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Autore: Kia_1981    20/07/2017    1 recensioni
Seguito di "Un Invito Inaspettato".
Cosa è successo durante il pranzo di Natale a cui Julian è stato invitato? E Megan andrà con lui a pattinare o cambierà idea all'ultimo momento?
Dal testo:
Jane squadrò indispettita la cugina, poi esibì un sorriso calcolatore.
«Visto che sei tanto stanca, immagino non andrai all’appuntamento che avevi in programma con Julian, vero?» Domandò con voce suadente.
«Non ho un appuntamento con Lord», fu la secca precisazione in cui risuonava l’eco minacciosa di una rabbia tenuta faticosamente a freno. «E non uscirò. Ho intenzione di rimanere a casa a studiare.»
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel Stuart, Julian Lord, Megan Linnet, Nuovo personaggio, Sophia Blackmore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We're Simply Meant To Be'
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Era stato bello tenerla per un poco fra le braccia, accarezzarle i capelli, guardarla negli occhi.
Quanto avrebbe voluto darle un bacio, un bacio vero: non gli sarebbe bastato sfiorare le sue labbra come era successo tempo prima.
Avrebbe voluto rimanere ancora con lei, ma la carrozza si allontanava sempre di più, mentre lui era ancora fermo ad osservarla.
Salutò i soldati di guardia ai cancelli della Reggenza di Altieres e, guidato da un servitore, raggiunse un piccolo salotto dove trovò Sophia che si intratteneva con Stuart. Aveva sperato di non doverlo rivedere, invece…
 
«Lord!», lo apostrofò il Capitano con un sogghigno, alzando verso di lui il bicchiere da cui stava bevendo un liquore ambrato . «Vedo che sei ancora vivo, complimenti!»
 
Sophia lo fulminò con lo sguardo, mentre Julian si limitò ad ignorare la provocazione.
 
«Grazie Stuart. Soph, grazie ancora per i pattini», glieli mise fra le mani e si chinò verso di lei. «Ovviamente sono a tua disposizione per una pattinata, non appena riesci a liberarti del tuo guardiano qui presente», le bisbigliò facendole l’occhiolino.
 
«Ti ho sentito!», lo avvertì Gabriel osservando con disappunto il mezzo sorriso della sua promessa sposa che, di sicuro, stava già pensando a quali stratagemmi ricorrere per guadagnarsi una mezza giornata di assoluta libertà.
 
«Se non ti fidi, puoi sempre venire con noi» rise Julian.
 
«Quanto siete stupidi», affermò Sophia alzando gli occhi al cielo.
 
«Allora, Jules, adesso vuoi dirmi chi era la fortunata, questa volta?», chiese al fratello offrendogli da bere.
 
Gabriel sogghignò alla domanda, Julian si concesse un sorso di liquore prima di rispondere.
 
«L’Onorabile Megan», ammise infine.
 
Sophia sgranò gli occhi, prese un altro bicchiere e versò una generosa dose di liquore per se stessa.
 
«Allora sarà il caso di festeggiare, visto che sei tornato sano e salvo», sorrise accingendosi a bere, sotto lo sguardo di disapprovazione di Stuart.
 
«Non capisco perché la cosa vi sorprenda tanto», sospirò esasperato Julian.
 
«Sai cosa mi sorprende in realtà?», domandò Gabriel avvicinandosi a lui dopo essere riuscito a sottrarre il bicchiere, ancora mezzo pieno, a Sophia. Julian inarcò il sopracciglio con aria interrogativa, l’altro Cavaliere allungò una mano verso di lui come per afferrare qualcosa.
Un istante dopo gli stava sventolando davanti qualcosa di luccicante.
 
«Mi stupisce che ti sia stata abbastanza vicina da lasciarti questo ricordino. È di Lady Linnett, vero, questo bel fiocco di neve?».
 
