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Autore: Hime Elsa    20/07/2017    1 recensioni
[Claudio x Chloe]
Come può una ragazzina, dal carattere infantile e vivace, conquistare il cuore di un giovane uomo, bello, furbo, affascinante e ricco?
E soprattutto, l'enorme differenza di età può essere un problema per loro? Certo, come dice il detto, l'amore non ha età e se vuole davvero fare colpo su di lui, può affidarsi ad un cosa sola: il cuore.
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NOTA: Questa storia non ha niente a che vedere con "Non sono una ragazzina!", quindi potete leggerla autonomamente.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I'm too young for him
 

Quando la madre di Chloe si impose di trovarle una persona che le desse lezioni private a casa, la giovane ed esuberante Chloe non lo poté mai accettare. Quel che peggio, la madre aveva scelto un pessimo periodo: l'estate.
Non che avesse avuto debiti, anzi, fortunatamente riuscì a superare la quarta superiore senza portare debiti ma il problema è che la sua pagella era piena solo di sufficienze. Come poteva mai prendere un voto alto all'esame di maturità? Senza contare che fin dal liceo, si portava sempre con sé almeno due debiti, tra cui matematica e latino. Chloe era una ragazza dall'aspetto angelico e dolce ma sotto a quell'aspetto nascondeva un caratterino. Maliziosa, infantile e soprattutto dispettosa ed esuberante. I suoi modi non erano particolarmente femminili, anzi, se si arrabbiava di brutto, non ci pensava neanche ad un secondo ad usare le mani... o meglio i calci.
Chloe era un'appassionata della cultura giapponese e desiderava di diventare una grande Idol. Il suo rendimento scolastico era pessimo proprio per questo: frequentava durante il pomeriggio un corso di ballo e canto e di conseguenza, si applicava di più su quelle cose che sullo studio. La madre non voleva di certo distruggere i suoi sogni ma si sa, ogni genitore preferirebbe che il proprio figlio (o figlia in questo caso) si diplomasse con ottimi voti. Peccato solo che a Chloe lo studio proprio non le interessasse, o peggio, non le piacesse per niente.
«Diamo parlare, signorinetta» disse un giorno la madre, con un tono che non ammetteva repliche.
Chloe non capiva: finalmente per un anno non aveva avuto debiti, cosa c'era che non andava?
«La tua pagella è un disastro. Hai avuto solo 6, neanche l'ombra di un 7»
«Ma scusa, non ho preso un debito quest'anno. Non mi puoi fare la ramanzina!»
«Chloe, a settembre inizierai l'ultimo anno e francamente non voglio vederti uscire da quella scuola con un 60, la maturità è una cosa seria»
«Come se un 100 mi potesse cambiare la vita, non devo andare all'università, diventare un avvocato, un ingegnere o cose simili. Lo sai che il mio sogno è diventare un'Idol e in un'Idol tutto ci vuole tranne che un diploma da 100! Ho sempre preso i debiti e non mi dicevi niente, adesso che ho superato l'anno egregiamente -cosa guardi in quel modo, mamma?! -, mi vieni a dire che ho fatto schifo!»
«Senti, non mi interessa. Non pretendo che tu faccia l'università perché comprendo che tu non abbia la voglia di studiare ma non mi sta bene che perda tempo con i tuoi passatemi - per non dire sciocchezze -, così ho deciso che almeno due volte a settimana tu studierai con un insegnante privato»
«Ma non abbiamo avuto compiti per le vacanze...»
«Lo so, infatti lui ti darà lezioni sugli argomenti di quinta, in modo che tu possa iniziare già preparata»
«STAI SCHERZANDO?!?»
«Assolutamente no, però sarai tu ad andare a casa sua perché la sua possiede una grande biblioteca, quindi sarebbe più comodo studiare lì. Tieni, questo è il suo bigliettino, con nome e cognome ed indirizzo. Ci andrai domani, la mattina alle 10»
Chloe avrebbe voluto strappare quel dannato bigliettino in quello stesso istante.
Lo stropicciò completamente ma solo dopo che la madre se ne andò.
Quella stessa sera, decise di leggere ciò che conteneva sul quel bigliettino.
"Claudio Serafino"
Ma chi diavolo era?
Di sicuro il solito professore centenario, con barba folta bianca, occhiali alla Harry Potter ma con l'aspetto del preside Albus Silente, voce rauca e noiosa.
«Sarà un incubo, me lo sento, e quel che peggio, dovrò già incominciare domani quando a quell'ora potrei andare in centro a fare shopping. Tsk, andate al diavolo tutto quanti!» urlò Chloe, coprendosi sotto le coperte nonostante il caldo umido e afoso.

