Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans
Segui la storia  |       
Autore: edoardo811    22/07/2017    2 recensioni
Un lungo viaggio da fare, un ignoto passato completamente da scoprire, un intero mondo da salvare.
La vita di Rachel è caduta a pezzi di fronte ai suoi stessi occhi, prima che lei potesse anche solo rendersene conto. Ma dietro ad una ragazza abbandonata, tradita, distrutta, si cela in realtà ciò che probabilmente è l’unica speranza di salvezza dell’intero genere umano. Perché lei non è una ragazza come le altre: lei è una conduit. Un demone, agli occhi dei più, un’eroina agli occhi dei meno.
In compagnia dei suoi nuovi amici, la giovane sarà costretta a dover agire al più presto, in una vera e propria corsa contro il tempo, prima che tutto ciò che con tanta fatica e sacrifici è riuscita a riconquistare venga spazzato via ancora una volta.
Ma essere dei conduit non è facile e lei, nonostante abbia raggiunto una consapevolezza del tutto nuova di sé, presto sarà costretta a scoprirlo.
Perché per raggiungere il controllo ci vuole tempo, tenacia, dedizione.
Per perderlo, invece, basta un attimo.
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5: L’UNIONE FA LA FORZA

 

 

«Che cosa?!» ripeté Lucas. Pure Amalia e Tara osservarono Rachel basite. La corvina cercò di ignorare quelli sguardi e proseguì: «Sentite, so che vi suona strano, detto da me soprattutto, ma Richard deve rimanere con noi. Gli ho cancellato i poteri, ormai è inoffensivo. Aspetteremo che si riprenda, dopo potremo fargli tutte le domande che vorremo.»

«Non esiste!» esclamò il suo partner, accigliandosi. «Ha appena cercato di ucciderti! Come puoi anche solo pensare che lasciare che rimanga con noi sia una cosa sensata?!»

«Non era in lui mentre lo faceva, e tu l’hai capito meglio di me!»

«Ma non possiamo fidarci! E se perdesse di nuovo il controllo?»

«Non vedo quale minaccia possa costituire, visto che non ha più i poteri.»

Lucas distolse lo sguardo da lei, espirando, dopodiché scosse lentamente il capo. «Tutto questo è assurdo...»

Corvina si piantò le unghie nei palmi. «E il tuo piano quale sarebbe, sentiamo. Vuoi forse lasciarlo qui in mezzo al nulla a marcire?»

«A dire la verità, sì, è quello che questo bastardo si merita.»

Rachel non credette alle proprie orecchie. Puntò l’indice verso il corpo esanime di Rachel, indicandolo al partner e sperando di riuscire a farlo ragionare. «Anche lui è un essere umano, lo sai, vero?»

La risata sarcastica in cui il moro scoppiò subito dopo fece intuire alla corvina che non era affatto riuscita nel suo intento. Lucas chinò il capo, puntandosi le mani sui fianchi, continuando a sghignazzare. «Non posso crederci...»

«A cosa non puoi credere?! Al fatto che io voglia aiutare una persona che ne ha bisogno?!»

«No» ribatté il partner, secco. Sollevò lo sguardo, tornato serio all’improvviso, folgorandola con un’occhiata truce. «Non posso credere che tu ancora provi qualcosa per lui.»

Corvina sussultò dopo quella frase. Indietreggiò, come colpita da uno schiaffo. «C-Che cosa? Ma che stai dicendo?!» Quelle parole erano probabilmente l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di udire. Ma secondo quale perverso ragionamento lei avrebbe ancora potuto provare qualcosa per Richard? Come avrebbe potuto ancora fare una cosa del genere? Come avrebbe potuto ancora nutrire dei sentimenti verso quel verme che le aveva spezzato il cuore? Già, non avrebbe potuto. Poco importava se lui era stato il suo primo amico, poco importava se lui per lei in passato c’era sempre stato, poco importava se grazie a lui lei aveva vissuto i momenti migliori della sua vita, poco importava se... se...

Rachel sgranò gli occhi. Ma cosa le stava succedendo? Lei non provava più nulla per lui! Nulla, assolutamente nulla! E allora... perché non riusciva a rispondere a Rosso? Perché le parole continuavano a morirle in gola? E perché... provava quella sgradevole sensazione al petto?

Abbassò lo sguardo. Rimase così focalizzata su questi pensieri che nemmeno si rese conto del fatto che Lucas si era avvicinato a lei. Quando drizzò il capo se lo ritrovò esattamente di fronte. Corvina trasalì, ma rimase comunque immobile di fronte a quella sua espressione severa. «Allora?» incalzò ancora il ragazzo.

La conduit deglutì, sforzandosi di ignorare il bruciore al petto, e rispose: «Io... non provo niente. Penso solo che dovremmo portarlo con noi perché così, quando si riprenderà, potremo interrogarlo, scoprire cosa gli è successo e perché ci ha attaccati in quel modo.»

«E una volta ottenute queste risposte cos'altro speri di ottenere?»

Ancora una volta, le parole di Lucas la spiazzarono completamente. Era vero, cosa voleva ottenere? Una volta scoperto il perché Robin fosse impazzito, cosa avrebbe fatto? Non lo sapeva. Però, allo stesso tempo, sapeva anche che finché non avesse saputo la verità non avrebbe potuto agire di conseguenza. Era un vicolo cieco.

«Perché non ammetti che non vuoi separarti da lui e basta? Ci risparmieremmo un sacco di chiacchiere inutili» disse ancora Rosso, per poi darle le spalle ed allontanarsi da lei senza nemmeno darle il tempo di rispondergli.

«Lucas...» sussurrò lei, volgendo una mano verso la sua direzione, ma il ragazzo parve non sentirla nemmeno. Rachel abbassò il braccio con un sospiro.

Che razza di situazione..., pensò, amareggiata. Si voltò di nuovo verso il corpo esanime di Richard, colui che sembrava solamente capace di causarle problemi su problemi e scombussolare tutti i suoi piani. Mai si sarebbe aspettata di rivederlo, quel mattino. E ora erano lì, in quell’ennesima situazione schifosa. Sentimenti o no, in ogni caso, Rachel era comunque intenzionata ad interrogare Richard, anche se Rosso non era d’accordo. E comunque, se Lucas era davvero intenzionato ad impedirle di fare ciò, non si sarebbe allontanato in quel modo senza dire più niente. Avrebbe potuto far valere la sua parola da leader del gruppo, ma non l’aveva fatto. Sicuramente non avrebbe gradito la presenza di Richard nel gruppo, ma Corvina avrebbe cercato di parargli di nuovo, magari in privato, e di fargli cambiare idea. Capiva il suo punto di vista, probabilmente si sentiva preso in giro da lei, ma lei amava lui e lui soltanto. E questa era una cosa che lei era intenzionata a fargli capire.

