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Autore: Echocide    19/07/2017    1 recensioni
Era sul ciglio, immobile, rivolta verso l’asfalto con lo sguardo perso chissà dove.
La leggera brezza le agitava il vestito candido e i lunghi capelli scuri.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paul sospirò, passandosi una mano sul viso stanco e tenendo l’altra saldamente sul volante; la radio cantava alcuni vecchi successi degli anni ’80, in barba ai viaggiatori notturni che avrebbero preferito sentire qualcosa di più ritmato invece che le lente ballate che gli emittenti mettevano in lista nella notte.
Ancora poche ore e sarebbe arrivato a casa.
Si massaggiò gli occhi, sbattendo poi le palpebre e continuando a fissare la strada davanti a sé.
Decisamente doveva fare qualcosa, era impossibile continuare con quei ritmi, con tutti quei viaggi casa-lavoro, lavoro-casa dove, però, la casa distava alcune miglia dal luogo di lavoro.
Non era vita quella.
Ma il lavoro era quello e a Jenny piaceva molto la loro casetta in quel piccolo paese tranquillo.
Per questo lui si sacrificava.
Sbuffò, mentre la voce del dj annunciava la nuova melodica canzone.
Un’altra.
Quasi quasi avrebbe chiamato e chiesto qualcosa di più allegro.
Un sorrisetto gli piegò le labbra, mentre pensava a quanto sarebbe stato bello afferrare il cellulare e chiamare quei tizi, dicendo loro che le loro ballate romantiche ai viaggiatori notturni favorivano il sonno e, quindi, gli incidenti per colpi di sonno erano tutta colpa loro.
Scosse il capo, riprendendosi da certi pensieri: era proprio al limite, se iniziava a pensare queste cazzate.
Il cartello dell’approssimarsi della sua cittadina lo riscosse, dandogli una ventata di speranza e rinnovata vitalità.
Ancora poco e sarebbe stato a casa.
Ancora poco e sarebbe stato con Jenny.
Tamburellò le dita sul volante, cambiando la modalità dei fari da anabbaglianti ad abbaglianti e fu allora che la vide.
Era sul ciglio, immobile, rivolta verso l’asfalto con lo sguardo perso chissà dove.
La leggera brezza le agitava il vestito candido e i lunghi capelli scuri.
Paul sbatté le palpebre, rallentando e accostando davanti alla giovane: «Va tutto bene?»
Domanda scema la sua, se una ragazza stava immobile su una strada, di notte, non doveva andare tutto bene. La guardò in volto e si accorse che era davvero giovane, i lineamenti freschi dell’adolescenza erano modellati in un volto di porcellana, gli occhi scuri lo fissavano inespressivi.
Era pallida, mortalmente pallida.
Bianca come il vestito che indossava, un vestito che a un’occhiata più accurata, Paul si accorse era adatto a un promo o a uno di quei balli scolastici che gli studenti riuscivano a sgraffignare durante l’anno scolastico.
La dama bianca, si ritrovò a pensare divertito l’uomo, ricordando una di quelle leggende metropolitane che affollavano il folklore: la fanciulla vestita di bianco che appariva sulle strade e si faceva portare per un breve tratto dall’automobilista ignaro.
Fantasie.
Solo e pure fantasie, suggestioni nate da una mente stanca.
«Ehi, va tutto bene?» le chiese nuovamente, dopo aver visto che la ragazza rimaneva in silenzio a fissarlo, senza rispondere alla sua domanda iniziale.
La seconda sembrò riscuoterla: sbatté le palpebre dalle lunghe ciglia e si voltò verso la strada, in direzione della città.
Chissà perché era lì? L’aveva mollata il suo ragazzo dopo che lei non aveva accettato di fare qualcosa?
«Penso di sì» mormorò la ragazza, portando di nuovo lo sguardo su di lui: «Jeff mi ha lasciato qui e non è più tornato a prendermi»
Proprio come aveva pensato.
«Abiti vicino? Se vuoi, ti do un passaggio. Lo so che sono uno sconosciuto ma ti assicuro che non ti farò niente ed è molto meglio che rimanere qui, da sola»
La dama bianca lo fissò per un secondo, annuendo brevemente con la testa.
Paul si chinò sul sedile del passeggero e aprì la portiera, osservandola sedersi: era completamente bianca, a parte i capelli e gli occhi.
La pelle era candida.
Il vestito bianco.
I sandali e la borsetta dello stesso colore.
La ragazza abbassò il capo, lisciandosi le gonne di raso del vestito: «Mi piace il bianco» mormorò, quasi a capire cosa gli stava passando nella mente: «Ha un che di pulito, non è vero?»
Paul annuì: «Già»
Anche se a lui dava un senso di freddezza.
