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Autore: Emy Potter    21/07/2017    0 recensioni
Hester Murray è una ragazza normalissima, non ha nulla di speciale e come tutti ha i propri difetti. La parte paterna della sua famiglia però proviene da Mystic Hill, un semplice paese poco conosciuto dove sono rimasti a vivere sua zia Flo e suo zio Elliot. Tornata dopo anni per venire a trovarli e rimanere una settimana, Hester finirà involontariamente in un universo parallelo dove esiste la magia. Non potendo tornare subito indietro, farà la conoscenza di colui che viene chiamato "Il prescelto", ovvero un ragazzino dalle grandi potenzialità magiche che è destinato a spodestare la malvagia regina del regno. Costretta a stare con lui perché l'unico che può trovare un altro portale, dovrà decidere se tornare a casa il prima possibile o se rimanere per aiutarlo malgrado non abbia alcun potere. Ma potrebbe mai sopravvivere in un luogo tanto pericoloso?
[Anche su Wattapad con lo stesso titolo]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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I can hold the weight of worlds 
If that's what you need, be your everything.
I can do it, I can do it, I'll get through it.
But I'm only human and I bleed when I fall down,
I'm only human and I crash and I break down.
"Human", Christina Perri.


Quando chiesi una spiegazione, i miei accompagnatori non poterono fare a meno che fornirmene una: "Sei finita in un mondo parallelo" mi disse Wyatt, quegli occhi tanto simili a quelli del mio coniglio da farmi rabbrividire. Se non fossi finita in una situazione tanto assurda, avrei riso per la somiglianza.
"L'arco di pietre era un portale, se non te ne sei accorta probabilmente è perché la magia praticamente non esiste nel vostro mondo. Né esistono delle minime particelle che delle volte danno vita a quelli che voi definite miracoli" continuò l'albino ed io pendevo dalle sue labbra. Tutta quella storia era interessante quanto surreale, il tipo di cose che ho sempre amato.
"Perché non posso tornare indietro e passarlo di nuovo?" chiesi confusa e notai che le mie parole fecero arrossire il ragazzino. Trovavo deprimente il fatto che malgrado fosse evidentemente più piccolo di età, fosse comunque più alto di almeno cinque centimetri (non che ci volesse molto, sfioro a malapena il metro e sessanta).
"Sarebbe stato possibile se io e Cal non l'avessimo chiuso" rispose lui grattandosi la nuca, "eravamo venuti qui per questo, è il nostro compito."
"E non potete semplicemente riaprirlo?" domandai ancora volendo tornare a casa il prima possibile. O almeno una parte di me lo voleva, l'altra era troppo curiosa per farlo. 
La curiosità uccide, Hester; mi rimproverò la mia coscienza, impaurendomi abbastanza da sotterrare il mio lato indiscreto. O almeno, ero sicura sarebbe stato un effetto temporaneo. 
"Non è possibile" stavolta fu Cal a parlare con un sorriso orgoglioso che gli increspava le labbra, "un portale che viene chiuso non può essere riaperto, sono le leggi del nostro universo. Devono passare almeno cinquant'anni e poi può darsi che possa ricomparire nello stesso luogo."
Dev'essere un sogno; pensai tra me e me, sconcertata per gli eventi accaduti negli ultimi minuti. Sentivo la testa pulsare e ringraziai il fatto di avere ancora il mio zaino con me dove tenevo la mia personale scorta di pastiglie contro il mal di testa. 
Avevo provato a pizzicarmi più volte per svegliarmi, ma non accadeva assolutamente nulla. Inoltre vedevo nitidamente i luoghi e le persone attorno a me, cosa che nei sogni non mi accadeva mai. Le sensazioni anche erano diverse: il vento freddo mi scompigliava i capelli e mi sfiorava la pelle facendomi rizzare i peli, i raggi che riuscivano a passare attraverso i rami mi scaldavano il corpo, in contrasto con la freschezza dell'aria, i rumori erano chiari e non ovattati come accadeva solitamente e gli eventi avevano una consecutività logica, per quanto potesse esserlo viaggiare in un mondo parallelo.
