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Autore: Arya_95    23/07/2017    2 recensioni
Rose è felice che l'ultimo anno ad Hogwarts stia per iniziare. Il castello ha significato per lei sei anni di torture e prese in giro e non vede l'ora di lasciarsi tutto alle spalle.
Con l'arrivo del nuovo anno scolastico nasce in lei anche una nuova consapevolezza: deve cambiare le cose. Si, ma come?
Per fortuna ci sarà Scorpius ad aiutarla e a starle vicino anche nei momenti peggiori, facendole anche riscoprire una vecchia amicizia e tutte le sfaccettature dell'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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1. Prologo
 
Do you ever feel like breaking down?
Do you ever feel out of place?
Like somehow you just don't belong
And no one understands you
 
Do you ever wanna run away?
Do you lock yourself in your room?
With the radio on turned up so loud
That no one hears you screaming
 
No you don't know what it's like
When nothing feels alright
You don't know what it's like
to be like me
 
Welcome to my life – Simple Plan
 
Giugno si era ormai concluso e con lui l’anno scolastico alla Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts.
Tutti i ragazzi erano stipati nei vagoni dell’Espresso per poter passare gli ultimi momenti con gli amici che non avrebbero rivisto per almeno un paio di mesi. Nell’ultimissimo vagone del treno una ragazza sedeva sola, con la testa appoggiata al finestrino e un libro tra le mani, già in vestiti babbani sebbene fossero appena partiti.
Rose Weasley non aveva amici con cui passare il viaggio e, come spesso accadeva, trovava tutta la compagnia di cui aveva bisogno tra le pagine consunte dei suoi amati libri.
La giovane Corvonero era ormai giunta alla fine del suo sesto anno ed era felice che solamente un anno la dividesse dalla libertà.
Al contrario dei suoi compagni, a cui tutto sommato il Castello, e soprattutto i compagni, sarebbero mancati, lei non vedeva l’ora di lasciare la scuola, per lei simbolo di oppressione e sofferenza.
Infatti, fin dal primo anno, la ragazza era sempre stata oggetto di prese in giro a causa del suo aspetto fisico: i capelli crespi e indomabili della madre, le lentiggini e la goffaggine del padre, per non parlare dei tanti chili di troppo.
L’unica cosa che avrebbe voluto ereditare dal padre era il metabolismo: Ronald e Hugo potevano mangiare tutte le deliziose pietanze di nonna Molly senza mettere su un etto mentre Rose ormai era arrivata a pesare quasi il doppio di quello che avrebbe dovuto.
Era consapevole che la colpa non fosse solo del metabolismo o dei deliziosi manicaretti della nonna paterna come era consapevole del trovarsi in un circolo vizioso – più mangi, più si allarga lo stomaco, più si allarga lo stomaco, più hai fame e più mangi – e di non sapere come uscirne.
Aveva provato a perdere peso, iniziando almeno dieci diete differenti, ma non c’era mai riuscita ed era arrivata ad una sorta di dolorosa rassegnazione: l’ennesimo fallimento avrebbe solamente sotterrato la sua autostima già scarsa.
 