«Certo che devi averla osservata davvero bene, l’Onorabile Megan, per poter dire con assoluta certezza che quel gioiello le appartiene», fu il commento sarcastico di Sophia che annullò istantaneamente l’ilarità del suo fidanzato.
Julian ne approfittò per recuperare il maltolto. La catenina si era rotta ed era un miracolo che il ciondolo non si fosse perso. Probabilmente era successo in carrozza, quando lei gli era caduta in braccio: doveva essere rimasta impigliata nei suoi bottoni e si era strappata quando lei aveva cercato di spostarsi.
«Soph, sai dirmi a chi mi posso rivolgere per farla riparare?», domandò sperando che la sorella lo avesse sentito, dal momento che sembrava sul punto di voler iniziare una lunga discussione con Stuart.
 
«Certo. Alexis ti indicherà come arrivare dal gioielliere di fiducia della famiglia. Il laboratorio dovrebbe essere ancora aperto», rispose lei incrociando le braccia.
 
«Grazie mille, sorellina!», disse scoccandole un bacio sulla guancia. «Mi conviene scappare», sogghignò.
«Per essere sicuro di trovare qualcuno al laboratorio, ovviamente», soggiunse con sfacciata innocenza, ignorando l’occhiataccia di Gabriel.
 
***
 
Megan aveva quasi gettato il disegno nel fuoco, senza nemmeno guardarlo.
Quasi.
Era arrabbiata per aver perduto il suo fiocco di neve.
Aveva cambiato idea all’ultimo momento e aveva appoggiato il foglio, ancora piegato, sul ripiano della specchiera. Non riusciva a decidersi ad aprirlo perché non voleva ritrovarsi a guardare in faccia una delle tante fiamme di Lord mentre se ne stava tranquilla nella sua stanza.
Aveva cominciato a spazzolare i lunghi capelli biondi, sperando di rilassarsi, ma alla fine aveva ceduto: non riusciva più a trattenere la curiosità e, con cautela, aveva cominciato a dispiegarlo.
Ora il ritratto era lì, aperto accanto a lei, e la dottoressa gli lanciava occhiate sospettose come se si trovasse in presenza di una creatura del Presidio.
Era un disegno del suo volto e tra i suoi capelli erano stati disegnati dei fiori. Anche se i fiori erano solo abbozzati, poteva distinguere bene di quali fiori si trattasse perché facevano parte di un mazzo che le era stato regalato in modo anonimo: erano anemoni, che simboleggiavano la perseveranza e volevano anche dire “torna da me”…
Sobbalzò quando bussarono alla porta.
 
«Avanti».
 
Una ragazza bruna, che si sforzava di nascondere la preoccupazione dietro un sorriso tirato, entrò, salutandola con un breve inchino.
Prima di tornare a casa, Megan era passata in ospedale per un controllo. Avendo espresso la volontà di non passare lì la notte, era stata costretta ad accettare la proposta di Domina Heraclis: ospitare una delle tirocinanti che si sarebbe occupata di controllarla durante la notte.
 
«Buona sera. Siete l’Onorabile Sarah, la tirocinante incaricata da Domina Heraclis?», la accolse la dottoressa.
 
L’altra annuì. Per fortuna sembrava una ragazza di poche parole.
 
«Vi siete già sistemata? Sapete qual è il vostro compito, vero?»
 
«Sì, Onorabile Megan», confermò la giovane. «La Domina mi ha dato tutte le indicazioni».
 
Rimase ferma sulla porta e Megan la guardò infastidita. Si alzò e si avvicinò alla finestra.
 
«Sto per mettermi a letto. Ci vediamo fra quattro ore», cercò di congedarla, ma la ragazza ancora non si mosse. «Vi serve qualcosa, Onorabile Sarah?».
 
L’altra sembrava intimidita.
 
«Ecco… mentre entravo in casa, è arrivato un giovane e mi ha chiesto di consegnarvi questo», le allungò un involto che Megan guardò con la stessa diffidenza con cui aveva osservato il disegno.
 
«Quale giovane?», chiese improvvisamente a disagio. Si stava augurando che non si trattasse di Lord.
 
«Era… ha detto di essere il figlio del più famoso orafo del borgo di Altieres», riuscì a dire d’un fiato.
«Dice che un cavaliere si è presentato stasera al loro laboratorio e ha portato un gioiello da riparare, chiedendo che vi fosse riconsegnato il prima possibile. C’è anche un biglietto», soggiunse.
 