Bianco come la neve.
«Allora, dove ti porto?» le domandò, ingranando la marcia e premendo sull’acceleratore.
La ragazza gli snocciolò l’indirizzo e lui lo registrò con un battito di ciglia: non era tanto da casa sua.
La radio continuò con le sue ballate, mentre la ragazza rimaneva nel suo silenzio, con il volto rivolto verso il finestrino e a Paul si confermò l’idea che quella giovane poteva concorrere per il titolo di Regina delle Nevi.
«Era una bella festa?» le chiese, tanto per rompere il silenzio nell’abitacolo.
Non era uno che amava il silenzio, quando si creava, doveva sempre fare o dire qualcosa per distruggerlo, poco importava che la maggior parte delle volte facesse solo cazzate.
La ragazza si voltò verso di lui, sistemandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio e mostrando gli orecchini a bottone: semplici brillanti che adornavano i lobi.
Brillanti bianchi.
Quella ragazza proprio l’adorava.
«Sì, è stata bella. Christie mi ha preso in giro tutto il tempo per la mia mise, mentre a Jeff è piaciuta tanto. Poi mi ha portato via e siamo andati nella foresta…»
Per divertirsi, completò Paul dentro di sé, sapendo benissimo cosa poteva passare per la mente di un ragazzo di quell’età; guardò la sua passeggera e decretò che non poteva avere più di diciassette, diciott’anni.
«Come mai ti ha lasciato lì?»
Lei chinò il capo sulle mani unite in grembo: «Lui ha detto che non l’aveva fatto apposta, che non voleva farmi soffrire»
La prima volta, sospirò l’uomo, scuotendo il capo e portando lo sguardo sulla strada.
«Insomma, era stato preso dalla foga: mentre spingeva dentro di me, lui ha portato le sue mani al mio collo e l’ha stretto. Non riuscivo a respirare...»
Fantastico, uno che fa sesso violento, quella poveretta era davvero sfigata.
«Poi io ho smesso di respirare ma Jeff non se n’è accorto e a continuato a farlo. Io ero morta e lui mi scopava tranquillo e beato; poi quando se n’è accorto, ha urlato e quando mi ha visto, in piedi accanto al mio corpo, ha urlato ancora di più…»
Lo stava prendendo in giro, senza dubbio.
Paul sospirò, tenendo lo sguardo sulla strada e vedendo le prime case; girò in una via e si fermò davanti all’indirizzo che la sua passeggera gli aveva fornito.
La piccola dama bianca che pensava di spaventare il guidatore notturno.
Come minimo aveva organizzato quello scherzo con quel Jeff di cui parlava.
Osservò la casa a due piani: «Però, vivi in un bel…» si voltò verso il sedile del passeggero, trovandolo vuoto.
Vuoto.
Eppure lei doveva essere lì.
Lei era stata lì.
Respirò a fondo, addossandosi contro lo sportello e cercando a tentoni la chiusura della cintura di sicurezza.
Lei era stata lì.
Il clac della cintura lo riscosse, se la tolse velocemente e uscì dall’auto, ritrovandosi sdraiato sull’erba umida e guardando la sua macchina come se fosse stata un mostro.
Lei era stata lì.
Era stata seduta accanto a lui.
Con il suo vestito bianco, i capelli scuri, le scarpe e la borsetta candide, la pelle lattea.
Respirò a fondo, scrollando la testa e alzandosi in piedi, tenendo sempre lo sguardo sull’auto; fece un passo, poi un altro passo ancora, avvicinandosi sempre di più, timoroso di vederla comparire da un momento all’altro.
Guardò l’interno e lo trovò vuoto, spostò lo sguardo sul sedile posteriore ma anche lì non vide nessuno.
Sparita.
Completamente.
L’ennesima ballata romantica terminò e la voce squillante del dj fece sussultare Paul, mentre si girava a guardare l’autoradio ancora accesa: «E questa era l’ultima canzone del nostro programma. Mi raccomando voi, viaggiatori notturni, state attenti alle white lady: il loro regno è la strada notturna! Qui è Jeff Coolman e questa è radio 150, la vostra radio!»
 

Salve a tutti!
Or dunque, stavo sistemando i file nel pc, quando ho trovato per caso questa breve oneshot e, rileggendola, mi son detta: perché non postarla su EFP? Per scrivere questa storia mi sono ispirata alla leggenda metropolitana della Dama Bianca: in passato, questo particolare tipo di fantasma era visto come un presagio di morte; ma, negli ultimi tempi, la Dama Bianca è vista come un particolare spirito che vaga lungo le strade e chiede passaggi, facendosi portare per un tratto – più o meno lungo – prima di sparire nel nulla.

 

   
 
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