L’annuncio dell’arrivo alla stazione di King’s cross la riscosse e, dopo aver preso i pesanti bagagli, scese dal treno per tornare dalla sua famiglia.
-La mia piccolina- esclamò Ron abbracciando la figlia e dandole un dolce bacio sulla testa rossastra, simbolo della sua famiglia da generazioni.
-Ciao papà, ciao mamma- disse la ragazza salutando entrambi i genitori.
Gli zii Harry e Ginny, con i tre figli, erano poco lontano e la salutarono calorosamente con la mano.
Da bambini lei e Albus, essendo coetanei, erano stati molto uniti ma, con il passare degli anni, Rose si era isolata sempre di più fino ad avere rapporti freddi persino con i suoi stessi familiari.
Arrivato anche Hugo, attardatosi con gli amici, la famiglia Weasley uscì dalla stazione e si smaterializzò nel cottage del Somerset.
Come sua abitudine, a casa come a scuola, Rose si chiuse nella propria stanza uscendo solo per la cena.
-Ragazzi, per le vacanze quest’anno stavamo pensando a Barcellona. Zio Harry e zio George hanno già affittato una casa per tre settimane e ci sarebbe posto anche per noi- disse Ron a cena, esponendo il piano che avevano pensato con la moglie, il cognato e il fratello.
Barcellona sembrava la meta ideale: bellissimi negozi, ottimo cibo, chilometri di spiaggia, numerosi locali adatti ad ogni età e quel tanto di cultura da soddisfare anche Hermione.
-Ma…dobbiamo proprio andare con gli zii? In una località di mare poi…?- chiese Rose in ansia alla sola idea di doversi mettere il costume.
-Andiamo tesoro, un po’ di mare potrebbe farti bene...- le rispose dolcemente la madre, dispiaciuta per l’infelicità della figlia che traspariva dai suoi grandi occhi azzurri.
-Mamma io non…se volete andare però andate, io posso stare dai nonni- si affrettò a chiarire Rose, non voleva essere un peso per la sua famiglia più di quanto già non fosse.
-Rose quando siete a scuola non ci vediamo mai, se facciamo una vacanza dobbiamo esserci tutti- disse Ron stupito che la figlia preferisse rimanere a casa. Solitamente Rose era la prima a voler partire e l’ultima a voler tornare.
Tutti in famiglia sapevano che la ragazza non si trovava bene a scuola ma non sapevano come aiutarla. Non riuscivano a vedere il problema e ogni volta che provavano a parlargliene, la Corvonero cambiava argomento chiudendosi ogni volta di più.
-Hugo, tu cosa vuoi fare?- chiese Hermione al suo piccolo Grifondoro.
-Per me è uguale, Barcellona o un altro posto fa lo stesso- rispose il ragazzo continuando a mangiare la propria bistecca.
-Ragazzi decidete voi- disse Ron guardando i figli.
-Papà, se volete andare a Barcellona con gli zii andate, davvero. Non cambiate i vostri programmi per me- ripeté Rose sentendosi in colpa.
-Ma no tesoro, vogliamo che anche tu sia felice e che venga con noi! Per noi non è importante il posto, che ne dici di Venezia? O Berlino, Amsterdam, Atene…decidete voi ragazzi- disse Hermione guardando i figli che si guardarono a loro volta.
-Mamma io voto Amsterdam- disse Hugo con un sorrisino furbo.
-Hugo non ti avvicinerai nemmeno a certi quartieri e ovviamente non fumerai niente- lo minacciò la madre con sguardo severo.
-Ritiro il mio voto allora, sarebbe noioso- annunciò il ragazzino deluso.
-Che ne dite di Roma? Sono davvero curioso di vedere se il cibo italiano è davvero buono come dicono- propose il signor Weasley.
-Ronald, non puoi basare le tue vacanze su un piatto di pasta o una fetta di pizza!- lo riprese la moglie ridacchiando, poi continuò –Ma, tutto sommato, Roma mi sembra un’ottima idea. È una delle città con più storia del mondo-
-Ed è sul mare!- aggiunse Hugo.
-Non proprio tesoro, però c’è vicino- lo corresse la madre.
-Rosie, a te va?- le chiese il fratello.
-Si, mi piacerebbe visitare l’Italia- rispose la Corvonero.
-Perfetto! Allora è deciso!- disse Hermione chiudendo il discorso, l’indomani avrebbero prenotato tutto.
 
***
 
Luglio, un luglio caldo e afoso persino in Inghilterra, passò velocemente.
Rose rimase quasi sempre in camera propria, uscendo di casa solo per andare a trovare i nonni o per comprare un nuovo libro al Ghirigoro.
Il 3 agosto la famiglia Weasley, previa approvazione del Ministero della Magia, raggiunse un solitario campo di grano disseminato di papaveri e si raccolse attorno ad una vecchia bottiglietta di succo che, alle 9 in punto, cominciò a brillare.
Dopo una fastidiosa sensazione di strattonamento nella zona ombelicale, i ragazzi e i genitori si ritrovarono in un angusto salottino che, a giudicare dall’arredamento, non veniva toccato dagli anni 80.
-Benarrivati, siete la famiglia Weasley, giusto?- chiese, con un inglese segnato da un forte accento, un’anziana strega alzandosi con fatica dalla poltrona di pelle rovinata su cui era seduta.
-Si signora- rispose Hermione facendosi avanti e stringendo la mano ruvida e rugosa della donna, imitata dal marito e dai figli.
-Venite allora, vi mostro il vostro appartamento- detto questo la donna si voltò e uscì dalla porta, salì una rampa di scale e si fermò davanti ad un portoncino di legno chiaro.
Girò la chiave nella toppa e mostrò alla famiglia un piccolo appartamento costituito da un semplice salottino con angolo cottura, un bagno e due camere.
-Per le prossime due settimane sentitevi come a casa vostra. Queste sono le vostre chiavi, sul tavolo vi ho lasciato alcune guide e cartine, compresa una lista di negozi magici e come raggiungerli. Il camino nella stanza principale è collegato con tutti i punti magici della città ma fate attenzione all’accento. Se avete bisogno di qualunque cosa io sono al piano di sotto. E soprattutto benvenuti a Roma!- disse la donna consegnando le chiavi a Hermione e uscendo dalla porta per lasciare alla famiglia il tempo e la privacy per sistemarsi.
Nel pomeriggio uscirono per fare un primissimo giro nella calda capitale italiana rimanendo comunque nel quartiere dell’appartamento e facendo un po’ di spesa in un piccolo supermercato babbano.
Ronald volle comprare ogni tipo di pasta esistente mentre il figlio agguantava dolci tipici di ogni genere sotto lo sguardo sconvolto di Hermione.
Nei giorni seguenti la famiglia Weasley visitò l’afosa Città Eterna mangiando i famosi gelati italiani per rinfrescarsi.
Rose faceva del suo meglio per stare dietro ai genitori e al fratello ma il suo peso la rallentava per cui dovevano fare frequenti soste per riposarsi e reidratarsi.
 