«Va bene, grazie. Lascialo pure sulla specchiera e vai a riposare».
La giovane fece come le era stato detto ma, mentre appoggiava pacchetto e biglietto, si lasciò sfuggire un’esclamazione.
 
«Oh! State pensando di farvi fare un ritratto? Questo è davvero molto bello», esclamò entusiasta.
 
«Ho bisogno di riposare», ribadì la dottoressa che non aveva alcuna voglia di approfondire il discorso.
 
L’altra si decise finalmente a lasciarla sola, dopo averle augurato la buonanotte assicurandole di presentarsi puntuale per il controllo.
Megan si avvicinò alla specchiera e svolse la stoffa che proteggeva il suo fiocco di neve. Sorrise sollevata e se lo allacciò immediatamente.
Poi lesse il biglietto:
 
«Spero non ne abbiate sentito troppo la mancanza: probabilmente si è rotto mentre eravamo sulla via del ritorno.
Mi auguro che vi sia stato riconsegnato rapidamente.
Grazie per aver accettato di passare la giornata in mia compagnia.
 
               J. L. »
 
Lanciò un’ultima occhiata al ritratto: le sembrava così strano aver potuto pensare che appartenesse ad un’altra.
 
«E adesso, Jules?», si domandò scuotendo la testa, tormentando il fiocco di neve.
 
***
 
«Jules, ti spiacerebbe andartene a letto e finirla di agitarti?», sbottò Jordan esasperato dal continuo andirivieni dell’amico, che stava misurando la stanza con ampie falcate, mettendo sottosopra tutto quello che gli capitava davanti.
 
«Non posso averlo perso!», mugugnò Julian continuando ad aggirarsi come un’anima in pena per controllare più e più volte tra i vestiti che aveva appena tolto.
 
«Vai a dormire. Se è qui, qualunque cosa tu stia cercando, probabilmente salterà fuori domattina».
 
«Non importa. Temo che ormai ci dovrò rinunciare», sospirò costernato buttandosi sul letto. Probabilmente, se fosse stato superstizioso, lo avrebbe interpretato come un cattivo presagio.
 
«Posso chiederti cosa hai perso di tanto prezioso?», domandò il giovane principe incuriosito.
 
«Un ritratto», rispose l’altro laconico.
 
Jordan considerò l’espressione afflitta del suo migliore amico.
Non gli aveva mai chiesto come mai si fosse messo in testa di imparare a disegnare; non gli aveva nemmeno mai domandato chi gli desse lezioni, dal momento che Julian aveva sempre dimostrato una certa reticenza ad affrontare l’argomento, ma probabilmente aveva appena intuito il motivo di quel comportamento così insolito per lui.
 
«Non dirmi che hai fatto un ritratto a…», cominciò, ma l’altro lo interruppe.
 
«Se preferisci ti posso raccontare una pietosa bugia», commentò ironico. «Ad ogni modo sì, lo confesso, era un suo ritratto. L’unico modo per poterla avere sempre con me»
 
«Credo che tu sia impazzito, Jules. E credo sia stata una fortuna, per te, perderlo: se lei lo avesse scoperto ti avrebbe ucciso e fatto a pezzi. Con grande gioia di Eldridge, che avrebbe potuto studiarti con comodo».
 
«Forse hai ragione», concordò Julian pensieroso. «Anche se qualcuno lo trovasse e glielo consegnasse, non credo riuscirebbe a risalire a me, visto che non lo avevo firmato».
 
Difficilmente gli sarebbe capitata un’occasione come quella che aveva avuto quel giorno: era impensabile sperare di trovarsi di nuovo solo con lei per così tanto tempo.
 
«Almeno era fatto bene?», volle sapere Jordan.
 
«Altroché!», confermò Julian, ripensando ai fiori che aveva cominciato a disegnarle fra i capelli. «Gli mancava solo la parola».
 
«Amico mio, stiamo parlando di un ritratto dell’Onorabile Megan», sogghignò Jordan. «Se avesse potuto parlare, probabilmente avrebbe aperto bocca solo per insultarti».
 
Suo malgrado, Julian scoppiò a ridere.     
   
 
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