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Autore: Hephily    21/07/2017    1 recensioni
Abbiamo tutti degli scheletri e degli armadi dove nasconderli. Il terrore è che un giorno qualcuno possa aprire il tuo armadio, accendere la luce e lì nell'angolo trovare il tuo scheletro. La più grande paura è di essere scoperti, ma non era il caso delle ragazze del Caffenut, non temevano nulla e nessuno. Ognuno di loro ha delle pervesioni.. il problema è il tipo di perversione e come viene usata. Riusciranno mai a essere scoperte per i loro crimini scoperti? Quando si placherà la loro sete di vendetta?
****
[TRATTO DAL PROLOGO]
Cos’è questa volta ti vogliono uccidere il pappagallino che non hai?- Chiese un’altra ragazza dall’aspetto di un nerd hacker.
-Ehi Yami cos’hai contro i pappagalli?! Comunque c’è scritto che mi bruciano la casa!con tutti i miei manga dentro, con la mia 3DS, questa è una tragedia! Non per la casa ma per i manga! Capiscimi!-
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Glherblera'
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MUSEO


Era passata una settimana dal tragico incidente del dottor Hoein Klascor e le ragazze non avevano scoperto nulla per continuare l’indagine e scoprire chi lo avesse ucciso.
L’enigma si stava rivelando più difficile di quanto pensavano.
Yukida aveva smesso di prendere le medicine prescritte per poi vedere come procedeva senza di esse.
Sapeva che era impossibile  controllarsi senza l’aiuto della cura, però credeva di poter provare a tenere a bada tutte quelle personalità.
I problemi cominciarono a farsi vivi soprattutto durante la notte: la ragazza si svegliava sudata, con i battiti del cuore molti forti e con un affanno da non poter riuscire a calmarsi.
Anche Yami notò l’agitazione dell’altra, guardando i movimenti dell’amica con un occhio chiuso e uno aperto in una specie di dormiveglia.
Solo dopo un bel po’ di tempo Yukida riuscì ad addormentarsi, ma ormai era giunta l’alba.
Nel mentre lei trovava un modo per riposare, le altre ragazze si stavano organizzando per affrontare un’altra giornata lavorativa, che comprendeva i giornalisti, che scrivevano su ogni quotidiano il successo del Caffenut e i fotografi, che adoravano le ragazze del maid. I loro modi raffinati e carini avevano fatto breccia nel cuore di tutte quelle persone che sedevano ai loro tavoli; in edicola erano uscite anche le loro figurine per completare gli album.
Mentre le altre ragazze si preparavano indossando le loro divise, Rose era già pronta e non accettava ritardi o persone che non avevano la voglia di lavorare.
Più che altro non gradiva il comportamento di Yukida, forse non capiva la situazione della collega.
Certe volte Rose si comportava come capo e dava ordini senza consultarsi con la più grande.
Rose non amava molto la compagnia, preferiva stare sola, lei era il lupo solitario della squadra, è molto magra ed è altra un metro e sessantotto, porta i capelli corti di colore nero come l’ebano, le punte dei suoi capelli erano tinte di blu. 
I suoi occhi erano azzurro tempesta, con una forma lievemente allungata, addolcita dalle ciglia scure e folte, le sue labbra erano rosse e sottili.
Rose era amata dal pubblico adulto (quelli da venticinque anni in su), ma le loro avance non riuscivano a sedurla.
Non le interessava avere  una relazione con uomini, poco l’importava ad avere qualcuno nella sua vita.

Nel mentre serviva i tavoli dal quale aveva preso gli ordini dava occhiate in giro per vedere se Yukida era scesa a lavorare.
Non le andava bene che le altre coprivano i suoi turni e facevano il doppio del lavoro.
- Non è possibile... -  Sospirò da dietro il bancone, riempiendo il vassoio con l’ordinazione del tavolo dieci.
- Cosa? - Chiese Kureijī, mettendo dentro la lavastoviglie i bicchieri e le tazzine sporche.
- Yukida. Non c’è mai una volta che scende a lavorare e se lo fa prende due ordinazioni e se ne va in cucina.- Rose le cose le diceva senza avere timore di nessuno.
Sapeva in un certo senso di avere ragione, ma non capiva la situazione che aveva  la sua collega.
- Non si sente bene, sono pochi giorni che non prende le medicine, dovresti un po’ compatirla. - Rispose Hyun Min, questo era il nome fittizio di Kureijī.
- Compatirla? Una come lei? Ma non farmi ridere. Facciamo i suoi turni la maggior parte del tempo, non voglio sprecare fiato parlando con una che non prende seriamente il lavoro. - Disse Rose, prendendo il vassoio per poi portarlo ai suoi clienti.
Mentre Rose si occupava a  prendere altri ordini dai tavoli, nella porta dietro il bancone che conduceva agli appartamenti di sopra, tra le scale che scricchiolavano, si poteva percepire che qualcuno stava scendendo.
Yukida aprì la porta e la prima cosa che vide fu la faccia di Kureijī, che lanciava occhiate a destra e sinistra.

