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Autore: sunburstsandmarblehalls    19/07/2017    0 recensioni
Tutti sappiamo chi sono, ma nessuno li conosce com'erano prima della guerra, prima della fama, prima delle morti.
Allora erano solo ragazzi, con problemi di voti, amore, amicizia, identità, famiglia. Solo Lily e le sue compagne di stanza. Solo i Malandrini. Solo i loro amici.
Poi iniziarono a succedere cose strane a Hogwarts, e cambiò tutto.
Si trovarono in mezzo a un mistero, e non ne sarebbero usciti se non assieme.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La vita è una continua progressione di cause e delle loro conseguenze.
Lily non ci aveva mai creduto. La vita non era così, era più disordinata, meno prevedibile. Non c’era semplicemente il passato, poi il presente e poi il futuro. Non c’erano solo una reazione uguale e una contraria. La vita non era semplice, e non lo era mai stata.
È questo il motivo per cui era così complicato trovare un inizio a tutto quello.
Ma se avesse dovuto scegliere un solo giorno – avrebbe pensato Lily molto più tardi, – avrebbe saltato un vortice di amici, lezioni, neve, pasti, ritardi, vento, giornali, paura, pioggia, noia, assassini lontani, serenità momentanea e si sarebbe fermata su un semplice martedì in cui il sole era coperto e faceva troppo freddo per quella stagione. Non abbiamo modo di sapere se avrebbe fatto la scelta giusta, ma sarà quello il giorno in cui comincerà la nostra storia.
 
 
Per Lily Evans e Anna Prescott Marzo quell’anno era particolarmente difficile. Era anche, in tutta onestà, quasi finito; ma chiunque sa che le disgrazie di un mese tendono a prolungarsi anche per quello successivo.
“Che ore sono?” chiese Anna dopo qualche istante di silenzio.
“Meno cinque” sospirò Lily, sapendo che dovevano partire se volevano arrivare in tempo ad Erbologia; eppure nessuna delle due si mosse per altri due minuti, forse raccogliendo le forze necessarie per superare due ore con la Frederick, forse semplicemente rifiutando la realtà. Alla fine, ad ogni modo, si buttarono giù dai loro comodi materassi e recuperarono le borse da dove le avevano lasciate all’inizio della fin troppo breve ora buca. Lily, essendo la più ordinata delle due, rimase di fianco alla porta ad aspettare che l’amica trovasse tutte le sue proprietà, osservandola agitarsi per la stanza.
“Siamo in ritardo” fece notare Anna mentre scendevano le scale del Dormitorio, facendo roteare gli occhi all’altra.
“L’avevo notato, Anne, ma grazie per l’informazione”
“Ehi, non prendertela con me! Mica è falsa”
“Sarà vera, ma rimane inutile” avevano appena oltrepassato la Signora Grassa, che lanciò loro un’occhiata di fuoco prima di sbattere contro il muro – per qualche assurda ragione, al ritratto non erano mai state simpatiche le due ragazze, dilemma che le amiche tentavano di risolvere invano ancora dopo sei anni.
Anna sospirò, saltando su una rampa di scale che si stava velocemente allontanando. “Sei di buon umore oggi”
Lily scosse la testa, “Scusa, sono solo stanca. Corriamo?”
“Corriamo”
Nonostante i loro sforzi, arrivarono con dieci minuti di ritardo – e la Frederick tolse dieci punti a ciascuna.
A volte Lily si chiedeva cosa avesse spinto la donna (che evidentemente odiava ogni essere umano) a scegliere quella professione, ma immaginava che non fosse giusto da parte sua pensarlo. In fondo, la sua negazione in Erbologia non significava che la Frederick fosse davvero così terribile.
Avrebbe cambiato idea una ventina di minuti dopo, quando, completamente persa, chiese ad Anna se potesse mostrarle come travasare una pianta che la colpiva se si avvicinava. Lo scambio non sfuggì alla professoressa, che, essendo già di cattivo umore – si può dire di qualcuno che non è mai di buon umore? – optò per una sana punizione nel suo ufficio alla fine delle due ore di lezione.
“Brutta giornata?” Lily alzò la testa dalle sue braccia, dove aveva trovato comodamente posto al suono della campanella, per vedere Remus Lupin sorriderle gentilmente dall’altra parte del tavolo, stranamente privo dei suoi tre – generalmente inseparabili – amici. Remus era l’unico di loro a cui lei fosse effettivamente vicina, dato che erano entrambi stati fatti Prefetti quell’anno, e doveva dire che Silente non l’aveva minimamente delusa. Remus era probabilmente la persona più ordinata e nitida che Lily avesse mai conosciuto, con uno straordinario senso dell’etica e un’invidiabile acutezza per la programmazione. C’era un motivo dietro alla perenne mancanza di qualcosa fuori posto o alla straordinaria organizzazione nel ragazzo, e lei credeva di conoscerlo. Davvero, è difficile mancare i segnali quando si ha una memoria praticamente infallibile e si nota che un compagno si ammala un po’ troppo spesso, forse ogni mese. Forse esattamente ogni mese. E ad un certo punto, era diventato impossibile per Lily Evans ignorare il fatto che Remus Lupin era un licantropo. Non gli aveva mai confessato di sapere ovviamente, e non aveva intenzione di metterlo in un tale disagio. Tra l’altro, sembrava che fosse tutto sotto controllo.
 “Questa sera mi devi portare del cibo” si lamentò Lily, riferendosi ai loro doveri da Prefetti.
“Farò del mio meglio” fu la risposta divertita dell’altro.
“Odio Erbologia,” ripeté la ragazza per la sedicesima volta in una settimana. “Erbologia è un inferno.”
Il Malandrino annuì con empatia e, dopo averla salutata con la promessa che avrebbe portato dei dolci con sé quella sera, si allontanò.
