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Autore: killian44peeta    22/07/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Luxor

La donna bionda dagli occhi chiari e limpidi come una pozza di un lago se ne restó in silenzio, le braccia avvolgevano con una tensione possessiva il fagotto avvolto nella stoffa che teneva tra di esse.

Sembrava davvero impaurita e stanca, tremava da capo a piedi, come una foglia lasciata in balia alle correnti invernali, il suo sguardo fissava costantemente la porta alle sue spalle.

Respirava affannosamente, le guance colorate di un rosso pallido e le labbra rosate erano aperte, quasi in cerca d'aria, come se attorno a lei non ne trovasse.

Ad un leggero scricchiolio si voltó, con atteggiamento sospettoso guardó fisso l'entrata, tacendo.

Mi sembrava di poter sentire il battito del suo cuore e riuscivo perfino ad immaginarmelo : rapido, frettoloso, pesante.

La donna si passó il palmo della mano sul viso e il suo dorso sulla fronte , togliendosi un po' di sudore che la imperversava.

Trattenendo il respiro per una manciata di secondi, si spostó verso la porta di servizio, a cui, poco prima, vi occupava spazio una piccola culla azzurra con sopra dei fiocchi di neve in vetro appesi al lampadario.

Con una lentezza incredibile, vi si trascinó, spostando i piedi senza alzarli, rimanendo nella posizione piegata in cui era stata dall' entrata in quella stanza.

Doveva avere il corpo parecchio irrigidito, si muoveva goffamente, rischiando di slanciarsi troppo e perdere l' equilibrio.

Un secondo scricchiolio si susseguí, un fruscio e il ticchettare del metallo serpeggió nel corridoio dietro l' accesso.

La donna sbiancó, afferrando la culla e appoggiandoci dentro il bambino.

Aveva un che di familiare.

Il piccolo era profondamente addormentato, le manine chiuse a pugno appoggiate al petto.

Era avvolto in una fascia viola che gli copriva i capelli.

Sembrava abbastanza tranquillo e doveva esserlo davvero, incosciente di quello che probabilmente stava succedendo.

La madre aprí la porta, ben attenta a non fare rumori e spinse la carrozzina al di fuori.

Una volta fatto, stava per sgusciarne fuori a sua volta, ma una figura dietro di lei glielo impedí.

Ci fu un solo, breve grido straziante che si diffuse tra le mura, mentre la culla scendeva per la breve parte di collina, per poi fermarsi contro una parete di una grotta, facendo sbalzare fuori il bambino.

Con l' impatto del piccolo mentre probabilmente atterrava, io mi svegliai.

Mi trovavo in un letto, le coperte bianche piú che leggermente macchiatiate di sangue e di un liquido strano.

Le pareti della stanza in cui ero, erano verdi chiare, della stessa tonalità di un prato, un colore che mi parve un po' troppo luminoso per quell'ambiente così vuoto e spoglio.

Nella camera vi era infatti, oltre al letto, solo un grosso armadio dall' aspetto imponente che aveva un materiale legnoso pieno di venature.

Era ben intagliato, abbastanza solido a vederlo.

"Dove diavolo mi trovo?..." mi chiesi, mentre una strana sensazione iniziava a percorrermi.

Una sensazione positiva, troppo positiva per i miei gusti, quasi anomala, a cui non ero abituato.

"Beh, almeno non sono più nella stupida stanzetta in cui lui mi aveva rinchiuso " pensai tra me e me

Sgusciai fuori dalle coperte, ma appena lo feci, mi scappó un sibilo.

La spalla mi faceva un dolore lancinante.

La osservai, coperta di bende e chiedendomi come mai di tutto ciò.

Feci per iniziare a toglierle quando una ragazza entró improvvisamente nella stanza.

-No! Non... toccare- balbettó, con un tono di voce sia deciso che tremolante allo stesso tempo.

La squadrai in silenzio mentre mi si avvicinava cauta, studiandomi a sua volta.

-Dove sono?-

Lei abbozzó un sorriso -Nella città di Tehren, a casa mia-

Il nome della città catturó la mia attenzione.

