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Autore: TheGirlOfTheSand    19/07/2017    2 recensioni
Suna è una grande metropoli: all'avanguardia, fiorente ed economicamente stabile. Si è ripresa subito dopo una guerra che l'aveva quasi distrutta, tutta tranne un piccolo quartiere di periferia: Konoha. Il Quartiere è un luogo buio, povero e ricco di criminalità. E' qui che vive Sakura, con Naruto, Sasuke, Ino..e molti altri ragazzi,che come loro sono cresciuti troppo in fretta e in modo sbagliato. A Konoha ognuno ha la sua storia da raccontare, ma c'è qualcosa che accomuna tutto e tutti: un profondo senso di abbattimento e un'incolmabile mancanza di speranza.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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"E sei sicuro che Jiraya ti permetterà di tenerlo?" gli chiese Sasuke in tono scettico.
"Non vedo perché no, ma in ogni caso cercherò di convincerlo!" esclamò il biondo in risposta, accarezzando dolcemente la testa del cucciolo che teneva tra le braccia.
"Già" continuò l'altro alzando gli occhi al cielo "dimenticavo quanto puoi essere testardo e seccante a volte..".
Rimase in silenzio qualche istante, pensando a cosa dire. Sasuke era già intrattabile di natura, ma c'erano cose che lo facevano scaldare più di altre, come ad esempio..sentirsi dire quanto fosse intrattabile o quanto avesse un pessimo carattere.
"Direi che Karin non è riuscita a farti rilassare molto.."
La frecciatina ottenne l'effetto sperato: l'Uchiha gli lanciò uno sguardo glaciale e intimidatorio ma, come la maggior parte delle volte, non rispose, limitandosi ad aggrottare la fronte.
"Magari un cagnolino renderebbe più allegro anche te!" gli disse poi, piazzandogli il cucciolo davanti al viso.
Kurama, incuriosito, avvicinò il musetto alla faccia dell'Uchiha, guardandolo per qualche istante e leccandogli poi affettuosamente la punta del naso con la lingua umida e leggermente ruvida.
Sasuke si ritrasse infastidito e si pulì immediatamente con la manica della felpa, per poi voltarsi e avviarsi lungo la strada.
"Non avvicinarti più a me con quel sacco di pulci. E poi io preferisco i gatti" disse poco dopo con tono freddo.
Naruto, spazientito, decise di non ribattere, raggiungendo invece l'amico e limitandosi a camminargli a fianco; odiava quegli attimi di silenzio in cui sembra non si sappia cosa dire, lo mettevano come in imbarazzo: lui era abituato a parlare tanto e ininterrottamente, ed era forse per questo che andava particolarmente d'accordo, ad esempio, con Sakura.
In effetti non sapeva con certezza cosa lo avesse spinto a conoscere l'Uchiha approfonditamente, ma c'era da dire che la nascita della loro amicizia risaliva a giorni ben lontani e sicuramente migliori di quelli. Le loro madri, da quel che si ricordava e da ciò che gli aveva detto Jiraya, erano state infatti buone amiche già da prima della loro nascita e, probabilmente, questo aveva influenzato positivamente il loro rapporto .
C'era da dire che le premesse non erano però state delle migliori: troppo diversi di carattere e nei modi di fare, da bambini litigavano spesso anche per cose futili o, solitamente, per vedere chi dei due fosse più bravo in qualcosa. Di sicuro questo era dovuto al fatto che, un tempo, considerava Sasuke un bambino spocchioso e arrogante, convinto di poter fare qualsiasi cosa e meglio di chiunque altro; non che fosse cambiato molto, ma almeno sotto quel punto di vista era maturato un po'.
Guardò il ragazzo di fianco a lui con la coda dell'occhio e ridacchiò al pensiero di tutte le 'competizioni' che aveva perso, sentendosi quindi sempre un passo indietro a lui, ma che ora di fatto non contavano più nulla.
L'Uchiha si girò a guardarlo con gli occhi neri ridotti a due fessure e un'espressione tra l'incazzato e l'interrogativo.