Anna tornò qualche minuto dopo con due tazze di tè che aveva chiesto ad un elfo e le due si diressero verso l’ufficio della Frederick, lontano dalla sala da pranzo dove stavano andando tutti.
C’era qualcosa fuori posto, pensò Lily, nei corridoi deserti a quell’ora della giornata, nel fatto che potessero sentire l’eco dei loro passi rimbombare sulle pareti. Doveva averlo notato anche Anna, perché non emise alcun suono per tutto il tragitto. Fu per questo motivo che poterono sentire la discussione che stava avendo luogo in una stanza vicina.
“…Accadere di nuovo!” Era la voce di una donna e, anche se Lily era certa di averla udita prima, in quel momento non riuscì ad affiancarle un volto.
“E cosa dovremmo fare?” le rispose un uomo dal tono stanco. “Non abbiamo abbastanza informazioni e il ragazzo non si è ancora svegliato!” Il ragazzo non si è svegliato? Cosa intendeva?
“Lo so, lo so, ma è così frustrante... Una cosa del genere, e siamo completamente impotenti…”
“Non devi dirlo a me, Shelley.” Udendo il suo nome di battesimo, Lily riconobbe la voce come quella della Donnery, l’insegnante di Babbanologia.
“E a chi altro potrei dirlo? Silente ci ha ordinato di non divulgare la notizia prima del necessario, e lo capisco, ma tutto questo mi sta mangiando viva. Non potremmo estrargli i ricordi?”
“I rischi sono troppo grandi, anche se volessimo rischiare la vita del ragazzo ci servirebbe il consenso della famiglia.”
“E i Jones non accetterebbero mai, ovviamente.” Ci fu qualche istante di silenzio. “Ma, Roger, ti rendi conto? Una cosa del genere è assolutamente senza precedenti! Che qualcuno abbia…”
“Ssh, Shelley! Gli alunni sono a pranzo, ma non possiamo rischiare!”
“Hai ragione scusa, ecco, ora...” la donna doveva aver fatto un incantesimo, perché nel corridoio cadde di nuovo il silenzio. Rimasero immobili per una manciata di eterni secondi, poi sembrarono riscuotersi e il significato di quello che avevano udito iniziò a farsi strada nelle loro menti. Si guardarono, identiche espressioni confuse e spaventate sui loro volti così diversi, e in qualche modo vedere quello che stavano provando negli occhi dell’altra fece loro tornare alla realtà; così si allontanarono dalla porta – non si erano nemmeno rese conto di esservisi avvicinate – e ricominciarono il loro percorso verso la punizione.
Il ragazzo non si è ancora svegliato, aveva affermato l’uomo. “Deve essere in coma” affermò Anne qualche tempo dopo. “Ma perché estrargli i ricordi?”
“Forse non sanno cosa sia successo”
“Forse, ma non ti sembra un approccio un po’ esagerato?”
Lily annuì. “E poi quello che ha detto la Donnery, che una cosa del genere è senza precedenti,” cosa poteva essere nuovo ad Hogwarts?
“Non ti sembravano spaventati quando parlavano?”
“Sì! È tutto troppo strano. Perché dovrebbero tenere segreto se un alunno ha avuto un incidente?”
“Non può essere stato un incidente. Non avrebbe senso. Non sarebbero così preoccupati, e non lo troverebbero così bizzarro”
 “Ma chi avrebbe voluto fare del male ad uno studente?”
Anna sospirò, prima di girarsi verso l’amica. “Dobbiamo scoprire chi è.”
Lily aggrottò le sopracciglia. “Non credo che siano affari nostri, Anne. E come dovremmo scoprirlo? Sappiamo solo il suo cognome, Jones”
Anna rimase in silenzio per qualche istante. “Ma continuo a pensarci, e la situazione non è normale. Non vuoi anche tu conoscere cosa sia successo?”
Lily sorrise “Se posso scegliere tra sapere e non sapere, voglio sempre sapere.”
Ma ancora non si spiegava come avrebbero ottenuto delle risposte.
 
“Unicorno di pezza” mormorò Lily alla Signora Grassa qualche ora dopo, finita la giornata di lezioni. Il dipinto non sembrava avere intenzione di obbedire. “Ahm... Ti senti bene?” Ma la donna teneva i suoi occhi dipinti fissi davanti e sé e non diede alcun segno di averla sentita. Lily lanciò uno sguardo alla sua compagna, ma quest’ultima alzò le spalle con fare scoraggiato. Provarono a sventolare una mano davanti al ritratto e a ripetere la password, ma nulla sembrò funzionare e le due stavano per allontanarsi con la mezza idea di trasfigurare una statua in un letto quando la Signora Grassa si scosse violentemente e si aprì in un enorme sorriso.
“James, caro!” esclamò al ragazzo che si stava avvicinando. “Come stai?”
“Molto meglio ora, grazie” le rivolse un sorriso smagliante prima di accorgersi delle due compagne. “Evans, Prescott” le salutò, ma loro non fecero a tempo a rispondere che il ritratto aveva già ricominciato a parlare.
“Oh, ne sono lieta. E cos’hai in mano, caro?” volle sapere.
“Oh, sono appena andato alle...” All’improvviso, James sembrò rendersi conto di qualcosa e si bloccò a metà della frase, per poi riprenderla con naturalezza. “Nulla di interessante in ogni caso, non voglio farti sprecare la giornata. A proposito, ti ho già detto la password? È unicorno di pezza, vero?” la Signora Grassa parve leggermente delusa, ma si aprì ciononostante lasciando passare Potter, il quale tenne una mano sulla porta perché le due ragazze potessero entrare. Appena appoggiò la punta del piede destro nella Sala Comune, però, Anna si bloccò all’improvviso, girandosi verso l’amica.