Ero abbastanza distante dagli Spettri, un po' a est rispetto a Tyresis, più a Nord della spiaggia di Synchrome.

Per ora ero abbastanza fuori dalla sua portata.

-Chi sei?-

-Il mio nome é Rhy...- lei arrossí lievemente

-Come mai mi trovo qui?-

Imbarazzata, lei si passó una mano tra i capelli-Beh... io... per sbaglio ti ho colpito alla spalla con una freccia.. non ti avevo visto, stavo puntando ad una preda... mi dispiace, non avevo intenzione di colpirti-

Feci un breve cenno di assenso -Quando potró togliere le bende e rimettermi in viaggio? Devo presupporre che per ripartire avró bisogno del vostro permesso-

Lei assunse un espressione desolata, tirando poi un sospiro -Non ti tratterremo dall' andartene quando guarirai... non credo che tu abbia bisogno di un permesso-

Lessi nella sua espressione una desolazione che non seppi interpretare, la fissai ancora, tacendo.

Quella umana era strana, non capivo cosa diamine avesse.

-Però ti ospiteremo molto volentieri se vorrai restare di più per rimetterti bene in forze-

Il suo volto si illuminó in un sorriso pacato.

A me appariva sempre più strana e sospetta.

-Oh... mio padre ti darà degli abiti di ricambio ... forse ti staranno un po' grandi ma purtroppo non ne abbiamo altri maschili se non quelli che portava da giovane... emh... la doccia é di lá, hai bisogno di un bagno-

La guardai agitarsi, mentre cercava qualcos'altro da dire.

-Ti offriamo tutto quello di cui hai bisogno, così magari riuscirai a perdonarmi dell' inconveniente... hai... hai fame?-

Scossi lievemente il capo, per poi vederla prendermi il polso e, anche se contro della mia volontà , trascinarmi fuori dalla porta verso il salotto.

Osservai il grazioso tavolino a cui erano seduti i suoi genitori.

Il padre aveva in bocca una pipa, la madre invece era intenta a pulire per bene il mobilio.

-Mmmh... ti chiami?- chiese il padre, dopo essersi tolto la pipa di bocca, alzando lo sguardo verso di me, mentre la donna entrava e usciva rapidamente da una stanza, portandosi dietro una manciata di abiti puliti.

Ero indeciso se dire il mio nome o inventarmene uno sul posto.

Optai per la seconda.

-Dan. Il mio nome é Dan-

L' uomo mi squadró con un occhiata che sapeva di sospetto, come se non fosse del tutto convinto dalla mia risposta, a cui però io non battei ciglio, non facendoci affatto caso, non mi diede alcun effetto.

-Da dove vieni... Dan-

-Da Tyresis signore, ma sto viaggiando per andare a visitare altre città-

Menzogne che ricamavo in altre menzogne.

Era troppo facile.

Facile come fare una trappola per topi.

Rimasi in silenzio sotto il suo continuo osservarmi.

Era pesante e aggressivo, ma mantenni la calma e risposi allo suo sguardo normalmente.

-Mmmh... e dove vorresti arrivare esattamente?-

-Penso di non essere obbligato a dirvelo, ma... abbastanza lontano, verso la Montagna sul Lago-

Lessi una certa ammirazione nello sguardo della giovane ragazza che mi era affianco.

-E come hai intenzione di arrivare in quel posto così lontano? A piedi?-

-Non ho altri mezzi-

-La sai la strada?- chiese la madre, dandomi in mano i cambi

-Sí signora-

-Bene, per scusarci del disturbo causato, nostra figlia vi accompagnerà a destinazione-

La giovane ebbe un espressione sorpresa, probabilmente non si aspettava una cosa simile.

E io probabilmente non ero da meno, era a dir poco sorprendente che due genitori lasciassero partire la propria figlia con un ragazzo che non conoscevano minimamente.

Era vero che mi dovevano qualcosa, ma nessuno sarebbe mai arrivato a tanto.

-Davvero madre?-

-Sí. Potete prendere i cavalli-

-Ah. Ehm... okay- la giovane sorrise incerta

-Non ce n'è bisogno, davvero...- tentai di convincerli, con tono piatto.

