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Autore: SabrinaPK    19/07/2017    1 recensioni
Kate Beckett non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi incinta a diciannove anni, senza madre, ma questo era ciò che la vita le aveva riservato e se ne stava occupando al meglio che poteva. Aveva finalmente deciso di dare il suo bambino in adozione finché il padre non era ricomparso a complicare le cose. Richard Castle aveva una sorta di inclinazione nel farlo. [Caskett AU]
Storia di skygirl55.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Camminando lungo i marciapiedi di New York, Kate si mordicchiò il labbro inferiore per tutto il tempo. Era sicura che una cicatrice sarebbe spuntata a breve—se non l’aveva già fatto—ma non le importava. Nonostante stesse già strangolando la cinghia della borsa, non riusciva a non abbandonare la sua ansia repressa.

Non importava quanto fosse sicura della sua decisione, ogni appuntamento con l’ostetrica le provocava sempre un vortice di incertezza e ansia. La visita avrebbe dovuto essere positiva— il suo bambino stava crescendo bene, gli esami del sangue erano a posto e non aveva più avuto alcuna nausea a parte un leggero accumulo di stanchezza, che era perfettamente normale— ma la facevano tutte innervosire.      

Quella visita in particolare, come di consueto, era una di quelle noiose. Non doveva fare alcuna ecografia, perciò la dottoressa avrebbe solo dovuto misurare la grandezza della pancia, revisionare le analisi del sangue e chiederle se aveva qualche domanda. L’appuntamento sarebbe finito lì se non fosse stato per la presenza di Rick. Avendo precedentemente spiegato che il padre non sarebbe stato coinvolto, Kate era stata costretta a cambiare versione della storia con una battuta ’Sorpresa! Il padre biologico avrà la custodia del bambino quando nascerà.’, che aveva reso il clima imbarazzante per alcuni minuti.

In realtà, non era stata la presenza di Rick a renderla nervosa—non del tutto, almeno. Sì, aveva dovuto spiegare la loro situazione, ma lui non aveva avuto problemi, aveva persino rifilato qualche sua battuta nel mezzo.

Più che altro, l’aveva turbata il solo fatto di doversi recare al reparto di ostetricia e ginecologia. Aveva visto tutte quelle altre donne nella sala d’aspetto a vari stadi diversi della gravidanza. La maggior parte di loro parlava con il proprio partner. Quelle da sole leggevano una rivista o un libro, ma ognuna aveva un nonsochè di raggiante; un’indescrivibile felicità.

Dopo essersi seduta sulla sedia leggermente scomoda della sala d’attesa, Kate aveva cominciato ad immaginare cosa stesse accadendo in quel momento nelle loro menti. Alcune stavano probabilmente decidendo i nomi—una sicuramente, dato che Kate aveva visto il libro che teneva in mano. Altre stavano probabilmente pensando ai colori da dare alla stanza, o se avessero dovuto decorarla con gli animali del circo o della fattoria. Pensavano probabilmente al loro prossimo incontro con i genitori, fratelli o gli altri membri della famiglia, durante il quale avrebbero entusiasticamente riferito le novità riguardo al bambino o magari al giorno del parto.

L’unica cosa che Kate aveva in comune con quelle donne era il conto alla rovescia. Poteva esattamente stimare quanti giorni mancavano alla data del parto. Sentiva quando la gravidanza sarebbe finita; il momento in cui avrebbe dato il suo bambino ad un’altra famiglia. O, grazie al recente sviluppo, a suo padre.

Sapeva che era per il suo bene; sapeva che era la cosa giusta da fare. Come avrebbe potuto prendersi cura e crescere un bambino da sola? In quel caso, avrebbe dovuto mettere da parte i suoi progetti di continuare la scuola. Avrebbe dovuto cercarsi un lavoro a tempo pieno—forse anche due—e poi sarebbe riuscita a malapena a mantenere l’asilo; non avrebbe avuto modo di pagare un appartamento—anche se fuori Manhattan. Se, per qualche miracolo, suo padre le avesse permesso di restare con lui, le spese per il bambino sarebbero comunque state un problema e la scuola sarebbe stata ancora un lontano ricordo.

