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Autore: nikita82roma    23/07/2017    5 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Quella richiesta aveva preso Alexis in contropiede. Non sapeva cosa fare per lei. La guardava e vedeva il suo sguardo implorante e gli occhi colmi di lacrime e si sentiva così inadeguata. Sapeva cosa voleva dire quel sentimento, volere la mamma e sapere che era lontana, che non sarebbe potuta venire. Quante volte lo aveva provato e si era rifugiata tra le braccia di suo padre, ma per quanto lo adorasse, non sempre era la stessa cosa e quindi continuava a coltivare quel desiderio in silenzio. Non doveva essere la stessa cosa per lei, perché Kate non era Meredith, Alexis lo aveva capito e avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarla.

- Joy…

- Ti prego Alexis, portami dalla mia mamma! - Le disse prendendola per la manica della camicetta.

- Joy… non puoi uscire, lo sai… io… Aspettami, vedo cosa posso fare…

 

L’avevano scoperta. Il giorno prima dello scambio, il giorno prima che tutto fosse finito. Uno degli uomini dei trafficanti di armi aveva già lavorato in passato con Nina Sorokina e questo nessuno lo sapeva. L’avevano smascherata, avevano ucciso l’agente Lavrov ed avevano provato ad estorcerle informazioni, per chi lavorava e cosa volesse. Non erano stati teneri, ma aveva evitato di dire che era della polizia, si era spacciata per una mediatrice di un gruppo ucraino che voleva comprare le armi per la lotta armata contro la Russia. Le sue conoscenze su Kiev le furono d’aiuto. Alla fine era riuscita ad uscire da quella situazione molto meglio di quanto immaginava all’inizio, se l’era cavata con un paio di costole rotte e un lieve trauma cranico. Quando la squadra di supporto non aveva ricevuto il loro messaggio convenzionale che si scambiavano a degli orari stabiliti, si erano subito messi in moto per recuperarli quella mattina stessa. L’avevano portata in ospedale, le avevano fatto tutti gli esami del caso e le avevano imposto di rimanere a letto nei prossimi giorni. Era arrivato Montgomery e le aveva riportato i suoi effetti personali e si era accertato delle sue condizioni. Insieme a lui anche Esposito e Ryan, arrabbiati perché tenuti all’oscuro di tutto, ma felici di vedere che nonostante quello che le era accaduto stava bene. Le poteva andare molto peggio, come a Lavrov. Poi i medici avevano fatto andare via tutti, perché doveva riposare, anche se quando Ryan le disse che l’aveva cercata anche Martha aveva avuto la tentazione di chiamarla subito, ma non sapeva se era in grado di riuscire a parlare lucidamente.

Era sera tardi, si era addormentata da poco quando sentì squillare il suo cellulare.

- Alexis, dimmi cosa succede? - Chiese preoccupata.

- Kate… Come… come stai? - Nella voce della figlia di Castle c’era la stessa sua preoccupazione.

- Io… bene… bene… perché? - Ma la sua voce non nascondeva bene la difficoltà nel respirare.

- Abbiamo visto il notiziario, parlavano di te… c’era la tua immagine in barella mentre ti portavano via… - spiegò Alexis

- Io non sapevo… grazie per la telefonata, Alexis, ma va tutto bene, un paio di giorni e uscirò… solo per precauzione… - Kate era visibilmente imbarazzata ed era un bene che per telefono non potessero vederla, ma si chiese anche se la stessa preoccupazione l’avesse avuta anche Castle…

- Ah quindi devi rimanere in ospedale… - Non riuscì a nascondere il suo tono deluso.

- Perché, Alexis che succede? - La preoccupazione tornò tra i respiri affaticati di Beckett.

- Ecco… Joy… anche lei ti ha visto e… si è spaventata… ha chiesto di te… - Le confessò infine e Kate deglutì a vuoto. Rimase in silenzio qualche istante, per cercare di capire, ma c’era poco da capire.

- Arrivo. Dammi solo il tempo di… di venire lì… Vengo subito.

Non aspettò la sua risposta, accese la luce sopra il letto e scese, sentendo in quel momento a freddo tutto il dolore al costato e la difficoltà più forte a respirare alla quale, come se non bastasse, si univa un forte mal di testa. Per prendere i suoi vestiti nell’armadio fece troppo rumore, facendo sbattere le porte di ferro e richiamando l’attenzione di un’infermiera che entrò nella sua stanza.

- Cosa sta facendo detective Beckett! - Esclamò la donna.

- C’è un’emergenza, devo andare. - Disse Beckett.

- Oh, nessuna emergenza, lei non può andare via. - Disse ancora quella conciliante, scontrandosi però con il muro di Kate.

- Io sto andando via. Mi porti il foglio per firmare le mie dimissioni. - Rispose perentoria.

L’infermeria perplessa si allontanò, andò a chiamare un medico di turno che riuscì almeno a convincere Kate a farsi fare una fasciatura al costato per stabilizzare le sue fratture. Per fortuna la rottura non era completa e non le avrebbe causato complicazioni andarsene, a patto che non facesse sforzi. Prese un paio di antidolorifici e poi lasciò l’ospedale fermando il primo taxi per il loft di Castle.