-Invece, dopo quello che é accaduto, ce n'è bisogno... partirete quando avrai intenzione di farlo-

Decisi di non insistere, lo sguardo dell' uomo si stava assottigliando, caricandosi di uno strano temperamento che mi faceva intuire che un "no" non lo avrebbe assolutamente dissuaso.

-Pensavo domani- dissi, accettando i vestiti, alzando le spalle a mo' di cenno.

-Ma... sei ancora ferito- borbottó Rhy, a bassa voce

-Guariró... e non voglio disturbare più di quanto abbia già fatto-

-Ebbene, così é deciso. Rhy...-

-Sí, madre-

Mi fece segno di seguirla e mi portó in un bagno.

Era abbastanza grande e largo, le pareti erano di un viola pastello molto delicato .

Al centro di esso vi era una sorta di buca, con acqua al suo interno.

"Strana vasca" pensai, per poi spostare lo sguardo alla doccia e a molti altri degli impianti ad acqua.

Rhy sparì dopo pochi secondi, chiudendo la porta dietro di sé.

Continuai a guardarmi attorno, cominciando a spogliarmi lentamente di ciò che prima indossavo.

Lo feci con una lentezza incredibile, sentendo un lancinante e continuo dolore alla spalla ogni qualvolta mi tendessi.

Mi tolsi perfino le bende che coprivano il colpo ricevuto dalla freccia che la ragazza, involontariamente, mi aveva scagliato contro.

Quando ogni vestito fu a terra, mi immersi nell' acqua, percependo un brivido che inizió a corrermi sulla pelle appena la sfiorai.

Era sia un qualcosa di benefico che fastidioso, terribilmente fastidioso.

E mentre mi lavavo via di dosso ogni sensazione e resistevo al fastidio, emettendo qualche smorfia, non facevo che pensare al patto stretto col Buio.

Una parte di me sapeva cosa sarebbe successo, sapeva esattamente cosa sarebbe successo.

Lo stavo manovrando come una marionetta.

Ma... l' altra parte non voleva quello che sarebbe sicuramente accaduto.

Una parte che proveniva probabilmente dalla semplice motivazione che lui mi aveva creato.

Lui aveva creato il Ghiaccio, con una piccolissima particella dell' energia dell' Acqua che gli era stata data.

Già, perché ogni Elemento, precedentemente all' incarnazione aveva una particella dell' degli altri.

Una particella che poteva utilizzare per ciò che voleva e che poteva essere racchiusa in un oggetto, in un animale, in una pianta o... una persona.

La seconda parte di me voleva essere amico del proprio creatore e... per questo, nel bosco per arrivare a Tyresis lo avevo salvato.

Non ero riuscito a resistervi.

Aveva preso il sopravvento.

E perciò, proprio per eliminare la seconda parte di me, dovevo portare a termine il mio piano.

Dovevo continuare a muovere i fili, fino a farli incastrare e annodare.

Dopodiché li avrei tirati.

E li avrei rotti.

Abbassai lo sguardo, mordendomi il labbro, mentre sentivo il bruciore della ferita farsi nuovamente vivo.

Non che si fosse mai interrotto ma... perso nei pensieri non l' avevo quasi sentito.

La ferita scoperta, aveva un aspetto orribile.

La fissai per diversi secondi, osservando i vari strati della pelle che si disconnettevano, mostrando il rosso del suo interno e perfino qualche vena abbastanza evidente.

Avvicinai la mano ad essa, per poi appoggiarcela.

Pensai alla struttura della pelle e mi concentrai sul dolore provato.

Quando rialzai il palmo della mano, la ferita non c'era più e il ghiaccio con cui l' avevo chiusa si stava trasformando in pelle.

Fatto ciò, cercai di concludere la doccia il più in fretta possibile.

Mi strofinai addosso il sapone, non lasciandomi uscire neanche un brivido sotto il tocco freddissimo di quel miscuglio di ingredienti.

Quando conclusi completamente, mi sporsi verso il bordo della vasca.

Ne uscii, tirandomi su, afferrando l' asciugamano.

Prima che potessi anche solo iniziare ad asciugarmi, udii un rumore strano dietro alla porta.

