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Autore: DolceCantoDellaNotte    20/07/2017    2 recensioni
A DAUGHTER WITH HER FATHER UNDER THE NIGHT SKY...
Genere: Drammatico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Saaaalve a tutte,
perdonatemi se sono nuovamente sparita e sono ricomparsa ora dal nulla.
Tra università, lavoro e ripetizioni be’….ho avuto zero tempo libero.
Ed ora, anche se dovrei rimettermi sotto con lo studio, l’ispirazione è ritornata (finalmente) quindi, ho ripreso in mano le Long, ho ripreso a scrivere OS…insomma mi sono rimessa in moto!! :D
Spero di poter ritornare presto a pubblicare i capitoli della long ‘HOUND’ oltre che nuove OS e, un piccolo e modesto tentativo di storia con Mpreg al suo interno….
Bene, ora vi lascio alla OS e…spero di essere ancora più presente d’ora in avanti!
Un abbraccio ed un ringraziamento a chi spenderà del tempo a leggere questa cosuccia e, perché no, lasciando un commento o una critica!
Besos
 
 
STARS

"Some day when galaxies collide
We'll be lost on different skies
I will send my rocket ship to find you
Because I know you're lost when you run away
Into the same black holes and black mistakes
Taking all my will just
to run alone
Until I bring you home"