Dovetti frenare i miei pensieri quando avvertii un'altra fitta alle tempie. Feci una smorfia di dolore e continuai a seguire i due ragazzi.
Cal non smetteva di sorridere, aveva un'andatura pigra e le mani nelle tasche della giacca; Wyatt, al contrario, era serio, gli occhi pieni di determinazione e la schiena dritta. Erano totalmente diversi l'uno dall'altro, ma entrambi bizzarri. Mi chiesi come due tipi del genere potessero andare d'accordo, non rendendomi conto che la risposta era semplice di quanto immaginassi: non ci riuscivano.
"Come ti chiami?" mi chiese l'albino volgendo il suo sguardo verso di me, facendomi sussultare. Il fatto che i suoi occhi fossero rossi come il sangue un po' mi inquietava. 
"Hester Murray" risposi di fretta, per poi pentirmene immediatamente: avrei potuto inventare un nome falso per sicurezza...
"Direi di andare subito da Cathy, avviserò i miei genitori con una lettera appena saremo lì" annunciò Wyatt, ma non sapevo se si stesse rivolgendo a me o al suo compagno. Tra i due sembrava il più responsabile.
"Non preoccuparti, ci arriveremo a minuti" rispose Cal senza perdere il suo sorriso. 
Quel tipo non mi piaceva, mi sembrava il classico sbruffone che pensa di sapere qualsiasi cosa. Già mi irritava, ma mi detti una calmata ricordando che un libro non si giudica dalla copertina. Magari poteva essere diverso da quello che dimostrava, forse era solo un modo per mascherare la sua insicurezza. Quasi risi quando mi resi conto di assomigliare ad una psicologa fallita che analizzava i comportamenti di un bulletto. Eppure dovevo aver imparato nella mia vita che delle volte le persone sono così come dimostrano e basta. Avrei scoperto in futuro se per lui era la stessa cosa.
Per tutto il tragitto, la calma del luogo era in totale contrasto con il mio stato d'animo e spesso mi venne voglia di scappare e correre lontano, non importava dove. Mi sentivo come un criminale che già portava la tuta arancione e veniva accompagnato in cella da due poliziotti pronti a saltarmi addosso al minimo accenno di fuga. Mi resi conto che nulla mi facesse credere che non fosse così, niente mi portava a fidarmi di loro e potevano essere tranquillamente due pazzi fanatici che vivevano in un mondo mentale tutto loro. Potevo tranquillamente essere ancora nella mia Mystic Hill. 
A quel punto, la domanda mi venne spontanea: "perché non mi date una prova per convincermi a seguirvi?"
I due si fermarono per guardarmi esterrefatti. "Stai scherzando spero" mi rispose Cal scoppiando a ridere, "non credo tu sia nella condizione di imporci nulla."
"Potrei rendervi tutto più difficile e tentare continuamente di scappare invece che seguirvi in silenzio" ribattei preparandomi a darmela a gambe, i miei piedi pronti a scattare ad ogni minimo accenno di pericolo. Non sarei di certo stata buona a guardare, se dovevano farmi del male non avrei reso loro le cose semplici. Se dovevo morire, prima avrei lottato fino alla fine per la mia sopravvivenza, non l'avrei accettato se non avessi tentato il tutto per tutto. 
Wyatt invece stava zitto, mi studiava curioso mettendomi a disagio, senza perdere però la sua compostezza. Non capivo il perché del suo sguardo, sembrava come se stesse cercando di capire qualcosa o di prevedere le mie mosse. Oppure ero una semplice cavia da analizzare. 
"Noi abbiamo la magia, se volessimo potremo legarti e trasportarti senza problemi" continuava intanto Cal, ma l'albino alzò una mano per fermarlo.
"Non dobbiamo sottovalutare i non-magici" lo avvisò severo, "conosci bene il loro vantaggio."