Mi affrettai ad avvolgermici la vita, per poi avvicinarmici.

I rumori erano piatti e soffocati, come se qualcosa stesse trattenendo un urlo, mentre iniziava un discorso quasi sottovoce.

-Vogliamo il nostro riscatto. Avete già tardato di due giorni la consegna. Dovete consegnarci ció che ci spetta. I seimila nikki-

-Non ce l' abbiamo. -

-Allora... o ci date qualcosa di altrettanto di valore... o ci prenderemo vostra figlia-

-No. Non potete prenderla. Non si merita di finire nelle vostre mani -

-Nelle nostre mani... proprio quelle che vi proteggono in cambio di qualche monetina... come siete sgarbati signori miei-

-Prendete piuttosto l'argenteria, qualsiasi cosa vi interessi. Non lei-

-Mmmh... purtroppo non c'è quasi nulla che valga la pena essere preso... o forse ci nascondete qualcosa? -

-Non vi stiamo nascondendo niente-

-Forse... o forse no. Ragazzi, studiate le stanze... e guardatevi bene attorno-

-Signorsí, capo-

Passarono pochi secondi di silenzio in cui mi sbrigai ad infilarmi i vestiti il più in fretta possibile.

-Che genere di cose pensate di trovare qui?- domandó il padre, colui che fin'ora aveva continuato a controbattere con quello dietro alla porta.

-Non so, anche qualche pietra preziosa o... una preda di caccia particolarmente buona... qualsiasi cosa che alcuni come voi potrebbero nascondere-

-Ripeto. Non nascondiamo nulla-

-Lo vedremo-

La porta del bagno venne spalancata e entrò un uomo dai capelli grigi, quasi completamente rasati, e dagli occhi scuri.

E fu davanti a me, mi osservó da capo a piedi per poi asserire un -Ma che strano bottino abbiamo qui...-

Il suo tono di voce era basso e assomigliava vagamente a quello di un serpente.

Sibilava le "S", aggiungendovi un ghigno che mostrava le mandibole abbastanza appuntite.

Lo guardai alquanto storto, disgustato sia dalla voce che da quei suoi denti irregolari.

Mi si avvicinó e prese a tirarmi il braccio per dirigermi verso il salotto.

Inizialmente opposi resistenza, percependo una voglia innata di staccarmelo di dosso, ma poi mi arresi e lo seguii.

Appena feci la mia entrata nella stanza, vidi Rhy venir spintonata per seguire il mio stesso destino, mentre si dimenava, mollando calci all' aria, sollevata da un uomo che più che un essere umano sembrava un insieme di muscoli.

Aveva la mascella storta, i capelli di un verde scuro, degli occhi piccoli, di un color panna che metteva benissimo i brividi.

Indossava una sorta di armatura composta da pettorale, cintura e una stoffa violacea che gli copriva le gambe, fino a raggiungere la cintura.

Aveva la pancia scoperta, che mostrava senza problemi, siccome ricoperta di muscoli su muscoli.

I due genitori erano immobili, davanti a quella serie di uomini dall' aspetto minaccioso.

-Costui chi sarebbe?- fece l' uomo che aveva parlato fino ad adesso.

Probabilmente il capo.

Mentre fece la domanda, si passó tragicamente la mano tra i capelli rosa.

Gli occhi gialli mi scrutarono, aggiungendo un sogghigno alla sua espressione che poco prima era stata di un disprezzo non descrivibile.

-Lo stiamo curando, nostra figlia lo ha colpito per errore-

Il tipo si avvicinó a me, con passo lento e cadenzato, quasi al rallentatore.

Quando mi fu davanti, sentii le braccia di quello che mi aveva tirato fuori dal bagno legarmisi intorno alla gola, senza però utilizzare la stretta per soffocarmi.

Lo fece per tenermi tirato all' indietro, così che fossi impossibilitato nel muovere anche solo un muscolo.

Il tipo mi sollevó la maglia davanti a tutti, cosa che mi fece ringhiare in silenzio.

"Accidenti" pensai

Vidi le espressioni dei tre accigliarsi di stupore, probabilmente vedendo che sulla mia spalla non c'era più neanche un piccolo segno.