In ogni caso, comunque, non era nemmeno detto che Robin sarebbe rimasto a lungo con loro, magari subito dopo essersi ripreso sarebbe di nuovo svanito, chi poteva dirlo. La ragazza si avvicinò al corpo del Mietitore, scrutandolo con attenzione. Non era cambiato minimamente dall’ultima volta che lo aveva visto. Come avrebbe potuto, erano passati solo due giorni. Però ogni volta che Corvina vedeva Richard ridotto in quelle condizioni, le faceva sempre lo stesso effetto; quelle macchie nere, quei capelli color cenere, quel volto scarno e prosciugato, ogni volta che vedeva ognuna di queste cose, per lei era come la prima.

«Cosa ti è successo...?» domandò, a bassa voce. Conosceva la risposta a quella domanda, il Mietitore stesso gliel’aveva data, ma ciò non significava che per lei fosse stato semplice accettarlo. Non l’aveva mai accettata, a dire il vero. Aveva cercato di mandare giù quella pillola molto più amara di quello che si sarebbe mai aspettata, ma non era mai scesa del tutto. E ora che era di nuovo lì, di fronte a lei, con quel suo aspetto così emaciato, era di nuovo come se quella risposta non l’avesse mai ricevuta.

«Rachel.» Una voce proveniente da dietro le sue spalle la fece voltare. Vide Tara posizionarsi accanto a lei, osservandola con attenzione. «Tutto bene?»

Rachel annuì lentamente. «Sì, va tutto bene.»

Tara piegò un angolo della bocca, per poi posare lo sguardo a sua volta sul corpo di Robin. «Mi spiace per questa situazione.»

«E perché?» Corvina la osservò con aria interrogativa. «Non è mica colpa tua.»

«Lo so, però...» La Markov si strinse nelle braccia. «... anche io c’ero, la sera del ballo. Ricordi? Deve essere stata dura per te.»

«Come fai a sapere della sera del ballo?» domandò Rachel, inarcando un sopracciglio, mentre anche lei ripensava a quell’evento. Quello in cui Richard le aveva spezzato il cuore, la prima volta. Ma Tara non aveva assistito alla scena in diretta.

«Me l’ha raccontato Garfield.»

Sentendo quel nome, la corvina provò un fortissimo senso di nostalgia. E, allo stesso tempo, riuscì ad abbozzare un sorriso amaro. Probabilmente era stato Victor a raccontare al biondo cosa fosse successo, e lui poi l’aveva raccontato alla sua ragazza. «Non sapeva proprio farsi gli affari suoi, vedo...»

«Ti voleva bene» asserì ancora Tara, sospirando. «Per questo... ero gelosa di te. Per questo non mi sono mai comportata come la migliore delle persone, con te. E di questo ti chiedo scusa. Posso solo immaginare la batosta che tu abbia subito, quella sera. Io... davvero, mi vergogno di essere stata così odiosa. Non avrei dovuto. È… è solo che avevo il terrore di perdere Gar. Se fosse successa a me una cosa simile, con lui... non l’avrei superato.»

«Sai, lui mi ha detto una cosa simile, su di te» raccontò Corvina, ripensando anche a quella volta in cui loro due si erano parlati, dopo il fattaccio. «Lui ti amava, Tara. Amava te e te soltanto. Era mio amico, certo, ma nulla di più.»

La Markov annuì lentamente, sorridendo. «Sì, lo so. Ma non siamo qui per parlare di me. Voglio solo che tu sappia che se hai bisogno di aiuto...» Tara le posò una mano sulla spalla, volgendole un cenno di intesa. «... io sarò più che felice di dartelo. E non dare troppo peso alle parole di Lucas, fa così solo perché anche lui non vuole perderti. E credimi, nessuno può capirlo meglio di me in questo momento. Dagli un po’ di tempo per sbollire, poi parlagli. Vedrai che sarà come se tutto questo non fosse mai successo.»

Rachel distese il sorriso, udendo quelle parole. Un po’ le dispiacque di non essere stata amica di Tara ai tempi del collegio. Lei sì che avrebbe potuto supportarla quando ne aveva il bisogno. Annuì, poggiando una mano sulla spalla della bionda a sua volta. «D’accordo. Grazie Tara.»

 «Di nulla.»

«Sì, sì, tutto questo è molto bello, ma direi che ora abbiamo altro di cui occuparci...» Un’altra voce, leggermente più scorbutica, si unì alla conversazione. Amalia stava zoppicando verso di loro, con una vistosa smorfia di dolore stampata in faccia. Si fermò, per poi indicare a Rachel la sua gamba ancora ferita e gocciolante di sangue. «Ti dispiace?»

Rachel si sentì tremendamente in imbarazzo. Si era completamente dimenticata di quella ferita, così come di tutte le altre che ricoprivano il volto di Komi e anche quello di Tara. Borbottò delle brevi scuse, poi si mise all’opera. In quel breve lasso di tempo era riuscita a recuperare un po’ di forze, perciò pensò che non le sarebbe stato difficile curare le sue due amiche.

Poggiò una mano sulla spalla di Komand’r, poi si concentrò. Tuttavia, passarono diversi istanti, molti più di quelli a cui si era abituata, prima che i poteri decidessero di manifestarsi. Corvina sollevò un sopracciglio, ma poi decise di non farci troppo caso. Magari non aveva ancora recuperato abbastanza forze.

Una volta curate entrambe le ragazze, le quali si ripulirono poi del sangue secco che ancora le macchiavano, Rachel concentrò di nuovo l’attenzione su Tara. Aveva ancora una cosa da fare. Si avvicinò alla bionda, sollevando una mano. «Ok, Tara, sei pronta?»

La Markov la squadrò con aria interrogativa. «Per cosa?»

Corvina si fermò. «I tuoi poteri. Non vuoi che te li cancello?»

«Oh!» Tara sgranò gli occhi. «Vuoi... vuoi farlo davvero?»

«Certo, che domande.» Rachel abbozzò un sorriso. «Sei mia amica, e i poteri per te sono un problema, sarò più che felice di...»

«Non mi riferisco a questo» la interruppe la ragazza bionda, sollevando le mani per farle cenno di fermarsi. La corvina sollevò un sopracciglio, ma abbassò ugualmente il braccio. Perfino Amalia aveva spostato lo sguardo su di Tara, sicuramente chiedendosi che cosa stesse intendendo.

«È solo... solo che...» La neo conduit osservò la propria mano, per poi deglutire. Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente. L’aura gialla che la caratterizzava cominciò ad avvolgerle il palmo mentre, poco per volta, le scaglie di pietra iniziavano a ricoprirle tutta la mano, cancellando ogni traccia di pelle.

Rachel la osservò con le labbra dischiuse, assieme a Komi. Quando le placche giunsero fino al polso, la ragazza bionda riaprì gli occhi e l’aura gialla svanì. Sollevò la mano ed osservò la sua creazione molto attentamente, rigirandosela di fronte agli occhi più e più volte. Poi, senza alcun preavviso, le placche si ritirarono lentamente, fino a sparire del tutto e a lasciare di nuovo posto alla pelle rosea della ragazza. A quel punto, la Markov sollevò di nuovo lo sguardo. «Io... non voglio che me li cancelli.»

