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Autore: Evanescente84    21/07/2017    1 recensioni
"Il rispetto che si deve alla paura mi impedisce di credere che l'illusione di addomesticarla con la scrittura soffochi la consapevolezza, in fondo all'anima, che alla prima occasione essa morderà com'é nella sua natura" -cit.
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una goccia solitaria cadde pigramente sul suolo di pietra. Dal cielo non traspariva
nessuna emozione, solo il grigio penetrante di un giorno monotono.
Un'altra goccia cadde sul pavimento da un tubo mezzo arrugginito aggrappato disperatamente
al muro di una casa vecchia, ingiallita dal tempo.
Sembrava ormai che solo i rampicanti ne fossero i proprietari all'esterno e stessero per
conquistare l'interno.
Una goccia ancora, uguale alle altre, si buttò placida sul suolo. L'unico rumore che si udiva
erano quelle goccie intervallate da lunghi istanti di straziante silenzio. Riempivano l'aria come un attore su un palcoscenico
vuoto.
L'erba morta si muoveva impercettibilmente, scossa da un vento flebile e svogliato. Alle
crepe della casa facevano compagnia solo l'edera selvatica ed le colonie di ragnatele.
Un'unica finestra si apriva vuota su quel modesto deserto, come gli occhi di una bambola che
guardano il cielo senza vederlo.
Puntualmente un'altra goccia si uní alla miserabile pozzanghera.
L'odore di erba bagnata
penetrava acutamente, e come mille spilli pungeva le narici.
Tutto pareva immobile; l'unica eccezione la faceva un vento talmente debole e
moribondo che solo con enorme fatica riusciva a smuovere quasi impercettibilmente le poche
foglie esanimi sopravvissute all'inverno.

Un botto sordo all'improvviso vibró nell'aria, come una chitarra che cade per terra e rimbomba in
un silenzio quasi spettrale.
La casa tremó tutta impaurita, aspettandosi di crollare da un momento all'altro. Poi...
Poi piú niente.
Silenzio mortale.

Il suono inconfondibile della goccia riecheggió nell'aria di nuovo. Tutto era tornato alla stessa
monotonia di prima, o almeno così sembrava...
Un ragno microscopico comparve sulla parete scrostata, per poi sparire nel pozzo nero di una
crepa.

Di tutta quella desolazione nessuno si accorgeva, nessuno faceva niente, nessuno la
vedeva, né la guardava, e forse non c'era nessuno lí...
Solo due occhi.
Due occhi limpidi e attenti spiavano avidamente quel luogo, come per nutrirsi dei suoi piú
profondi segreti.
Così, da lontano, scrutavano le foglie, studiavano le gocce che pian piano
uscivano timidamente dal tubo sgangherato.
Quegli occhi, quegli occhi cercavano qualcosa...ma cosa?
Forse non lo sapevano nemmeno loro e lo avrebbero saputo solo appena fossero riusciti a
trovare ciò che stavano cercando... Trovare come un senso al loro perenne guardare. E
puntualmente apparivano di nuovo, convinti che sarebbero riusciti a trovare un
senso...
Stavano nascosti, quasi soffocati, dalle piante rampicanti che popolavano il cancello affacciato
al giardino di quel rudere morente.

Erano sempre lì, tutti i giorni, quegli occhi... A volte piú limpidi, a volte velati da una coltre opaca
di pensieri. Ma sempre, rubavano cupidamente qualcosa al cielo, al mondo. Chissà se
avrebbero mai trovato un senso al loro guardare...o forse il senso stava semplicemente nel
guardare...
Forse erano gli occhi di un ladro o quelli di un vecchio, o di una una donna..
Anche quel giorno quei due occhi grandi e curiosi si aprivano sul paesaggio desolato, sulla
casa misteriosa, abbandonata.
Sembrava che solo uno sguardo sarebbe riuscito a rompere la
serratura, arrugginita da troppo tempo ormai, pure se neanche la chiave, ovunque fosse, non
sarebbe stata in grado di farlo.

Anche quel giorno erano là, quegli occhi, al solito posto, celesti. Erano lucidi. Sapevano.
Una goccia si fermó all'angolo di un occhio per poi scendere lenta lungo una guancia liscia e
morbida, forse un po' troppo pallida per una persona sana. Ma la goccia , forse una lacrima calda e
leggera, non poté finire il suo percorso, fermata da una mano rosea e delicata, troppo liscia e
troppo piccola per appartenere ad un adulto.
Era un bambino.
E lui sapeva...ma non poteva fare niente. E non sapeva perché sapesse...

Un boato simile ad un tuono percorse tutta la terra, facendo tremare perfino le nuvole.
Il bambino spaventato chiuse gli occhi. Per la prima volta.
Fu allora che tutto cominció a crollare.
Riaprì gli occhi, si guardó le mani. Si stavano sgretolando.
Guardò il rudere crollare insieme a lui.
E allora capì.
Il senso era nel suo sguardo, era lui il senso. E aveva chiuso gli occhi per paura che tutto crollasse.
E tutto era crollato.
Di lui e della casa non rimaneva che sabbia e fango.
   
 
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