Non avevo la più pallida idea di cosa stesse parlando, dopotutto potevano risolvere ogni problema con la magia. A quella realizzazione mi si accese una lampadina: forse era proprio questo che li fregava, in un certo senso. Noi non abbiamo la magia, per cui dobbiamo risolvere i nostri problemi in un altro modo.
"Bravo,  rivelale i nostri punti deboli" lo accusò Cal ridacchiando ironico, "sarai il Prescelto, ma questo tuo comportamento è la prova che Cathy ha ragione sulle le differenze tra noi e loro, solo che non vale per tutti a quanto pare."
"Senti chi parla!" esclamò Wyatt spingendolo, "sei tu il tonto dei due!" 
Sarebbe sembrata una spinta innocente se una scarica di energia non fosse scaturita dalle sue mani colpendo il più grande e facendolo cadere a terra, all'indietro. Rimasi a bocca aperta a quella vista, rendendomi conto che tutte le loro parole dovevano corrispondere a verità, non erano dei semplici pazzi. Eppure questo fatto non mi consolava più di tanto.
"Schifosissimo moccioso ingrato" sibilò il corvino furioso mettendosi seduto e scomparendo davanti ai miei occhi increduli, ricomparendo alle spalle dell'albino e ricambiando la spinta. Cominciarono ad azzuffarsi, tra spintoni, pugni e magia. Quella scena mi terrorizzava, mi resi conto quanto debole fossi in confronto a loro. Sapendo che avrei rischiato molto a stare lì, decisi che quella sarebbe stata la mia unica occasione per allontanarmi da quei due. Non mi interessava se potevano aiutarmi, se non avessero cattive intenzioni o sì, non mi fidavo e mi ero decisa che avrei trovato un portale da sola. 
Senza che loro mi notassero, cominciai inizialmente a indietreggiare un passo alla volta, per poi correre ancora una volta lontano da loro. Non sembrarono essersi accorti della mia fuga, perché non sentivo nessun passo dietro di me, né ordini che mi imponessero di fermarmi. L'unica cosa che facevano era cercare di avere la meglio sull'altro, esattamente come due animali che lottano per la loro preda. Meglio per me, era proprio vero che tra i due litiganti il terzo gode. 
Ben presto arrivai in quella che doveva essere Mystic Hill dell'altro universo. Era diversa da come me la immaginavo, credevo avrei visto qualcosa che poteva essere uscita direttamente da "Il Signore degli Anelli", mentre invece era identica a quelle foto o a quei ritratti che la mostravano nel periodo tra la seconda metà del 1800 e i primissimi anni del 1900, solo con più edifici. 
Mi feci strada per le vie del paese, cercando di tenere un basso profilo, ma tutti quelli che posavano lo sguardo su di me cominciavano a bisbigliare tra di loro. Non me ne stupii più di tanto, dopotutto il mio abbigliamento doveva essere strano per loro, ma la cosa non mi faceva stare bene. 
Volevo solo trovare un portale, doveva essercene uno da qualche parte! Ero stanca di stare lì. Avevo sempre voluto vivere avventure in un mondo dove tutto poteva accadere, come probabilmente ogni amante del fantasy come me, ma essere davvero in una situazione del genere fa paura. Se nel mio mondo solitamente ero coraggiosa e tranquilla, ora mi sentivo come una bambina che doveva affrontarlo per la prima volta. Ero lontana da casa, la mia famiglia probabilmente terribilmente preoccupata per me, senza poteri a differenza degli abitanti del posto e se le cose fossero andate male avrei rischiato la vita. E ovviamente, la cosa mi spaventava. Forse la frase "Attenta a cosa desideri" era più vera di quanto me ne rendessi conto.
"Che ci fa qui tutta sola, maestà?" ero così presa dai miei pensieri che non mi accorsi che alcuni uomini (tutti ovviamente più alti e più robusti di me) si erano avvicinati, circondandomi. 
Diavolo, mi ero dimenticata della mia somiglianza con la loro regina. Portai subito le mani in avanti indietreggiando, ma a quel gesto loro sembrarono mettersi sulla difensiva. "No, io non sono sua maestà, avete sbagliato persona" spiegai cautamente temendo il peggio. Quella donna non sembrava molto amata in questo paese. 