Quando venne il giorno del giudizio - testuali parole della ragazza -, Chloe era di pessimo umore e non si era proprio truccata.
«Sembri un cadavere, per piacere, vai a truccarti» le disse la madre.
«Non mi scocciare» le rispose a tono, mentre faceva colazione.
Ma poi si rese conto che vestirsi male e non mettersi un minimo di trucco le avrebbe peggiorato solo di più l'umore, così a malincuore seguì il suo consiglio.
Quando arrivò a destinazione, la casa del docente, più che un semplice appartamento, era una villa gigantesca e perlopiù lussuosa.
"Ok, forse non sarà poi così noioso come si prospetta..." pensò la ragazza.
Quando i cancelli si aprono per farla passare e bussò al citofono della porta, Chloe voleva svenire a colui che la aveva accolta: un ragazzo alto, capelli neri come la pece, occhi azzurrissimi, pelle bianca e candida, muscoloso e vestito elegantemente la fece entrare in casa. Non ci mise poco ad entrare, per qualche minuto buono, Chloe rimase imbambolata a guardare quell'uomo dannatamente affascinante e solo dopo si rese conto che il ragazzo le aveva detto "prego" oramai diversi secondi fa.
Imbarazzantissima, entrò.
"Chi può essere quel tipo? Il nipote o il figlio del prof? O anche un suo segretario?"
«Vorresti qualcosa prima di iniziare? Tipo un dolce, un caffè...» le domandò l'uomo.
Non ci poteva credere, le aveva rivolto una domanda. Non solo era affascinante esteticamente ma anche il suo tono di voce lo era.
Per la prima volta, Chloe si sentì diversa.
Non era più la ragazza spigliata, vivace e dispettosa. Si sentiva come un cerbiatto, timida ed addirittura goffa.
«Ehm, e-e-ecco, io... No, niente, ho già fatto c-c-colazione... Aspetto semmai il professore»
«Ma io sono già qui!» rise lui.
«Eh, cosa? No, non ho capito»
Aveva davvero sentito bene le sue parole?!
«Sono io il docente che ti farà le lezioni private!»
Sgranò gli occhi per l'emozione e per lo stupore, avrebbe tanto voluto urlare "COOOOSA?!?!" come una pazza ma evitò con tutta sé stessa.
«Ma allora t-t-tu sei...» domandò Chloe puntandogli il dito.
«Sì, sono Claudio Serafino»
All'improvviso si avvicinò a lei pericolosamente e la guardò in faccia.
«Stai bene?»
Perché le fece una domanda simile? Certo che stava bene, cosa doveva avere in quel momento?! Niente, se solo non avesse quel rossore sulle guance, rosse come il fuoco.
«Io?»
«Sì, certo, tu. E chi se no? Sei diventata tutta rossa! Non avrai mica la febbre!»
Per sicurezza, toccò la sua fronte e questo non fece altro che peggiorare la situazione perché le sue guance diventavano sempre più rosse e lei fremeva dall'imbarazzo. Dov'era finita la Chloe furba e vivace? Com'era possibile che questo tizio le mettesse così tanto soggezione? Non era solo la sua bellezza a farlo, dietro ai suoi occhi belli e fieri, Chloe notò una punta di scaltrezza; quest'uomo sapeva ottenere ciò che voleva, era acuto come pochi.
Ed infatti, Chloe fece bingo. O meglio, lo fecero entrambi.
«Ah, sono io che ti faccio sentire così?»
Le si fermò almeno per un secondo il battito cardiaco.
«Cosa?» fece lei, facendo finta di non capire, doveva essere più furba di lui. Peccato che lui lo fosse molto, ma molto di più.
«Non fare la tonta. Mi hai capito benissimo. Rispondimi alla mia domanda: sono io che ti faccio quest'effetto?»
Il suo, suonava più come un obbligo.
Pur essendo una ragazza tagliente e dal carattere coraggioso, in quel momento non riuscì a reagire. Forse per l'estremo imbarazzo, forse perché non voleva fare una pessima figura con un mistico figone come lui, forse perché avere a che fare con un tizio che non fosse un suo coetaneo non era ovviamente la stessa cosa, per una miriade di motivi, le mancava tutta quella sfacciataggine a lei solita.
Rispose semplicemente di sì.
«Non devi avere paura di me»
Eh? Questa volta non aveva proprio capito. Cosa aveva pensato?! Non aveva paura, semplicemente... semplicemente... aveva preso una cotta.
«Eh?! No, no! Non ho paura di te! Io, io... Cioè, tu, tu, insomma...»
Non riusciva a trovare le parole giuste ma all'improvviso riuscì ad affrontarlo.
«Ma che cazzo! Io mi aspettavo il solito prof vecchio e brutto, noioso e severo, ed invece mi ritrovo con un tizio dall'aspetto divino e figo, che invece di fare il prof, potrebbe fare il modello per playboy!»
Ma si rese conto di aver davvero esagerato, non poteva dirgli delle cose così sfacciate di fronte ad un professore, è vero che era giovane ma era pur sempre un prof.
Si mise le mani davanti alla bocca, in segno di imbarazzo.
«I-io, mi d-dispiace...»
Lui, per tutta risposta, rise.
«Ahahahah, ma lo sai che sei davvero buffa? Tranquilla, non mi hai offeso»
Sfoggiò un sorriso sensuale e sexy che Christian Grey levati.
«Ma ti correggo su una cosa: non sono mica così buono. Anzi, sono molto severo e se non fai le cose come ti dico, ti darò il doppio, se non il triplo dei compiti»
«Sì, certo, severo come Grey che voleva sculacciare le chiappe di Ana...» disse lei a sottovoce.
Peccato che Claudio sentì la sua voce facendola tremare solo con il suo sguardo.
"Pff, è incredibile come in meno di cinque minuti, stia collezionando diverse figure di merda" pensò amareggiata la ragazza.

