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Autore: Tabheta    19/07/2017    1 recensioni
|Sheriarty|
"Nel corso di quella settimana gli avvenimenti bizzarri si erano susseguiti a rotta di collo, ed aveva un'esperienza investigativa fin troppo lunga per relegarli a semplici coincidenze. Una volta era una coincidenza, quattordici pacchetti ognuno di essi contenente un diverso aggeggio adibito alla soddisfazione sessuale – si sarebbe rifiutato fino alla morte di chiamarli col loro nome effettivo, erano una sfida al suo buon senso."
Genere: Commedia, Demenziale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jim Moriarty, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock non era un tipo calcolatore. Viveva per analizzare ogni singolo dettaglio di qualsiasi situazione e per stilare da essi una brillante deduzione, ma la meccanica di orientare le sue azioni sulla base di un vantaggio, proprio o altrui che fosse, gli era piuttosto estranea. Si muoveva con astuzia, eppure era implicitamente ingenuo – così lo avrebbe definito John.

Questa velata ingenuità non era mai stata d'intralcio alla sua vita investigativa, al contrario, gli aveva permesso di evitare di essere scalfito da qualsiasi agente esterno che lo distraesse dal lavoro. D'altro canto, dal punto di vista personale, non era mai stato interessato a stringere un qualsiasi altro legame che andasse oltre l'imprescindibile unione familiare, ed aveva tentato di liberarsi con scarsi risultati anche di quest'ultima. Non aveva mai avuto bisogno di quell'empatia nei rapporti umani che gli permettesse di comprendere gli atteggiamenti dell'altra parte – che Sherlock aveva sempre classificato come banali, estremamente prevedibili ed in quanto tali noiosi.

Una volta che il suo palazzo mentale classificava qualcosa sotto quella voce difficilmente incorreva nella possibilità di essere rivalutata diversamente. Il suo cervello lavorava nell'archiviazione giudicando in modo zelante tutto ciò che gli capitava attorno come noioso, ed in genere ad essere giudicati interessanti erano unicamente casi e malefatte criminali. Per quanto riguardava i soggetti, o meglio gli altri esponenti della specie umana con cui entrava in contatto, c'era ben poco da fare, la banalità era palese in ogni loro atteggiamento.

Nel corso della sua vita il suo cervello aveva fatto poche eccezioni, ed una di queste era Jim Moriarty. Non che non avesse inizialmente sottovalutato anche lui, classificandolo secondo i parametri abituali, ma gli era bastato uno stralcio di conversazione per capire che una mente come la sua rompeva qualsiasi schema avesse mai incontrato fino a quel momento. Da queste premesse era nata un' anomalia, anzi l'anomalia, che senza precedenti lo aveva scaraventato in un baratro da cui era a stento riuscito a riemergere.

“Come sopravvivere a James Moriarty ed avere abbastanza fortuna da riuscire a raccontarlo”, era sicuro che un libro del genere avrebbe venduto milioni di copie, considerato quanto i cittadini di Londra fossero interessati maggiormente ai risvolti succosi di ogni evento mediatico, piuttosto che al suo reale sviluppo. Anche se “Cosa si cela dietro al buffo cappello? Sherlock Holmes si racconta”, avrebbe senza dubbio colpito maggiormente i cuori delle casalinghe londinesi.

Così, senza alcun preavviso o presupposto, il cosmo gli aveva mandato una controparte, sputata fuori da chissà quale girone infernale – anche se l'Inferno è solo una ipotetica supposizione creata dalla mente umana per condannare atti che la coscienza comune ritiene soggettivamente sbagliati, unicamente per testare la sua incapacità nel leggere sottintesi. Perché un pacco inviato al Signor Holmes-esplicitamente-Sherlock – aveva controllato nuovamente il mittente per accertarsi non si trattasse di Mycroft, contente manette e frustino, era un maledettissimo sottinteso.

“Catch me if you can, Honey”, bruciò il biglietto allegato sul fornello della cucina prima che anima viva potesse anche solo pensare di leggerlo e deridere la sua frigidità. Rosso paonazzo – di rabbia precisò tra sé e sé, si precipitò ad intercettare il corriere in una volata di vestaglia. Il ragazzo in
motorino era già sparito fra le macchine in doppia fila posteggiate lungo Baker Street.