La reazione sorpresa di Corvina dopo quelle parole fu immediatamente offuscata da quella ben più rumorosa di Amalia. «Che cosa?!» sbottò la ragazza mora, facendo un passo avanti, verso l’amica, guardandola come se provenisse da un altro pianeta. «Sei impazzita? Dopo tutto quello che è successo vuoi davvero tenere quei maledetti poteri?!»

«Sì» rispose Tara, semplicemente. E quella risposta, parve far infuriare Komi ancora di più.

«MA SEI IMPAZZITA?!» ripeté, questa volta urlando perfino. «Credevo che tu ne fossi terrorizzata! Hai perfino chiesto a Wilson di farti fuori, quando eravamo a Sub City, per colpa loro! Ma che diavolo ti prende?! Cosa ti ha fatto cambiare idea tutto ad un tratto?!»

«Komi...»

«E se perdessi di nuovo il controllo?! E se...»

«Komi!» esclamò Tara con più decisione, interrompendola. La Markov sospirò, poi iniziò a far vagare lo sguardo tra Rachel e Amalia. «Sentite, so che può sembrarvi fuori di testa, ma... mi sono appena resa conto che questa cosa potrebbe aiutarci. Insomma, fino ad oggi io sono sempre stata un peso, per voi. Non sono mai stata in grado di difendermi da sola, e le pistole non fanno per me, penso che lo abbiate capito. Ma... con loro...» La neo conduit sorrise, sollevando di nuovo le mani, che si ricoprirono di scaglie un’altra volta. Il suo sguardo era pieno di decisione. «... posso davvero cambiare le cose. Posso aiutare. Pensate anche solo a quello che ho fatto poco fa. Ti ho salvato la vita, Komi. Se non avessi avuto i poteri... Richard ti avrebbe fatta a pezzi.»

Komi abbassò lo sguardo, apparendo quasi imbarazzata. «Dovevi proprio ricordarmelo...?»

«Rachel.» Tara si concentrò sulla corvina, mai l’aveva vista così determinata. «Ascolta, so che non è facile controllare i poteri, e tu lo sai anche meglio di me, però io... io voglio provarci. Sono stanca di essere quella sempre indifesa e da proteggere. Anche io voglio rendermi utile per il gruppo. Anche io voglio mettermi in gioco, ma questa volta per davvero! L’unica cosa che ho fatto per voi, fino ad oggi, è stata portarvi delle provviste. E combattere contro Dominick, ma quella cosa non è andata esattamente a buon fine... voglio poter essere qualcuno su cui possiate contare anche quando c’è da sporcarsi le mani. E se mai dovessi perdere di nuovo il controllo... allora hai la mia autorizzazione a cancellarmi i poteri. A meno che Komi non riesca a farmi tornare di nuovo in me...» disse ancora, volgendo un’occhiata piuttosto eloquente alla compagna.

«E-EH?!» domandò la ragazza mora, diventando paonazza tutto ad un tratto. «M-Ma che stai dicendo?!»

Tara ridacchiò, ma prima che potesse rispondere, diversi colpi di clacson catturarono l’attenzione di tutte loro. Era Lucas, che, salito di nuovo in auto, stava invitando tutte loro, in maniera non molto gentile, a spicciarsi.

«Arriviamo!» replicò la ragazza bionda, per poi voltarsi di nuovo verso di Komi. Si avvicinò a lei, sorridendo. «Stai tranquilla, Komi. Ti copro le spalle!» E subito dopo quella frase, le diede una pacca sulla schiena. O meglio, sulla parte più bassa, della schiena. Non era nemmeno più la schiena, quella, ad essere sinceri.

«AH!» Komand’r gridò di sorpresa, sobbalzando e afferrandosi le natiche. Tara rise nuovamente, poi si allontanò al più presto dalla ragazza più alta per evitare la sua vendetta. La bocca di Amalia era talmente spalancata per la sorpresa che Rachel si domandò come non facesse a sentire dolore.

Pure la corvina, sinceramente, non sapeva più cosa pensare. Anche se il suo cruccio era un altro. Le intenzioni di Tara erano nobili, assolutamente, ma forse stava prendendo quella situazione e i suoi poteri un po’ troppo sottogamba. Li aveva appena riottenuti, senza nemmeno aver mai avuto davvero modo di imparare a controllarli anche solo in minima parte, non poteva certo credere di poter imparare a controllarli da un momento all’altro. Era anche vero, però, che grazie ad essi aveva salvato Komi. E non solo quello, aveva distratto Richard: le aveva permesso di coglierlo di sorpresa e, successivamente, cancellargli i poteri per renderlo inoffensivo. Da un lato, forse era un bene avere un’altra conduit in squadra. Però... Tara era ancora inesperta. Per quanto buone fossero le sue intenzioni, per quanto determinata fosse, le veniva difficile riuscire a darle fiducia, in quella circostanza, almeno.

Corvina sospirò. Era inutile pensarci su. Lei non poteva decidere per Tara. E comunque, poteva sempre cancellarle i poteri se le cose si fossero messe male, come la stessa Markov le aveva detto di fare.

«Hai visto cos’ha fatto?» le domandò Komi all’improvviso, destandola dai suoi pensieri. Rachel la osservò, abbozzando un sorriso, ed annuì.

Pure l’espressione di Amalia iniziò a mutare lentamente, mentre riportava lo sguardo sulla figura di Tara, ormai già entrata in auto. Un sorrisetto iniziò a prendere forma anche sul viso della mora. «Io la distruggo...» borbottò, per poi incominciare ad incamminarsi a sua volta verso la macchina, con un’espressione idiota stampata in faccia. Altri colpi di clacson furono un chiaro segno che Rosso stesse perdendo la pazienza, ma Amalia non si trattenne ugualmente dal dirgli di non metterle fretta, condendo il tutto con diversi appellativi poco carini a lui rivolti.

Rachel osservò tutta quella scena a metà tra la perplessa e divertita, poi tornò ad osservare Richard. «Beh, Richard. Benvenuto nel gruppo.»

 

***

 

Furono ore parecchio imbarazzanti quelle che seguirono. Molto più di quanto Rachel avrebbe potuto aspettarsi. Per tutto il tempo Lucas guidò, chiuso in un mutismo impenetrabile, lo sguardo severo e perennemente incollato allo stradone. Accanto a lui, Rachel aveva spiegato a Tara e Amalia la storia di Robin, di cosa aveva fatto e perché, e più cose erano saltate fuori, più anche loro due sembravano essere sempre più contrarie alla presenza del Mietitore lì con loro. Anche Rosso pareva essersi irritato ulteriormente udendo nuovamente cosa Richard avesse fatto, pertanto Corvina si era sentita terribilmente a disagio mentre parlava. Aveva avuto la leggera impressione di star semplicemente peggiorando le cose. Ma nonostante ciò, nessuno aveva obiettato più nulla sulla sua decisione di portare Robin con loro, il che le aveva procurato un po’ di sollievo.