Prese il grembiule il suo taccuino scarabocchiato; non amava buttarlo, ci scriveva più che poteva per poi dire “adesso sei scritto da tutte le parti” e cominciò a prendere le ordinazioni agli altri tavoli che stavano aspettando da molto tempo.
- Oh, guarda, la bella addormentata con tante personalità si è fatta viva, alla fine. Non so, vuoi un cappuccino per svegliarti? - Disse spudoratamente Rose.
Le piaceva umiliare Yukida davanti alle altre, ma quest’ultima non prendeva in considerazione le provocazioni, si limitava a fare una faccia di sdegno per poi voltare le spalle.
La condotta che aveva Yukida le dava molto sui nervi. Rose era una ragazza ordinata, precisa.
Molti dei fotografi cominciarono a scattare foto a Yukida.
Dato che lei non si faceva mai vedere, le sue immagini erano rare.
- Quei flash mi danno sui i nervi, mi accecano. - Disse Yukida, dando il foglio con l’ordinazione ad Akumi.
Haku la guardava sorridendo. Poteva capire quanto quei fotografi davano sui nervi certe volte.
- Yukida, che dici se andiamo al museo oggi? - Chiese Akumi.
Voleva andare a vedere una mostra di quadri che facevano in un museo non lontano dal loro distretto.
Ad Haku piaceva molto l’arte, essendo un’artista voleva conoscere altre nuove tecniche per poi sperimentarle.
- Che cosa? andare al museo? È il locale volete chiuderlo? - Intervenne subito Rose, sentendo il programma che stava progettando Akumi con grande entusiasmo.
- Sì, se un giorno chiudiamo il locale non penso ti cambia qualcosa. - Disse Yukida.

Haku già si immaginava quello che stava per succedere tra le due collaboratrici.
- Sì, mi cambia. Non lavori mai, noi facciamo i tuoi turni, puliamo per te e dormi fino a tardi. La tua voglia di lavorare è pari a quella di un bradipo! -
- Lo prendo per un complimento. Non penso che qualcuno sta mugolando se copre i miei turni. Vedi qualche lamentala? Facce tristi? L’unica che sta recriminando perché non le va bene la mia situazione sei tu e non mi piace il modo di fare autoritario che hai verso di me o alle altre. Devi stare al tuo posto perché nessuno comanda te e tu non devi comandare agli altri. Se non ti va bene questa situazione, te ne puoi andare, lì c’è la porta. - Yukida era diretta, diceva tutto quello che le passava per la testa.
- Ah bene, adesso con quale Yukida sto parlando? Quella calma o quella pazza, o quella emotiva o… non so, dimmi tu. -
- Rose, non continuare, ci sono clienti adesso. - Intervenne Akumi, cercando di calmare le acque, che stavano diventando mosse.
- Rose ti consiglio di andare a fare il tuo lavoro senza disturbare quello mio o delle altre. Non darmi ordini, ci sono delle regole e le devi rispettare! A lavoro! - Disse Yukida indicando con l’indice di andare a servire altri tavoli.
Rose non continuò più la discussione.
Aveva visto che la mando sinistra della sua collega era sopra il coltello per tagliare i limoni.
Preferì salvare la sua vita.
Proprio in quel momento la porta si aprì  per ospitare altri clienti, tra quelli c’era il biondino che ormai era diventato un cliente abituale, li piaceva molto stare nel Caffenut.
Ma secondo le sensazioni di Akumi quel bell’imbusto che lasciava sempre banconote molto grandi nascondeva qualcosa di molto pericoloso, i suoi occhi erano sempre puntati su Yukida e Akumi non smetteva mai di guardarle, osservava molto Yukida, ma a quest’ultima non le piaceva affatto il suo modo.
-Allora devi ordinare, perché sai c’è altra gente che vorrebbe un tavolo libero.- Disse Yukida aspettando la sua richiesta.
-Ci sono altri tavoli.- Rispose lui guardandola negli occhi con un sorriso malizioso.
-Tu occupi troppo spazio per un tavolo. Se vuoi ti faccio un tavolo tutto per te, nella porta dietro del locale, vicino l’immondizia, quello è il tuo posto.- Ribatte con un tono pungente e arrogante.
-Come siamo altezzose mia cara, ti manca qualcosa?-
-Non mi manca nulla mi stai facendo innervosire.- Yukida aveva poca pazienza con certe persone, lo prese dalla cravatta e lo tirava a se, faccia a faccia. -Sono due le cose o ordini o ti spedisco a calci nel culo fuori dal locale.- Disse con molta sfacciataggine, gli occhi di lei caddero sul collo, dove vide una cicatrice; nella sua mente qualcosa era scattato.
-Va bene ordino un tè con dei biscotti.- Rispose con molta tranquillità, ma i suoi bulbi oculari non cedevano nel guardare la cameriera, non si sa qual era il motivo guardava quelle maid.
Dopo poco minuti Yukida ritornò con l’ordine del biondino, non era molto cordiale.