                              Starset - Die for you







"Papà, cosa sono quei puntini luminosi nel cielo?" Chiese la piccola puntando il dito verso il cielo notturno.
"Sono stelle Faith, stelle e pianeti....alcuni di essi addirittura intere galassie!" Rispose il padre, guardando la figlia.
"Oh....ma quindi cosa sono? Cosa sono le stelle?" Chiese ancora la bimba.
Una risata genuina nacque dalle labbra del genitore.
Per avere quattro anni, Faith era davvero curiosa...esattamente come il padre!
"Le stelle sono corpi celesti che hanno luce propria, alcune sono distanti anni luce...altre sono un po' più vicine...ma, ognuna di esse ha un nome, una storia..."
"Come ogni bambino e bambina che ci sono al asilo? O come ogni persona che vive qui?" Chiese la piccina speranzosa di aver detto qualcosa di giusto, voltandosi per un attimo a scrutare la faccia del padre.
"Esattamente, anzi....ti dirò di più!
Sai, certe stelle sono state create per stare insieme, talvolta creando storie da raccontare!" Disse il papà, volgendo lo sguardo prima sulla figlia e poi di nuovo al cielo.
L'aria di luglio permetteva ad entrambi di stare sdraiati sul cofano dell'auto di famiglia a fissare il cielo stellato, senza curarsi di congelare o peggio, di ammalarsi.
"Che genere di storie?" Chiese curiosamente la bambina, inclinando leggermente la testolina bionda, ricoperta di mornidi boccoli.
"Oh antiche, nate nella notte dei tempi e...talvolta dimenticate!" Rispose l'uomo, cercando di spiegare nel modo più semplice possibile.
"Tipo?" Chiese ancora lei.
"Mmh..."fece l'uomo pensieroso, abbassando un attimo lo sguardo verso il terreno.
"Papà?" Chiamò incerta la piccola.
Il padre si voltò e, incontrando gli occhi della figlia, sorrise.
"Ho trovato! Faith...riesci a vedere quelle quattro stelle che formano un rettangolo?" Chiese lui, puntando il dito verso ognuna di esse.
"Si!" Annui convinta.
"Ecco, vedi anche le cinque stelle in fila, vicino alla stella in alto a destra?" Chiese di nuovo.
"Si...si, le vedo!" Esclamò la bimba.
"Quella figura, viene chiamata "carro maggiore o meglio conosciuta anche come Orsa maggiore" spiegò.
"Davvero?" Chiese lei scettica, assottigliando gli occhietti.
"Si...anzi, punta il tuo dito sulla stella più lontana della fila, e ad un tratto, scoprirai una figura molto simile, ma al contempo più piccola.
La vedi?" Chiese l'uomo, spostandosi di più verso la figlia ed abbassando il suo volto alla stessa altezza di quello della bambina.
"Oh...si, si papà!!! La vedo, la vedo!" Esclamò eccitata lei.
"Bravissima! Faith, sai qual'é il suo nome?" Chiese ancora .
"Mmm....o...orsetto piccolo?" Chiese lei incerta.
Un'altra piccola risata sbocciò dalle labbra di Dean.
"Quasi piccola, quasi.
Il suo nome è "carro minore o, se preferisci, orsa minore", è particolarmente utile per orientarsi e sopratutto, è il 'cucciolo' di Orsa maggiore."
"Davvero???" Domandò stupita.
"Davvero, e...vuoi sapere la storia che è nata per queste due figure?" Chiese il Winchester, speranzoso di poter incuriosire la figlia.
"Si, papà! Ti prego...adoro sentirti raccontare storie nuove!
Sono sempre storie bellissime!" Disse la piccola con occhi sognanti.
Il cacciatore, dal canto suo, fisso per qualche momento la figlia con occhi dolci e pieni di orgoglio.
Faith stava crescendo a vista d'occhi, la sua intelligenza e curiosità l'avevano caratterizzata fin da subito (senza dubbio aveva preso i geni dallo zio Samantha!) oltre al fatto che, quella piccola creatura era di una bontà infinita ed incondizionata.
Dean, istintivamente, accarezzò quel mare di boccoli dorati e, abbracciando la figlia, iniziò a parlare:
"Tanto tempo fa, una famiglia di orsi ed il loro piccolo, stavano passeggiando per la prateria.
Loro volevano raggiungere il fiume ricco di pesce per poter mangiare.
La strada non era lunga, ma non c'erano alberi per poterli nascondere dai nemici.
La piccola famigliola,però, decise comunque di rischiare.
Passarono due giorni di viaggio tranquillo ma, al terzo giorno, un gruppo di cacciatori li vide.
Istantaneamente, iniziarono a sparare verso la famiglia di orsi.
Subito, il papà si mise davanti, cercando di fare scudo e di proteggere la sua famiglia, la cosa più importante che aveva.
Mamma orsa, nonostante non volesse lasciare il compagno, iniziò a correre; cercando disperatamente rifugio da qualche parte per lei ed il piccolo.
I cacciatori, intanto, catturarono papà orso e lo misero in una cella.
Immediatamente, un altro gruppo di uomini, circondò i due orsi rimasti.
Due di loro erano riusciti ad afferrare il piccolo per le zampe posteriori.
Il cucciolo si dimenava, piangeva: non voleva abbandonare la mamma.
L'orsa allora, smossa dall'istinto, ruggì ed elevandosi su due zampe tentò di colpire i due cacciatori che avevano il figlioletto.
Fu un attimo.
Il gruppo di uomini, spaventato a morte dalla stazza dell'orsa, scappò.
Lasciando andare il piccolo che, ancora spaventato, corse verso la mamma.
Quest'ultima, lo accolse tra le braccia ed insieme, al tramonto, raggiunsero il fiume dove vissero per sempre."
Dopo aver finito la storia, Dean si fece serio, sui suoi occhi un velo indecifrabile, lo sguardo assente.
Quella storia aveva fatto risvegliare in lui diversi pensieri.
Troppi, per i suoi gusti.
Talvolta, si sentiva un po' come quell'orsa.
Spaventato si, ma arrabbiato, preoccupato, protettivo.
Ora come ora, sopratutto nei confronti della piccola meraviglia che era sua figlia.
Una figlia...Dean non avrebbe mai pensato ad un futuro con una figlia.
Mai.
Lo aveva desiderato, certo, ma...era quasi del tutto convinto che, la vita da cacciatore, i casi...insomma, non avrebbero lasciato al maggiore dei fratelli, il privilegio e l'onore di far famiglia.
Ed ora, eccolo li!
Quattro anni dopo, quella fatidica sera d'autunno dove, davanti ad un fuoco acceso, gli giungeva la notizia che...in meno di due mesi, sarebbe diventato padre.
Padre, lui!
Lui che aveva mille dubbi su come essere un padre, o per lo meno...come essere un genitore degno di tale nome.
E poi, successe.
Da un momento all'altro, si ritrovò tra le mani quel fagottino rosa con una testolina bionda come il grano, una miriade di lentiggini e due occhioni blu, di un blu intenso...profondo.
L'aveva amata fin da subito.
E dopo quattro anni di difficoltà, paure, incertezze, scoperte....erano arrivate anche le soddisfazioni.
La piccola stava crescendo in una totale bellezza: esteriore ed interiore.