Il resto del viaggio lo aveva poi trascorso osservando distrattamente il paesaggio che schizzava alla velocità della luce accanto a lei, cercando ripetutamente di trovare le parole giuste da dire per cercare di far valere al meglio le sue ragioni. Tuttavia ogni volta che aveva pensato di aver trovato il giusto coraggio per esprimersi, qualcosa la fermava sempre all’ultimo, e si ritrovava a voltarsi verso i compagni, spalancare la bocca per poi non fare altro che rimanersene zitta ed immobile, sembrando una totale idiota, ed, infine, riportare gli occhi sul finestrino con un sospiro abbattuto.

Se non altro, dietro di lei Amalia e Tara erano comunque riuscite a parlottare di qualcosa, di tanto intanto, anche se era chiaro come il sole che la presenza di Richard, il quale era ancora privo di sensi ed accasciato in maniera scomposta contro alla sua portiera, rendeva parecchio poco confortevole quella situazione.

Tra lei e Lucas, invece, si era creata una barriera che sembrava essere completamente insormontabile. Almeno, per il momento. Rachel si augurò davvero che, dando tempo al tempo, Rosso riuscisse ad accettare la presenza di Robin.

E non è nemmeno detto che rimanga davvero con noi..., continuava a ripetersi la giovane. Anche se, una piccola parte di lei, una che cercava di zittire e reprimere in continuazione, sperava che il Mietitore non li lasciasse. Non c’era nulla di male nello stringere i denti tutti assieme, un alleato in più poteva sempre fare comodo, perlopiù se si trattava di uno come Richard che, buono o cattivo che fosse, aveva dimostrato in più di un’occasione di essere davvero uno tosto. Poteva davvero trasformarsi in una risorsa preziosa... sempre se qualcosa non fosse andato storto. Questo era il suo pensiero principale, ciò di cui cercava di convincersi disperatamente: se fosse rimasto, Robin avrebbe potuto trasformarsi in un buon alleato. Né più, né meno.

Fu solo verso sera che si fermarono in un’altra stazione di servizio abbandonata per potersi preparare per la notte. Avevano fatto diverse pause lungo il tragitto, ma comunque per Rachel, e probabilmente anche per gli altri, fu gradevole sgranchire di nuovo un po’ le gambe. Fece per raggiungere la portiera del sedile in cui si trovava Richard, ma con suo enorme stupore notò che già Rosso lo aveva fatto. Fu il moro ad issarsi sulle proprie spalle il corpo del Mietitore, per poi portarlo all’interno della stazione.

Rachel abbozzò un sorriso. «Grazie» disse, pensando che forse il ragazzo aveva finalmente deciso di perdonarla per quella sua decisione, tuttavia venendo prontamente smentita dal suo silenzio. Non la guardò nemmeno mentre le passava accanto. Corvina lo seguì con lo sguardo, poi chinò il capo e sospirò. Lucas era proprio il re indiscusso della cocciutaggine, doveva rendergliene atto. Anche se, effettivamente, tutto ciò non era necessariamente un male. Anzi, se non fosse stato così cocciuto, e non l’avesse salvata tutte le volte che, invece, l’aveva fatto proprio per via di quella sua peculiarità, probabilmente lei avrebbe fatto una brutta fine già da un pezzo. Il carattere del suo partner era un po’ come una lama a doppio taglio: la sua ostinazione e determinazione erano armi potenti contro ai nemici, ma in situazioni come quella, dove lui si ritrovava ad avere un parere discordante su qualcosa con un membro del gruppo... beh, allora era un altro discorso.

Gli avrebbe parlato, senz’altro. Del resto, ormai la corvina sapeva come riuscire a restituirgli il buon umore.

Entrarono nell’edificio, il quale era pressappoco ridotto nelle medesime condizioni di tutti gli altri: completamente ripulito, con la vetrina rotta e gli scaffali spaccati e rovesciati. Il registratore di cassa era un ricordo lontano e il bancone ed il muro dietro di esso erano ricoperti da fori di proiettile.

«Bel posticino...» commentò Komi, incrociando le braccia mentre si guardava attorno diffidente.

«Già, beh, sarà meglio farci l’abitudine...» borbottò Lucas, fermandosi nel centro della stanza e lasciando cadere Richard al suolo, in maniera decisamente poco delicata.

«Potresti fare più piano?» sbottò Rachel, infastidita da quella scena.

«No.» Rosso non si voltò nemmeno quando le parlò. Drizzò le spalle, poi inspirò. «Se volete cercarmi, sono sul tetto. Un consiglio: non fatelo.» E detto quello si diresse verso la porta sul retro, sempre senza mai voltarsi.

«Wow...» borbottò Amalia, una volta che si fu completamente allontanato. «... non sembra molto felice.»

«Gli passerà» tagliò corto Rachel.

Lo spero, almeno.

«Sinceramente, non lo biasimo» proseguì la mora, lanciando un’occhiata schifata a Richard. «Nemmeno io capisco perché tu abbia deciso di portarlo con noi, anche se è comunque una scelta che non intendo discutere. Però davvero... che problemi hai, Roth? Come puoi davvero fidarti di uno come lui? Dopo quello che ci hai raccontato...»

«Perché potrebbe essere...»

Rachel cercò di rispondere, ma fu subito stroncata. «... un valido alleato, sì, ho capito» tagliò corto Amalia, per poi fare una smorfia. «Almeno fino a quando non ci pugnalerà tutti alle spalle come ha fatto con te.»

Corvina strinse i pugni. Non sapeva perché, ma stava seriamente iniziando ad odiare i pregiudizi verso di Richard. «Ha perso la persona che amava. È stato un duro colpo per lui.»

«Anche io ho perso Kori, Roth, ricordi?» domandò Amalia, incrociando le braccia, severa. Lo sguardo che si scambiarono fu molto più esaustivo di qualsiasi altra parola. Entrambe sapevano perfettamente a cosa la mora si stesse riferendo. E forse fu proprio per quel motivo che, quelle parole, fecero sussultare in quel modo la corvina.

«Ma non mi sono mai unita ad una banda di pazzi criminali per terrorizzare una città ed uccidere dei poveri innocenti.»

La conduit delle tenebre ricevette una fitta di dolore al petto udendo quella frase. Komi aveva ragione, non l’aveva fatto. Nessuno di loro aveva fatto nulla di tutto ciò, nonostante avessero tutti quanti perso le persone che amavano. Però lei non se la sentiva comunque di giudicare Richard. Non dopo essere stata nella sua testa, non dopo aver provato dal vivo ciò che lui aveva provato. Quella sensazione... doveva essere stata troppo da sopportare, per lui. Ciò non cancellava quello che aveva fatto quando era un Mietitore, assolutamente, però... lei non poteva trovare il coraggio di odiarlo. Era impossibile, escluso. Anche lui era un essere umano, anche lui aveva sbagliato e anche lui lo aveva ammesso. Rachel sapeva che lui era pentito, nel profondo, ed era una cosa che era intenzionata a tirargli fuori ad ogni costo.

