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Autore: nikita82roma    22/07/2017    6 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Kate aveva sperato che avrebbero potuto trovare un accordo, che quando l’avvocato di Rick aveva chiamato Arthur Miller, il socio di suo padre, fosse stato per quello. Invece si era solo spostato il piano dove combattere le schermaglie e l’avvocato di Castle aveva di fatto intimato al suo di rinunciare alla causa per non perdere tempo e denaro inutilmente. Anche lei si era vista più volte con il suo avvocato, avevano studiato una strategia difensiva piuttosto accurata, anche se la prima udienza non sarebbe stata a breve, ma questo giocava a loro favore, gli dava più tempo per prepararsi e per studiare anche quei casi che in altri stati avevano riconosciuto infine i diritti della madre biologica, anche a distanza di anni, anche se nessun bambino aveva l’età di Joy al momento della contesa, ma soprattutto nessuno aveva contro Richard Castle. La notizia della sua volontà di adottare una bambina era già uscita su alcuni media, insieme alla storia di Joy e al suo percorso di cure che si stava rivelando molto soddisfacente, anche per la comunità scientifica che giudicava il suo intervento sperimentale perfettamente riuscito. Di una cosa gli era grata, non aveva mai fatto il suo nome, né parlato della loro situazione. Non sapeva se per una sua scelte, del suo avvocato o della sua agente, in ogni caso era contenta di non essere stata tirata in mezzo anche ad una contesa mediatica, perché quello non era proprio il suo mondo.

 

Quando il capo del Bureau la convocò di nuovo nel suo ufficio temette che in realtà gli strascichi di quel deferimento che aveva ricevuto non fossero finiti. Quando poi vide in quell’ufficio anche il capitano Montgomery le sue preoccupazioni aumentarono. Percorse con passo sicuro e testa alta la distanza tra la porta e la sedia davanti alla scrivania dietro la quale c’erano i suoi due superiori. Era sempre fermamente convinta che non aveva nulla da rimproverarsi e lo avrebbe ribadito ancora se glielo avessero chiesto.

Si stupì, invece, quando le rivelarono il vero motivo per cui era lì. L’avevano scelta per partecipare ad una missione sotto copertura. Sarebbe stata una situazione di pochi giorni, una settimana, dieci giorni al massimo. Avevano appena arrestato una donna americana di origini russe che era l’anello di contatto tra una delle più importanti associazioni criminali di San Pietroburgo e un importante gruppo di trafficanti di armi che aveva base a New York. Avrebbe dovuto prendere il suo posto, gestire lo scambio tra i diamanti che aveva con sè la donna e le armi che avrebbero portato. Era un’operazione piuttosto semplice, ma lei sarebbe stata perfetta per quel ruolo, per la sua conoscenza del russo. Doveva decidere subito se accettare o meno e Kate accettò.

Per tutti da quel momento sarebbe stata in ferie, aveva avvisato solo suo padre sulla sua vera missione, obbligandolo a non dire nulla a nessuno, nemmeno all’avvocato Miller. Le venne presentato poi l’agente Lavrov, un poliziotto di padre russo, che avrebbe fatto la parte di Ivan, il suo fidanzato. Smise così i panni del detective Kate Beckett e andò con l’agente Lavrov nell’hotel dove avevano già una stanza riservata, dove per i giorni successivi sarebbe stata la trafficante Nina Sorokina e la cosa che la preoccupava di più era stata non poter avvisare né Martha né Alexis che sicuramente nei giorni seguenti l’avrebbero contattata senza ricevere una risposta.

 

Andò proprio così, infatti. Sia Martha che Alexis la cercarono più volte senza risultato. L’attrice aveva anche chiamato al distretto, preoccupata, e quando le dissero che era andata in ferie non riuscì a nascondere un certo disappunto che comunicò anche alla nipote. Ma quella situazione passò ben presto in secondo piano, quando al loft si presentò come una furia Meredith. Aveva appena letto dalla stampa l’intenzione di Castle di adottare Joy ed era fuori di sè.

Entrò come un ciclone a casa Castle, travolgendo Martha ed andando direttamente dal suo ex marito che stava finendo di fare colazione.

- Rick come ti salta in mente di fare una cosa del genere, senza dirmi niente soprattutto! - Lo redarguì subito la ex moglie.

- Non credo di aver fatto nulla negli ultimi tempi che prevedeva che prima dovessi avvisarti, Meredith. Non vorrei ricordarti che tra noi, chi fa le cose senza avvisare, tipo andare con un altro uomo, decidere di trasferirsi in un altra città, lasciarmi nostra figlia sei tu, non io. - Rispose sarcastico.

- Adotterai una bambina? Ho capito bene? - Chiese senza nemmeno dar peso alle sue parole.

- Sì e la cosa non ti riguarda. - Fu deciso.

- Come non mi riguarda? Nostra figlia vive con te! Adotterai una bambina, la farai crescere con lei, con mia figlia e dici che la cosa non mi riguarda? - Il tono melodrammatico di Meredith lo stava infastidendo parecchio.