Per la prima volta, Chloe si interessò seriamente allo studio. Claudio non era solo bello, ricco ed affascinante ma anche professionale nel suo lavoro: sapeva rendere interessanti anche le lezioni più noiose. Chloe ascoltava gli argomenti incantata, scrivendo gli appunti come una mitragliatrice, senza dimenticarne un dettaglio. Peccato solo che poteva fare lezione solo due volte alla settimana; non era da lei preferire a studiare durante le vacanze estive ma da quando aveva conosciuto Claudio, tutto era cambiato.

Negli ultimi tempi però, la giovane incominciava a turbarsi durante le lezioni e non se la sentiva più di farle.
Non che adesso non le interessasse più studiare da lui, semplicemente stava incominciando a provare dei sentimenti molto profondi verso il docente, più studiava da Claudio e più desiderava ben altro.
A volte, desiderava fare qualcosa di avventato. Purtroppo Chloe era ancora un'adolescente e perlopiù minorenne, Claudio aveva sotto i trenta, era un adulto grande e vaccinato. Era tecnicamente impossibile che un uomo del suo calibro si sarebbe innamorata di una ragazzina. Senza contare che Claudio era colto e raffinato, lei infantile e per niente affascinante, non si sarebbe mai interessato a lei.
Questi erano i pensieri che la giovane faceva ogni volta dopo le lezioni.