-E ditemi... la ferita dove dovrebbe essere?-

-Su-sulla spalla- balbettó la madre, con la voce leggermente incrinata

L' uomo alzó il sopracciglio -Io non lo vedo...-

Molló giú la maglia e fece un gesto a quello che mi teneva immobilizzato.

Quello ridacchió piano, per poi gettarmi a terra e sedersi sopra di me, facendomi sentire la schiena piegarsi sotto il suo peso che era tale da spezzarmi l' aria che attraversava i miei polmoni.

Non gli diedi la soddisfazione di emettere neanche un gemito, mentre cercavo di riprendere fiato.

-Stacca il tuo gran posteriore dalla mia schiena- sibilai, arrabbiato e innervosito, lanciandogli un occhiataccia che non ammetteva repliche.

-Taci- ribatté quello, facendomi sbattere con la testa contro il pavimento, pressandola con la mano.

"Te la taglieró quella manaccia, bastardo"

-Non dubito che la vostra adorata figlia abbia ferito questo ragazzo, davvero... ma...- L' uomo si diresse verso i due, con un espressione fintamente sorridente - Non credo che le ferite spariscano in poche ore-

Smise di tenere il finto sorriso, per poi mollare un sonoro schiaffo alla madre che si piegó davvero molto sotto il colpo, tanto che quasi toccó terra con la faccia .

Rhy lanciò un grido soffocato, mentre riprendeva a dimenarsi a vuoto nella presa di colui che la teneva ferma.

Il padre invece si avvicinó alla moglie, tirandola lentamente su, senza farle fare movimenti bruschi, preoccupato e allo stesso tempo furioso.

Lo si capiva dall' odio che aleggiava nel suo sguardo.

Appena la madre rialzó la testa, fu ben evidente il segno rosso che le attraversava la guancia, una sorta di sbucciatura, da cui però il liquido vitale non scendeva.

Era solo un segno, che probabilmente sarebbe sparito in meno di due giorni, ma che comunque lasciava un senso di dolore al solo guardarlo.

-Visto? Neanche il segno di uno schiaffo svanisce così rapidamente... quindi... direi che o mi avete mentito, o costui é un praticante di magia oppure ... beh, in questi tempi si vocifera che gli Elementi si siano reincarnati... potrebbe essere uno di loro-

Contrassi la mascella, cercando di non sputare un insulto a quello che mi stava sopra, mentre percepivo il sangue iniziare a scendermi dal labbro.

-Ti do quattro, cinque secondi per dirmi quale tra queste opzioni é la corretta- disse, ad un tratto, girandosi verso di me

Mi fissò, con un interesse che mi infastidiva.

Non risposi, ma piuttosto assottigliai lo sguardo, guardando anche i due genitori e Rhy, per poi tornare a lui.

-Dunque? ...-

-Non ho intenzione di rispondere se questo idiota non stacca il suo culo dalla mia schiena- soffiai, passandomi la mano sul labbro, fermando una goccia di sangue che stava iniziando a correre lungo il mento.

Il rosso mi coloró la mano, lasciandoci una traccia, una riga che sembrava spezzasse in due la pelle, nonostante fosse solo un semplice segno.

-Piccolo moccioso...- urló il tipo sopra di me, minacciosamente .

-Alzati Boyd- disse seccato - Esegui l' ordine-

Boyd sibiló, innervosito, per poi sollevarsi dopo una decina di secondi e infine guardarmi dall' alto in basso.

Mi rialzai, un po' barcollante, facendogli un sorrisetto di sfida, cosa che parve irritarlo parecchio, tanto che chiuse i pugni di scatto.

Voltai la testa verso il capo e continuai a sorridere di sbieco, prendendolo in giro con lo sguardo.

-La risposta é... non te ne deve fregare- dissi, per poi mollare un pugno in faccia a Boyd e scaraventargliene un altro nello stomaco che lo fece piegare in due, mangiando insulti con voce rotta.

Guardai gli uomini attorno a me avvicinarsi, tirando fuori le spade dai foderi.

-Bene, chi é il prossimo?-

  
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