Poggiò il suo tè sbattendo il piattino e poi la tazza facendo cadere qualche goccia nella sua giacca nera, sicuramente “sarà costata una fortuna” pensò in quel momento la ragazza, ma poco le importava.
-Che modi raffinati.- Disse il ragazzo guardando la collana che portava al collo la cameriera.
-Già sono come un troglodita, non posso farci niente mi dispiace, poi quella giacca fa schifo anche alle mummie.- Rispose Yukida  per poi tornare al bancone a prendere gli altri ordini.
Dopo un po’ di tempo il biondo lasciò il locale, ma di certo non mancavano le sue grandi banconote, Akumi era molto felice di vedere enormi contanti per poi sventolare ai quattro venti, anche se non le piaceva quel ragazzo, lei amava i suoi soldi. 
La giornata lavorativa era passata, Yukida alla fine aveva cambiato idea all’ultimo minuto, si era ricordata che in quel museo che volevano visitare c’era qualcosa che dovevano rubare.
Rose rimase stupita dalla decisione che prese, aveva pensato che chiudere il locale non serviva a nulla, ma a  Yukida le opinioni di Rose non le importavano neanche un po’.
Una volta chiuso il locale ed averlo pulito, cominciarono a prepararsi nella base segreta che era situata proprio sotto il locale, tutte si stavano cambiando per poi indossare vestiti più appropriati e comodi, Kureijī e Black portavano degli shorts neri con una maglietta bianca, non poteva non mancare la cintura con le bombe da far esplodere in caso d’emergenza, invece Black sulla schiena portava un bastone che schiacciando un pulsante appariva una lama affilata, teneva sempre qualche shuriken.
Akumi invece indossava un pantalone nero e la maglietta nera,  era un ottimo cecchino della squadra e la sua mira era perfetta, non sbagliava neanche un colpo, calcolava tutto nei minimi dettagli cercando di non spargere il sangue ovunque, teneva sempre qualche granata per sicurezza.
Yami invece stava dietro a i suoi computer , lavorava per il gruppo in questo modo, disattivava ogni tipo di allarme, telecamere, mandava in tilt tutto quello che poteva incastrarle, non amava mettersi al centro dell’attenzione come facevano le sue colleghe, lei era l’ombra delle sue amiche.
L’unica che  mancava ancora all’appello era Yukida che cercava le sue pistole, senza di esse lei non usciva in missione, erano molto importanti per lei, anche se non si ricordava dove le avesse prese, ma sapeva che le aveva ricevute da qualcuno.
Indossava dei leggings grigi, maglia nera e giacca nera di pelle, ma non mancavano le sue sneakers che amava molto.
Finiti tutti i preparativi le ragazze si erano dirette nel loro camper di lavoro, Yukida si mise alla guida, Akumi era affianco a lei per indicarle la strada, quest’ultima si era molto avvicinata a Yukida, cercava in qualche modo di aiutarla senza però farsi notare.
Rose era appoggiata al tavolino a osservare la persona che era alla guida, Black e Kureijī per ammazzare il tempo giocavano a morra cinese, invece l’unica rimasta al locale era Yami,  operava specialmente dal bar, non si trovava bene a lavorare in altri posti.