Tenne lo sguardo fisso su Komi, indecisa se rispondere o meno. Non se la sentiva di darle contro, anche perché ciò che aveva detto era vero. Anche lei aveva perso Kori, anche per lei era importante. E, sinceramente, non voleva che quell’argomento riaprisse vecchie cicatrici, anche se la cosa sembrava già essere successa. Abbassò lentamente gli occhi, decidendo che, per il momento, ciò che si erano dette era abbastanza.

Un verso provenne da Amalia subito dopo. «Mh. Beh, non credo di avere altro da dire, a parte che sto morendo di sonno. Vado a dormire. Vieni anche tu, bionda?»

Tara ebbe un momento di esitazione. Fino a quel momento lei non aveva ancora espresso chiaramente la sua opinione riguardo tutta quella faccenda, ma a giudicare da come stesse facendo vagare lo sguardo tra Rachel e Komi, sembrava quasi che volesse dare ragione ad entrambe. Del resto, anche lei era una conduit ora e anche lei sapeva che convivere con i propri poteri non è semplice, quindi sicuramente poteva mettersi nei panni di Richard molto più facilmente rispetto a Rosso o Amalia. Tuttavia, anche lei parve decidere che quello non era il momento più adatto per mettersi a discutere. Annuì lentamente, rivolgendosi alla ragazza mora. «Sì, andiamo. Buonanotte Rachel.»

«Buonanotte» rispose la corvina, mentre anche le altre due ragazze lasciavano la stanza, portandosi dietro zainetti e sacchi a pelo.

Rimasta sola con il Mietitore, la conduit sospirò profondamente e si lasciò cadere a sedere, accanto a Richard. Osservò il ragazzo, poi scosse lentamente la testa. «Ma perché l’hai fatto, Richard? Perché ci hai traditi tutti?»

Lo sapeva perché l’aveva fatto, lo sapeva perfettamente. Ma era difficile da accettare. Nessuno si fidava più di lui, solamente lei che tra tutti era quella che meno doveva farlo sembrava invece essere disposta a dargli una seconda possibilità. Non poteva odiare una persona come lei, un semplice essere umano, un’altra vittima la cui vita era stata distrutta dall’esplosione. Erano tutti sulla stessa barca, del resto. E inoltre, volente o nolente, la sua mente avrebbe per sempre ricordato Richard con il ragazzo del collegio, quello dal sorriso spontaneo, sincero, dai capelli neri e brillanti, gli occhi azzurri come specchi d’acqua, colui che era sempre riuscito a restituirle il buon umore, anche solo con un semplice sguardo.  

E, osservando Robin, non poté non constatare quanto questo suo ricordo di lui fosse così lontano dalla realtà. Tuttavia, non per molto ancora. Con determinazione, Rachel posò una mano sul suo volto e si concentrò: forse non poteva riavere indietro il vecchio Richard, ma si sarebbe assicurata che anche di Robin non restasse altro che il ricordo.

Con suo enorme stupore, i poteri non si manifestarono immediatamente, come ormai si era abituata. Provò diverse volte ad attivarli, ma non ottenne alcun risultato. La corvina cominciò a spazientirsi. Serrò la mascella e si concentrò profondamente, chiuse gli occhi ed estraniò dalla propria mente qualsiasi pensiero che non fosse quello di Richard e della sua guarigione. Dopo altri diversi istanti, finalmente l’energia oscura si fece viva.

Come aveva immaginato, i suoi poteri guaritrici riuscirono a cancellare poco per volta le macchie nere che ricoprivano il volto del Mietitore, donando anche alla sua pelle un pizzico di colore in più. Dubitava di poter fare qualcosa per il volto scarno e prosciugato, ma con un po’ di cibo probabilmente anche quel problema avrebbe trovato rimedio. Con suo enorme dispiacere, tuttavia, notò che i suoi capelli non riacquistarono nulla del loro vecchio colore. Rimasero sulla medesima tonalità color cenere, anche se comunque, ora che il suo volto era privo di macchie e piaghe, erano uno spettacolo decisamente migliore rispetto a prima.

Ora che era completamente ripulito ed era più semplice riuscire a guardarlo in faccia, sembrava ringiovanito di decenni. Un piccolo sorriso nacque sul volto della corvina, a lavoro concluso. Non era esattamente il Richard che conosceva, ma poteva farselo andare bene. Si ritrovò a sperare che si riprendesse presto; del resto, aveva un po’ di domande da fargli e non desiderava altro che trovare loro risposta. Certo, avrebbe potuto provare a riusare i suoi poteri per entrare nella sua mente un’altra volta e magari scoprire da sola cosa gli fosse successo, ma decise di lasciar perdere; non se la sentiva di invadere così la sua privacy. I suoi pensieri erano suoi e basta, e comunque non sapeva nemmeno se sarebbe di nuovo stata in grado di fare una cosa del genere, non così presto, almeno.

«Scommetto che non vedevi l’ora di farlo.» Una voce ruppe il silenzio all’improvviso, ma Rachel non batté ciglio. Fu parecchio sorpresa di questo suo autocontrollo, ma del resto, sapeva benissimo chi le aveva appena parlato.

«Il tetto non ti ha dato le risposte che cercavi?» domandò, abbozzando un sorrisetto sarcastico.

Lucas incrociò le braccia, facendo un passo avanti ed entrando nella stanza. «Non sei spiritosa.»

Per tutta risposta, Rachel distese il sorriso. Se Lucas era lì, significava che forse aveva avuto un ripensamento. E se Lucas aveva davvero avuto un ripensamento, allora quello sarebbe stato un momento storico. Gli fece cenno di venire a sedersi accanto a lei. Il moro roteò gli occhi, ma obbedì ugualmente. Rachel non avrebbe mai potuto pensare di potersi trovare così vicina allo scoppiare a ridere; vedere il ragazzo cercare di mantenere il suo solito aspetto composto ed autoritario ma allo stesso tempo cadere così facilmente alla sua richiesta era assurdo, nonché assolutamente divertente.

Il suo partner si sedette accanto a lei, tuttavia lasciando tra loro una generosa quantità di centimetri di distanza. Forse non era ancora disposto del tutto ad arrendersi. Peccato che Rachel fosse ora intenzionata a farlo ricredere. Senza dire nulla si avvicinò a lui tutto ad un tratto, per poi chinare il capo e poggiarlo sulla sua spalla, sospirando soddisfatta. Il moro si irrigidì tutto ad un tratto, lasciandosi anche scappare un verso sorpreso, al che la corvina non riuscì più a trattenere una tenue risatina. «Qualcosa non va, Rosso?»

Un grugnito, ora di disappunto, provenne da lui. «Non credere che sia davvero così semplice. Sono ancora contrario alla tua decisione, sappilo.»

«E allora perché sei qui?» sussurrò lei al suo orecchio, sentendo le proprie goti pizzicare all’improvviso. Si avvicinò ulteriormente al ragazzo, poggiando le labbra sul suo collo, strappandogli un gemito sorpreso. Non sapeva cosa stesse facendo con esattezza, ma sapeva che non si sarebbe fermata. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata ed una strana sensazione di calore cominciò ad avvolgerla, non solo al petto.