«Accidenti, come piove!» esclamò scocciata Chloe, dopo un lungo pomeriggio di studio.
«E non ho neanche l'ombrello!»
«Io ho un ombrello -ne ho di diversi a dire il vero- ma non ti conviene uscire con questa pioggia: butta un vento terribile e può essere molto pericoloso, aspetta che spiova un po' e poi puoi tornare a casa. Semmai, ti accompagno io in macchina dopo»
«Ma-ma-ma...» fece la ragazza imbarazzata, sentendosi un peso per lui.
«Nessun "ma", fa'come ti ho detto» rispose Claudio.
«Ehi, guarda che me la so cavare benissimamente da sola! Non sono mica una bambina»
«Beh, in confronto a me, direi di sì. Basta storie comunque, ricordati che sono responsabile di qualsiasi cosa, non me la perdonerai se ti dovesse succedere qualcosa di brutto...»
Chloe divenne rossa e per un attimo aveva pensato che forse lui provasse dei sentimenti per lei.
"Tsk, dice così per una questione di dovere e responsabilità, no perché è innamorato di me" pensò alla fine, tra il rammarico e l'acidità.
«Ti ospito in qualche camera, seguimi»

Passò un ora ma la pioggia non cessava minimamente, anzi sembrava che il tempo diventasse sempre più minaccioso.
«Che fine ha fatto Claudio?» si domandò la ragazza.
Per non farsi scoprire e cercare Claudio nel modo più silenzioso possibile, si tolse i sandali e decise di camminare scalza.
Non ci mise molto a trovarlo: la porta della sua stanza era aperta e lui si appena addormentato. Un libro era appoggiato sul suo petto, una mano manteneva un bicchiere di vino mezzo pieno ed il giovane stava dormendo beato su una elegante poltrona.
Oramai era da un mese che Chloe faceva lezione con lui, eppure non si stancava mai di guardare il suo viso. Guardò attentamente le sue labbra, così provocanti che per un attimo, Chloe pensò di dargli un bacio.
"Follia, pura follia!" pensò lei. "Non ne sono capace e poi soprattutto, cosa penserà di me? Di sicuro se ne accorgerà"
Ma le sue labbra erano così invitanti che cambiò subito idea. Sapeva che stava per fare un errore, un grande errore ma non poteva resistergli.
Prese con delicatezza il bicchiere di vino dalla sua mano e si avvicinò pericolosamente al viso dell'uomo. Le sue labbra erano vicinissime alle sue.
Chloe aveva gli occhi chiusi ma sudava freddo, aveva il cuore che le batteva a mille, tremava come una foglia. Ma il peggio avvenne.
«Cosa diavolo stai combinando?»
Una voce silenziosa dal tono minaccioso la fece portare nella realtà: Claudio si era svegliato e quello che aveva appena visto, non gli fece per niente piacere.
Chloe sgranò gli occhi per la paura e fece cadere il bicchiere di vino a terra a causa dello spavento.
Si indietreggiò velocemente ma Claudio si alzò imponente, come un re che ha deciso la pena di morte per un individuo.
«Si può sapere che razza di idee ti sei frullata in testa?! Hai idea della sciocchezza che stavi commettendo? E poi soprattutto, come osi ad entrare nella mia camera senza il mio permesso? Sei davvero una ragazzina insolente!»
Queste parole furono una pugnalata al cuore per la ragazza, per la prima volta, dopo tanto ma tanto tempo, aveva gli occhi gonfi di lacrime.
«S-s-scusami...» fu tutto quello che riuscì a dire, facendo il tipico inchino giapponese.
Subito dopo, ebbe la pazza idea di scappare, di fuggire da quella situazione rivoltante e vergognosa. Scappò dalla villa lussuosa nonostante i tuoni e la pioggia forte e perlopiù scalza addirittura.
Scappava, senza un meta, basta però che piangeva.
"Cosa ho fatto? Cosa diavolo ho combinato?" si diceva tra sé e sé. "Come potevo pensare che non si sarebbe arrabbiato? Ovvio che io non sono nulla per lui, sono solo una ragazza che ha bisogno di un aiuto scolastico e lui è il mio docente privato, nient'altro".

«Signor Claudio, la signorina Chloe è scappata» urlò la sua cameriera agitatissima.
«Che cosa?»
L'uomo corse ansioso nella camera in cui l'aveva ospitata. Di lei erano rimasti solo i sandali.
Controllò l'intera casa grande ma niente: di Chloe non c'era minimamente traccia, capì subito che era scappata e lo poté constatare dal cancello fuori aperto.
«Quella stupida! Ma poi scappare con questa pioggia! E PERLOPIÙ SCALZA?!»
Prese la sua Mercedes nera ed andò a cercarla.
La pioggia era talmente forte che forse cercarla adesso potesse essere pericoloso anche per lui ma si sentiva in parte responsabile per ciò che era successo.

