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Autore: CaraVause    21/07/2017    0 recensioni
Capita spesso di sentirsi inutili, soli e vuoti. Anche quando si è circondati da tante persone, queste sensazioni negative vengono a galla. Molte volte si sentiva così la ragazza considerata perfetta da tutti. Alex Danvers era bloccata da un involucro contenete un cuore ormai di pietra. Nessuno riusciva ad avvicinarsi tanto a lei, tranne Kara, sua sorella minore, che trovava sempre più difficile varcare i muri che la mora si era costruita attorno.
Ma un freddo giorno d'autunno, un nuovo arrivo stravolgerà la vita delle due sorelle.
«Sono arrivata qui, in questa città, per caso, e ti ho amata per scelta.»
«È assurdo come in poco tempo sei diventata la mia salvezza e la mia kriptonite.»
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Altri, Kara Danvers, Lena Luthor, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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•Alex•

Il fastidioso suono della sveglia mi fa aprire gli occhi di scatto. Con un movimento la stacco, poi guardo l’ora sul mio telefono. Sono le 5:30.

“Non è mai troppo presto per salvare il mondo!” ripete sempre Kara, e non le posso dare di certo torto. 

Il DEO mi ha fatto rinascere e, mi ha sempre fatto sentire realizzata. Però è da un po' di tempo che mi sento strana, sola. Cerco di far uscire i pensieri cattivi dalla mia testa scuotendola velocemente e alzandomi dal letto. Mangio una mela, faccio una doccia, indosso una maglietta grigio scuro, pantaloni e stivaletti neri, giubbotto di pelle dello stesso colore ed esco di casa. In sella alla mia moto raggiungo una delle basi del DEO, ma prima di avvicinarmi troppo ad essa, posteggio il mio veicolo in un posto sicuro, lontano da occhi indiscreti. Porto gli occhi al cielo e noto che quest’ultimo è grigio, triste, proprio come me. Entro alla base, dopo aver indossato la divisa nera.

«Buongiorno agente Danvers.» mi saluta John.

«Giorno. Qualche novità?»

«Winn?»

«No, nessuna novità!» afferma il ragazzo.

«Bene» rispondo, «allora ne approfitto per allenarmi.»

Vado in una stanza piena di sacchi di box. Avvolgo le mie mani con delle fasce bianche ed inizio l’allenamento. Un pugno, due pugni, tre, quattro, cinque. 

«Non è abbastanza!» penso tra me e me.

Tolgo le fasce che proteggevano le mie mani e inizio a tirare pugni al sacco che si trova al mio cospetto. Cerco di buttare fuori tutti quei sentimenti negativi che si sono stabiliti al mio interno con pugni sempre più forti. Improvvisamente inizio a sentire un forte dolore alle mie nocche, ma decido di non fermarmi. Il sacco è ricoperto di sangue rosso e caldo. 

«Voglio andare oltre.»

Ad un tratto, vedo sbucare davanti a me Kara, in veste di Supergirl. Blocca entrambe le mie mani, che al contatto con le sue bruciano da impazzire.

«Che cosa stai facendo?!» mi domanda, con un tono forse spaventato.

«Lasciami stare, Kara. Mi sto semplicemente allenando.» cerco di spiegare.

Lei molla la presa, iniziando ad osservare il palmo delle sue mani ricoperte dal mio sangue. 

«Io questo lo chiamo distruggersi, Alex! Le tue nocche sono letteralmente distrutte. Mi spieghi cos’hai nella testa?!»

«Ho solo bisogno di un modo con cui sfogarmi.» dico, col mio solito gesticolare.

«Ma non in questo modo. Adesso andiamo in infermeria, le tue mani hanno bisogno di essere medicate.»

«Dammi qualche minuto.»

«Adesso Alex!»

Decido di non farmelo ripetere un’altra volta. Quando vuole, mia sorella, sa essere davvero insopportabile.

«Cosa è successo?» chiede John, entrando in infermeria.

«Un allenamento finito male.» rispondo tenendo lo sguardo fisso sulle mie mani ormai medicate e fasciate con cura da un agente.