“È ovvio!” esclamò, ma non continuò la frase, evidentemente convinta di essere stata perfettamente cristallina. Lily sfortunatamente non comprese. “Lils, non vedi? È così ovvio! Ho capito come fare a scoprire il suo nome!”
Lily spalancò gli occhi, capendo finalmente a cosa si riferisse.
Potter, però, non aveva la più pallida idea del perché stava tenendo la porta aperta a due ragazze immobili, e le guardò con aria leggermente infastidita. “Volete stare lì o entrare?” chiese infine, e Anna e Lily si affrettarono a proseguire.
“Allora?” domandò Lily una volta che furono immerse nella confusione della Sala Comune. Anna le sorrise, con gli occhi che scintillavano per l’eccitazione.
“Ti sei mai chiesta come fanno i Malandrini a non essere mai beccati mentre fanno uno scherzo?” Era una domanda retorica, perché tutti se lo chiedevano. “Stiamo per scoprirlo.”
 
 
“Pazze” mormorò James Potter mentre si allontanava dalla porta, dove due sue compagne avevano appena deciso di intrattenere una felice e insensata conversazione. Salì velocemente le scale che lo avrebbero portato nel dormitorio e spalancò la propria porta, trovando i suoi compagni distesi sul letto o intenti a, si presume, fare i compiti.
“Moony, pigrone, ti ho portato il tuo cibo!” annunciò gettando il fagotto che teneva in mano nella direzione dell’interessato, il quale lo afferrò e gli sorrise, facendolo sbuffare. “Dunque, che facciamo?” Non ottenne risposta. “Andiamo ragazzi, mi sto annoiando!”
“Sei appena entrato” gli fece notare Peter.
“Vorrà dire che siete noiosi,” protestò con un mezzo sorriso mentre si lasciava cadere sul letto.
“Già, averci come amici deve essere terribile, non voglio proprio immaginare quale supplizio tu stia soffrendo” lo prese in giro Sirius, lanciandogli addosso il libro di Aritmanzia.
“È proprio così!” annuì James, ignorando deliberatamente l’affronto. “Quindi. Hai intenzione di offrirmi uno di quei cioccolatini, Remus?”
Il ragazzo in questione rise, allontanando il sacchetto dalla sua portata. “Ho l’impressione che tu ne abbia già mangiati abbastanza venendo qui!”
 
 
“Allora, Remus,” iniziò Lily una volta che ebbe ingoiato un altro dolcetto. Erano seduti sulla rientranza di una finestra, avendo appena finito il giro serale, e c’erano poche luci nel corridoio, che si animavano ad ogni soffio di vento e rendevano il castello qualcosa a metà tra magico e inquietante. “Sai, mi chiedevo una cosa. Hai presente quello scherzo che avete fatto – tu e i tuoi amici, s’intende; la settimana scorsa? Quello in cui avete fatto in modo che le armature bloccassero la strada a tutti quelli che non appartenevano a Grifondoro? Beh, ecco, mi chiedevo, come avete fatto?” Notando lo sguardo confuso del compagno, aggiunse: “Non l’incantesimo, ma come avete fatto a non ricevere una punizione? Come al solito sappiamo tutti che eravate voi, ma ora che ci penso non venite beccati tanto spesso…”
A quel punto, Remus era ancora più stupito. Lily non aveva mai toccato l’argomento prima di quel giorno e Marzo era indubbiamente un momento bizzarro per iniziare a farsi domande; ma la ragazza si finse comunque ignara. “Oh, era solo curiosità, non preoccuparti...” mormorò abbassando lo sguardo.
“No, no,” la interruppe Remus. “Va tutto bene, era solo un po’ improvviso! Ma, vedi, abbiamo trovato dei metodi e davvero non sta a me rivelarli... Non che non mi fida di te, ma non è una decisione che posso prendere io, capisci?”
Lily gli sorrise. “Oh, okay. Valeva la pena chiedere. A proposito, volevo domandarti se hai iniziato i compiti di Aritmanzia!”
“Ho dato un occhio, ma non ho ancora avuto il tempo per iniziarli decentemente,” rispose Remus.
“Allora quando arrivi al quinto esercizio potresti mostrarmelo? Sono completamente persa,” ammise con un sorriso imbarazzato.
 
Quando Lily tornò nel suo dormitorio, Anna la aspettava sul suo letto leggendo un libro. La rossa si sedette di fianco a lei.
“Com’è andata?” sussurrò Anna, per non svegliare le loro coinquiline.
“Splendidamente” annunciò Lily aprendosi in un sorriso. “Come avevamo immaginato non ha detto nulla, ma ha reso chiaro che hanno qualcosa, e che – anche se magari lo usano tutti - non è suo.”
“Magnifico!” esclamò Anna. “Ora sta tutto nel vedere come va domani.”
 
Il giorno dopo, quando entrarono nell’aula d’Incantesimi, leggermente più tardi di quando sarebbero arrivate normalmente, Remus catturò lo sguardo di James e indicò discretamente le due ragazze.
Loro cercarono di non sorridere. Era stato fin troppo facile.
Ora che era chiaro che l’oggetto del mistero apparteneva a James Potter, sapevano come giocare.
“Oh, Lily!” sussurrò Anna quando la lezione fu iniziata. “Non ho più avuto modo di chiedertelo, com’è andata ieri sera alla fine?”
Lily lanciò uno sguardo al professore che continuava a parlare interdetto, notando con la coda degli occhi che Black e Potter avevano smesso di prendere appunti – o di fingere di prendere appunti, non si poteva escludere. “Male,” sospirò. “Non mi ha voluto dire nulla, anche se suppongo potesse essere prevedibile...”
“Ma ora come faremo?”
Lily scosse la testa. “Ci dovrò pensare, ma ora come ora non mi viene in mente nulla.”