Mentre guidava, fece mente locale di ciò che era successo e solo adesso stava incominciando a ragionare: Chloe era davvero sinceramente innamorata di lui? Per arrivare di nascosto in camera sua e dargli un bacio, Chloe non aveva una semplice cotta platonica. Peccato solo che Claudio aveva troppo qualità evidenti: bello, ricco, affascinante, potente... Aggettivi che farebbero gola a qualsiasi ragazza o donna.
"Tsk" pensò lui. "Chiunque si innamorerebbe di me, chi mi amerebbe aldilà della mia bellezza e ricchezza? Nessuna ovviamente".

Ci mise del tempo a trovarla e quando la trovò, Chloe si era rifugiata in un padiglione abbandonato: era completamente fradicia ed i piedi feriti a causa dell'asfalto. Il suo viso era bagnato ma non tanto per la pioggia ma bensì per le lacrime. Aveva lo sguardo assente ma quando incrociò quello di Claudio, andò in panico. Si alzò di scatto per fuggire di nuovo ma Claudio la bloccò immediatamente per il braccio.
«Lasciami, lasciami...» singhiozzò la giovane.
«MA SEI IMPAZZITA?! TI HO CERCATO DAPPERTUTTO! TI HA DATO DI VOLTA IL CERVEL-»
Claudio non finì la frase quando notò lo sguardo di Chloe colmo di lacrime.
Da lì Claudio capì di aver sbagliato: sbagliato ad averla rimproverata, sbagliato ad averla quasi insultata, sbagliata a non averla ascoltata.
Nonostante fosse di carattere forte, Chloe in quell'occasione dimostrò di essere emotiva e sensibile, avrebbe dovuto essere più gentile con lei, infondo era ancora una ragazzina, non di certo una donna adulta e matura. Incominciò a singhiozzare sempre di più per poi reagire ad un fragoroso pianto.
«Eh, stai calma...» la abbracciò lui.
Eh, calma era una parola grossa per lei, specialmente dopo tutto quello che era successo.
«Perdonami, io-i-i-o, n-n-non volev-» cominciò lei ma lui la zittì.
«La colpa mia. La mia reazione è stata, oltre che esagerata, direi anche imperdonabile. Alla fine mi stavi solo (?) baciando, non di certo derubandomi. Ti piaccio così tanto?»
«Sì...» rispose lei, affogando la sua faccia tra le braccia di Claudio.
«Posso sapere il motivo? Sai com'è, non sei la prima né l'ultima donna ad essersi innamorata di me e purtroppo tra tutte le candidate, avevano in comune la stessa opinione su di me» commentò tristemente.
Chloe capì il suo discorso e non poteva certo dargli torto.
«Ti dico solo questo: non ho mai pianto, almeno da quando non sono più una bambina. Nessuno e dico nessuno, una persona mi ha fatta sentire così...»
«Così come?»
«Dubbiosa, lacerata da dubbi e pensieri. Se tu fossi un semplice insegnante per me, a quest'ora non sarei qui a piangere come una fontana... O perlomeno non sarei andata di nascosto in camera tua a baciarti»
Ci fu un breve silenzio.
«Mi rendo conto che il mio è un amore impossibile: sono solo un'adolescente, i miei tra l'altro non accetterebbero mai che mi mettessi con un ragazzo più grande di me, ma soprattutto che cosa penserà mia madre di me? E soprattutto di te? Per averti scelto come mio insegnante privato, vuol dire che si fida ciecamente di te. Non voglio che per colpa mia, ti si debba abbassare la tua reputazione. Non sarebbe bello neanche per me, soprattutto se penserà del perché ero così felice nello studiare da te. Penserà a tutto tranne che del mio impegno nello studio. E mi immagino le sue ramanzine del tipo "sei la solita irresponsabile, pensi solo a divertirti e mai a responsabilizzarti"...
Io so che troverai la donna giusta ma quella donna, non sarò io...»
Detto questo, Chloe continuò di nuovo a piangere, appoggiando pesantemente la sua testa sul petto dell'uomo.