Aveva ascoltato metà delle raccomandazioni che le aveva fatto quel medico, aveva più volte simulato di sentire meno dolore di quello che provava, ma non sarebbe rimasta un minuto di più lì dentro. Non dopo che l’aveva chiamata Alexis, non dopo che le aveva detto che Joy voleva vederla.

Sentiva il cuore battere così forte da farle male, il respiro spezzato dalla fasciatura stretta ed ogni respiro più profondo che provava a fare era una fitta al petto.

Arrivare dal portone all’entrata del loft di Castle le sembrò un percorso infinito. Bussò appoggiandosi allo stipite, aveva bisogno di qualcosa che la sorreggesse, perché sentiva il carico della stanchezza, del dolore e delle emozioni sopraffarla.

Castle aprì la porta. La guardò, sorpreso di vederla lì, senza riuscire a dire niente. Era felice di vederla in piedi davanti a lui e preoccupato allo stesso tempo perché notava la sua sofferenza, ma era così preso in contropiede dalla sua presenza che non disse nulla e nemmeno si spostò per farla entrare.

- Castle… Sono qui per vedere mia figlia… e stasera ti giuro, non me ne andrò fino a quando non l’avrò fatto. - Si era messa subito sulla difensiva, più agguerrita che mai nella sera in cui era più fragile. Rick ridestato dalle sue parole si spostò facendola passare e lei entrò barcollando un po’.

- Eri… eri in ospedale… Noi… ti abbiamo visto… - Balbettò chiudendo la porta, mentre Martha rientrata da poco le si fece incontro.

- Oh tesoro, per questo non rispondevi ai miei messaggi! - Le disse l’attrice abbracciandola troppo vigorosamente per quanto poteva sopportare e la sua smorfia non sfuggì a Rick che avrebbe voluto abbracciarla anche lui, chiederle di più su cosa le fosse successo e come stava, veramente.

- Dov’è Joy? - Chiese ancora Kate.

- In camera sua, con Alexis… - Disse Martha che con un gesto della mano la invitava a salire sulle scale. Kate si voltò a guardare Rick che non disse nulla e salì una dopo l’altra quelle scale che la separavano da sua figlia, un supplizio per il suo fisico che però valeva la pena fare, per quello che la aspettava al piano di sopra. Seguì Martha, fino davanti alla camera di Joy e lì l’attrice le fece cenno di aspettare mentre lei si affacciava nella stanza.

- Tesoro, c’è una persona per te che vorrebbe vederti. - Disse la donna sorridente, facendo un cenno ad Alexis con la testa, facendole capire che Kate era lì. La ragazza, quindi, si alzò dal letto di Joy e raggiunse sua nonna, insieme uscirono dalla stanza e subito dopo Kate si affacciò timidamente.

- Ciao Joy… - disse sforzandosi di non piangere mentre sua figlia rimase a bocca aperta nel vederla lì.

- Mamma! - Esclamò la piccola senza pensarci e scese dal letto per raggiungerla. Kate in quel momento sentì le gambe far fatica a sorreggerla. Si sarebbe aspettata qualsiasi cosa, non certo che la chiamasse così, appena vista. Quel “mamma” continuò a riecheggiare nella sua mente mentre vedeva sua figlia che le si avvicinò troppo lentamente per quanto voleva abbracciarla, troppo velocemente per quanto era pronta a quel momento. Si ritrovò le sue piccole braccia che le cingevano la vita ed il suo volto appoggiato al suo ventre. Si lasciò scivolare lentamente a terra, fino a quando non fu in ginocchio davanti a lei, che era già più alta.

- Stai male? - Le chiese preoccupata Joy.

- No, non sono mai stata meglio. - Fu Kate ad appoggiarsi a Joy adesso e a stringerla contro di se. Quando sentì le sue mani tra i capelli non riuscì più a tenere le lacrime, piangendo senza alcuna vergogna davanti a sua figlia, per sua figlia. Quando la guardò, si accorse che anche lei piangeva.

- Ti voglio bene Joy, ti prego perdonami per tutto. - Le disse ancora mentre si rialzava a fatica e Joy la abbracciò di nuovo.

- Ti voglio bene anche io, mamma.

Kate non aveva mai pensato che sentire quella parola dalle labbra di Joy le avrebbe fatto quell’effetto. Si sentì riempire il cuore e spaccarlo allo stesso momento, come se per l’ennesima volta avesse capito cosa aveva in quel momento e cosa aveva perso in tutti quegli anni. La gioia non cancellava il rimorso ed il rimpianto e questo non riusciva fermare il suo pianto. Si sentì di nuovo senza forze, si appoggiò al bordo del letto, sedendosi, con Joy che non la lasciava più e la guardava preoccupata.

- Sei sicura di stare bene? - Le chiese ancora sedendosi vicino a lei.