Dare il bambino in adozione era il modo migliore per entrambi di avere una possibilità. Lei sarebbe tornata all'università, si sarebbe laureata e avrebbe continuato con la sua vita, mentre il bambino sarebbe rimasto con suo padre, che aveva già una carriera affermata e, a giudicare dal suo appartamento, un discreto conto in banca. In più, come bonus, sembrava che lui fosse abbastanza ostinato da coinvolgerla nella vita del bambino—ne avevano parlato di nuovo mentre aspettavano di entrare in ambulatorio. Dal modo in cui Rick ne parlava, sembrava che non volesse solo mandarle delle foto ogni mese—voleva che andasse a trovarla, che passasse del tempo con tutti loro, il che, sinceramente, era molto di più di quanto aveva sperato.

Adesso che il loro piano era (quasi) organizzato, Kate sapeva che avrebbero dovuto dirlo ad entrambe le loro famiglie. Mentre camminavano lungo una affollata via di Manhattan, la sua ansia fece di nuovo capolino costringendola ad accelerare il passo per stare dietro al suo accompagnatore. ‘Cosa gli diremo?’ chiese una volta che ebbero attraversato la strada.

‘A chi?’

‘A tutti—alla tua famiglia, alla mia.’ chiarì.

Lui sollevò appena le spalle. ‘La verità, suppongo. Tu avrai il bambino; io lo adotterò.’

‘Non credo ci sia il bisogno di adottarla; è tua.’ gli ricordò Kate gentilmente.

’Sì, giusto. Avrò la sua piena custodia.’ Si passò una mano sotto il mento e rallentò il passò, chiaramente immerso nei suoi pensieri. ‘Parlerò con i miei avvocati per vedere come funziona legalmente e—merda, aspetta.’ Si fermò talmente all’improvviso che lei non si accorse di aver continuato a camminare per un altro paio di metri prima di tornare indietro mentre lui la guardava, pensieroso. ‘Il bambino nascerà ad Ottobre…ma tu sarai tornata a Stanford…’

‘Oh, no. Scusa.’ Si era talmente concentrata su cosa fare con il bambino da essersi completamente dimenticata di informarlo di quella parte del suo piano prestabilito. ‘Quando ho scoperto di essere incinta, ho deciso di trasferirmi in una scuola a Manhattan, pensando che sarebbe stato più pratico. Seguirò qualche lezione alla NYU quest’estate, ma mi prenderò tutto il semestre autunnale di pausa; non sarebbe molto sensato rituffarsi in mezzo a tutto con la data del parto che incombe. Ne ho parlato con i consulenti universitari e mi stanno aiutando a risolvere tutto.’

Quando era tornata a casa per le vacanze di Pasqua, aveva realizzato che la decisione di trasferirsi sarebbe effettivamente stata una benedizione per più motivi. L’aveva sentito biascicare più volte al telefono, ma non aveva capito quanto fosse grave finché non l’aveva visto di persona. Non poteva tornare al college dall’altra parte del paese quando suo padre stava peggiorando così tanto a New York; doveva restare a casa con lui nella speranza di mantenere intatto quel che rimaneva della sua famiglia. 

Assumendo che le avrebbe parlato anche dopo aver scoperto di essere incinta a diciannove anni.

Rick riprese a camminare e Kate rimase al passo. ‘Quindi avrai il bambino qui, in città?’

’Sì.’

‘Okay bene allora troveremo una soluzione.’

Una risata triste scappò dalle labbra di Kate alla sua affermazione. ’Troveremo una soluzione? Non credo che questo sia come immaginavi che andasse la tua vita, Rick.’

Lui le si posizionò davanti così che dovettero fermarsi al prossimo angolo. ‘Non ti mentirò, Kate; non era assolutamente il mio piano, ma lo era avere più figli. Adoro i bambini e ne ho sempre voluto più di uno, perciò, per quanto folle possa essere, ne sono felice.’

La mano di Kate si posò sulla pancia e mormorò ‘Parla per te.’ Quando lui inarcò un sopracciglio, si scusò e aggiunse ‘È solo che…è comunque difficile.’              

‘Lo capisco. Vuoi che resti con te quando lo dirai a tuo padre?’

Kate trattenne il respiro. Sarebbe stata davvero una pessima idea. Se suo padre fosse stato ubriaco, le avrebbe urlato. Se fosse riuscita a trovarlo sobrio, probabilmente avrebbe urlato comunque. Lei stessa non avrebbe voluto partecipare alla conversazione, quindi non c’era alcuna possibilità che avrebbe reso partecipe Rick. ‘Oh no—Dio no. Non finirebbe bene.’

‘Sei sicura? Non è un problema.’