“Pensi potrebbe valer la pena puntare verso modi un po’ meno ortodossi?” le chiese Anna, avvicinandosi a lei nel processo.
Lily alzò lo sguardo, stupita. “Forse,” considerò. “Se non ci sono altre soluzioni, non vedo perché no.” A ciò, la castana annuì e tornò ai propri appunti, lasciando che i Malandrini ragionassero su ciò che avevano appena sentito.
 
 
Aritmanzia era la prima lezione dopo pranzo del venerdì ed era norma per gli studenti affrettarsi per ottenere i posti in fondo alla classe, sperando di poter evitare un’interrogazione se non venivano visti. James e Sirius, però, non credevano nel fare in fretta – non credevano in molte cose, in effetti – e giunsero nell’aula pochi minuti prima del suono della campanella, com’era loro solito. Ciò che in quel giorno andò diversamente, tuttavia, fu il fatto che non andarono diretti verso i loro amici. Invece camminarono verso due ragazze.
“Possiamo?” chiesero una volta che si furono avvicinati, mettendo le loro sacche per terra senza nemmeno attendere una risposta.
La più vicina di loro alzò lo sguardo, spostandosi una ciocca rossa dietro l’orecchio, e annuì.
James si sedette vicino a lei, Sirius subito dopo. “Prescott,” salutò il primo, facendo sorridere lievemente Anna.
“Capitano.”
Non fece a tempo a salutare anche Lily, quando entrò il professore e la classe si zittì.
“Buongiorno ragazzi,” annunciò l’insegnante. “Allora, vi avevo dato dei compiti per oggi?” notando che la classe si divideva tra dinieghi convinti e mezzi assensi, il mago sospirò e aprì la sua borsa, cercando l’agenda. Non ci mise molto a trovare gli esercizi in questione e iniziò a correggerli, dando momentaneamente le spalle alla classe.
“Sei il prefetto, no?” chiese James a Lily, come se non lo sapesse. Finì di appuntare un passaggio e alzò nuovamente lo sguardo verso il compagno di fianco a lei.
“Buona memoria” annuì, cercando di nascondere il sarcasmo nella propria voce.
Se Potter aveva notato l’ironia, però, l’ignorò e continuò con la conversazione come se i due fossero seduti ad un bar e non a lezione. “E come ti sembra?”
Lily alzò le sopracciglia. “Dovresti incontrare alcuni miei colleghi. A volte mi sembra che estraggano nomi a caso a inizio anno e fingano solo di aver ponderato a lungo sulla questione.”
Lily avrebbe giurato che il sorriso del ragazzo divenne genuino. “Il dubbio viene.”
“Oh? Beh, se l’hai notato anche tu ci dev’essere di sicuro qualcosa sotto. Mi chiedo se ci abbiate indagato, immagina lo scandalo se fosse vero!”
“Tu lo avresti fatto?” si incuriosì Potter, iniziando a far roteare la penna fra le dita.
Lei fece spallucce. “Anche se volessi non avrei modo. Se qualcuno dovesse fare una cosa del genere, dovreste essere voi, no?”
“E cosa te lo fa pensare?” chiese il ragazzo, senza smettere di giocare con la penna.
“Oh, quindi avete solo preso il credito di tutti quegli scherzi, non eravate davvero voi!” scherzò Lily.
“Ehi, non dubitare in questo modo! Certo che siamo stati noi!” Si offese Potter, facendo allargare il sorriso della compagna.
“Quindi potreste fare anche qualcosa del genere, no? Intrufolarvi negli uffici degli insegnanti, ottenere informazioni, cose simili” non si impegnò molto nel tenere il tono innocente.
“Forse,” concesse Potter. “Ma perché dovremmo? Credo che le regole siano contro, ma sei tu il prefetto”
“Oh, ovvio! Stavo parlando per ipotetico! Perché, tu eri serio?”
“No, no, certo che no!” esclamò Potter.
Non si rivolsero più parola per il resto della lezione, e solo una volta che si fu allontanata dall’aula Anna si permise di sorridere. “Ben fatto, Lils!”
“Grazie,” rispose quella. “Ma non sono riuscita a prendere praticamente nulla di quello che spiegava il professore, mi puoi prestare i tuoi appunti?”
 
Era mentre completavano una ricerca di Trasfigurazione il mercoledì successivo, sedute nel loro tavolo preferito in Biblioteca, che furono distratte da una persona che si schiarì rumorosamente la voce. Anna alzò svogliatamente lo sguardo, ma Lily aveva una frase già formata in testa e continuò a scrivere, ignorando l’interruzione.
“Sì?” chiese la castana a quello che pareva uno studente del terzo anno che le guardava con determinazione.
“Anna Prescott e Lily Evans?” chiese in modo leggermente fuori luogo, ma le due ragazze non glielo fecero notare.
“In persona” annuì Anna, iniziando a comprendere cosa stesse succedendo. Lanciò una breve occhiata a Lily, che nel frattempo aveva finito la sua relazione e stava asciugando l’inchiostro, per poi arrotolare la pergamena e riporla in borsa.
 “Allora... Allora dovreste venire con me, se non è un problema.” Era davvero un modo eccessivo per parlare, ma le due amiche si adattarono alle ovvie manie di grandezza dei Malandrini e seguirono il ragazzino.
“Come ti chiami?” gli chiese Lily mentre salivano al terzo piano.
“Erik Burk”
“Mhmm... Terzo anno?” l’altro annuì. “E come ti trovi?”
“Non male,” sorrise Erik. “Tranne per Difesa, abbiamo appena iniziato con la pratica degli incantesimi difensivi e sto avendo qualche difficoltà. Non sono l’unico, comunque.”
“Oh, sì, ricordo! Non sono così difficili una volta che si ha compreso a fondo le basi, ma se quello manca possono essere impossibili… Se vuoi ogni tanto potrei darti una mano, siamo nella stessa Casa per cui se mi vedi e hai bisogno, non farti problemi a chiedere!”
