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Autore: Artnifa    19/07/2017    2 recensioni
La prima volta che la incontrai avevo dieci anni, ero sul marciapiede fermo sulla mia bmx, quando la guardai pensai che quella era sicuramente la bambina più brutta che avessi mai visto.
-STORIA SOSPESA-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO

2025

 

“Papà ma avevi già capito di amare la mamma?” Bevo un sorso di vino rosso dal bicchiere di cristallo che tengo sospeso tra l’indice e il medio, mi chiedo da quando il mio palato è diventato così sofisticato. È tutta scena, in realtà non me ne frega niente del vino e di queste strozzate da aristocratici, gioco solo a fare il ricco.
Sono seduto su una comoda poltrona nella camera dei miei due figli, precisamente il terzo e il quarto, quelli avuti da Janis.
Lascio trascorrere qualche secondo per farli mangiare di curiosità, da quel che dicono sono bravo a raccontare le storie, e questa più di tutte sembra interessagli.
“No, direi di no” li guardo sdraiati nei loro letti corti, i loro visi sono pieni di voglia mista a uno strano bisogno di conoscere, di scoprire com’era la loro mamma quando era piccola, di immaginarla nelle vesti di una bambina, di una ragazzina e di un’adulta.
Purtroppo la verità è che non era speciale, non era perfetta ma era normale, insignificante agli occhi di tutti. Incasinata come pochi, uno spirito libero incatenato in una vita che non meritava.
Una tossica, una poveraccia, ecco com’era la loro mamma da giovane e chissà cosa pensavano i miei bambini.
Charlie è sdraiato a pancia in giù, il pigiama lungo non gli fa sentir freddo fuori dalle coperte, i piedi sul cuscino si muovono in modo scordinato, le mani sotto il mento a reggere la testa che con quei ricci castani sembra enorme.
Lo guardo mentre parlo e penso che assomigli a me, dovrei tagliargli un po’ i capelli che gli cadono fastidiosamente sugli occhi grandi e scuri.
Ha dieci anni e lui sua madre non se la ricorda, aveva pochi mesi quando ci ha lasciati.
Poi c’è Molly, chiamata così in onore della sorella minore di Janis, morta giovanissima in un incidente stradale, era solita guidare ubriaca.
Lei è pallida, i capelli neri tagliati a caschetto, lisci come la seta.
Le somiglia, ma è molto più bella anche se non se ne accorge.
“E poi?” Mi chiese Charlie incitandomi a continuare il racconto, così faccio oscillare teatralmente il bicchiere e di conseguenza il vino al suo interno, creando una strana aria misteriosa nella stanza.
“E poi?” Ripeto “Poi niente, non la rividi per anni, come ho già detto era sparita nel nulla”.