A volte, Dean si svegliava in piena notte con il terrore che qualche essere o Dio, avesse portato via Faith da un momento all'altro.
In quei casi, delle braccia gentili ma ferme che lo abbracciavano, erano la cura perfetta.
Quelle braccia che, da ormai un anno e mezzo, erano scomparse.
Esattamente come quel papà orso.
Sacrificando se stesso per salvare la cosa più preziosa che aveva.

Un leggero strattonare, fece ridestare il cacciatore.
La figlia lo stava fissando in quel modo tutto suo.
I suoi occhi chiedevano, l'ennesima conferma.
"Papà?" tentennò lei
"Dimmi tesoro" la invitò lui.
"Per cosa era nata questa storia? C... cosa voleva insegnare?" Chiese timorosa.
"La storia insegna ai cuccioli come te, che non importa dove andrai o cosa farai o cosa diventerai, avrete sempre una persona speciale che vi proteggerà; non importa la situazione, il posto, o con chi sarai; questa persona di proteggerà sempre e comunque." Finì Dean, declutendo a fatica.
Nella sua mente, si affioravano sempre più ricordi, sempre più sensazioni.

"Quindi...pensi che papà...papà possa proteggerci anche da lassù?" Chiese la piccola, i suoi occhi fattisi tristi.
"Si piccola, noi siamo la sua famiglia.
Lui veglierà sempre su di noi!" Rispose Dean, gli occhi fatti lucidi.
"Papà...pensi che lui sia stato come papà orso?" Chiese ancora lei.
"Si...si piccola" tentò di rispondere il maggiore.
La voce incredibilmente rotta, il dolore al petto ancora più insistente.
"Dov'è ora?" Chiese la piccola, volgendo lo sguardo verso suo padre.
"In paradiso" rispose corto.
Dio, se era difficile...
Dean avrebbe voluto averlo li, con se e Faith, a vedere le stelle sul cofano de'Impala.
Avrebbe voluto averlo accanto ogni giorno, ogni ora, ogni momento condiviso con la loro bambina.
"Cosa fa?" richiese ancora lei, ridestando per l'ennesima volta il Winchester.
"Aspetta....aspetta il momento giusto per rincontrarci e riabbracciarci" .
Era così, doveva essere cosi!
Lui aveva bisogno di crederci.
"Papà? Pensi che papà ci voglia ancora bene?" Chiese la piccola con ormai gli occhioni lucidi.
"Assolutamente! Se non ce ne avesse voluto, non ci avrebbe donato la cosa più importante: una famiglia."
"E come ha fatto a donarci una famiglia? La famiglia...non è un oggetto" protestò lei.
"Infatti, a te ha donato amore, tenerezza, bontà...a me ha fatto​ il più importante e prezioso regalo di tutti: te." Concluse Dean.
Lacrime calde iniziarono a scivolare lungo le guance del uomo.
La mancanza del compagno era straziante, c'era giorni in cui era totalmente allienante.
Talvolta, Sam era stato costretto a farlo uscire di casa a suoni di scossoni e calci in culo.
No, non poteva arrendersi.
Non poteva mollare.
Doveva rialzarsi ed andare avanti.
Doveva farlo per lui, doveva farlo per Faith.
Soprattutto ed unicamente per lei.
"Papi....dici che papà sa che gli voglio infinito bene?" Chiese speranzosa, un singhiozzo improvviso uscito da quelle piccole labbra rosa.
"Si, e lo saprà sempre! Poiché è qui, con te." la Rassicurò Dean, posando la mano sul cuore della piccola.
In un istante, Faith abbracciò il padre, forte.
Iniziò a singhiozzare sempre più forte e...tra un sospiro e l'altro, mormorò "mi manca tanto..."stringendosi sempre di più al petto del cacciatore.
"Anche a me piccola, anche a me" confermò Dean, ormai in lacrime e tremante, ancorato alla figlia.