"Mi spieghi perché ridacchi e perché hai quell'espressione ebete o è meglio che io non lo sappia?" gli chiese dopo pochi istanti, scocciato.
Il biondo alzò gli occhi al cielo, scrollando le spalle mentre continuava ad accarezzare Kurama.
"Niente in particolare".
L'altro non insistette, visto che in fondo non gli interessava veramente saperlo.
L'Uzumaki sospirò leggermente e fece scivolare lentamente lo sguardo lungo la strada, accorgendosi che avevano, come al solito, camminato a vuoto e senza meta ognuno perso nei propri pensieri, finendo così in una parte del Quartiere totalmente casuale; non di rado giungevano in zone sconosciute o giravano in tondo.
"Teme, tu sai dove siamo?" chiese, guardandosi meglio intorno.
Si accorse che la strada in quella zona era meno disastrata e gli edifici meno decadenti, anche le recinzioni quasi intatte e prive di ruggine, oltre che alle basse siepi ben tenute, sembravano indicare una maggior cura e attenzione in quella zona.
C'erano alcune persone che sembravano addirittura camminare tranquille per quelle strette vie, come se si fossero dimenticate del luogo in cui si trovavano. Il marciapiede era inoltre insolitamente pulito e i muri poco rovinati e scrostati, mentre la maggior parte dei lampioni era in buono stato e dunque, anche grazie al lavoro di Shikamaru e suo padre, presumibilmente funzionante.
Due ragazzini li superarono all'improvviso correndo dietro a un pallone da calcio e, quando ebbero svoltato l'angolo poco più avanti, le loro risate riecheggiarono per qualche istante nell'aria, trasportate dal leggero venticello freddo che aveva iniziato a soffiare.
Kurama abbaiò loro un paio di volte, ma i due si erano ormai già allontanati.
Naruto pensò che probabilmente erano finiti nella parte più 'benestante' del Quartiere.
"Abbiamo superato da poco la casa di Ino e poi abbiamo svoltato a destra.." mormorò l'altro, come se stesse ragionando a voce alta.
"Allora qui c'è l'Ichiraku!" esclamò con gli occhi che brillavano al solo pensiero del suo, o almeno lo era un tempo, ristorante preferito e di tutte le leccornie che vi aveva mangiato. Non che avesse variato molto le pietanze, aveva infatti ordinato praticamente sempre ramen, ma l'Ichiraku era comunque uno dei ristoranti più rinomati di tutta la città.
"Non sappiamo se sia ancora aperto e inoltre non era proprio in questa zona".
Stava per parlare, ma l'altro lo precedette.
"E no: non andremo a vedere se è ancora aperto" disse infatti l'Uchiha categorico, bloccando sul nascere la sua proposta.
Si trattenne dallo sbuffare e, sul punto di ribattere, venne di nuovo preceduto.
"In ogni caso mi pare che qui vicino si trovi il locale di cui ci hanno parlato Ino e Sai.." disse infatti l'Uchiha con aria pensierosa. Quasi certamente stava cercando di ricordare se il posto si trovasse davvero nei paraggi.
Mentre ragionavano e discutevano su se fosse seriamente il caso di cercarlo e andare a dare un'occhiata, passarono davanti a un edificio non troppo alto e dalla forma squadrata, costruito con mattoni color rosso scuro. In alto c'erano delle piccole finestre aperte, dalle quali fuoriuscivano dei colpi sordi e dei grugniti dovuti a un intenso sforzo fisico, oltre che ad alcuni frasi di incoraggiamento e quelli che dovevano essere dei consigli tecnici.
Sopra le grandi porte d'ingresso, spalancate, si trovava un'insegna che, a causa del sole e delle intemperie, era ormai illeggibile. Si intravedevano solo uno sfondo verde e una scritta rossa/arancione, che un tempo dovevano essere stati piuttosto appariscenti e in grado di attirare l'attenzione.
Entrambi si spremettero le meningi nel tentativo di ricordare cosa si trovasse qualche anno addietro in quel punto, ma ogni sforzo sembrava vano.
Ad un tratto, però, udì una frase che lo fece bloccare all'istante.
"Complimenti Rock Lee, migliori a vista d'occhio!"