*



Nel corso di quella settimana gli avvenimenti bizzarri si erano susseguiti a rotta di collo, ed aveva un'esperienza investigativa fin troppo lunga per relegarli a semplici coincidenze. Una volta era una coincidenza, quattordici pacchetti ognuno di essi contenente un diverso aggeggio adibito alla soddisfazione sessuale – si sarebbe rifiutato fino alla morte di chiamarli col loro nome effettivo, erano una sfida al suo buon senso. Non che non trovasse interessanti i divertenti rompicapi che Jim gli faceva trovare sul fondo di ogni scatola, ma cominciava a trovarli tediosi tanto quanto Mrs. Hudson e le sue stupide raccolte di coupon. Insomma, come poteva lui ragionare di fruste e manette con una donna che, superata da un pezzo la mezz'età, si affollava da una parte all'altra della stanza alla disperata ricerca del giornale di ieri?

“Oh cielo, non si ricorda proprio dove l'ha messo, Sherlock?”

“Un'idea ce l'avrei.” Grugnì in tono seccato.

“Non c'è bisogno di essere sboccato!”

Era ridicolo. Come poteva lavorare in quelle condizioni senza ricominciare – di nuovo, a fumare? Tra l'altro ieri aveva trovato la sua scorta segreta di pacchetti di sigarette misteriosamente svuotata, probabilmente l'ennesimo colpo di Moriarty per spingerlo lentamente alla pazzia, o al suicidio post-traumatico da stress, i sociopatici ne sono le principali vittime. Quale modo migliore per liberarsi di qualcuno senza nemmeno sporcarsi le mani.

“Non sia ridicolo, sa bene che quel cassetto è stato svuotato personalmente da me e John!”

“Stia zitta, mi impedisce la concentrazione.”

Sarebbe arrivato a scoprire le intenzioni di Jim Moriarty anche senza la vocina di quell'insopportabile grillo parlante che si introduceva indebitamente nel suo palazzo mentale.

“Eccolo qui! Ma lo ha tutto pasticciato!”

“Non dica scemen– ...”

La scritta, a pennarello nero, punta spessa, ma leggermente consumata – dedusse dalla discontinuità del tratto, lo riportò con i piedi per terra. Una mente criminale era più semplice da leggere di quanto si potesse pensare, bastava saper interpretare la persona dietro la quale essa si celava.

“Ma che c'è scritto?”

“Non legga, per pietà!”

Avrebbe preferito ospitare a casa un pranzo familiare al completo piuttosto che lasciar leggere a Mrs. Hudson una poesia dal dubbio gusto sulla
componente attrattiva dei suoi genitali.



*



“Sarai soddisfatto spero.”

“Mh, non ancora, il mio obbiettivo era vedere arrossire il celebre Sherlock Holmes, ma a quanto pare piazzare una cimice in quella topaia che chiami casa è più difficile di quanto pensassi, mio malgrado.” Il sorrisetto che gli regalò gli fece venire ancora di più voglia di prenderlo a pugni, perché sapeva bene che se avesse voluto Jim avrebbe potuto riempire l'intera Baker Street di telecamere senza nemmeno sporcarsi le mani, e ciò voleva dire che in quel momento non stava affatto giocando sul serio.

“Ho dovuto trasportare una donna svenuta giù per le scale, hai idea di quanto contatto fisico e sforzo psicologico mi sia costato?”
“Immagino, povero piccolo Sherley, boo boo booo!” continuò Moriarty facendogli il verso.

Sherlock era notoriamente un uomo poco paziente. Il fatto che avesse un' alta considerazione di se stesso gli impediva di essere comprensivo con il prossimo. Se lui era pressappoco un essere umano esemplare non c'era nulla che giustificasse gli altri esponenti della sua stessa razza nel comportarsi in modo esecrabile.

“Se hai soddisfatto la tua urgenza di vedermi io me ne andrei, arrivare all'altro capo di Londra sul retro di un furgoncino non è esattamente la più comoda delle sistemazioni .”