“Davvero?” chiese Erik, fermandosi finalmente davanti ad una porta di un’aula in disuso.
“Certo, mi farebbe piacere,” Lily gli sorrise gentilmente. “Siamo arrivati?”
Il ragazzino annuì. “Qui è dove mi hanno detto di portarvi.”
“Okay allora,” la rossa aprì la porta. “Ci vediamo in giro Erik!”
“Lo conosci?” chiese Remus. Erano tutti lì, i Malandrini, seduti in alcune sedie che guardavano la porta, aspettando il loro arrivo.
“Macché,” sospirò Anna. “Mi sono scelta un’amica che fa amicizia con tutti.”
Lily finse di spingerla di lato con una mano, ma non negò l’affermazione.
“Okay, ma non è per quel questo che siamo qui.” Annunciò Sirius Black.
“E alla vostra destra, Mister Ovvio, un essere estremamente raro, nel suo ambiente naturale, che studi recenti hanno dimostrato essere più ricco di drammaticità del normale! Ammirate!” sussurrò Anna in modo che solo Lily la sentisse, e quest’ultima si sforzò per rimanere seria.
“Vedete,” continuò Pettigrew, in modo estremamente formale. “Abbiamo notato il vostro interesse nei nostri metodi, e volevamo discuterlo apertamente con voi”
“Apertamente?”
Peter annuì, un’espressione di completa onestà e disponibilità sul suo volto. “Vogliamo solo mettere le carte in tavolo, capite.”
“E cosa volete sapere?”
“A cosa vi servirebbero le nostre, diciamo, abilità?” si intromise Potter. Perfetto, era un pessimo bugiardo.
“Ha molta importanza?” chiese Anna.
“Ce l’ha se potrebbe causarci problemi.”
“O non causarci abbastanza problemi,” aggiunse Sirius. Lily e Anna lo guardarono stupite. “Cosa? Abbiamo una reputazione da mantenere!”
“Beh, noi non vi porteremo problemi” spiegò Lily, guardando Potter negli occhi. “Davvero, vorremmo solo una notte, e nessuno saprà nulla!”
“Ma come possiamo fidarci della vostra parola?”
“Ecco, potremmo...” pensò Anna. “Potreste venire con noi,” disse infine. “Potreste rimanere di guardia o qualcosa, in un luogo tra noi e i professori, così ci vedreste se provassimo a fare qualcosa, no?”
“A proposito di vedervi...” mormorò Remus tra sé e sé e le due ragazze si girarono verso di lui, confuse.
Chi non notarono, invece, fu James; che da quando Lily aveva parlato era rimasto a guardarla, senza dire una parola. Era una fortuna, ragionò, che avessero scoperto le intenzioni delle Grifondoro e che la situazione non fosse degenerata, sarebbe potuto facilmente accadere. In effetti, a pensarci bene le cose erano decisamente andate per il verso giusto, e nonostante quanto fosse stato preoccupato in quel momento si trovavano lì, discutendo ragionevolmente delle condizioni, oltre al fatto che le ragazze sembravano avere davvero le idee chiare. Sì, tutto sommato, era perfetto. Era un po’ troppo perfetto, in effetti; stavano discutendo un po’ troppo ragionevolmente e le ragazze avevano le idee un po’ troppo chiare. James Potter non credeva in molte cose, e le coincidenze non erano tra queste. E all’improvviso fu chiaro: li avevano imbrogliati. Ma perché?
“È fattibile” disse all’improvviso, attirando cinque paia d’occhi su di lui. “Vi daremo due ore e vi aspetteremo in una classe vuota.”
“Davvero?” chiese Peter, che evidentemente non si aspettava che la vicenda finisse in quel modo.
James annuì, prendendo sicurezza nelle sue idee. “Ho un mantello dell’invisibilità,” disse, senza grandi premesse. “È grande, abbastanza per entrambe direi, e poi avrete via libera. Ricordate però, vi diamo due ore.”
Anna annuì, superato lo stupore – un mantello dell’Invisibilità! Uno vero, poi! Esistevano solo nelle leggende! Erano leggenda! – e lo ringraziò. “Quando, però?”
James guardò gli altri, che avevano capito che doveva avere qualcosa in mente. “Venerdì sera,” rispose Remus. “Ci incontreremo qui mezz’ora prima del coprifuoco, va bene?”
Di nuovo, Anna fece segno di sì. “Perfetto,” concluse. “Allora ci vediamo dopo domani, e grazie ancora!” detto ciò, si voltò e si incamminò verso l’uscita; seguita da Lily, la quale alzò la mano sinistra a mo’ di saluto con un mezzo sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
“Non è magnifico?” mormorò Anna un istante dopo. “Ci siamo riuscite! Potremo finalmente scoprire che cosa sta succedendo, non sai quanto sono felice di quello, mi stava torturando! Oh, e un Mantello dell’Invisibilità, anche solo toccarlo... Oggi è diventata decisamente una buona giornata!” si voltò verso l’amica con un sorriso enorme, ma l’altra non lo ricambiò.
“Siamo state imbrogliate” sussurrò Lily.
“Cosa? Perché lo dici?”
“Un Mantello, Anne. Ha detto che il metodo che usano è il Mantello. E ti ricordi cos’aveva detto invece Remus? Che avevano più di una cosa.”
“E James non ha parlato di altro, quindi deve avere qualcosa in mente” completò Anna, capendo.
Lily annuì. “Abbiamo fino a venerdì sera per scoprire cos’ha in mente e ribaltare la situazione.”