Si girò sbalordito verso l'Uchiha che però rimase, come al solito, quasi indifferente: il ragazzo dai capelli a ciotola abitava da tutt'altra parte della città.
Certo, questo non gli impediva affatto di spostarsi ovunque, ma non si sarebbe mai aspettato di incontrarlo proprio lí e in quel momento.
"Vieni Sasuke, andiamo a vedere" sussurrò all'amico, afferrandogli una manica della felpa.
L'altro si dimenò, cercando di allontanarsi.
"Tu non sai mai farti i cazzi tuoi, vero?"
Il biondo sbuffò, borbottando qualcosa in risposta e continuando a trascinarselo dietro fino all'entrata dell'edificio.
Una volta arrivato, si sporse leggermente oltre lo stipite della porta, mentre tratteneva l'amico che stava nuovamente tentando di allontanarsi. Osservò l'interno, facendo scorrere lo sguardo lungo tutta l'ampia stanza che gli si era presentata di fronte:
era un unico ambiente, quasi totalmente spoglio, dalle pareti grigiastre e dal pavimento in gomma dura color verde scuro; in giro per la stanza erano disposti, alla rinfusa, vari attrezzi da palestra e da allenamento, alcuni più professionali di altri, mentre in fondo sulla sinistra si potevano scorgere due porte.
Aveva tutta l'aria di essere una palestra e, più precisamente, una palestra di arti marziali.
Decise che, siccome non gli sembrava ci fosse niente di segreto, non aveva senso spiare e nascondersi; si spostò quindi esattamente di fronte all'entrata, ignorando le proteste e le domande di Sasuke, e ascoltò la conversazione che stava avendo luogo.
"Ricorda che non conta solo la forza, ma che anche la tecnica è altrettanto importante..spesso tendi a dimenticarlo".
A parlare era stato un uomo sulla cinquantina che, Naruto stentava quasi a crederci, era la copia, un po' più in là con l'età, di Rock Lee.
I due continuarono a parlare, ma lui si concentrò su una figura un po' più distante e che si limitava, come lui, ad ascoltare la conversazione. Inizialmente non lo aveva riconosciuto, ma ora non aveva dubbi: quei lunghi e lisci capelli color castano scuro erano inconfondibili.
Stava per entrare e chiamarli, ma Rock Lee parlò prima di lui.
"Vieni Neji, possiamo andare. Arrivederci maestro Gai!"
I ragazzi si girarono verso di lui, rimanendo sorpresi nel vederlo lì, in piedi sulla porta e immobile.
"Naruto?" lo Hyuga lo squadrò dall'alto in basso e parlando con tono insolitamente diffidente "da quanto sei qui?".
Il biondo alzò le mani in segno di innocenza.
"Solo da qualche minuto, ma non sono solo!" ammise, afferrando l'Uchiha e trascinandolo di fianco a sé "io e il Teme passavamo per caso da queste parti e abbiamo sentito qualcuno chiamare Rock Lee, così ci siamo incuriositi".
"Parla al singolare, Dobe, io non c'entro niente" disse l'altro in modo ostile e liberandosi dalla sua presa.
"Quindi non avete visto il mio allenamento?!" domandò Rock Lee, quasi sconsolato: gli sarebbe piaciuto avere un parere esterno.
I due lo guardarono straniti e scossero la testa, mentre Neji iniziava a lisciarsi una ciocca dei lunghi capelli.
"Si, mi alleno nelle arti marziali. Ma ora andiamo, vi spiegheremo lungo il tragitto verso casa".
Uscirono così dalla palestra e percorsero a ritroso la strada fatta in precedenza, mentre il vento iniziava a soffiare più forte e ogni possibilità di dare un'occhiata al nuovo locale andava totalmente in fumo.
 
***
"Quindi mi stai dicendo che sono ormai anni che ti alleni nelle arti marziali?" chiese Naruto a Rock Lee, sbigottito e incuriosito allo stesso tempo.
