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Autore: MalessereBlu    21/07/2017    3 recensioni
L'inverno è arrivato e Sansa governa il Nord insieme al nuovo Re, Jon.
Il Mastino giunge a Grande Inverno dopo mesi di solitudine.
Sandor e Sansa si rincontrano, più arrabbiati, più consapevoli. Più forti.
SanSan ambientata dopo la Sesta Stagione.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo V

 

Quella sera avrebbe dormito con lui. Ne aveva bisogno.
Era disdicevole, inappropriato, ingiusto verso la memoria dei loro genitori: se qualcuno li avesse visti avrebbe avuto di che parlarne per anni.
Fu lei a cercarlo prima che lui potesse andare ad augurarle la buonanotte. Lo trovò nell'armeria mentre si affrettava a spiegare a Tormund quale fosse il corretto utilizzo di questa o quell'altra lama. Aspettò pazientemente che lo congedasse.
“Sansa.” la invitò ad avvicinarsi con un leggero cenno.
“È arrivato un corvo da Approdo del Re.” disse mentre gli consegnava il rotolo inviato da Cercei.
Lo lesse rapidamente, consapevole delle parole che avrebbe contenuto.
“Convocheremo l'assemblea alle prime luci dell'alba e illustreremo anche questo problema.”
“Non sottovalutarla, Jon.”
Sbuffò spazientito. “Abbiamo una minaccia di gran lunga peggiore da affrontare.”
“Tu non la conosci.” ribattè sicura.
Le voltò le spalle per riappropriasi della pelliccia abbandonata al suolo.
“Dovrei fare quello che dici tu, Sansa?”
Lo afferrò per un braccio alla ricerca di attenzione.
“Sarebbe così terribile?”
Sospirò. “È stata una giornata lunga.”
“Jon, dormi con me.”
Non pensava che glielo avrebbe chiesto, non di nuovo.
Jon conosceva il cuore di Sansa, lo vedeva per quello che era davvero: una piccola fortezza ghiacciata animata da un fuoco insicuro e rassegnato. Aveva bisogno di sapersi al sicuro di tanto in tanto, aveva bisogno di sapere che non era più sola.
Il passato non poteva essere cancellato, così come quelle venature che le cicatrici andavano tratteggiando lungo il suo corpo, ma il presente poteva essere vissuto con quel timido brivido di affetto di cui ogni uomo ha bisogno.
“Va bene.”

Si ritirarono nelle stanze di Sansa quando la notte era ormai immobile nel cielo e i corpi erano caldi e rasserenati nei giacigli.
Non era ancora una situazione normale per loro: non erano due fratelli nati e cresciuti insieme, non avevano visto i loro corpi crescere e farsi adulti.
Sansa si presentò nella camera lasciando che i capelli sciolti corressero a ricoprire la veste che nulla lasciava di scoperto ma di tutto sottolineava le forme. Entrò nel letto prima di lui.
Jon era cresciuto diversamente, non percepiva un reale imbarazzo.
Giacevano vicini in prossimità del fuoco ardente, il contatto tra i corpi era minimo.
“Hai paura?” le parlò piano.
“Sì.” Si voltò a guardarlo “Sono sicura di una cosa però: so che se dovesse vincere lei non mi avrà mai viva.”
Jon capì: sarebbe stato suo l'onere di proteggerla anche con la morte.
“Non vincerà.”
“Sei un romantico, Jon.” gli sorrise.
“Sei forte, Sansa. Hai superato con più ardore di ogni altro il passato e ora sei qui con chi ti vuole davvero sapere al sicuro.” la guardò serio.
“Petyr Baelish vuole una sola cosa da me, Brienne si cura di me per dovere e i tuoi uomini non si fidano.”
“Io mi fido di te.” trattenne le parole per un istante. “E il Mastino sembra davvero tenere alla sua sicurezza.”
Rise mentre abbassava gli occhi. “Il Mastino dovrebbe odiarmi.”
“Non è odio quello che vedo nei suoi occhi.”
Sorrise di nuovo. “Già.”

La notte cominciava a ritirarsi quando lo scoppiettio del fuoco era ormai cessato e la legna brillava solo di uno sporadico rossore. Sansa dormiva profondamente quando Jon scivolò via dalle coperte per ritornare nelle proprie stanze e convocare i lord e le lady che avevano scelto di stabilirsi a Grande Inverno.
Non rimase sorpreso quando si trovò a fronteggiare il lupo intagliato sul torace del Mastino appena aperta la porta. Credette di vedere sul suo viso il susseguirsi repentino di confusione, rabbia e dolore.
“Avresti potuto dirmelo che ci avresti pensato tu a tenere sotto controllo l'uccelletto di notte.” sputò acre.
Lo trovò bizzarro e in qualche modo divertente.
“Sono davvero lieto di vedervi così in pensiero per mia sorella.” rispose con tranquillità. “Ser Clegane” cercò di trovare le parole adatte, non era facile parlare di questioni personali quando l'unico pensiero per cui si affannava realmente era la guerra. “Sansa vi rispetta. Non dovrei essere io a discutere di queste cose ma... Trattatela con riguardo, so che le volete bene.”
Che cazzo gli era preso? Era diventato una ragazzina anche lui?
“Mi pare che abbia già i tuoi di riguardi.”
“Se avete ricevuto l'approvazione di Sansa significa che non siete una persona cattiva. Non lasciatevi impressionare dall'affetto che un uomo può mostrare per il sangue del suo sangue.”
Se ne andò senza ricevere risposta.