Lei scosse la testa e lui accettò la sua risposta. Poi disse ‘Vorrei che fossi presente quando lo diremo a mia madre e ad Alexis.’

Kate non sperava di partecipare, ma avendoglielo chiesto l’avrebbe fatto. Perfetto, pensò, niente di meglio che conoscere delle nuove persone per la prima volta e dare loro la deludente notizia. ‘E tuo padre?’ chiese, volendo togliersi tutti i parenti in una volta, se possibile.

’Non ho mai conosciuto mio padre.’

’Tu—oh.’ Oh cavolo. Le mani di Kate si aggrapparono fortemente alla pancia quando revisionò a mente la gravità della situazione. Rick era cresciuto senza un padre, ecco perché non voleva che suo figlio crescesse senza di lui—e, molto probabilmente, perché aveva insistito che lei facesse parte della vita del bambino, così il loro figlio, o figlia, non avrebbe avuto il suo stesso destino.

‘Mi dispiace.’

‘Grazie.’ disse. ‘Perciò…a domani sera per la grande notizia? Preparerò la cena.’

Lei annuì con la testa. ‘Va bene; ci sarò.’


‘Allora, Richard, vuoi dirmi cosa sta succedendo o devo cominciare a farti delle domande?’

Rick spostò lo sguardo dall’insalata che stava preparando per osservare sua madre agitare l’ormai quasi vuoto bicchiere di vino a soli pochi metri di distanza. ’Non so a cosa ti riferisci, mamma.’

‘Oh davvero? Beh, oltre ad essere particolarmente strano il fatto che tu mi abbia invitata a cena questa sera, hai chiesto ad Alexis di aggiungere un posto a tavola, ma non ci hai ancora detto chi ci raggiungerà. Non credevi che l’avrei trovato sospetto?’

‘Abbiamo un ospite; è una sorpresa.’ spiegò semplicemente.

‘Una sorpresa maschile o femminile?’

‘Non vedo come possa essere rilevante.’

‘Quindi è femminile.’ concluse sua madre. ‘Ha un nome?’

‘Kate.’

‘E dove abbiamo conosciuto Kate?’

‘Uhm…’ Rick balbettò, non volendo uscire subito l’argomento babysitter. ‘È, uhm, parte della storia.’

La donna mormorò dentro il bicchiere. ‘Sarà meglio che sia buona, figliolo.’

‘Non ne hai idea.’ borbottò con un sospiro.

Erano passati sei giorni e ancora non era sicuro che fosse vero. Erano stati dal medico, lui e Kate gli avevano spiegato il loro piano, ma sembrava ancora così surreale. Stava per avere un altro bambino, il che, nella maggior parte delle circostanze, sarebbe stato fantastico, ma in quel caso si sentiva come racchiuso in una nube di rimorso, delusione e un enorme buco nero d’incertezza.

Mai, neanche per un secondo, Rick aveva ripensato alla decisione di prendere il bambino da Kate. Anche se avesse partorito, l’avesse posato tra le sue braccia e avesse lasciato l’ospedale per non rivederli mai più, sarebbe stato ancora convinto che era la cosa giusta. Certo, sperava più di qualsiasi altra cosa che non finisse così; il loro bambino si meritava una madre nella sua vita anche quando sarebbe spuntata una volta ogni tanto come quella di Alexis. Rick sperava in almeno due visite al mese, ma non voleva tenere troppo alte le speranze.

Sarebbe stato difficile, molto difficile, e se sua madre non era disposta ad aiutarlo sapeva che assumere una tata sarebbe stata una possibilità, ma solo per i primi mesi. Una volta che il piccolo avrebbe cominciato a dormire tutta la notte non gli sarebbe dispiaciuto restare solo loro tre. Aveva ancora quattro mesi per finire l’ultimo libro e poi avrebbe detto a Gina di doversi prendere una pausa per la sua famiglia. Non l’avrebbe presa bene, specialmente se la seconda entrata in scena di Derrick Storm sarebbe andata bene come la prima, ma doveva farlo; la sua famiglia veniva per prima.

Proprio mentre Rick prendeva la casseruola dal forno, sentì suonare il campanello. Sua madre era talmente su di giri che si precipitò verso la porta, con un nuovo bicchiere di vino che le si versò sulla mano, per conoscere la loro ospite. Rick udì a distanza i loro saluti e pregò che sua madre non fosse troppo insopportabile. Una volta che tutto il cibo venne posizionato sul piano della cucina per raffreddarsi, si tolse i guanti da forno e si diresse di corsa verso l’ingresso.