“Pensavo,” iniziò Anne il giorno dopo, mentre le due erano sedute sulla finestra di un corridoio che non usava mai nessuno. “Forse dovremmo pensare a cosa gli sarebbe utile sapere, e poi dedurre come può scoprirlo”
“Buona idea” annuì Lily, prendendo una pergamena e una penna, pronta a scrivere le ipotesi. “Suggerimenti?”
“Mhmm... Potrebbe voler sapere tutto quello che pensiamo.”
 “Oppure usare qualcosa che ci fa dire la verità.”
 “Qualcosa che ci fa fare ciò che vuole.”
 “O qualcosa che ci fa dimenticare.”
“Un pensatoio dove può mettere i nostri ricordi e vedere cosa abbiamo visto.”
“Con qualcosa di nostro, come un capello, ricostruire il nostro esatto percorso.”
“O può creare qualcosa che gli dice dove siamo in quel preciso momento.”
“Forse ha qualcosa che mette su di noi e gli permette di sapere cosa stiamo facendo.”
“O quello che tocchiamo.”
Non avevano molte altre idee, quindi decisero di analizzare quello che avevano la sera stessa, così da poter pensare al da farsi l’indomani.
Per tutto il giorno, Lily era così distratta che, quando il professore le fece una domanda a Incantesimi, fece scena muta nonostante – si rese conto troppo tardi – conoscesse la risposta esatta. Quando finalmente tornò nel dormitorio, però, si rese conto che c’erano già le loro coiquiline.
“Ehi,” le salutò Mary Macdonald col suo forte accento scozzese, alzando lo sguardo dalla partita a scacchi che stava vincendo contro Emmeline. La prima aveva ricci capelli biondi, con una punta di rosso, che corniciavano il viso pallido e risaltavano i grandi occhi marroni. Era la più bassa delle ragazze, mentre Emmeline era decisamente la più bella, in un modo evidente eppure completamente privo di sforzo. Aveva un volto abbronzato a forma di cuore, capelli scuri e setosi che le superavano di poco le spalle e occhi scuri con scaglie verdi. Il suo aspetto però non la aiutò ad evitare che il suo re cadesse pochi minuti dopo, per l’infinita soddisfazione di Mary.
“Lily, vuoi giocare?” chiese rivolgendole infine la sua completa attenzione, ma la rossa scosse la testa.
“Mi dispiace, ma oggi sono così stanca che ti darei vittoria facile.”
Mary fece spallucce, sorridendole dolcemente. “La prossima volta, allora. Come va, a proposito? Sono giorni che ci vediamo a malapena!”
“Lo so, mi dispiace, queste settimane sono un incubo...”
“Avete tanti compiti?” si informò Emmeline, che avendo deciso a tredici anni la propria carriera non aveva avuto difficoltà a scegliere le materie.
“Non hai idea! Non ne posso già più!”
“Mi dispiace” sorrise Emmeline. “Avete visto il giornale oggi?”
Quella mattina erano così distratte che si erano completamente dimenticate dell’esistenza di un mondo esterno; per cui scossero la testa con espressioni imbarazzate.
“Oh, non preoccuparvi, dovrei averlo da qualche parte...” Mary svuotò la propria borsa sul pavimento, rovistando tra i numerosi oggetti e trovando, finalmente, quello che cercava. La Gazzetta del Profeta, dicevano le lettere in grassetto, Giovedì 18 Marzo 1976. Anna prese il giornale e Lily si sedette accanto a lei sul pavimento, leggendo le notizie in prima pagina. Tutto sommato, non c’era nulla di sconvolgente – e il fatto che due attacchi certamente dovuti a Mangiamorte che avevano preso luogo il giorno precedente in tutto il Regno Unito non le sorprendesse più era un fatto alquanto demoralizzante. In tutto, gli attacchi con casualità che si pensava fossero per mano del Signore Oscuro, così veniva chiamato, erano una trentina. Il numero di persone che erano state torturate o che erano scomparse, invece, era decisamente più alto.
Pochi minuti dopo, Anna riconsegnò il giornale a Mary, e quest’ultima lo aggiunse alla pila che tenevano in angolo della stanza, senza che nessuna dicesse una parola.
“Quindi,” Emmeline si schiarì la voce, usando un tono forzatamente allegro. “Avevate detto di essere stanche? Perché noi dobbiamo andare in biblioteca a consegnare dei libri, per cui potete riposare un po’ in pace se volete.”
“Grazie mille,” sorrise leggermente Lily. “Allora ci vediamo più tardi.”
Una volta che fu rimasta sola con Anna, la rossa si lasciò cadere sul letto, convinta che nemmeno quella notte avrebbe chiuso occhio. C’era un motivo per cui si leggeva il giornale di mattina e non di sera, rifletté.
“Ho bisogno di pensare ad altro,” annunciò Anna. “Hai ancora il foglio di prima?”
Lily dunque annuì e si alzò a prenderlo, poi si sedette sul letto con il cuscino dietro la schiena.
“Un modo per sapere quello che pensiamo,” lesse, rendendosi subito colpo che non poteva essere quello. Anna parve essere sulla stessa onda di pensieri, perché scosse immediatamente la testa.
“No,” affermò, sedendosi anch’essa sul bordo del letto dell’amica. “Dovrebbero essere legilimens, ma non si può imparare una cosa del genere come auto-didatta.”
Lily non aveva nulla da ribattere, per cui tracciò una linea per cancellare la prima voce.
 “Qualcosa che ci fa fare esattamente quello che vogliono?”
“Mi piacerebbe pensare che non pratichino Magia Oscura nel loro tempo libero” commentò la castana.
“Lo spero” fu d’accordo Lily, tracciando un’altra linea. “Un metodo per farci confessare i nostri segreti?”
“Veritasserum”
“Beh, o quello o il loro infinito carisma”
“Quindi direi di no.”
“Già. Qualcosa che ci fa dimenticare.”
“Cosa ne dici?” chiese Anna.
