignò della sua espressione sorpresa e senza dire niente iniziò a muoversi.
Non ricordava molto di ciò che gli aveva insegnato il suo maestro, in quella che al tempo gli era sembrata solo una grossa perdita di tempo, ma, forse, aveva ragione lui quando diceva che: anche il più forte dei guerrieri deve avere la grazia per far ballare una dama.
Non ci mise molto a seguirlo e ad addolcire lo sguardo su di lui. Fu li che l’imbarazzo iniziò ad impossessarsi del suo viso. Stavano ballando, abbracciati, una musica lenta e romantica. Lo avrebbe preso in giro per il resto dei suoi giorni, sicuro.
Invece la ragazza riuscì a stupirlo nuovamente. Senza dire una parola si appoggiò con la testa al suo torace, aspirando avida il suo profumo.
Dopo un attimo si sentì il petto bagnato da piccole gocce, cercò di scostarla per vedere cosa fosse successo, ma di contro lei lo strinse più forte.
-No.- disse in un sussurro – Lasciami stare qui. –
- D’accordo. – rispose, anche lui con tono basso, per non rompere quel momento.
- E’ un suono così bello. – la sentì dire dopo qualche minuto.
- Già. Brook è proprio bravo. – una risata leggera seguì quella affermazione. Lo abbracciò un pochino più forte e con naturalezza disse ciò che lo fece crollare.
- Io parlavo del tuo cuore che batte. -
Si sentì spaesato e pesante tutto d’un tratto. Vide la sua testa sollevarsi e incrociò nuovamente quegli occhi, ora lucidi per le lacrime versate poco prima, e che ancora minacciavano di scendere.
-Io non so cosa sia successo e non mi importa. L’unica cosa che so è che non ho mai avuto così tanta paura in vita mia. –
Chiuse gli occhi, quasi gli fosse impossibile mantenere quel contatto. Quasi avesse timore di fargli leggere la stessa paura anche in lui. Perché anche lui ne aveva avuta, forse diversa da quella della compagna, ma ne aveva avuta.
Senza dire nulla di più si lasciò riabbracciare e cullare. I movimenti più lenti, un leggero dondolio, quella musica di sottofondo e il profumo di lei nelle narici. Si sentì libero di un peso.
Nessuno sapeva cosa era successo, nessuno glielo aveva chiesto e lui non lo avrebbe detto. Lei, però, con la sua affermazione, con il suo affetto, era riuscita a togliergli tutto il peso che sentiva per la scelta presa.
Non sapeva come, ma senza chiedere, senza sapere, senza che lui avesse detto nulla era riuscita a farlo sentire leggero come se lo avesse urlato al mondo.
Continuò a stringerla e cullarla senza nemmeno accorgersi che la musica era finita.
Quel silenzio improvviso, seguito da un rumore di passi, li fecero tornare alla realtà. Si staccarono appena in tempo.
Un Franky carico di: capitano, cecchino e cuoco di bordo era sbucato dal nulla.
-Ehi fratellini, ecco dove eravate! Robin sono qui! –
Poco dopo anche l’archeologa entro nel campo visivo della coppia, con il braccio un tenero Chopper addormentato.
-Abbiamo interrotto qualcosa? – il suo sguardo, sempre così attento e profondo li fece arrossire di colpo entrambi.
-M-ma che dici no! Stavo giusto cacciando via questo ominide dalle mie amate piante!! – disse Nami, forse con troppa enfasi per coprire il tutto.
Zoro non disse nulla di più, prese la bottiglia vuota a terra e si avviò verso la palestra. -Tranquilla strega ora vado ad allenarmi!-
C’era un piccolo strato di rabbia nella sua voce, ma anche rassegnazione. Perché, anche se probabilmente, ciò che c’era tra loro, qualunque cosa fosse, era noto a tutta la ciurma, mai si sarebbe potuto dire ad alta voce. Quindi: negare, negare sempre e comunque era la cosa più importante. Un giorno forse chissà…
 
