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Autore: unannosenzapioggia    23/07/2017    4 recensioni
Smalltalks hedrives coffeeatmidnight
[rory&jess | literati]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Rory Gilmore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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your kiss my cheeck, I watched you leave
your smile my ghost, I fell to my knees
when you're young, you just run
but you come back to what you need



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Caro Jess,
Lo sai che sono una persona che parla tanto e veloce perché le cose vanno dette, vanno spiegate. È brutto iniziare una discussione su un particolare argomento e lasciarlo a metà, oppure esprimersi a monosillabi. Sono come mia madre: non lascio mai nulla al caso e voglio sempre spiegare tutto nei minimi particolari, altrimenti non si capisce niente. Invece adesso non ho niente da dire. O almeno credo.
È una cosa che odio questa: cominciare una conversazione e non saper trovare le parole per esprimersi. È odioso e cerchi di dire comunque qualcosa, ma le parole rimangono lì, piantate, incastrate in gola tra le corde vocali e non hanno alcuna intenzione di uscire e darti una mano. E allora tu ti senti stupido ed insignificante, hai paura di fare la figura dello scemo e continui a sforzarti, ma non succede niente. Rimani in silenzio e basta. E l’altro ti guarda, ti osserva, vorrebbe suggerirti qualche parola, ma come fa a sapere cosa ti passa per la testa?
Tu lo sapevi fare, Jess. Tu sapevi cosa stessi pensando, sapevi sempre quale libro stavo leggendo e quale fosse la mia idea a riguardo; sapevi quale parola o monosillabo suggerirmi, sapevi farlo e basta. Era abbastanza per me.
Invece a me non riusciva, ero incapace di capire cosa avessi in mente. Forse è per questo che non ha funzionato, forse è colpa mia perché non ti ho ascoltato abbastanza, non ti ho guardatoabbastanza e non mi sono fidata mai abbastanza. Forse ti ho paragonato troppe volte a qualcuno che non sto nemmeno a nominare, perché sai di chi sto parlando e forse ho sbagliato a fare così. Non mi sono mai arrabbiata con te, non ho mai messo in chiaro le cose, ho sempre lasciato scorrere l’acqua sotto il ponte, e guarda adesso come ci siamo ritrovati: ai due capi opposti degli Stati Uniti a scambiarci chiamate silenziose che partono da squallide cabine telefoniche o troppo bruciate dal sole della California o congelate dalla neve candida di Stars Hollow.
Ti sei così impegnato per strapparmi a Dean, ti sei messo in imbarazzo di fronte a tutta la città e hai persino sfidato mia madre. Ma per cosa poi? Per sfuggire al primo problema? O forse, era perché non ti piacevo abbastanza? Come puoi non esserti sentito nemmeno in dovere di avvisarmi o di lasciarmi? Immagino molto spesso un tuo ipotetico ritorno, ma so che non accadrà mai. Mi perdo ore a costruire il momento in cui saresti tornato: cosa mi dirà? Come si comporterà? Con che coraggio si farà solo vedere in giro dopo essersene andato senza un avviso, una chiamata, una parola, un messaggio lasciato su un post-it attaccato sul frigo? Non ti ho chiesto tanto, Jess. Volevo solo la verità, che tu ti aprissi e ti fidassi di me, che tu imparassi ad amarmi tanto quanto ti amavo io.
Credo di averti amato, sì. Lo credo davvero. Altrimenti non sarei qui, alle quattro di notte, seduta sul mio letto a scrivere per la sesta volta questa stupida lettera che tanto so non spedirò mai, ma che conserverò con me in qualche angolo o cassetto nascosto di questa stanza. Perché io non butto via niente, Jess. Non ho buttato via te, non ho rinunciato a noi, ho cercato in tutti i modi di farcela, di farti sentire a tuo agio. Ho tirato avanti, ho sperato che ti convincessi a credere di essere molto più intelligente e furbo di tanti altri, di poter costruire un futuro per te stesso e di poter meritare successo e amore nella tua vita.
Mi piacevi, Jess. Mi sei sempre piaciuto. Mi piaceva il fatto che amassi leggere e i libri che leggevi, mi piacevano le tue magliette, i tuoi capelli corvini e quel gel puzzolente che mettevi ogni volta che dovevamo uscire insieme, come se avesse potuto renderti più carino; mi piaceva il tuo sguardo cattivo e rassicurante allo stesso tempo, la tua giacca di jeans e il fatto che tu avessi riconosciuto Bjorke nel mio pupazzo di neve; adoravo i tuoi scherzi e il fatto che infastidissi Luke di continuo. Mi piaceva tutto di te, Jess, ma tu non l’hai mai capito.
E ricordo ancora tutto: il primo bacio al matrimonio di Sookie, quello alla cabina telefonica, il tuo occhio nero a cena da mia nonna; ricordo le tue bugie, le promesse di richiamarmi che non mantenevi mai e la nostra giornata a New York – cavolo!, ho pure saltato la scuola per te!; la tua guida spericolata, quella chiacchierata in auto mentre mangiavamo il gelato e quello stupido incidente; mi ricordo i muffin caldi ai mirtilli che mi portavi belli fumanti ogni mattina ed i cd che non ti ho mai restituito, ma soprattutto ricordo il giorno in cui te ne sei andato. Non una parola, solo un misero sguardo tra i sedili posteriori dell’autobus e un libro tra le mani. Anche quel giorno mi promettesti che mi avresti richiamato, ma non l’hai mai fatto. Anzi, sì, lo hai fatto, ma eri già dalla parte opposta del paese.
Sai, mi sono chiesta un sacco di volte come sarebbe andata su tu ti fossi fidato più di me, o se ti fossi sentito felice, o se fossimo stati in un altro posto, lontano dai commenti pungenti di mia madre, le prediche di tuo zio, lo sguardo affranto e persecutorio di Dean e la volontà di Taylor di bandirti per sempre da questa città.
Ma non viviamo in un libro, non abbiamo avuto un lieto fine. Abbiamo vissuto come se fossimo stati in qualche modo destinati ad averne uno, ma non è stato così. Mi hai detto di aver letto Jane Austen, ma siamo ben lontani dal lieto fine di Orgoglio e Pregiudizio. Non siamo e non saremo mai Elizabeth e Mr Darcy, o ancora meglio come Jane e Mr Bingley. Perché sai, tutti amano e danno per scontati i primi due, ma a nessuno importa mai del lieto fine della maggiore delle sorelle Bennet – sto divagando troppo, lo so.
Ti ho amato, Jess, ti ho amato davvero tanto e credo che, a modo mio, lo farò per tutta la vita. Ma adesso che mi sono diplomata ed andrò a Yale, devo concentrarmi solo su me stessa e riprendere in mano quello che avevo lasciato in stand-by nel momento in cui avevi messo piede in città.
Ti amo, Dodger, ma adesso devo dimenticarti.

 
Rory


 









 
ho scritto questa piccola os qualche giorno fa durante il mio rewatch estivo di Gilmore Girls ed essendo sempre stata una super fan di due dei miei personaggi preferiti in assoluto ho pensato di buttare giù qualcosa, in particolar modo qualcosa relativo alla rottura di Rory e Jess, visto che è uno dei miei momenti preferiti.
ringrazio infinitamente (di nuovo!!) Taylor Swift e le sue You're in love e This love per essere sempre pronte al momento del bisogno, in particolar modo quando l'ispirazione mi colpisce in pieno.
non avevo mai scritto nulla su questa serie tv quindi qualsiasi commento, critica, recensione, idea o opinione son ben accette!
un bacio,
Giulia
 
  
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