"Sta mentendo!" esclamò uno alla mia destra, "è lei, ne sono sicuro!"
"Ma non ci sono guardie e i suoi capelli hanno un colore diverso. E poi cosa ci farebbe lei qui?" domandò un altro poco distante da lui. 
"A me non interessa se sia lei o no" disse invece un'altra voce dietro di me afferrandomi per il polso e girandomi nella sua direzione, "hanno lo stesso viso, per cui nel dubbio io la faccio fuori. Chi è d'accordo mi segua." 
Cominciai subito a divincolarmi a quella frase, gli occhi spalancati per il terrore. "No, no, non sono la regina, ve lo giuro!" cercai di convincerli, ma gli altri si stavano avvicinando senza problemi. Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi, convinta che forse quella sarebbe stata davvero la mia fine. Ma ancora una volta non mi arresi, la disperazione mi faceva urlare e combattere, scalciando e tentando di fuggire. La presa di quegli uomini però era troppo forte, niente in confronto a quella di Cal ed io ero sicuramente troppo debole per fare qualsiasi cosa. 
Nel trambusto generale sentii i corpi dei miei aggressori irrigidirsi alla vista di qualcosa -o qualcuno- poco lontano da noi. Quando seguii i loro sguardi rimasi esterrefatta: davanti a noi c'era una donna che portava uno splendido abito rosso fuoco in raso che le aderiva perfettamente sulle curve messe il risalto dal corsetto, lasciando le candide spalle scoperte con delle balze in pizzo, mentre dietro di lei vi era un lungo strascico ricamato d'oro. I capelli di un castano ramato -il mio colore naturale- erano ordinatamente raccolti in uno chignon con treccia, mettendo in risalto la splendida e scintillante corona di rubini che teneva sulla sua testa. Le mani erano coperte da due paia di guanti bianchi che le arrivavano a metà avambraccio. Ma quello che mi sconvolgeva era il suo viso: malgrado il corpo fosse per certi versi differente dal mio, i lineamenti erano identici ai miei, una somiglianza che mi fece venire i brividi. Il fatto che guardasse inoltre un punto nel nulla con gli occhi vuoti e senza espressione e le braccia pendessero inermi ai lati della sua figura, non aiutava. 
"La regina..." mormorarono gli uomini, lasciando la presa sul mio braccio, liberandomi. Lo sentii subito fare male, per questo lo strinsi istintivamente nell'altra mano per cercare di alleviare il dolore, massaggiandolo delicatamente. 
Quando la mia sosia ci diede le spalle per correre verso la direzione opposta, gli abitanti la inseguirono, dimenticandosi apparentemente di me. Per l'ennesima volta in quella giornata, dovetti fuggire, ma mi fermai quando una voce femminile bisbigliò nella mia direzione.
"Di qua" pronunciarono un paio di sottili labbra rosate e il mio sguardo si scontrò con due paia di dolcissimi occhi azzurri come il ghiaccio. Senza pensarci due volte raggiunsi quella che scoprii essere una bambina di dieci/undici anni dalla pelle bianca come il latte, i capelli biondo platino raccolti in due code basse e uno splendido vestito bordeaux. Mi arrivava alle spalle ed era davvero magrissima. 
"Va tutto bene?" mi chiese con la sua tenera vocina acuta ed io annuii, un po' scossa. "Vieni con me" continuò prendendomi per mano, "ti porterò al sicuro."

Nota autrice: Terzo capitolo! Che ne pensate? Vi piace? Spero di sì, anche perché ho dovuto scrivere e riscrivere più volte delle parti per essere soddisfatta. Fatemi sapere i vostri pareri con una recensione. Che impressione vi hanno fatto i personaggi? Sono davvero curiosa di sentire le vostre opinioni. Chi sarà questa bambina? Cosa ci faceva la regina lì? E che fine avranno fatto Cal e Wyatt? Lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Alla prossima!
Kisses, Emy.

   
 
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