Lui camminava dietro di loro, insieme a un Sasuke che non sembrava affatto dare peso alla notizia o ad alcuna cosa dicessero gli altri due. Questo, doveva ammetterlo, gli faceva veramente piacere: Rock Lee avrebbe fatto meglio a non parlare troppo e l'Uzumaki a non fare troppe domande, specialmente se scomode.
Riscuotendosi da questi pensieri, si accorse di essere intento, ancora una volta, a giocherellare con una ciocca della sua lunga chioma. Lasciò ricadere i capelli sulla spalla e poi gettò uno sguardo a Sasuke, che teneva lo sguardo fisso davanti a sé e non lasciava trasparire alcuna emozione, limitandosi a camminare tranquillo con le mani nelle tasche. In questo non c'era assolutamente niente di atipico, ma era consapevole di quanto il ragazzo fosse attento ai piccoli gesti e il suo tic nervoso dei capelli, ne era sicuro, non era di certo passato inosservato.
"E tu, Neji, pratichi le arti marziali?"
La domanda lo colse impreparato e, sobbalzando, si girò verso l'amico.
"Faccio qualche allenamento ogni tanto, ma niente di più" rispose, riuscendo a controllare la voce alla perfezione.
Si aspettava un altra domanda, ma l'Uchiha rimase in silenzio, permettendogli così di cogliere un altro frammento della conversazione degli altri due.
"Quindi mi stai dicendo che partecipi anche a dei veri tornei?!"
Alla domanda di Naruto si irrigidì di colpo e gli si inaridì la bocca; con la coda dell'occhio notò inoltre che Sasuke gli aveva lanciato uno sguardo alquanto inquisitorio.
'Accidenti' pensò, cercando di ricomporsi e sperando che Rock Lee liquidasse la domanda. 
"Oh no, o almeno non ora. Da bambini però io e Neji abbiamo partecipato a un sacco di gare!"
"Davvero?"
L'Uzumaki si girò verso di lui, incredulo e con gli occhi sgranati.
Si limitò ad annuire in segno di assenso.
"E perché non ce ne avete mai parlato?" domandò nuovamente il biondo.
Scrollò le spalle: non c'era un vero e proprio motivo, semplicemente non ne aveva avuto occasione e nessuno glielo aveva mai chiesto.
Dopo pochi minuti, con suo sollievo, la conversazione si spostò su altri argomenti, permettendogli così di rilassarsi un attimo.
Con una scusa riuscì poi a congedarsi dagli altri, rimanendo solo con Rock Lee, il quale non sembrava però minimamente turbato.
"Ti rendi conto di quanto abbiamo rischiato oggi?" gli chiese di punto in bianco, cogliendolo impreparato.
"Non c'è niente di cui preoccuparsi" gli rispose l'altro, dopo qualche secondo di riflessione "Ho detto a Naruto che non partecipo ad alcun tipo di competizione, non vedo perché dovrebbe sospettare qualcosa".
Rimase in silenzio, pensieroso. Forse era semplicemente lui che si agitava troppo e si preoccupava di cose superflue o addirittura inesistenti.
"Può anche darsi" mormorò "ma ricordati di Sasuke, lui potrebbe nutrire dei dubbi".
Si fermarono sul marciapiede uno di fronte all'altro: le loro case si trovavano in direzioni opposte.
"Sta tranquillo, nessuno al di fuori della Squadra 9 ne saprà mai qualcosa!" esclamò l'altro, mostrandogli il pollice in sù.
A quell'affermazione percepì un lieve sorriso malinconico increspargli le labbra.
"Sarà meglio così".
Fu l'unica cosa che disse, prima di voltarsi e iniziare a camminare lentamente verso casa. Allacciò poi la zip del maglione che indossava e si sistemò i capelli: il vento aveva cominciato a soffiare più forte.
 
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Saaalve a tutti, sono TheGirOfTheSand..tornata con questa storia dopo una pausa infinita. Che dire, non mi piace lasciare le cose incomplete e, devo ammetterlo, mi mancava scrivere.
Con la speranza che il capitolo vi piaccia e che il mio ritorno faccia piacere anche a voi, vi auguro una buona giornata e una buona lettura..alla prossima (sperando sia entro breve)!
   
 
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