Arrivati a destinazione Yukida parcheggiava il camper non molto lontano dal posto per operare, una volta preso tutto l’occorrente per entrare nel museo, Rose usava il laser per fare un cerchio e poi entrare a prendere un gioiello antico che valeva tanti soldi, Akumi sentendo la parola soldi che equivaleva a banconote si era eccitata.
Una volta entrate nel museo, camminavano lungo il corridoio che portava al tesoro antico, appesi alle pareti c’erano molti quadri, Haku li trovava molto affascinanti, bellissimi, erano arte pura, fatti con il cuore e passio nel dipingere.
-Che schifo di quadri mi fanno venire il vomito!-Esclamò Black tenendo la torcia puntata nel quadro.
-Ehi non offendere l’arte è bellissima!- Rispose Akumi difendendo in qualche modo le opere tanto amate.
-Si bellissima come il culo di un bebè quando ha fatto la pupù.- Ribatte Black girando la pila in faccia ad Haku, poteva notare così l’espressione di rabbia che stava emanando in quel momento, Black scappò subito in avanti per la paura di essere uccisa dall’amica.
-Yami, quanto manca ancora?-Chiese Yukida dall’auricolare che tenevano tutte nelle orecchie.
-Cinquanta metri, dovrebbe esserci una cassaforte che ho sbloccato.- Rispose Yami dall’altra parte del telefono.
Superati i cinquanta metri che aveva detto Yami, le ragazze si ritrovarono difronte all’enorme cassaforte, una volta entrate dentro per prendere quella corona tanto bramata a Yukida.
Rose la mise dentro una borsa e se andarono lasciando ovviamente il lavoro a chiudere le porte a Yami, che attendeva questo momento.
Per uscire più velocemente le ragazze presero un’altra strada indicata dall’hacker della squadra, in quel frangente di  minuti Yukida si fermò a guardare un quadro che l’aveva attirata, ai lati in basso c’era scritto il nome fittizio di Akumi.
-Questo è il tuo dipinto, che ci fa qui?-Chiese Yukida prendendo dal braccio Haku.
-Non è il mio, la villa in cui vivevo non aveva tutte queste stanze, è strano.- Rispose Akumi guardando bene il quadro, Yukida era rimasta colpita da quel quadro, come se già lo conosceva.

Nel mentre le due ragazze contemplavamo l’opera d’arte, Black e Kureijī involontariamente fecero scattare l’allarme della sicurezza.
-Non doveva essere disattivato?!- Esclamò Akumi.
-Yami dove sei? Cosa stai combinando?!- Urlò Yukida dall’auricolare.
Akumi era indecisa se prendere o meno quell’opera che le apparteneva, voleva esaminarlo ancora di più, ma non c’era tempo per portarlo via. In poco tempo delle guardie avevano raggiunto le ragazze, e non poteva più fuggire per loro era la fine.
Haku correva per non farsi prendere, Rose era molto avanti e se tornava indietro rischiava di essere catturata anche lei, le uniche che erano rimaste indietro erano Kureijī e Black, quest’ultima aveva notato come Haku guardava la sua tela colorata, osservava la guardia che cercava di capire i suoi movimenti, ma Black pensò all’amica e prese il capolavoro falso e sgozzò la guardia con la lama del suo bastone e corse via verso l’uscita. Kureijī invece si era allontanata dal gruppo, la guardia era riuscita a metterla all’angolo.
-Adesso vediamo chi si nasconde dietro questo passamontagna.- Disse la guardia tenendo la pistola puntata verso Kureijī.
-N-Non scoprirai mai chi sono, neanche se uccido la tua famiglia!- Minacciò con molta arroganza il custode.
Era messa alle strette non riusciva a fuggire da  nessuna parte, chiuse gli occhi pensava che per lei era finita, quando poi sentì qualcosa che sporcava le sue vesti, apriva gli occhi piano piano, vedeva un pugnale infilzato nel corpo della guardia, era un colpo diretto inferto con tanta rabbia, per poi essere estratto con tanta ferocia, il pavimento era pieno di sangue, e la guardia era morta.
-Andiamo.- Disse Yukida tirando Kureijī per uscire via da quel posto.
Black era molto eccitata, stava quasi rischiando di essere scoperta,  per lei era una grande sfida, non aveva mai avuto molta adrelina in corpo e non riusciva a calmarsi.
Akumi invece non era spaventata anzi si chiedeva come quel suo quadro che aveva dipinto molti anni fa, si ritrovò in quel museo, voleva indagare ancora di più e scoprire chi l’aveva portato lì.
Kureijī invece si era ripresa mangiando una barretta energetica.
Yukida era tranquilla, uccidere la gente la faceva sentire bene, l’unica arrabbiata era Rose, non accettava un simile errore da parte di Yami, soprattutto che lei era la maga dei computer, una volta tornata al locale l’avrebbe rimproverata per la sua inefficienza nel lavoro.