«Rachel...» la chiamò il ragazzo, dopo che lei ebbe iniziato a ricoprire di baci la zona di pelle sotto al mento di lui.

«Sì?» La giovane si separò dal suo collo, alzando lo sguardo e ritrovandosi a pochi centimetri da quello di Rosso.

I due si guardarono per un breve momento. Per via della penombra la conduit non riusciva a scorgere bene il moro, ma avrebbe giurato che anche lui fosse avvampato. Il ragazzo si schiarì la gola, poi chinò la testa. «Sappi che sono ancora contrario.»

Rachel sollevò un sopracciglio, per nulla preoccupata da quell’affermazione, perché sapeva che c’era ancora qualcosa, sotto. «Ma...?»

«Ma...» Rosso proseguì, sospirando, per poi drizzare nuovamente il capo. «... ma non voglio nemmeno che il nostro rapporto si incrini per così poco. Se tu davvero pensi che questa sia stata la scelta giusta, allora voglio provare a fidarmi. Ma se hai preso un granchio allora non mi farò problemi a rinfacciartelo per il resto del viaggio» concluse, con un sorrisetto.

Corvina ridacchiò. Entrambi sapevano che lui non avrebbe mai fatto davvero una cosa del genere, ma fecero comunque finta che sarebbe accaduto lo stesso. E in ogni caso, la conduit era felice che il partner avesse deciso di darle una possibilità. «D’accordo, mi sta bene. Ora... dov’eravamo rimasti?»

Lucas sorrise. Aprì bocca per rispondere, ma un verso impastato si sollevò in aria all’improvviso, e sicuramente non proveniva da lui. Entrambi i ragazzi spalancarono gli occhi, poi si voltarono lentamente, verso il loro ospite, l’unico che avrebbe potuto produrre un verso del genere in quel momento.

Richard sollevò lentamente il capo, massaggiandoselo e continuando a produrre quei mugugni infastiditi. Rachel e Lucas lo osservarono, in silenzio, separandosi lentamente. Corvina fu felice di vedere che il Mietitore si fosse finalmente ripreso, anche se comunque lo maledisse per quel suo tempismo completamente inadeguato.

L’ex conduit si sollevò sulle ginocchia, aprendo finalmente gli occhi. Osservò il pavimento per un breve istante, apparendo piuttosto confuso, poi drizzò il capo all’improvviso, puntando gli occhi verso i due partner. Solamente quando riuscì a rivedere quelle iridi azzurre come l’acqua, Rachel sentì ogni nervo rimasto teso sciogliersi. Aveva funzionato, lo aveva fatto ritornare in sé. Peccato solo che la parte difficile dovesse ancora arrivare.

«Rachel?!» esclamò il brizzolato, scattando all’indietro all’improvviso, strisciando sul pavimento, spingendosi con i talloni. «Ma... ma che diavolo?! Dove mi trovo?! E tu che ci fai qui?! Che ci fa lui, qui?!» E puntò l’indice contro Rosso, il quale non sembrava per niente felice di vederlo, a giudicare dal suo sguardo.

«Potrei chiedere lo stesso di te...» mugugnò il moro, trattenendo a stento l’irritazione nella sua voce.

Rachel posò una mano sulla spalla di Lucas, invitandolo a mantenere la calma, dopodiché si rivolse al Mietitore: «Richard, ascolta...»

«Robin!» esclamò lui, interrompendola ed alzandosi in piedi. «Mi chiamo Robin! E ti avevo detto di dimenticarmi!»

«Sei tu che non l’hai dimenticata!» tuonò Rosso, alzandosi in piedi a sua volta, stringendo con forza i pugni.

«Lucas!» Rachel imitò i due ragazzi, piazzandosi tra loro. Non avrebbe mai potuto pensare che la situazione potesse sfuggire di mano così in fretta, anche se avrebbe comunque dovuto aspettarselo; Lucas era un testone, ma anche Richard sapeva il fatto suo in quanto a cocciutaggine. Le occhiate che quei due si stavano scambiando era un segnale più che evidente che, se non si fosse intromessa, la situazione sarebbe presto degenerata. «Calmatevi, tutti e due!»

«Mi calmerò solamente quando mi avrete detto cosa sta succedendo!» sbottò Richard, serrando la mascella. «Ve lo chiedo di nuovo: dove diavolo mi trovo?!»

«Siamo molto lontani da Sub City» rispose Rachel, calma. «Anzi, a dirla tutta, siamo molto lontani dal New York in generale.»

Robin sgranò gli occhi. «Che cosa? Ma... ma com’è possibile?!»

«Eravamo in Pennsylvania quando ti abbiamo incontrato» proseguì la ragazza. «Eri in mezzo all’autostrada, fermo. Te lo ricordi?»

«C-Che cosa?» Questa volta Richard esitò. «Ma... che stai dicendo? Come ho fatto ad arrivare fino in Pennsylvania in una notte?»

«E non è tutto» aggiunse ancora Corvina. «Avevi anche i poteri.»

«Io cosa?!»

«Ci hai attaccati.» Rachel non era ancora intenzionata a fermarsi. «Hai provato ad uccidermi. Te lo ricordi?»

«NO!» urlò Richard, chiaramente al limite. «Di che cosa diavolo stai parlando?! Io stavo andando a New Maries dopo aver lasciato Sub City! È impossibile che io abbia...»

«Eppure eccoti qui» lo interruppe Corvina. La ragazza incrociò le braccia, osservandolo severa. «Ascolta, non mi sto inventando quello che ti sto dicendo. Mi avevi detto di dimenticarti, ed io ero intenzionata a farlo, ma TU sei tornato. Non ho scelto io di doverti affrontare. Se fosse davvero dipeso da me, non avremmo mai dovuto essere nemici sin dal principio. Ma tu mi hai attaccata, hai cercato di fare del male a me e ai miei amici, e avevi i poteri. Non serve che provi ad usarli perché te li ho cancellati di nuovo, ma sappi che non solo potevi usarli tranquillamente, erano perfino molto più potenti del normale. Sei proprio sicuro di aver lasciato Sub City per andare a New Maries?»

Robin strinse i pugni. «Sì...» borbottò, a denti stretti.

«E cosa ti è successo durante il tragitto?»

«Io...» Richard si bloccò. Per la prima volta la sua espressione furibonda vacillò, lasciando posto ad una più incerta. «Io... io non... » Il Mietitore si posò una mano sulla tempia, per poi indietreggiare, con lo sguardo improvvisamente vacuo, come se si fosse reso conto solo in quel momento di qualcosa di vitale importanza. «... non me lo ricordo...»

Quelle parole fecero irrigidire la corvina. Avrebbe mentito spudoratamente se avesse detto che, nel profondo, non si aspettasse una risposta simile da parte del suo vecchio amico, ma in ogni caso udirle non fece altro che peggiorare ulteriormente il suo umore riguardante quella situazione in generale.  Se Richard non si ricordava nulla, allora poteva dire addio alle risposte che sperava di trovare. E un altro interrogativo andava ad aggiungersi alla già numerosa lista di interrogativi che possedeva.