‘Kate, ciao. Questa è mia madre, Martha.’

‘Oh, sì, sì, abbiamo già fatto le presentazioni.’ disse Martha guardando la timida ragazza e suo figlio. Poi, dopo solo un momento, disse ‘Beh, non c’è motivo di rimandare l’inevitabile. Direi…che è incinta e che è tuo.’

Kate quasi soffocò con la saliva mentre Rick si pizzicava la gobba del naso. Oh sì, sua madre doveva scegliere proprio quel momento per essere super perspicace. Certo. ‘Mamma…’

Martha guardò attentamente la ragazza. ’Ti prego dimmi che hai almeno diciotto anni?’

‘Ne ho diciannove.’ rispose Kate con un sospiro.

La donna rise. ‘C’eri quasi, tesoro.’ disse al figlio prima di dargli una pacca sul braccio con la mano libera.

‘Mamma, ti prego. Non è facile; non renderlo ancora più complicato.’

Lei sollevò appena le spalle prima di prendere un altro sorso di vino. ‘Perciò, come vi siete conosciuti? Alla firma di uno dei tuoi libri?’

‘Facevo da babysitter ad Alexis.’ ammise Kate prima che Richard potesse fermarla o indorare la pillola.

Sua madre si voltò verso di lui, disapprovando. ‘Oh, Richard.’

Irritato, le rispose prontamente ‘Oh sì mamma, giudicami per i miei sbagli—sappiamo tutti che tu non ne hai fatto nemmeno uno…almeno non negli ultimi tre minuti.’

Prima che la donna potesse rispondere, dalla cucina udirono una lieve voce chiedere ‘Perché siete tutti lì?’

‘Stiamo solo salutando Kate, tesoro.’ spiegò semplicemente tornando in cucina.

Quando la bambina avvistò la sua babysitter, le corse incontro e la abbracciò dai fianchi. ‘Yay! Kate è qui per cena!’

Kate s’inclinò in avanti e accarezzò i capelli della bambina. ‘È bello vederti, Alexis.’

‘Alexis, tesoro, vieni qui.’ disse Rick. Quando la piccola testa rossa lasciò andare Kate, Rick s’inginocchiò alla sua altezza e la prese per mano. ‘Questo potrebbe essere un po’ difficile per te da capire al momento, ma stiamo facendo questa cena per festeggiare, perché Kate e io avremo un bambino—tu diventerai una sorella maggiore.’

Gli occhi blu della bambina si spostarono da suo padre a Kate, e poi di nuovo su suo padre. ‘Pensavo che solo le mamme e i papà potessero avere dei bambini.’

’Sì, è vero, ma anche altre persone possono avere un bambino insieme. Come Kate e io; siamo solo buoni amici.’

Alexis guardò di nuovo la ragazza con entrambe le mani poggiate sulla pancia. ‘Kate non diventerà la mia nuova mamma?’

‘No, tesoro; non lo diventerà.’

Alexis lasciò la mano di suo padre e avanzò curiosamente verso Kate. Osservò il punto sotto le mani della ragazza e poi la guardò. ‘È il bambino? Lo senti muoversi?’

‘A volte,’ disse Kate, ‘ma solo un poco perché è ancora molto piccolo.’

‘Posso sentirlo?’

Lei scosse la testa. ‘Puoi provare, ma probabilmente non puoi ancora. Quando crescerà te lo farò sentire.’

Quando Alexis sollevò la mano per poggiarla sullo stomaco di Kate, Rick si alzò e le chiese cautamente ‘Hai altre domande?’ pregando silenziosamente che non fosse “come ha fatto il bambino ad arrivare nella pancia di Kate’’, dato che non avevano ancora toccato l’argomento “come si fanno i bambini”.

Alexis si voltò e chiese a suo padre di punto in bianco ‘Il bambino è stato un incidente?’

Sorpreso, il suo tono risultò quasi come un rimprovero. ‘Alexis—cosa te lo fa dire?’

La bambina fece spallucce. ‘Josie mi ha detto che il suo fratellino è stato un incidente.’

Ancora una volta, Rick s’inginocchio per incontrare gli occhi della figlia. ‘Non è una cosa carina da dire per nessuno. Non previsto sarebbe un modo migliore per descriverlo, e, sì, il bambino non è stato previsto.’

La bambina annuì, anche se aggrottò le sopracciglia poco prima di porre la sua prossima domanda. ‘Avrò un fratello o una sorella?’