- Già, nostra figlia vive con me, perché tu te ne sei andata, però mi fa piacere che ti ricordi che Alexis è anche figlia tua, strano perché quant’è che non la vedi? Quanti mesi sono che non ti fai vedere? Eppure appena arrivata non mi hai chiesto di lei, se c’è oppure no, non mi hai chiesto di salutarla, ma hai voluto solo che ti rendessi conto delle mie scelte.

- È qui? - Chiese allora Meredith

- Sì, è al piano di sopra, presumo sia insieme a Joy.

- Lei almeno l’ha presa bene? Le hai chiesto nulla prima di fare, come al solito, le cose di testa tua? - Lo aggredì ancora la sua ex moglie.

- Sì, Alexis vuole molto bene a Joy ed è stata la prima ad essere felice del suo ingresso nella nostra famiglia. E comunque Meredith, in tutta questa situazione tu non c’entri assolutamente niente ed il tuo parere è del tutto ininfluente, volevo solo ricordartelo.

- Castle, tu sei il padre di mia figlia ed adesso stai mettendo un estranea in casa con lei alla quale vuoi fare da padre. Sai cosa vuol dire questo? Che toglierai tempo, attenzioni e risorse alla nostra bambina! Ti sembra normale? In tutti questi anni non hai mai voluto un altro figlio, come mai adesso tutta questa voglia di metterti in casa il figlio di altri? - Mentre Meredith parlava, Martha si allontanò indignata andando anche lei al piano di sopra, non senza aver prima lanciato un’occhiata fulminante alla sua ex nuora che passò inosservata alla donna ma non a suo figlio.

- Le dedicherò sempre più tempo attenzioni e risorse di quanto non fai tu. Questo dovrebbe bastarti. Tu sei l’ultima persona al mondo che può venire qui a farmi la predica su come cresco nostra figlia e su quello che lei ha da me. Tu che te ne sei andata per continuare a fare la ragazzina irresponsabile, concedendoti a produttori e registi per elemosinare una parte… Per favore Meredith, finiamola qui!

- Da quando in qua sei diventato così meschino, Richard? Una volta non eri così, avevi più classe… - Gli rinfacciò la donna visibilmente colpita.

- Da quando mi sono accorto che sapete solo colpire alle spalle…

- Non puoi sfogare su di me i tuoi problemi, Richard.

- Forse tu sei semplicemente la causa dei miei problemi, Meredith, ancora adesso a distanza di anni! - Si rese conto di quanto il tradimento e l’abbandono della sua ex moglie avevano lasciato strascichi in lui e nel suo giudicare le persone. Si chiese se tutta quella rabbia che provava per Beckett ci sarebbe stata senza Meredith e la risposta che si diede non gli piacque. Stava insultando Meredith perché arrabbiato con Kate e faceva la stessa cosa con Kate perché ancora scottato da quanto aveva fatto Meredith.

- Non mi interessano i tuoi problemi, mi interessano quelli che potrebbe avere nostra figlia!

- Basta voi due adesso! - Alexis era apparsa sulla sommità delle scale riprendendo entrambi i genitori che si voltarono contemporaneamente verso di lei che nel frattempo scendeva le scale. - Mamma, io sono felicissima che Joy faccia parte della nostra famiglia, lei è una bambina adorabile e papà non fa mancare nulla né a me né a lei. E tu papà, se sei arrabbiato per altre cose, vedi di non fare come il tuo solito, che fai scontare alle persone sbagliate gli errori degli altri… o i tuoi! - Alexis aveva colpito Rick proprio dove era in quel momento più vulnerabile e lui accusò le parole di sua figlia, ricevendole come un pugno allo stomaco.

Alexis era davanti a loro e li guardava con aria severa. Detestava quelle occasioni nelle quali doveva essere lei la più ragionevole e matura tra i suoi genitori, eppure le capitava più spesso di quanto volesse.

 

Meredith rimase a New York per qualche giorno. Rick, d’accordo anche con Alexis, evitò qualsiasi rapporto tra lei e Joy, spiegandole che nella sua condizione di convalescenza, era meglio che non entrasse in contatto con estranei. Alexis, però, uscì alcune volte con sua madre ed in una di queste occasioni scoprì che non era a New York per lei, ma perché aveva un provino per uno spettacolo a Broadway. Ci era rimasta male. Per quanto i suoi modi erano stati sbagliati, le aveva fatto piacere che sua madre fosse venuta fino a lì per accertarsi che lei stesse bene nel nuovo assetto familiare. Invece quella era stata solo una scusa e lei era così presa da se stessa che non aveva avuto difficoltà a dirle il vero motivo. Tornò a casa quella sera e sfogò la sua delusione ed il suo dispiacere con Castle che, come ogni volta, accettò il suo sfogo e provò a consolarla come sempre, finendo per mangiare insieme gelato al cioccolato e tanta panna sul divano. Veder tornare a casa la sua bambina triste dopo aver visto sua madre, lo fece pensare ancora a Kate e a Joy e tornava a sovrapporre le figure, a mescolare gli errori delle due donne, così che nella sua mente le sembravano amplificati. Lui voleva solo evitare tutto questo a Joy, non voleva che come Alexis dovesse soffrire per le scelte sbagliate di una madre assente.