Dubitava che il dottor Watson avrebbe approvato la sua scampagnata nei sobborghi londinesi, specie se la mappa che aveva trovato nell'ultimo pacco mandato da Moriarty – brillantemente codificata doveva ammetterlo, lo avrebbe catapultato direttamente nel nuovo nascondiglio di uno dei più pericolosi criminali al mondo. Si sarebbe decisamente rifiutato di accompagnarlo, anzi lo avrebbe fatto, ma poi avrebbe dovuto sopportare le paturnie di John per tutto il viaggio e non c'era nulla di più tedioso che viaggiare seduto affianco ad uno scocciatore. Uno dei motivi principali per cui odiava i trasporti pubblici. L'autostop gli era sembrata l'unica opzione contemplata.

“Non ti sono piaciuti i miei regali?”

“Divertenti per ammazzare il tempo e Mrs. Hudson.”

“Sapevo avresti apprezzato.” Disse con sorriso sornione. Probabilmente anche quello doveva essere una farsa, sospettava ci fosse un piano criminale ben più esteso dietro a quella manciata di strani indizi che gli aveva propinato in modo fintamente disordinato. Non era il suo stile, Moriarty aveva il suo modus operandi, svilito fino all'eccesso da fronzoli e macchinerie barocche.

“Tutto questo per.. ?”
“Oh il grande Sherlock non è arrivato ad una conclusione?”

Per carità, il suo cervello dipingeva più di venti scenari differenti, ma nessuno di quelli gli sembrava appropriato da esporre in una conversazione tra gentiluomini.

“Intorpidire le acque è la tua specialità.”
“Non è l'unica.” Esalò Moriarty in tono fintamente lascivo – o almeno sperò fosse fintamente, avvicinandosi felino. Sherlock fece un passo indietro, allontanandosi dallo sguardo di Jim per far finta di esaminare l'interno della casa. Chiunque avesse costruito quel nascondiglio doveva essere estremamente incompetente vista l'assenza di finestre o qualsiasi via di fuga, oppure incredibilmente furbo.

“Chi è l'architetto della tua nuova casetta?” Cercò di cambiare discorso con una palese virata.

“Me stesso.”

Corretto. Per quanto si sforzasse di distogliere l'attenzione da Moriarty, qualsiasi dettaglio di quell'angusto rifugio continuava a sbatterlo dritto contro l'instabile personalità della sua nemesi. Tutto gli diceva qualcosa, dalla posizione in cui era stata sistemata la TV alla più infima briciola sul tappeto. A Jim doveva proprio piacere il cibo spazzatura.

“Se hai finito di ammirare la mia reggia possiamo parlare di affari.” Continuò Moriarty, mordendosi impercettibilmente il labbro inferiore, movimento che Jim si curò che lui notasse ed arguisse che non fosse casuale. Sherlock avrebbe voluto mantenere una certa integrità, se solo non fosse stato così facilmente prevedibile sul fronte delle reazioni fisiologiche. Essendo inevitabilmente umano, finì per deglutire in modo piuttosto rumoroso. Almeno non era arrossito.

“Ti devono essere proprio piaciuti i miei giochini.”

Ora era arrossito, probabilmente per la canicola che aleggiava in quella stanza.

“Sono venuto a rescindere la sequela di idiozie che mi hai inviato, prima che l'opinione pubblica pensi che io sia una qualche sorta di pervertito. Cosa vuoi?”
“Allora è vero quel che si dice su Sherlock Holmes.” Jim fece una risata bieca.

“Dovresti proprio scopare di più.” Proseguì quasi dispiaciuto.

“Il mio era un esperimento per conoscerti meglio Sherley, cosa ti piace...”

Quel teatrino era durato anche troppo. Non c'era nessuno che sapesse indossare una maschera meglio di Jim Moriarty, ma non gli avrebbe lasciato prendersi gioco di lui così facilmente. Scoprire le sue carte non era una coincidenza, stava giocando per farlo abboccare alle sue squallide manipolazioni. La sua personalità era fin troppo instabile, tendenziosa, illeggibile. C'era davvero qualcosa che non era in grado di anticipare in lui e anziché trovarlo pericoloso lo stava facendo eccitare. Odiava il richiamo della carne, lo faceva sentire vulnerabile e schifosamente mortale. Quel brivido lungo la spina dorsale non era altro che un input rilasciato dal cervello, così razionalizzabile, eppure così incontenibile.

“Basta.”

“Abbiamo appena cominciato.”

Gli fu sufficiente uno sguardo per invalidare tutta quella messa in scena da film di serie b, perché ironicamente si capivano meglio quando stavano in silenzio e lasciavano conversare le loro menti. Gli stava dando il voltastomaco, come quei dolci troppo lusinghieri alla vista, ma privi di sapore che trovava al bar vicino casa.