«Davvero credevi che andasse diversamente?» il tono di voce grave di Rosso la fece voltare verso di lui. Il moro la osservava a braccia conserte, quasi severo, in attesa di una risposta che entrambi conoscevano molto bene.

Corvina distolse lo sguardo, evitando di rispondere. Sapeva a cosa stava pensando il suo partner, in quel momento. Il fatto che lei si aspettasse che Richard non si ricordasse nulla di ciò che gli era successo non faceva altro che confermare il fatto che lei non rivolesse il Mietitore semplicemente per interrogarlo; lo rivoleva perché non era ancora riuscita a voltare pagina.

E forse era vero. Forse davvero lei non era riuscita a dimenticarsi di Robin completamente. Ma era anche vero che l’unica cosa che lei rivoleva indietro, era il suo amico di infanzia, né più, né meno. Voleva solo che fosse al sicuro, sano e salvo, vivo, assieme a loro. Perché, in qualsiasi modo avrebbero potuto metterla, lui era comunque stato suo amico, nonché una persona molto importante per lei, e sapere che fosse vivo, con lei, la faceva sentire in pace con sé stessa. Richard era l’ultima cosa che le era rimasta della sua precedente vita, l’ultimo rimasto dei suoi vecchi amici, e lei non voleva perderlo. Se ne rese conto solo in quel momento, ma non aveva alcun interesse amoroso nei confronti del Mietitore, non ne aveva più da un pezzo. Non voleva amarlo, tantomeno voleva essere ricambiata da lui, voleva solo che fosse al sicuro. E averlo davanti in quel momento, confuso, con quel suo aspetto scarno, prosciugato, non faceva altro che alimentare questo suo desiderio.

«Posso andarmene ora?» domandò Richard, riportando l’attenzione su di lui.

«Quella è la porta» rispose Rosso prima che la conduit potesse farlo, indicando l’uscita con noncuranza. «A mai più.»

«Lo spero proprio» rantolò ancora Robin, calandosi il cappuccio sul volto, per poi dare le spalle ai due partner e dirigersi verso la porta, curvo su sé stesso.

Corvina lo osservò in silenzio la scena, facendo vagare lo sguardo da Red X a Robin, incredula del fatto che nessuno dei due si fosse curato di chiedere nulla a lei. «NO!» esclamò all’improvviso, facendo irrigidire Richard, che si voltò verso di lei, osservandola quasi adirato.

«Che diavolo vuoi ancor...»

«Ma non ti importa proprio più niente di nessuno?!» urlò la corvina, stringendo i pugni con forza. «Perché ti ostini a voler rimanere da solo?!»

«Vuoi proprio saperlo?» Robin chinò il capo, la visiera del cappuccio oscurò il suo sguardo, cosicché fosse impossibile dedurre cosa stesse pensando davvero. «Perché a nessuno importa di me.»

«C-Che cosa? Ma che stai dicendo, a me...»

«A te, certo» la interruppe lui, drizzando di nuovo lo sguardo, per poi puntare l’indice verso di Lucas, il quale continuava a scrutarlo con diffidenza. «Ma a lui? O a loro?» Questa volta il Mietitore indico un punto verso le spalle dei due partner, dove si trovava il corridoio. Entrambi i ragazzi si voltarono, per poi udire dei versi sorpresi provenire dalla penombra, più un’imprecazione che non fu difficile riconoscere. Komi e Tara sbucarono fuori dal buio, la prima con aria severa e le braccia conserte, la seconda, invece, quasi nascondendosi dietro Amalia.

«Ti abbiamo sentita gridare...» spiegò la Markov, volgendo un rapido sguardo a Rachel mentre si sistemava una ciocca di capelli.

«E vedo che su qualcosa siamo d’accordo» proseguì Komand’r, avanzando senza timore verso il Mietitore ed osservandolo con odio. «Nessuno ti vuole.»

«E nessuno ha mai voluto te» ribatté Robin, tagliente. «Potrai anche assomigliarle, ma tu non sarai mai come Kori.»

Komand’r spalancò gli occhi dopo quell’affermazione. La mora si rabbuiò e si conficcò con forza le unghie nei palmi. Ma prima che potesse dire o fare altro – e in qualsiasi caso, sarebbero stati guai per Robin – Tara si fece avanti, piazzandosi tra la sua amica e il Mietitore. «Richard, perché devi comportarti così?» domandò, quasi con tono di rimprovero.

«Vuoi davvero farmi la predica, Markov?» interrogò il brizzolato e trafiggendola con un’occhiataccia. «Proprio tu che non hai sempre fatto altro che approfittarti di chiunque pur di raggiungere i tuoi scopi?»

Come Komi, anche Tara spalancò gli occhi. Richard sembrava aver toccato un tasto dolente, qualcosa di cui solamente lui e la stessa Tara dovevano essere al corrente, perché Rachel non ebbe la più pallida idea di cosa facesse allusione.

«Tsk. Posso capire lei...» Robin puntò l’indice verso Komand’r. «Ma proprio non mi spiego come abbiano fatto ad accettare una come te in questo gruppo. Dovevano essere proprio disperat...»

Non riuscì a terminare la frase. Una stalagmite spuntò all’improvviso dal terreno sotto ai suoi piedi, sfondando le piastrelle del pavimento e fiondandosi dritta verso il suo collo. Il Mietitore spalancò gli occhi, così come tutti i presenti. Il cuneo di roccia si fermò a pochi millimetri di distanza dal mento del ragazzo. Scaglie di pietra ora ricoprivano parzialmente il corpo della Markov, che osservava a mascella contratta Robin con i suoi occhi color giallo vivace.

«Lo sai perché nessuno ti vuole?» domandò Terra, avanzando verso di lui. «Perché sei diventato un grandissimo stronzo!»

«I poteri...» sussurrò quest’ultimo, basito. «Ma... ma allora...»

«Ragazzi, basta!» gridò Rachel, facendo sobbalzare i due e riportando l’ordine. Il cuneo di pietra si ritrasse e anche la ragazza bionda ritornò normale.

«Lo volete capire o no che siamo tutti sulla stessa barca?!» proseguì la corvina, serrando la mascella. «Siamo dei ragazzi rimasti intrappolati in un mondo alla deriva pieno zeppo di maniaci e assassini con poteri sovrannaturali, e voi state qui a litigare come dei mocciosi! È così difficile poter mettere da parte le divergenze per qualche giorno?! Non dico per sempre, non dico per un anno, o per un mese, solo qualche giorno, il tempo di raggiungere la California, a quel punto, se davvero troveremo questa fantomatica comunità, allora ognuno potrà fare quello che vuole! Non potreste stringere i denti per questo breve lasso di tempo, senza lamentarvi ogni cinque dannati secondi?!»