Yami doveva dare delle spiegazioni valide sul fatto che non aveva disattivato quell’allarme e Rose non accettava delle banali scuse buttate in aria. 
Finalmente arrivate nel locale, le ragazze fecero finta di nulla, Black andò subito a farsi una doccia fredda per calmare quella adrelina che le scorreva in corpo, Kureijī invece si era precipitata in cucina a mangiare qualcosa e a dissetarsi.
Rose era scesa al piano di sotto per chiedere delle spiegazioni a Yami sul suo lavoro svolto male.
Fissò la collega seduta nella sedia dietro a vari computer e sentiva i rumore dei tasti che schiacciava molto velocemente.
Era molto concentrata e non amava essere disturbata.
-Per colpa tua stavamo per essere prese tutte quante.- Disse Rose con molta franchezza.
-Come scusa?- Fece finta di non capire la frase di Rose, continuava nel mentre il suo lavoro.
-Non hai disattivato  i sistemi di sicurezza e ci mancava poco che ci scoprivano, sei inefficiente, abbiamo ucciso due persone che non c’entravano nulla a causa tua!-La voce di Rose si stava facendo sempre più alta.
-Cosa vuoi le scuse? Mi era venuto una crampo allo stomaco e mi serviva qualcosa da mangiare, scusami se non ti ho salvato quelle chiappe perfettine che ti ritrovi!- Rispose a tono Yami, non le piaceva quando qualcuno le diceva come fare il suo lavoro, anche quando non lascerebbe mai le sue amiche nei guai, trovava sempre un modo per aiutarle.
-E  tu saresti  la maga dei computer? Ma fammi il piacere, il tuo compito è di rendere inattivo tutte le sicurezze e allarmi che troviamo  in ogni missione, sapevo che venire con voi in questa missione era un suicidio!-
-Bene potevi startene al locale e fare qualcosa di più costruttivo per le tue unghie lunghe.- Disse una voce dietro di lei con in testa un asciugamano.

Rose sobbalzò quando sentì Yukida parlare, non si aspettava un’entrata del genere della collega.
-Non verrò mai più in missione con voi.- Ribatte Rose sfidando gli sguardi di Yukida.
-Faremo a meno della tua presenza, abbiamo sempre lavorato bene anche prima che tu ti unissi  a noi, se a te piace fare le missioni come lupo solitario vai ben venga, non ti costringiamo mica a seguirci.-
-Certo non permetto a delle novelline come voi di farmi uccidere.- Affermò Rose.
-Non penso sei morta, sei la prima che è corsa via appena scattato l’allarme, non ti sei preoccupata che le tue compagne erano rimaste indietro e ti lamenti se io ho dimenticato di togliere un allarme!- Yami era arrivata al punto dell’esasperazione non tollerava certe prediche inutili, poteva capire a tutti di fare un errore.
-Si mi lamento, posso dire cosa voglio e per me non  sei un granché come hacker dei computer!- Esclamò Rose stringendo i pugni, non amava che nessuno le teneva testa soprattutto se quel qualcuno era solo una novellina.
-Rose adesso basta, non puoi rimproverare Yami, hai sbagliato anche tu, non fare la prima donna quando non lo sei! Non devi dire agli altri come devono fare il loro lavoro, stai al tuo POSTO!- Intervenne Yukida sbattendo un pugno sul tavolo che aveva davanti.
Rose sussultò sentendo quel rumore che aveva provocato Yukida, per la prima volta aveva visto la personalità cattiva della collega,  Rose sapeva che di avere ragione, era molto orgogliosa, non ammetteva mai i suoi sbagli, tornò in stanza sua per farsi una doccia, riposare e dimenticare l’accaduto di quello che era successo.
Yukida guardò Yami con severità, quest’ultima aveva capito di aver sbagliato, ma Yukida non le disse nulla, si diresse verso la sua stanza per riposare e meditare sul quel quadro che avevano preso.
Yami sapeva interpretare bene le occhiate che mandava la sua amica, spense tutti i suoi computer e si preparò anche lei per andare a dormire.

 
Note dell’autore:

Salve cari lettori! Eccomi qui con un nuovo capitolo di questa serie. In questa parte vediamo un nuovo personaggio dell’organizzazione che sarà l’ultimo che appartiene alle “Ghlerblera”. Vi comunico che la serie sarà scritta a quattro mani, scoprirete presto l’altra autrice. Abbiamo deciso insieme all’altra autrice di fare un piccolo sondaggio, perché vogliamo sentire le vostre opinioni. Vorremmo sapere tra queste Maid quella che vi attira di più, così per farci un’idea chiara per come rendere la storia ancora più interessate, aspetto con ansia le vostre opinioni. Buona lettura!
   
 
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