 
 
 
Con quel pensiero tornò al presente con un sonoro sbuffo. Erano passati tre anni e la situazione era ancora la stessa, quindi iniziava a dubitare che un giorno, davvero, ci sarebbe potuto essere qualcosa da poter dire ad alta voce.
Un rumore di passi gli fece voltare la testa alla sua destra con fare minaccioso.
-Oi Zoro-sempai non volevo disturbarti! –
Si calmò alla scoperta di un Bartolomeo, tremate e adorante, allo stesso tempo. Non sopportava di essere guardato in quel modo, ma quello strambo tipo si era rivelato gentile e disponibile ad accompagnarli a Zo, quindi non poteva certo affettarlo come avrebbe voluto.
-Sono solo venuto a raccogliere qualche frutto per il banchetto! Se vuoi servirti fai pure!-
Ecco un’altra differenza con l’agrumeto della loro nave, nessuno avrebbe mai potuto servirsene come voleva. Un ghigno solcò il suo viso, la sua testa lo sapeva bene!
-Non è stato facile avere questi alberi! Prima i due cacciatori di taglie al porto, che pensavo fossero il peggio, ma mi sbagliavo! La sorella della bella Nami-sempai si è rivelata un osso decisamente più duro!-
Si fece attento alle sue parole e senza nemmeno accorgersi espose ad alta voce il pensiero che lo aveva colto – Cacciatori di pirati?!? –
Lo vide smettere di raccogliere i frutti ed avere un’illuminazione. – Ma certo YusakU e Johnny! Che sciocco me ne ero dimenticato! –
Il ragazzo con la cresta si posizionò davanti a Zoro in una posa da cicerone pronto a raccontare la sua storia.
-Quando sono approdato sulle coste di Coconut Villane, subito due tizi mi si sono avventati addosso!- -parlava mentre, concitato, mimava le scene di lotta. - C’è voluto un attimo per stenderli, ma non volevano demordere. Io però non ero li per creare scompigli  nel paese di Nami-sempai e così ho tentato di spiegare le mie ragioni – disse sicuro – Non appena ho detto il tuo nome i due si sono chetati di colpo. - stavolta il viso aveva un espressione vittoriosa .- Gli ho spiegato del mio sogno: di incontraci e di avere delle piante di mandarino sulla mia nave in vostro onore, così loro mi hanno raccontato la vostra avventura li-. –
-Così quei due alla fine non si sono più spostati. – constatò, abbastanza sollevato, il verde.
-Si! Si dividono tra pesca e difesa del villaggio. Mi hanno chiesto, se mai ti avessi visto, di dirti che stanno bene e che ti  aspettano alla fine della tua avventura! –
-Ehi capo! Capo!-  un individuo paffutello arrivo di corsa nell’agrumeto. –Capo, Cappello di Paglia chiede di te!-
lo vide illuminarsi al solo pensiero e correre via circondato da una strana aura all’urlo di –Oh mio eroe!! – Scosse il capo rassegnato a quella scena, per lui odiosa. Si riappoggio al tronco e cercò di riposare nuovamente.
E così quei due avevano trovato una casa. Erano forti, ma dopo quello che aveva visto, non pensava che potessero reggere nel nuovo mondo. Il fatto di sapere che fossero li, felici e tranquilli gli faceva piacere. Gli aveva detto che lo aspettavano, perché no?!
Un  fulmine gli attraversò la mente facendogli spalancare gli occhi.
Loro erano al villaggi di Nami , lo aspettavano una volta finita la sua avventura, significava che, dopo essere andato dal suo maestro, avrebbe potuto raggiungere anche lei. Senza destare sospetti con nessuno, alla fine lui tornava solo dai suoi vecchi amici.
Un ghigno sicuro gli solcò il viso, forse quel “un giorno chissà…” non era poi così impossibile.
 
 
 
 
   
 
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