Sansa si svegliò non appena la porta cigolò. Aveva dormito bene anche se per poche ore. Quando uscì dalle proprie stanze l'alba era ormai prossima e Sandor Clegane era immobile lì di fronte a lei.
“Buongiorno, Sandor.” si sentiva particolarmente rilassata.
“Ciao, uccelletto.” rispose con più dolcezza di quanto avrebbe dovuto.
“Tra poco Jon discuterà del messaggio di Cercei con i suoi consiglieri e convocherà l'assemblea. Gradirei recarmi nel Parco degli Dei per riflettere.”
Cominciò a camminare in attesa che la seguisse silenziosamente.
Lo stridio delle schiniere del Mastino si rompeva contro l'affondo sordo della neve. Avvolgeva tutto ora, tutto era candido e troppo da sopportare per gli occhi.
Sansa si sedette sulla roccia che tante volte aveva accolto i pensieri e le parole di Catelyn e Eddard. Le mancavano da morire. Non aveva più preghiere per loro, non ne aveva più per nessuno.
Le sovvenne alla mente il ricordo della proposta di Baelish che poco tempo prima aveva ascoltato con taciuto rancore in quel medesimo luogo: per quanto avrebbe preferito trascorrere quel momento così intimo da sola, non le dispiaceva che la presenza del Mastino potesse scoraggiare episodi simili.
Era un uomo buono, non glielo aveva mai detto. Continuava a esserlo nonostante tutto, nonostante il male che aveva subito, le umiliazioni, il rifiuto da parte dell'unica persona che desiderasse proteggere.
“A che pensi, uccelletto?” la interruppe mentre fissava un punto imprecisato di fronte a sé.
“A te.” disse tranquilla.
Rise. “Non prendermi per il culo.”
Sorrise anche lei. “Pensavo al passato, Sandor. Pensavo ai miei genitori, a Joffrey, a Cercei, a Ramsay, a Baelish.” camminò lentamente “E a te. Non ti ho mai ringraziato per la possibilità che mi hai offerto quella notte.”
Non riuscì a sostenere il suo sguardo. “Lascia stare, uccelletto. Non avrei dovuto pensare che saresti venuta con me.”
“Avrei dovuto.”
“Così come non avresti mai dovuto lasciare Grande Inverno.”
Guardò altrove anche lei. “Non posso contraddirti.”
Quel silenzio confidenziale durò poco. Lo spezzò Sansa.
“Dopo aver sposato Tyrion Lannister e dopo la morte Joffrey sono fuggita a Nido dell'Aquila dove Ser Baelish ha ucciso sua moglie, mia zia Lysa, per salvarmi. Mi ha tenuta con lui. Ho imparato molto.” cercò la forza di continuare. “Mi hai poi consegnato a Ramsay Bolton, il bastardo dell'uomo che ha assassinato Robb. Mi ha stuprata di fronte a Theon.” alzò gli occhi su di lui “ancora, ancora e ancora.” fece una pausa prima di riprendere a camminare “Sono scappata grazie a Theon e Brienne e mi sono ricongiunta con Jon al Castello Nero, dove era Lord Comandante. Ci siamo ripresi Grande Inverno solo grazie all'aiuto dei Cavalieri della Valle.”
“Sansa..." la pausa fu più lunga di quando immaginasse "dov'è Ramsay Bolton?” ringhiò lapidario. Non fu facile scandire le parole.
“Morto.”
“Come?”
“L'ho ucciso io.”
Si guardarono a lungo.
Non si pentì di avergli raccontato tutto. Sandor Clegane era un uomo buono, non ingenuo o clemente. Era sicura che l'avrebbe capita, che avrebbe percepito come proprio quel rancore intrinseco che alimentava ogni pensiero, dal più puro al più perverso.
E il Mastino la capiva, in tutto e per tutto. Le parole, l'intonazione, lo sguardo, la cadenza dei passi combaciavano perfettamente con i bordi di un ricordo sbiadito ma vissuto più intensamente di quanto osasse ricordare.
Sansa interruppe quel contatto solo per tornare a sedersi.
“Vieni qui.” lo invitò vicino a sé.
Si trovarono fianco a fianco.
“Nessuno può proteggere nessuno.” lo guardò da sopra la spalla “Ma vorresti comunque rimanere qui con me?”
Sorrise docile “Sì, uccelletto. Non ti lascio.” sussurrò come fosse il più intimo dei segreti prima di baciarle i capelli.
Realizzò tardi che quel gesto avrebbe potuto costargli la fiducia che si era guadagnato, ma Sansa si limitò a sorridere con l'imbarazzo della bambina per cui aveva provato tanto affetto anni prima.


Come promesso, ecco il nuovo capitolo. Sinceramente credo che ce ne saranno ancora un po', sento il bisogno di mettere un po' di angst qua e là c:
Buona lettura,
Malessere

 

  
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