“Se volevi attirare la mia attenzione ci sei riuscito.”

“Oh-oh, sembra proprio che io sia stato scoperto. Adesso puoi anche andartene.” Concluse Jim sarcastico, indicandogli la porta con la testa.

“Abbiamo appena cominciato.”

 

*

 

Sherlock non era tipo da tirarsi indietro. Era testardo come un mulo e per quanto potesse essere pericolosa la sua strada lui la perseguiva ugualmente, purché fosse interessante –gli ripeteva una voce nel suo palazzo mentale. I suoi genitori dovevano aver avuto davvero un gran cuore a non chiuderlo in collegio imboccata l'adolescenza.

Le provocazioni non gli facevano effetto, ma Jim Moriarty sì. Essendo Jim Moriarty una provocazione vivente quello poteva rivelarsi il più grande ossimoro della sua vita. Non per questo il suo cervello gli impedì di finire a letto con lui, o di sbatterlo con un pugno lungo disteso sul tappeto della sala della sua stessa casa. Un rivolo di sangue colò giù per il mento emaciato della sua nemesi che, più che mai soddisfatta dalla sua reazione, gli regalò un morso in prossimità della mascella. Ululando di dolore, Sherlock gli assestò un altro pugno alla bocca dello stomaco. Non stavano lottando, in una lotta Sherlock calcolava ogni minimo movimento o mossa dell'avversario, quello scambio di colpi era talmente istintuale da perdere qualsiasi connotazione logica ai suoi occhi. Niente più che una baruffa tra animali.

Non sopportava Jim Moriarty tanto quanto lui adorava pasticciare con la personalità altrui. Ci intingeva le mani come un bambino con le tempere e lo portava verso l'autodistruzione, ricordandogli per l'ennesima volta quanto fosse umano.

Il suo cervello rilasciava adrenalina, i muscoli si tendevano fino allo stremo facendogli formicolare gli arti, era vivo. Lo era mentre sbatteva la testa di Moriarty contro il muro, lo era mentre gli stringeva il collo fino a farlo soffocare, lo era mentre gli mordeva con violenza il labbro inferiore cominciando una lotta infernale tra le loro lingue. Tutto quello era disgustoso, gli esseri umani erano disgustosi. Eppure così schifosamente interessanti. La psiche umana aveva dell'incredibile, perché desiderare qualcosa di potenzialmente nocivo a se stessa? Non se lo chiese, stava mordendo e leccando il collo di colui che aveva tentato di ucciderlo più di una volta.

Moriarty emise un gemito roco. Sherlock non osava nemmeno immaginare quanto trovasse appagante quella situazione, tutto andava secondo i piani della sua mente malata. Finché non glieli avrebbe guastati – si disse, in quello la famiglia Holmes poteva dirsi esperta.

Era piuttosto interessato a scoprire quanto avrebbe potuto sfruttare quella situazione, perché si poteva dire di tutto, che fosse frigido e non parlasse volentieri del sesso, ma non che non sapesse cogliere un'opportunità al volo quando la vedeva. Avrebbe dovuto sopportare quell'occupazione riprovevole ancora per poco, giusto il tempo di chiarificare quanto effettivamente avrebbe potuto spingersi in là senza scottarsi. Il domatore che torna a casa col braccio mozzato. Più vicino. Ancora un centimetro.

“Guarda che hai mancato il bersaglio, se vuoi farmi male colpisci qui...” Aggiunse Moriarty, posandogli l'indice su una tempia.

E Sherlock vacillò, se esisteva una qualsiasi divinità – e lui non ci avrebbe scommesso, facesse in modo che quella scossa alla base dello stomaco non fossero farfalle.



***


...Angolino...
Un piccolo esperimento in un fandom nuovo: trovavo interessanti le dinamiche tra Sherlock e Moriarty e questo è quello che ne è venuto fuori. Non so se sono riuscita a rendere bene il carattere dei personaggi (è pur sempre una storiellina demenziale *cough-cough* tentativi di giustificazione a  casaccio), ma spero di ricevere qualche consiglio o giudizio per potermi migliorare o anche solo per sapere se la storia vi è piaciuta! <3

 

  
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