Mi alzo dal lettino, raggiungendo la postazione di controllo.

«Sembra tutto tranquillo.» dice Kara.

«Hai parlato troppo presto!» urla Winn.

«Cosa sta succedendo?» chiede la bionda.

«Un’astronave aliena è appena entrata nella nostra atmosfera!»

Senza perdere altro tempo Supergirl e John volano via, indirizzandosi sul probabile luogo dello schianto.

«Supergirl? Mi senti?»

«Si, Alex.»

«Allora?»

«Questa navicella viene da Kripton..»

Percepisco il suo tono sorpreso.

«Kara, sta attenta. Non puoi sapere chi  o cosa c'è al suo interno.»

Dopo pochi secondi Kara e John ritornano alla base con una donna tra le braccia. È inerme, quindi suppongo che non si sia ancora svegliata da un sonno durato anni probabilmente. La portiamo in infermeria dove possiamo tenerla sotto controllo.

«Ha un viso così familiare.» afferma Kara.

«Pensi che sia una kriptoniana?»

«Ne sono quasi completamente sicura.»

«Io raggiungo John per dargli alcuni aggiornamenti. Sta attenta.»

Annuisce con la testa.

Nel mentre scendo le scale, sento un enorme botto e vedo mia sorella schiantarsi contro un muro.

«Kara!» urlo.

«Agenti, attaccate l’aliena!» ordina immediatamente John.

Quest’ultima in poco tempo mette K.O tutti gli agenti, compresa Kara. Prendo il pugnale di kriptonite dal fianco di John tirandoglielo addosso e colpendola sulla spalla. Lei cade, indebolita. 

Mi avvicino a lei correndo con in mano la mia pistola. 

«Sta ferma!»

«Adesso mi viene proprio difficile muovermi.» afferma.

La sua voce è calda e roca. I suoi occhi hanno lo stesso colore della kriptonite.

«Perché mi hai attaccata?» le domanda mia sorella, mentre degli agenti la immobilizzano con delle manette a kriptonite.

«Cos’altro avrei potuto fare? Mi trovo in un posto a me sconosciuto con volti che non conosco.» dice, lamentandosi poi a causa del dolore causato dal pugnale nella spalla.

«Ha bisogno di cure.» afferma Kara.

«No, ha solo bisogno di essere chiusa in una cella.» afferma John.

Così viene fatto.

Vedo paura negli occhi di John, una strana paura.

Dopo qualche minuto di discussioni incentrate sul da farsi, accompagno Kara alla cella dove si trova l’invasore. 

«Ah, è così che vengo chiamata adesso?» domanda guardandomi nell’udire quella parola.

Resto nuovamente incantata da quei suoi occhi color smeraldo. Un brivido percorre la mia schiena nel momento esatto in cui i suoi occhi si posano su di me. Per quanto arrogante e insopportabile possa essere questa donna, non posso non ammettere che è dotata di una bellezza assurda: capelli lunghi castani e mossi, occhi magnetici, labbra carnose, sorriso stupendo e fisico da urlo.

«Tu hai un viso familiare. Qual è il tuo nome?» domanda la bionda.

«Il mio nome è Shay Silver e vengo dalla brillante Kripton. Da come ho potuto constatare dai poteri che ti ha donato questo sole giallo, anche tu provieni da Kripton, gonna rossa.» afferma, con un sorriso beffardo.

«Shay?» ripete mia sorella.

«La conosci?» domando. 

«Mi portava sempre un dolcino in più ogni giorno, anche quando Alura mi vietava di mangiarli.»

«Hai detto Alura? Kara? Kara Zor-El, sei proprio tu?» chiede la straniera avvicinandosi al vetro che ci separa.

«Non ci posso credere!» afferma, facendo la stessa cosa.

«Che donna stupenda sei diventata, Kara!»


«Ero sicura che non ti avrei mai più rivista..»gli occhi di mia sorella diventano lucidi e sulla sue labbra spunta un enorme sorriso. «Sei riuscita a scappare.»

«Si.»

«Come mai hai perso così tanto tempo per arrivare qui, sulla terra?» mi immischio.

«È una storia lunga.»










   
 
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