Rachel si voltò verso di Rosso, il quale ora la osservava sorpreso. «Lucas, ascoltami, io non provo più niente per lui, chiaro? Non in quel senso, almeno. Era mio amico e gli sono affezionata per questo e nessun altro motivo. L’unica cosa che voglio è che stia bene, nulla di più, nulla di meno.»

Red X dischiuse le labbra. Gli sguardi dei due partner rimasero incrociati ancora per un breve lasso di tempo, dopodiché il moro sospirò ed annuì. Rachel non si aspettava una simile reazione da parte sua, ma evidentemente non si era ancora accorta del tono proprio tono di voce, determinato come poche volte lo era stato in passato. In quel momento, avrebbe potuto convincere chiunque di qualsiasi cosa.

«Komi» proseguì la conduit, voltandosi verso la ragazza e volgendole un’occhiata più paziente e comprensiva. «Non sei l’unica che voleva un bene dell’anima a Kori, e devi imparare ad accettare questa cosa. Lo so che è difficile, credimi, lo so benissimo, ma devi provarci, o fidati che le cose andranno solo di male in peggio.»

Komand’r la scrutò per un breve momento, per poi chinare il capo quasi rassegnata, rimanendo in silenzio.

«Tara.» Venne il turno della ragazza bionda. Rachel soppesò con gli occhi prima lei, poi il Mietitore. «Non so cosa sia successo tra voi due, nemmeno voglio saperlo, però ti chiedo di portare pazienza, va bene? Ci aspetta un viaggio ancora molto lungo e ci servirà tutto l’aiuto possibile, incluso quello di Richard. Se saremo tutti insieme avremo più possibilità di farcela, mi capisci?»

Tara si mordicchiò il labbro inferiore. «S-Sì... capisco...»

«Bene.» Anche se Rachel aveva appena affermato l’esatto contrario, era davvero curiosa di sapere che cosa intendesse Richard poco prima, ma quello non era né il luogo, né il momento per cercare di scoprirlo. Aveva cose più importanti da fare. E rivolgersi al suo vecchio migliore amico era una di queste.

«Richard» disse, voltandosi finalmente verso di lui. I due ragazzi si guardarono negli occhi e, per la prima volta dopo tanto tempo, in quelle iridi azzurre Corvina non vide più Robin, bensì Richard, il ragazzo che conosceva e che un tempo aveva amato.

La conduit inspirò profondamente. «Ascolta, non è stato facile per me scoprire che per te esisteva solo Kori. Non è stato per niente facile. Ma è una cosa che ho imparato ad accettare. Ho trovato anche io la felicità che cercavo e che ero convinta che solo tu potessi darmi...» disse, osservando Rosso e volgendogli un tenue sorriso. Si sentiva esposta, quasi nuda, a parlare in quel modo delle sue emozioni di fronte a tutti loro, non era una cosa a cui era abituata e che sicuramente avrebbe preferito non fare mai più, ma lei voleva, desiderava con tutta sé stessa, che Richard restasse con loro, in quel gruppo, e se aprirsi in quel modo con i suoi compagni avrebbe contribuito a raggiungere il suo scopo, allora lo avrebbe fatto. Come anche Dominick le aveva detto una volta, quando lei si metteva in testa una cosa, era molto difficile farle cambiare idea. Lucas era cocciuto, vero, ma anche lei non era da meno.

«Non ti chiedo di restare con me come mio amante...» proseguì, riportando lo sguardo su Richard. Amante. Usare quella parola le fece uno stranissimo effetto, ma decise di non dargli importanza. «... ma solo come mio amico. Come l’amico che eri in passato e che spero che tu possa ancora essere. Quello di cui posso fidarmi.» Gli porse una mano. «Io non ti giudico per quello che hai fatto. Ciò che è stato è stato. Anche io ho commesso degli errori, ma sono comunque riuscita a porvi rimedio e sono convinta che anche tu ci riuscirai. Non a tutti sono concesse seconde possibilità, ma io voglio concederla a te. Per favore, Richard. Pensaci.»

Non appena concluse di parlare, il Mietitore rimase a scrutarla in silenzio. Si osservarono attentamente negli occhi a vicenda, senza più proferire parola. Il silenzio era calato nella stanza, le parole di Rachel avevano lasciato il segno in tutti loro, la stessa corvina, ora che aveva taciuto, si era sorpresa di sé stessa; non era la prima volta, quella, in cui lei riusciva con le parole a riportare l’ordine tra i suoi amici. Improvvisamente, le tornarono in mente le parole che le aveva rivolto Lucas una volta, quando l’aveva definita il collante che teneva il gruppo unito. Forse era quello che intendeva. Sperò che le sue parole potessero funzionare anche con Richard.

Un grugnito provenne dal ragazzo di fronte a lei. «Se davvero ho riavuto i poteri e li ho usati per attaccarti contro il mio volere...» cominciò a dire, per poi spostare lo sguardo su Tara, colei che in quel momento passava in una situazione quasi analoga alla sua. «... allora non posso certo restarmene impalato senza scoprire cosa davvero ci sia sotto. Sono stato usato da qualcuno, ed intendo scoprire chi.»

«Anche noi vogliamo farlo» asserì Rachel, con sicurezza.

Robin annuì. Parve quasi che quelle fossero le parole che voleva sentirsi dire. «In tal caso... va bene.» Il Mietitore avvicinò la mano a quella della ragazza. Rachel sorrise trionfale, ma poco prima che potesse sfiorarla, lui parlò ancora, con tono quasi ammonitorio: «Ma sappi che è solo una situazione temporanea.»

Il buonumore di Rachel si affievolì leggermente, ma del resto era stata lei stessa a dire che la cosa non doveva essere permanente.

«Se nel nostro viaggio non troverò le risposte che cerco, allora ci diremo addio, e questa volta per davvero.»

«Mi sta bene» replicò la conduit, per poi stringergli la mano.

Qualcosa le suggeriva che, bene o male, le risposte sarebbero arrivate, ma non durante il viaggio, tantomeno alla loro destinazione. Semplicemente, se Richard l’aveva raggiunta, trovata ed attaccata a centinaia di chilometri di distanza dall’ultimo luogo in cui si erano visti, significava che lei, come al solito, si trovava nel bel mezzo degli eventi e che qualcuno, o qualcosa, ce l’aveva con lei. Ed era abbastanza sicura che questo qualcuno, o qualcosa, non avrebbe tardato a mostrarsi di nuovo sotto altri aspetti.  Non le restava altro che stare attenta ed essere sempre pronta ad ogni evenienza, per evitare che qualcuno dei suoi amici rimanesse coinvolto ancora una volta.

«Quindi... dobbiamo portarcelo dietro?» domandò Amalia, rompendo il silenzio che si era creato ed i pensieri della corvina. Solo in quel momento la conduit delle tenebre si accorse di avere tutti gli sguardi puntati su di lei e su di Richard.

Ma la cosa, anziché allarmarla, la fece sorridere. «Salutate il vostro nuovo compagno.»

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans / Vai alla pagina dell'autore: edoardo811