‘Non lo sappiamo ancora.’

Lei annuì. ‘Okay, se potete ancora scegliere, potete scegliere un fratellino? Così non devo condividere i miei giocattoli.’

Rick borbottò, non sapendo a quale parte della sua affermazione reagire per prima. ‘Alexis, tesoro, sai che è gentile condividere le cose e che dovresti…ma non ha importanza—il tuo fratellino o sorellina avrà sei anni meno di te; dubito che dovrai condividere molte cose.’

La bambina sollevò le spalle. ‘Okay.’ Con ciò, si allontanò per prendere posto a tavola. ‘Possiamo mangiare adesso? Ho fame.’


Tutto considerato, la cena fu abbastanza tranquilla. Alexis non sembrava interessata a parlare del bambino, raccontando invece delle storie riguardo alla scuola. Rick non vi aveva badato molto; era solo sollevato che non l’avesse presa male o che non avesse fatto domande che li avrebbe messi in una posizione imbarazzante. Sapeva che il motivo era soprattutto dovuto alla sua età; se fosse stata leggermente più grande e avesse frequentato la scuola con dei compagni più grandi, avrebbe dovuto spiegarsi meglio.

Quando Alexis dopo cena andò a giocare con i lego, i tre adulti si ritrovarono in cucina a raccogliere gli avanzi mentre Kate aiutava a caricare la lavastoviglie, anche se Rick le aveva detto di non farlo.

‘Hai avuto fortuna, tesoro.’ disse sua madre quando finì l’ultima goccia di vino. ‘Ma dovresti comunque prepararti una risposta per quando chiederà inevitabilmente com’è finito il bambino nella pancia di Kate.’

‘Grazie.’ rispose lui in tono più sarcastico che di gratitudine. ’Sto cercando di non pensarci, in realtà.’

‘Ma lo farà e,’ aggiunse voltandosi verso Kate ‘poi chiederà anche come dovrà uscire, quindi dovresti avere una risposta anche tu.’

Gli occhi di Kate si spalancarono e guardò Rick per un po’ di aiuto. ‘Devo…dirle la verità?’

‘Con dettagli limitati, ma sì.’ confermò.

’Neanch’io voglio sapere i dettagli.’ mormorò e lui le rivolse uno sguardo comprensivo.

‘Perciò, caro, hai qualche altra sorpresa per me prima che me ne vada?’

Gli occhi di Rick cercarono quelli di Kate e poi appoggiò i gomiti sul bancone della cucina per parlare con la madre. ’Solo una. Kate, ehm, Kate voleva dare il bambino in adozione, quindi lei parteciperà al minimo in questa…situazione.’

Gli occhi di Martha si spalancarono e posò il calice di vino sul bancone. ‘Oh. Capisco.’

‘Mi dispiace.’ aggiunse Kate timidamente.

Martha girò intorno al bancone e prese la ragazza per mano. ‘Non scusarti, cara. Siamo nel ventunesimo secolo; le donne hanno il diritto di scegliere quello che vogliono. Oh, cara, non agitarti.’ abbracciò la ragazza, che sembrava sull’orlo delle lacrime.

’Sono felice per entrambi. Più nipotini da amare, no? E se hai qualsiasi domanda—sono sicura che tua madre ti—che c’è?’ chiese quando adocchiò suo figlio gesticolare per dirle di smetterla.

‘Mia madre è morta.’

‘O-oh…oh cara.’ Martha si portò una mano al petto e fece un passo indietro. Dopo un momento, la sua espressione cambiò. ‘Aspetta—ora ricordo. Sei la babysitter a cui è morta improvvisamente la madre poco dopo Natale, vero? Oh cara, mi dispiace tanto.’ la strinse di nuovo in un abbraccio quando Kate confermò con un cenno.

Sciogliendo l’abbraccio, Martha le tenne una mano poggiata sul braccio, stringendolo delicatamente. ‘In questo caso, puoi chiedermi quello che vuoi—qualsiasi cosa. Non ho niente da nascondere.’

‘Dice sul serio.’ s’intromise Rick, trattenendo un brivido dovuto a dei ricordi spiacevoli.

‘Grazie.’ disse Kate, guardandoli a turno. ‘Lo apprezzo molto.’











Angolo:
Grazie mille a tutti per leggere e commentare questa nuova storia. Fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto! <3
Link originale: https://www.fanfiction.net/s/12209667/1/The-Life-We-Built 

   
 
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