***
 
Erano a Roma da ormai quasi 10 giorni e gli ultimi, a giudicare dalle previsioni metereologiche, si prospettavano i più caldi di una vacanza già infuocata.
-Domani potremmo andare al mare- propose Hugo il 12 agosto, a cena.
-Certo, almeno ci evitiamo qualche ora di caldo! Sapevo che in Italia facesse caldo ma non immaginavo così caldo- accettò Ron.
-Rosie, tesoro, tu vieni?- le chiese la madre immaginando, però, già la risposta.
-No, ma voi andate. Davvero, mi farebbe piacere fare un giretto per Roma da sola-
-Sei sicura? Se vuoi io posso rimanere qui con te, possiamo andare ai Musei Vaticani visto che loro non ci vogliono andare- le propose Hermione dolcemente, voleva davvero la felicità della sua bambina.
-No mamma, tranquilla. So quanto ti piace andare al mare, andate e divertitevi- rispose la ragazza con un sorriso prima di tornare in camera.
Ovviamente le sarebbe piaciuto andarsi a rinfrescare con un bel bagno al mare, fare una nuotata per lavare via quel velo di sudore che si sentiva addosso da ormai più di una settimana e che nemmeno le docce facevano scomparire completamente, ma non poteva certo mettersi in costume.
Era consapevole di non avere nemmeno lontanamente il classico fisico da spiaggia e, sebbene i genitori le continuassero a dire di ignorare i pensieri degli altri, lei non se la sentiva di farsi vedere in quelle condizioni.
Non si piaceva, riusciva a malapena a convivere con il suo stesso riflesso, come poteva pretendere di metterlo in faccia a tutti?
 
La mattina dopo Ron, Hermione e Hugo partirono di buon’ora per raggiungere la spiaggia lasciando la ragazza sola nell’appartamento, intenta a fare colazione.
Rose uscì verso le 9 del mattino ma, sebbene fosse ancora relativamente presto, il sole era già alto nel cielo e l’aria era rovente per cui, dopo un paio di giri per i vicoli della città, si sedette in un parco, all’ombra di un grande albero, con  il suo fidato libro in mano.
Nel primo pomeriggio tirò fuori dalla borsa il pranzo e si mise a mangiare, abbandonando il suo riparo ombroso solo dopo le 4 del pomeriggio nella speranza che la temperatura fosse calata almeno un po’.
Stava passeggiando in uno dei tanti vicoli della città quando, da dietro un angolo, qualcuno spuntò all’improvviso e lei non poté far altro che rovinargli addosso, facendolo cadere.
-Scusa!- esclamò Rose alzandosi prima di pietrificarsi alla vista dei capelli platinati che, contro ogni aspettativa, non potevano che appartenere a Scorpius Malfoy.
-Rose Weasley?- chiese lui stupito, riconoscendo la ragazza che subito si vergognò dei leggings attillati e del vestitino che il caldo e la sicurezza di non incontrare nessun viso conosciuto, l’avevano convinta a indossare.
-Uhmm..ciao- disse lei imbarazzata.
-Merlino Weasley, potevi stare più attenta- disse lui alzandosi e spazzolando con la mano i vestiti immacolati.
Indossava un paio di pantaloni kaki di tela leggera e una camicia azzurrina, un paio di occhiali da sole nascondevano gli occhi grigi.
-Scusami, non ti avevo visto- si scusò nuovamente lei, rossa per il caldo e l’imbarazzo.
-Me ne sono accorto. Cosa diavolo ci fai qui a Roma?-
-Sono in vacanza con i miei genitori ma loro sono al mare, tu?- chiese lei timidamente, conscia di non aver mai scambiato così tante parole con il Serpeverde.
-Mia cugina abita qui, sono venuto a trovarla. A proposito, devo andare, mi sta aspettando. Ci si vede a scuola- disse il ragazzo proseguendo per la propria strada e allontanandosi dalla ragazza ancora imbarazzata.
Dopo alcuni momenti, anche Rose continuò il suo giro, tornando a casa poco prima del tramonto e trovando la famiglia già nell’appartamento.
 