Nonostante tutto, Alexis accettò di andare ancora una volta a cena con sua madre, sarebbe ripartita il giorno dopo e le faceva piacere passare ancora qualche ora con lei, provando ad accettarla per quello che era, senza farsi altre illusioni.

 

Quella sera Rick e Joy erano soli a casa. Per la prima volta da quando era tornata a casa era scesa al piano inferiore, abbandonando quel bozzolo protetto, in tutti i sensi, che era la sua camera. Aveva fatto la visita di controllo il giorno prima e l’avevano autorizzata a muoversi con un po’ più di libertà, facendo sempre attenzione perché il suo sistema immunitario era ancora molto debole, ma Rick aveva preso tutte le precauzioni del caso, diventato maniaco della pulizia e della sterilizzazione di qualsiasi cosa entrasse in contatto con lei. Stavano cenando sul divano, si erano concessi una pizza, uno sgarro alla rigida dieta di Joy dopo tanto tempo. Avevano passato i pomeriggio a vedere cartoni animati ed ora stavano aspettando l’inizio della puntata di una delle sue serie tv preferite che Castle si adattava a vedere con gioia, soprattutto vedendo come giorno dopo giorno stava meglio.

Fu durante il notiziario, però, che la loro serata cambiò all’improvviso. Una notizia che sarebbe passata inosservata ai più, tra le tante di cronaca, non a loro. Il detective Kate Beckett della polizia di New York era stata liberata quella mattina da un blitz delle forze speciali dopo che la sua copertura era saltata mentre doveva sgominare una banda di trafficanti di armi. Non dicevano nulla delle sue condizioni, c’era stata solo un’immagine che era passata di sfuggita, in cui si vedeva Beckett su una barella che veniva caricata in un’ambulanza e portata via. Rick dopo un attimo di smarrimento si voltò a guardare Joy, che era rimasta letteralmente attonita nel vedere Kate e nel sentire quelle notizie.

- Sono sicuro che Kate sta bene, è una dura… - Le disse Castle cercando di convincere anche se stesso. Joy annuì senza dire più nulla. Rick sentiva i suoi respiri profondi e vedeva gli occhi lucidi, stava trattenendo le lacrime. La prese in braccio e lei si aggrappò al suo collo.

- Sarà meglio tornare in camera, che dici? - Non aspettò la sua risposta per portarla al piano superiore ed adagiarla nel suo letto. Le rimase accanto, ma lei si voltò dall’altra parte del letto, dandogli le spalle. Piangeva sommessamente sul cuscino mentre Rick le accarezzava la schiena.

- Non ti preoccupare per Kate, Joy… Domani la chiamiamo e sentiamo come sta, va bene?

Rick aveva capito che Joy era preoccupata per sua madre, ma certo non poteva immaginare il tumulto interiore che la bambina stava passando. Aver visto sua madre in quelle condizioni l’aveva colpita e l’aveva spaventata: lei non aveva più detto niente a Rick di lei, gli aveva promesso che se voleva vederla glielo avrebbe detto ma lei non lo aveva fatto. Aveva tempo, pensava, lo avrebbe fatto poi, quando sarebbe stata meglio. Invece la sua mamma ora stava male e lei aveva paura che non l’avrebbe potuta vedere se le fosse successo qualcosa, che non le avrebbe potuto più dire niente. Aveva capito, in quel momento che lei nonostante tutto, alla sua mamma voleva bene e non glielo aveva mai detto.

Alexis aveva visto lo stesso notiziario ed aveva lasciato Meredith ed era corsa a casa. Non le aveva detto perché, non sapeva nulla di Beckett e Joy e non voleva dirglielo, non si fidava di quanto sua madre potesse essere discreta. Suo padre aveva appena lasciato Joy, che sembrava essersi tranquillizzata ed appena rientrata al loft la prima cosa che gli aveva chiesto era se avesse sentito Kate, perché dalla sua faccia aveva capito che anche lui aveva saputo la notizia. Scosse la testa negativamente e Alexis pensò che fosse un cretino, ma non glielo disse. Però lui le spiegò del turbamento di Joy e la giovane Castle corse in camera di quella che ormai considerava la sua sorellina. Non si era calmata, aveva solo fatto finta, per non far preoccupare Rick e stare da sola. Alexis la trovò mentre piangeva e tra le mani stringeva la collana che le aveva regalato Kate per il suo compleanno, quella dalla quale prima non si separava mai e che dopo non aveva più voluto mettere. Alexis si sedette vicino a lei e le prese le mani. Joy la guardò e le disse solo una frase.

- Alexis… Voglio la mia mamma…

   
 
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