- Certo che sto bene. - Alzò un braccio per farla appoggiare a sé, il dolore per le costole passò in secondo piano quando lei si accostò. Non sapeva cosa dirle, le sembrava tutto poco, tutto banale, non sarebbe mai riuscita a dire tutto quello che aveva dentro. Poi sentì le mani di Joy sul suo volto, asciugarle le lacrime e lei in quel momento avrebbe solo voluto piangere di più.

- Scusa. - Le disse Joy in un sussurro.

- Di cosa amore mio? Sono io che devo scusarmi con te e non basterà tutta la vita per farlo. - Joy si appoggiò al suo petto lasciandosi abbracciare.

- Non ti ho voluto vedere… Io… ho avuto paura di non poterti parlare più… - Le confessò.

- Avrai tutto il tempo di dirmi qualsiasi cosa. - Le diede un bacio tra i capelli mentre la accarezzava. - Ora però è tardi, è meglio se ti metti a dormire…

Joy la guardò quasi delusa, allontanandosi.

- Te ne vai?

- Io… non posso rimanere… - Le disse accarezzandole il volto e fu lei questa volta ad asciugarglielo.

- Se vuoi rimanere, rimani pure, Beckett. - Castle era entrato nella stanza. In realtà era rimasto fuori ed aveva assistito a quasi tutta la scena ed anche lui non era rimasto indenne dalla commozione, come Martha e sua figlia.

- Può rimanere Rick? - Chiese ancora Joy.

- Se a te fa piacere sì, piccola. - Le disse con un sorriso.

- Rimani Kate? - Joy la guardò, poi si corresse - mamma?

- Sì, certo amore, rimango. - Rispose senza pensarci.

- Vieni Beckett, ti do qualcosa per dormire… - Le disse Castle, mentre Alexis andò da Joy ora sorridente.

- Visto? - Le disse la giovane Castle - Kate sta bene!

Joy abbracciò anche lei, e poi le raggiunse Martha, lasciando suo figlio e Beckett da soli.

 

- Ti do una mia maglietta, se vuoi dormire con lei… - Le disse Castle appena fuori dalla porta.

- Non c’è problema, Castle.

- Per te no, per Joy sì. È meglio se non sta troppo in contatto con abiti che non sono stati adeguatamente lavati e sanificati. Ancora non ha difese immunitarie del tutto ripristinate.

- Ah… scusami, non lo sapevo… - disse rammaricata.

- Non c’è problema, ora lo sai. - Scesero al piano inferiore e Kate aspettò che Rick le portasse qualcosa da mettersi.

- Grazie per avermi fatto rimanere. - Gli disse mentre prendeva quella maglietta e le loro mani si sfiorarono provocando ad entrambi sensazioni contrapposte.

- L’ho fatto per Joy… si era molto spaventata nel vederti in tv in quel modo. - Sembrò quasi rimproverarla.

- Mi dispiace. Non pensavo né che mi riprendessero né che avrebbero trasmesso tutto in tv. Altrimenti vi avrei avvisato. - Si giustificò

- Sì, immagino… Come stai adesso? Cioè, a Joy puoi dire che stai bene ma… - Anche Castle sembrava preoccupato per lei.

- Sto bene, aspettavo questo momento da tanto. Per il resto, nulla che non si può curare. -

- Fai attenzione Beckett… Non essere sempre in prima linea…

Kate annuì, risalì poi a fatica le scale e trovò Alexis che le dava un paio di shorts e degli asciugamani puliti.

- Puoi usare il bagno in camera di Joy. Grazie per essere venuta. - Le disse la ragazzina.

- Grazie a te per avermi avvisata… - le sorrise

- Kate io… non avrei dovuto ma… ho letto…

- Non c’è problema Alexis… non ho nulla da nascondere. - La interruppe Kate.

- Credo che dovrebbe leggere anche Joy e anche mio padre… - Insistette Alexis.

- Non è il momento adesso di parlarne.

La giovane Castle annuì e Kate tornò da Joy chiudendo la porta di camera, rimanendo finalmente sola con lei. Sua figlia osservava ogni suo movimento fino a quando non andò in bagno uscendo con quella maglietta di Castle che era più lunga dei pantaloncini che le aveva dato Alexis, facendo ridere Joy.

- Rick è molto più grosso. - Le disse sorridendo.

- Uhm sì, a quanto pare molto… - Sorrise Anche Kate allargandosi la maglietta e facendo vedere quanto le stava grande, ma almeno copriva bene la fasciatura pesante che aveva. - Posso rimanere qui con te? - Le chiese avvicinandosi al letto e Joy si spostò da un lato. Fortunatamente non era quello dalla parte delle sue costole rotte. Kate si sdraiò vicino a lei, facendo in modo che Joy si accomodasse sotto il suo braccio, appoggiata sul suo petto. Nonostante il suo peso la comprimesse e la facesse respirare con più fatica, non si sarebbe privata di quel momento per nulla al mondo.

- Grazie Joy, per avermi voluto qui. - Le disse mentre spegneva la luce.

- Buonanotte mamma.

- Buonanotte amore mio.

   
 
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