Nei giorni seguenti Rose non incontrò più il ragazzo e quando, il 17 agosto, la famiglia si riunì nell’appartamento della padrona di casa per prendere la passaporta che li avrebbe riportati in Inghilterra, la ragazza era felice di lasciare quella città bollente, con tutti quei cibi deliziosi e la possibilità di vedere un certo ragazzo conosciuto.
 
***
 
Era passata una settimana dal loro ritorno dall’Italia ed erano ormai diversi giorni che Hermione cercava di convincere la figlia ad andare da McClan per una nuova divisa.
Rose tuttavia si lasciò convincere solo la settimana prima dell’inizio della scuola e, il mercoledì mattina, la ragazza si smaterializzò a Diagon Alley per acquistare la nuova, e fortunatamente ultima, divisa e le ultime cose in previsione del ritorno a Hogwarts.
La Corvonero passò prima negli altri negozi, rifornendosi del necessario per le pozioni in farmacia e comprando più libri di quanti gliene servissero dal Ghirigoro,  lasciando per ultimo quello che più la spaventava.
-Buongiorno signorina! Le serve una divisa per Hogwarts o altro?- le chiese l’anziana proprietaria con una voce fastidiosamente acuta.
-Due divise, sono Corvonero- disse la ragazza.
-Un ingegno smisurato per il mano è dono grato! Seguimi nel retro cara- cinguettò la donna facendole strada verso un camerino passandole poi una divisa che, ad occhio e croce, doveva starle.
Rose uscì dal camerino pochi minuti dopo, imbarazzata dalla gonna corta e dalla divisa troppo attillata.
-Mettiti lì in piedi, arrivo subito a sistemarla- disse la donna indicandole un basso piedistallo davanti ad uno specchio.
In linea generale, la ragazza tendeva ad evitare gli specchi e il perché non era difficile da immaginare: vedere il proprio riflesso strizzato nella stoffa scura della divisa troppo stretta la fece sentire subito male.
-Non credevo che Madama McClan vestisse anche cetacei- disse una vocina tagliente.
Rose si voltò di scatto vedendo sulla porta che portava all’ingresso Natalia Woodly, una compagna Serpeverde dal fisico perfetto e dal viso angelico.
-Signorina! Non è una bella cosa da dire!- la riprese la donna scandalizzata mentre Rose arrossiva e faticava a trattenere le lacrime.
-Mi dispiace, ma le servirà molta più stoffa per coprire tutto…tutto quello- continuò la Serpeverde malvagiamente.
-Signorina dovrebbe proprio uscire- la invitò freddamente la proprietaria indicandole la porta.
Natalia ridacchiò un’ultima volta lanciando un’occhiata di scherno alla Corvonero prima di uscire.
-Sono mortificata- si scusò la donna, avvicinandosi alla ragazza per cominciare a sistemarle la divisa.
-Non si preoccupi, non è colpa sua- rispose Rose rossa di vergogna, ormai abituata a prese in giro del genere.
Durante tutta la prova, Rose cercò di guardarsi il meno possibile allo specchio e quando, circa un’ora dopo, uscì dal negozio con le divise in un sacchetto si sentiva molto più a suo agio nei vestiti babbani che nella divisa che era costretta a portare per gran parte del tempo.


NOTE:
Buongiorno carissimi, innanzitutto grazie mille per essere giunti alla fine di questo primo capitolo.
Vorrei precisare che 14 capitoli sono già scritti (ma la storia sarà più lunga) per cui gli aggiornamenti dovrebbero essere regolari e a circa una settimana di distanza l'uno dall'altro.
Questa storia è stata iniziata più di due anni fa ed è forse la fanfiction più difficile che abbia mai scritto (dopo This is your chance!,quella era follia) non per la complessità della storia ma per i temi trattati. Per lo stesso motivo, è ora difficile pubblicarla ma essendo stata per me una valvola di sfogo, un aiuto e fonte di motivazione voglio condividerla con voi, chissà non sia utile a qualcuno.
Vorrei ringraziare, anche se i ringraziamenti di solito vanno alla fine, GeaRose Malfoy che, qualche anno fa, ha scritto questa one-shot Raggio di sole., dandomi il coraggio di affronare l'argomento.
Sebbene siano tante le persone che vorrei ringraziare, il ringraziamento più grande va al mio Scorpius personale che, anche se non leggerà mai queste righe, è sempre al mio fianco e mi sopporta supporta.
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate.
A presto,
Arya
  
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