“Beh, direi che è plausibile. Ma a cosa servirebbe?” Anna annuì, facendole segno di continuare nella lettura. “Un modo per vedere i nostri ricordi, in pratica un pensatoio. Potter e Black sono assurdamente ricchi, in effetti, ma non penso che i pensatoi siano permessi a scuola.”
“Se non lo sai tu!”
Lily sorrise leggermente e cancellò la voce. “Un modo per conoscere la nostra posizione.”
“Uhm, un po’ inquietante. Dici che è possibile?”
“Perché no? Ma non conosco nulla del genere.”
“Già. Prossimo?”
 “Qualcosa che mettono su di noi per rintracciarci o sapere cosa stiamo facendo”
“Mi piace”
Lily annuì. “Okay, direi basta. Cosa pensi?”
“Per quanto riguarda la memoria… Nel dubbio potremmo scriverci giù quello che stiamo per fare, e nascondere la pergamena da qualche parte di non impossibile da trovare, come sotto il letto. Così sapremo se ci hanno tolto la memoria”
“Buona idea!”
E così fu deciso. Pensarono inoltre che, anche se avessero saputo dove volevano andare, non avrebbero avuto modo di sapere perché, e nemmeno di chiederglielo senza ammettere di sapere qualcosa.
 
Il giorno dopo, a colazione, la mente di Lily era in subbuglio. “Non so a cosa pensare” annunciò.
“Non dirlo a me,” protestò Anna. “Sono dieci minuti che provo a pensare a qualcosa di innocuo e non mi viene in mente nulla ad eccezione del pranzo!”
Lily rimase un attimo in silenzio. “Io vorrei dell’arrosto”
“Mhmm, non mi dispiacerebbero dei funghi. Non so come facciano a non piacerti” aggiunse notando la smorfia dell’altra.
“Io non so come facciano a piacerti!”
“Sono buoni” si difese Anna.
“No, non lo sono.” Pausa. “E se scoprissimo che quello che è successo al tipo è qualcosa che non ci piace?”
Anna alzò le spalle. “Preferiresti rimanere nell’ignoranza?”
“C’è poco, forse nulla, che preferisco all’ignoranza”
“Ed ecco la tua risposta”
“Ed ecco la mia risposta” convenne.
 
La giornata trascorse velocemente e il cielo cominciò presto ad imbrunire.
Erano entrambe in biblioteca quando Lily lanciò una rapida occhiata all’orologio che suo padre le aveva regalato al suo scorso compleanno e si accorse che erano le otto passate. “Il coprifuoco è alle nove, vero?” all’ovvia domanda vide un sorrisetto comparire sul volto dell’amica.
“E io che credevo fossi tu il prefetto con memoria infallibile!”
Lily fece una smorfia. “Era una domanda retorica, genio. E la mia memoria non è propriamente infallibile!” Anna alzò gli occhi al cielo.
“Andiamo?” chiese quindi.
“Dopo di te.”
 
 
James Potter infilò il suo Mantello nella borsa, esitando un istante prima di chiudere la cerniera. Consegnare una delle sue proprietà più preziose alle prime arrivate non gli sembrava ancora un’idea splendida. Maledisse mentalmente le sue due compagne per avergli complicato la vita e si girò verso Peter. “Hai ancora tu la Mappa?” l’altro annuì, alzandosi per recuperarla da chissà dove.
“Sei sicuro che andrà tutto bene?” chiese mentre gliela consegnava.
No, affatto. “Certo, ho tutto calcolato”
“Ma se decidessero di dire in giro del Mantello?” insistette l’altro.
“Non lo faranno. Ma anche se fosse, chi le crederebbe? Girano voci di tutti i tipi su di noi”
“Okay, okay, hai tutto calcolato, andrà tutto bene... Padfoot, tu che dici?”
“La storia non mi convince,” affermò l’interessato. “Non avremmo dovuto assecondarle.”
“Sirius!” si lamentò James. “Dovresti essere dalla mia parte!”
“E perché mai?”
“Viene col contratto di amicizia, no?”
Sirius fece un sorrisetto, quasi non visibile da dove James si trovava. “Si vede che sei figlio unico, Prongs.”
James sbuffò, rivolgendosi all’ultima possibilità. “Moony! Tu sei d’accordo con me, non è vero?”
“Con nessuno in realtà,” rispose quello, affacciandosi dal bagno. “Non riesco proprio ad immaginare che Lily possa fare qualcosa di sbagliato.”
“Ma,” fece notare Sirius “Se avesse davvero tutta questa integrità morale non ci troveremmo in questa situazione, no?”
“È proprio quello il problema,” sospirò Remus “C’è qualcosa che non quadra in questa storia.”
“Precisamente il motivo per cui le osserveremo con la Mappa, no?” concluse James, trionfante.
“Va bene, va bene” acconsentì Sirius “Siamo in ritardo?”
“A malapena” gli rispose Peter.
“Allora potrete aspettarmi mentre mi cambio!”
“Non metterci troppo però”
“Ovvio.”
Nonostante avessero preso un ottimo passaggio segreto per giungere all’appuntamento, erano in palese ritardo quando aprirono la porta. Le ragazze erano sedute opposte ad un tavolino che giocavano a carte – e non diedero segno di averli sentiti arrivare. I ragazzi aspettarono qualche istante, ma non ottenendo risposta Sirius decise di schiarirsi la voce in modo per niente subdolo e le due sussultarono, voltandosi verso di loro.
“Buonasera anche a voi, è un piacere avervi qui!” esclamò allegramente Prescott, facendo sospirare Evans, che appoggiò le sue carte, coperte, sul banco.
“Scusate, eravamo concentrate.”
“A cosa state giocando?” chiese gentilmente Remus.
“Un adattamento di, cos’era? Oh, Macchiavelli con le carte magiche.”