Avevo circa vent’anni, un pessimo carattere e una band emergente.
Un pomeriggio ci trovammo tutti a casa di Izzy per comporre nuove canzoni, senza troppa ambizione. Non avevamo uno straccio di soldi, così bevevamo birra scadente e fumavamo pessime sigarette da puttana, quelle lunghe e strette senza filtro.
Non ci volle molto prima che la vescica mi costringesse ad alzarmi di malavoglia per raggiugnere il bagno, bere birra è terribilmente fastidioso da questo punto di vista.
Aprì la porta senza pensarci e sobbalzai quando vidi una ragazza al suo interno che puliva il lavandino canticchiando. Izzy era tutto tranne che ricco, e mi chiesi perché diavolo avesse assunta una donna delle pulizie.
“Scusami” dissi frettolosamente, ma in quell’instante capii.
Era lei, era Janis, non ci potevo credere, non era possibile. Non ne ero completamente certo, era cambiata. Era alta, aveva delle lunghe gambe sottili, la vita troppo stretta e dei capelli neri che sembravano cotonati, ma capii essere solo incredibilmente crespi.
La somiglianza era decisamente troppa, non ebbi dubbi nel momento in cui mi sorrise e una bocca larga rivelò due evidenti rughe d’espressione ai lati.
“Janis?” Chiesi aggrottando le sopracciglia, lei mi aveva già riconosciuto.
“Saul” rispose felice, e altrettanto sorpresa.
Non seppi cosa fare, di abbracciarla non se ne parlava, non avevamo mai avuto tutta questa confidenza ed erano passati anni dall’ultima volta che l’avevo vista. Abbassò lo sguardo, come se si vergognasse e mi tornò alla mente come se n’era andata.
“Scusa, ti lascio solo” disse superandomi e chiudendosi la porta alle spalle, rimasi paralizzato immerso nei miei pensieri. Poi mi avvicinai al water e mentre indirizzavo il getto nel buco mi chiedevo se avessi appena sognato o se fosse tutto vero.
“Izzy, da quando hai una ragazza delle pulizie?” Chiedi di ritorno.
“Ah, l’hai vista. Eh l’ho trovata”
“Che vuol dire l’ho trovata?” Ero sempre più confuso.
“Ma non lo so, facevo la spesa e l’ho vista chiedere elemosina,  così ho pensato di portarla a casa e darle un piccolo lavoro, visto che qui è tutto un cesso, sai anche te che non so sistemare” fece una pausa “Perché? Che ti importa?” Alzai le spalle
“No, niente” risposi chiudendo la questione, non avevo voglia di raccontare tutto agli altri in quel momento.
Aspettavamo le nostre ragazze cazzeggiando; come previsto non eravamo riusciti a scrivere nulla di nuovo. Tutti sembravano avere qualcosa di più importante a cui pensare, me compreso. Dopo un paio d’ore trovai una scusa per allontanarmi dalla stanza per parlare con Janis.
Chiusi la porta alle mie spalle e la trovai indaffarata in cucina.
“Ehi” dissi affondando le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
“Ehi” ricambiò mentre asciugava un bicchiere con uno straccio.
“Come..come stai?”
“Sto bene, Izzy mi sta aiutando tanto” rispose con un sorriso e un piccolo accenno di gelosia mi attraversò la mente, aveva trovato un’altra casa, un’altra famiglia. La preferiva alla mia?
“Da quanto sei qui?”
“Una settimana, poco più” mise il bicchiere asciutto al suo posto poi si appoggiò con un fianco sulla cucina dedicandomi tutta la sua attenzione.
“Mi dispiace per come me ne sono andata” lo disse guardandomi negli occhi, sicura e spavalda.
“Hai spezzato il cuore a mia madre” risposi sulla difensiva, il modo in cui mi porse le sue scuse mi fece pensare che non era realmente dispiaciuta.
“Perché non l’hai salutata?” Continuai
“Non ho avuto scelta” non aggiunsi altro, la rabbia di un tempo stava ricrescendo dentro di me e non volevo litigare con lei ora che l’avevo ritrovata.
“Ti va di andarla a trovare? Le farebbe piacere, ne sono sicuro” sorrise allegramente e notai che non aveva buchi al posto dei denti.
“Non so se è il caso”
“Lo è” confermai sperando mi ascoltasse, ero sicuro che Ola si stesse ancora chiedendo dove fosse finita la sua amata assistente.
“Ok” rialzò lo sguardo e in quell’istante, senza alcun motivo particolare, sentii di averle perdonato gli anni di silenzio.
“Tu come stai?” Mi chiese riprendendo ad asciugare le posate
“Io me la cavo” qualcuno suonò il campanello.
“Scusami” disse superandomi per raggiungere la porta d’ingresso.
Quando la aprì vidi la mia ragazza davanti ad altre tre, le fidanzate di Izzy, Duff e Axl si fecero spazio dentro casa salutando distrattamente Janis che si scostò per farle entrare.
“Slash” Emily si avvicinò portando le braccia intorno al mio collo e dandomi un lungo bacio.
“Ciao” le dissi a pochi censimenti tra lei, ero felice di vederla.
“Cosa fai qui con lei?” Chiese facendo un gesto con il capo per indicarla, Janis abbassò lo sguardo.
“È una vecchia amica” risposi mente lei alzò il viso per guardarmi accennando un largo sorriso storto di ringraziamento.
Emily notò il nostro sguardo d’intesa e si insospettì ma quando la osservò più attentamente capì di non doversi preoccupare. Si sentiva molto più bella di lei, e lo era davvero.
“Ti aspetto di sopra con gli altri” annuii mentre si allontanò su per le scale.
“È la tua ragazza?” Chiese conoscendo già la risposta, confermai la sua ipotesi
“State insieme da molto?”
“Qualche mese. Tu ce l’hai il ragazzo?” Non so perché glielo chiesi, forse per cortesia. Lei rise come se avessi appena detto qualcosa di assurdo.
“Certo che no”  mi morsi il labbro inferiore, capii che si credeva il brutto anatroccolo, non abbastanza bella per poter piacere a qualcuno.
“Ah” risposi con aria sorpresa, lei si stupì
“Ti sembra strano?”
“Si, molto”
“Mi prendi in giro?” Chiese con tono leggermente alterato
“No, affatto” cercai di avere un aria tremendamente seria. Mi studiò per qualche secondo poi alzò per un istante entrambe le sopracciglia, come se avesse accettato la cosa.
“No, mai avuto” concluse passando lo straccio sopra il piano della cucina.
Mi accorsi di essere inspiegabilmente felice di vederla, e d’un tratto mi parve molto più interessante stare in cucina a parlare con lei rispetto che raggiungere tutti i miei amici di sopra, in compagnia di alcool e droghe. Ma ero via da troppo tempo, Emily si sarebbe indispettita.
“Io torno di sopra, vuoi venire?”
“Oh no, non credo sia il caso” rispose dandomi la schiena.
“Perché no? Da quando sei diventata timida?”
“Non sono timida” rispose girandosi di colpo con sguardo severo “È solo che ho amici diversi”
“Mi offendi” risposi scherzando
“No, voglio dire, di solito esco con persone più grandi”
“Cioè? Guarda che sono più grandi, io sono il più giovane e ho comunque qualche anno in più di te”
“Si ma, i miei amici hanno una media di cinquant’anni” aggrottai le sopracciglia
“Che strani amici che hai”
“Di solito i ragazzi giovani ce l’hanno una casa” rispose fissandosi i piedi. Maledii me stesso per non aver capito e aver insisto tanto.
“Beh, è ora di farsene di nuovi. Ora una tetto sopra la testa ce l’hai, no?”
Era dubbiosa, ma qualcosa dentro di me mi disse che la stavo convincendo.
“Dai, ti piaceranno” dissi facendole segno con la testa di seguirmi.
Si morse l’interno della guancia e la sentii sussurrare -al diavolo- e piccoli passi leggeri salirono le scale dietro di me.


 

 

 

 

Ciao, spero che questa storia vi stia piacendo! Fatemi sapere cosa ne pensate, sono super curiosa di conoscere i vostri pareri.
Finalmente scopriamo il presente, 2025 anno in cui Slash parla ai suoi figli spiegando loro la storia della madre scomparsa 10 anni prima.
Al prossimo capitolo!

  
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