Claudio realizzò che la ragazza provasse del sentimenti profondi e sinceri nei suoi confronti, e questo per la prima volta.
Peccato solo che il suo discorso non faceva una grinza e non "poteva" permettersi di instaurare una relazione con una ragazzina che aveva la metà dei suoi anni, per ovvi motivi ovviamente.
Ma forse poteva aspettare, poteva aspettare di vedere Chloe più matura, più donna. Non importa quanto avrebbe aspettato, finalmente aveva trovato una fanciulla che amava per quello era e non solo per la sua bellezza e per i soldi.
«Aspetterò che tu cresca. Cresca ancora»
«Cosa?» Chloe non capì: cosa intendeva per aspettare?
«Potrò aspettare anche anni, non mi importa: voglio che tu diventa più grande, in modo che così io e te possiamo finalmente legarci sentimentalmente»
«Mi prendi in giro? Di sicuro nei prossimi anni, ti troverai davanti ad una gnoccona e ti dimenticherai subito di me...»
«No, come ti ho già detto, nessuna ragazza si è innamorata sinceramente di me come te. Personalmente le altre donne, che siano stupende, formose ed altro, non mi interessano: io voglio stare con una fanciulla che mi ami per quello che sono. E penso di averla trovata. Peccato che c'è una grande differenza di età a dividerci. Ma aspetto che tu superi i venti anni e vedrai che potrò finalmente legarmi a te. Ti fidi di me?»
Il cuore di Chloe batteva all'impazzata: stava davvero pensando di mettersi con lei in futuro? Ci voleva ancora del tempo ma non era un futuro lontano; tra 4-5 anni avrebbe potuto coronare il suo sogno d'amore.
«Tu-tu-tu-... Tu, insomma... Mi ami?» domandò lei timidissima.
Lui le sorrise.
«Se ti rispondessi di "sì", come ti sentiresti?»
«Sarei la ragazza più felice della terra»
Si guardarono per un po' e i loro visi erano molto vicini, così vicini che si potevano dare un bacio.
Era un'ottima occasione per la giovane -visto che avevano fatto la pace- ma in quel momento perse il suo coraggio ed era troppo imbarazzata per baciarlo.
Fu Claudio che prese l'iniziativa che avventò le sue labbra sulle sue.
Le labbra, morbide e calde, le diedero un senso di tepore per tutto il corpo. Nonostante quel poco di freddo a causa della pioggia, i due giovani avevano tanto caldo. La situazione era diventata davvero focosa.
«Tu sarai il mio punto di riferimento per il mio sogno» disse lei con occhi decisi, tipici della Chloe forte ed energica.
«Qual'è il tuo sogno?» domandò lui dolcemente.
«Diventare un'Idol. Sì, so che docente e idol sono due mestieri che hanno ben poco in comune, però ogni volta che cadrò nel mio percorso, penserò a te, perché tu sei la mia forza, il mio sostegno, lo spirito che mi spinge di andare avanti. Per essere diventato già un docente a 27 anni, vuol dire che hai faticato davvero tanto e devo mettercela tutta, esattamente come te»
«Non so neanche che cosa sia un'Idol, pensa un po'... Ma ti ringrazio per i complimenti, ti auguro davvero di realizzare il tuo sogno. Ora però andiamocene, sei tutta bagnata e rischi di prenderti un malanno»
Chloe si alzò ma non riuscì a camminare a causa dei tagli sotto ai piedi.
«Ci penso io»
Claudio, da perfetto uomo virile, prese in braccio la ragazza senza difficoltà.
Chloe non poté che arrossire, sembrava davvero di essere la sua ragazza.
La adagiò delicatamente in macchina e l'auto partì.

Presto o tardi, Chloe sarebbe diventata una grande idol, la prima idol occidentale addirittura e avrebbe finalmente coronato il suo sogno d'amore. Sì, con il suo prof preferito di sempre.
   
 
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