Passarono secondi, minuti e la piccola Faith si addormentò tra le braccia di Dean.
Il respiro fattosi regolare.
I singhiozzi svaniti.
Passò qualche momento ancora, prima che Dean si accorse della presenza del fratello.
Sam si era avvicinato lentamente e dopo aver mormorato un "ci penso io", aveva preso la nipote e, delicatamente, aveva fatto ritorno nel Bunker.

Il tempo scorse veloce.
Il cielo si era scurito, le stelle si erano fatte più intense.
Fu allora che Dean si decise a parlare, il viso rivolto al cielo, gli occhi persi nelle stelle, il cuore pieno di una speranza che quasi faceva male.

"So che sei li, da qualche parte.
So che sei vivo, lo so!
Ma ti prego, qui c'è bisogno di te.
Non puoi semplicemente donarmi una figlia cosi speciale ed unica per poi sparire per sempre.
Non è giusto! Non è assolutamente giusto!
Lei ha bisogno di te,
Ogni giorno le manchi sempre di più.
Io ho bisogno di te.
La tua assenza è il veleno più doloroso e pericoloso.
Io non ho la tua forza, la tua fede...no.
Io senza di te sono perso.
Lo sai, sai benissimo...
...
...Ma ti prego, fammi un ultimo regalo.
Perfavore!
Perfavore, torna da me!
Torna da Noi!
Perché qui c'è un noi!
C'è una famiglia, la tua famiglia, che ti aspetta speranzosa e pronta a donarti tutto l'amore possibile.
Torna a casa,
Ti prego.
Ti prego Cas, torna da noi.
Torna da me".

Dean era ormai a pezzi, le lacrime scendevano imperterrite.
Ormai anche le gambe avevano ceduto sotto il peso della solitudine e del dolore.
Il cacciatore si era ritrovato in ginocchio.
Il viso testardamente rivolto verso l'alto.
La speranza di ricevere un segno, un qualsiasi segno che rivelasse la presenza del compagno.
Stette così per minuti, se non per ore.
Ma nulla accadde.

Rassegnato e pronto a mollare, Dean si era rialzato.
E, silenziosamente stava ripercorrendo la strada per rientrare al bunker.
Ad un tratto, una folata di vento, come una dolce brezza fresca, si alzò.
L'aria sapeva di pioggia, pino e di mare.
Fu esattamente quello che bloccò Dean.
Li non c'era il mare, no.
No, quel profumo non era uno qualsiasi.
No, era Cas.
Era il suo profumo!

"Cas?" Chiese esitante il cacciatore, il cuore a mille, la mente in subbuglio.
La brezza sfiorò il viso del Winchester, esattamente come una carezza fatta dall'amante al proprio fidanzato o dal genitore al proprio figlio.
E poi, fu un attimo.
Un sospiro.
Un sussurro flebile, che bastò a far bloccare sul posto il cacciatore.
"Non mollare Dean...tornerò.
Trovo sempre il modo di tornare da te."
La voce.
Quella voce.
Dean l'avrebbe riconosciota ovunque.
"Cas..."esalò "...ti aspetterò! Lo sai che lo farò...ti aspetteremo, per sempre!
...Cas...io....io ti amo!" Sospirò il maggiore.
"Anch'io" rispose la voce nel vento.
Subito dopo, la brezza cessò.

Un ricordo prepotentemente si fece spazio nella mente di Dean.
Tempo addietro, l'angelo gli aveva raccontato che, un'antica tribù credeva che le stelle, quando cadevano, simboleggiavano la tristezza dei loro antenati.
Dean aveva riso per quell'assurdità ma, ora come ora...quel ricordo non lo aveva fatto ridere, anzi.
Adesso aveva senso, adesso aveva capito.
Lui, in quel momento, si sentiva tanto come una stella pronta a cadere ma, per qualche arcano motivo, qualcosa lo teneva connesso al cielo, o meglio...qualcuno.
Dopo aver scosso la testa, nel tentativo di rimuovere  quei pensieri;
Dean, sospirando, rientrò nel bunker, richiudendo la porta d'ingresso dietro di se.
Esattamente nello stesso momento in cui una stella cadente sfregiò la nera tranquillità celeste.







 
  
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