“Un adattamento di chi?” James doveva avere un’espressione sconcertata, perché Evans soffocò una risata, mostrando una fossetta sulla guancia sinistra.
“È esattamente come ha reagito Anne la prima volta,” ricordò con il suo strano accento musicale. “È un gioco di carte babbano,” spiegò.
“Okay... Ad ogni modo, abbiamo portato il Mantello; ma se volete continuare il vostro gioco possiamo anche tornare in un momento più opportuno” il suo sarcasmo non parve colpire molto le ragazze, però.
“Naah, stavo vincendo comunque” affermò Prescott facendo scomparire il mazzo di carte dal banco. A ciò, Evans alzò le sopracciglia in un’espressione scettica. Era una cosa che facevano spesso, aveva notato James, quella di concentrarsi improvvisamente l’una sull’altra e chiacchierare come fossero sole. Era quasi come osservarle dall’altra parte di un vetro, ed era alquanto irritante.
“Ma non mi dire,” replicò Evans.
“Beh, non puoi affermare il contrario,” fece notare maliziosamente Prescott.
“Ma tu non puoi dimostrarlo.”
“Siamo in due.”
“Touché,” di nuovo, quella fossetta sul volto della rossa. Era davvero un’abitudine irritante, concluse. “Quindi!” Evans si voltò di nuovo verso i ragazzi, senza perdere il sorriso. “Abbiamo due ore, non facciamo passi falsi, eccetera eccetera. Voi rimarrete qui?”
“Vi aspetteremo in quest’aula, così saprete come trovarci,” confermò Wormtail. “Se riuscite a venire beccate, però, non metteteci in mezzo”
Seguirono altre generalità varie e finalmente le due Grifondoro uscirono dall’aula, dirette verso qualunque fosse la loro meta. Con un mezzo sorriso James si infilò la mano in tasca, estraendone un candido pezzo di pergamena. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” sussurrò.
 
 
“Abbiamo un Mantello dell’Invisibilità!” esclamò Anna, incontrando lo sguardo divertito dell’amica. “Ti rendi conto?”
“Non è propriamente nostro, sai.”
“Sciocchezze! Lo stiamo usando!”
“A dir la verità, lo stai solo tenendo in mano e ammirando come fosse fatto d’oro, ma usarlo non sarebbe una cattiva idea”
“Guastafeste” mormorò Anna coprendo entrambe, ma Lily non fece altro che ridacchiare della sua espressione imbronciata. Camminarono per qualche minuto in silenzio, perse ognuna nei propri pensieri. “Sei pronta?”
“Per quanto potrò mai esserlo” rispose Lily, voltando un altro angolo degli infiniti corridoi del castello.
Sapevano già dove dovevano andare, la stanza dove erano contenuti i file di tutti gli alunni non era molto conosciuta, ma era stata sufficiente una breve ricerca perché trovassero quello che cercavano. Un alohomora fu inutile, ma le due fecero scomparire del tutto la porta – ah, le gioie della magia – ed entrarono senza problemi.
La stanza era più grande di quello che avevano immaginato, ed era piena di piccole fiamme rotonde che galleggiavano nell’aria. Avvicinandosi, realizzarono che ogni fiamma rappresentava un alunno.
“Cosa dovremmo fare?” si chiese Lily, ma Anna era persa quanto lei.
“Toccarle? Chiamare il nome? Non so.”
Lily fece spallucce e mise la mano sopra la fiamma. Non scottava, per fortuna – anzi, dava la sensazione di un soffio d’aria fresca. Continuò finché la sua mano non si chiuse interamente attorno alla fiamma, e quando la riaprì teneva in mano una pergamena con tutte le informazioni di un alunno. Chiuse di nuovo il pugno, e quando lo riaprì c’era di nuovo la fiamma.
Le ragazze si guardarono, determinate, e iniziarono la loro ricerca. Non ci misero molto a capire che le fiamme erano in ordine alfabetico, ma anche per casa e per anno, quindi ci misero molto a trovare ciò che cercavano.
“Lils, vieni!” chiamò Anna alla fine, tenendo in mano l’archivio di Daniel Jones, Tassorosso, quarto anno.
 “Ha lasciato Babbanologia, tenendo Divinizzazione – scelta curiosa.” iniziò a leggere Lily. “Ha partecipato alle prove per entrare nella squadra di Quidditch al suo terzo anno, ma non è stato accettato… Ha nove punizioni, entrambi i genitori ancora in vita, entrambi babbani, un fratel- Oh.” Lily si bloccò di colpo, spalancando gli occhi. Anna si voltò verso di lei.
“Lily...” mormorò, ma la rossa non rispose
Entrambi i genitori babbani.
Il ragazzo non si è ancora svegliato.
Assolutamente senza precedenti!
Non può essere un incidente.
Ma chi avrebbe voluto fare del male ad uno studente?
Entrambi i genitori babbani.  
Lily si sentì sprofondare. Non poteva essere vero. Non lì.
Mentre le due amiche tornavano indietro, un pensiero si fece strada nella mente di Lily. C’era poco, forse nulla, che preferiva all’ignoranza.
 
 
Era forse l’ora più noiosa che avevano mai passato, e a quella si aggiungeva una mezzora talmente atroce. Proprio mentre James iniziava seriamente a pensare di andarsene, la porta si spalancò sul corridoio deserto e si richiuse da sola.
Quello che i Malandrini videro quando le figure delle loro due compagne comparvero dal nulla, però, non era quello che si aspettavano. Erano pallide, e serie – Lily si lasciò cadere su una sedia e Anna era corrucciata, come se stesse cercando di capire a fondo qualcosa.
“Ragazze?” chiese Wormtail con indecisione.
Lily Evans si girò verso di lui. I suoi occhi urlavano, ma la sua voce era un sussurro.
“Stiamo per morire.”
   
 
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