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Autore: Carme93    23/07/2017    5 recensioni
Avete mai pensato che cosa potrebbe accadere se Lily Evans, Piton e i Malandrini fossero catapultati nel futuro e scoprissero il loro tragico destino?
Provate a immaginare un giovanissimo Severus Piton alle prese con una pozione oscura, un Sirius combinaguai più che mai e naturalmente tantissimi guai.
Giocare con il tempo è contro la legge magica, ma soprattutto pericolosissimo.
Saranno abbastanza saggi da fermarsi in tempo?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Lily Luna Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
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Capitolo nove
 
«Si può sapere perché mio figlio non si fa vedere?» sbuffò James lanciando il manuale di Incantesimi a terra.
«Abbassa la voce!» lo riprese Remus.
«Ti abbiamo già spiegato perché non è ancora venuto!» sbottò Albus. «Devi avere pazienza! Zio Neville mi ha detto che non vuole raccontare quello che è successo in una lettera!».
«Ma se un insegnante chiama, un padre non dovrebbe precipitarsi?» bofonchiò James testardamente.
«Mio padre non l’avrebbe mai fatto» replicò Sirius, intento a sfogliare svogliatamente il manuale di Trasfigurazione. «È ingiusto che dobbiamo studiare anche qui».
«Vuoi passare il tuo tempo in punizione o con i ragazzi?» ribatté esasperato Remus.
«E comunque zio Neville ha detto a papà che gli vuole parlare, ma non ha voluto allarmarlo in alcun modo! In questo momento sta seguendo un caso molto delicato, appena lo risolverà, verrà sicuramente. E lo zio preferisce aspettare lui per parlare con Teddy» spiegò per l’ennesima volta Albus.
Dalla fatidica notte in cui ogni maschera era caduta, erano trascorse diverse settimane. Le lezioni erano diventate sempre più complesse, specialmente per i ragazzi del quinto e del settimo anno, e faceva sempre più freddo. I Malandrini e le Malandrine avevano fatto disperare tutto il corpo docente, la McGranitt, però, sorprendentemente si era rifiutata di intervenire personalmente anche quando avevano riempito di neve l’aula di Pozioni. A quanto pare non sopportava l’alleanza tra due generazioni di Malandrini.
James fissò suo nipote per un po’: il ragazzo era concentrato sui suoi compiti. Aveva un’espressione curiosa, quasi dolce. Più il tempo passava più era sicuro che fosse la fotocopia di Lily, nonostante avesse il suo aspetto.
«Stai studiando? Mi deludi veramente!».
James sobbalzò e sollevò gli occhi sulla nipotina, che lo fissava a braccia conserte.
«No!» saltò su, immediatamente imitato da Sirius appena comprese la situazione.
«Siamo dei perfetti Malandrini!» si difese all’istante Sirius. «Mettici alla prova».
Un sorriso malizioso si fece largo sul volto della ragazza. «Allora venite, ho bisogno del vostro aiuto».
«Le tue amiche non vengono con noi?» chiese James, appena furono fuori dal ritratto nonostante le minacce di Remus e Lily che non avrebbero mai superato i M.A.G.O. e quelle di Albus di scrivere alla madre. A quanto pare Ginny Potter aveva un bel caratterino. Dopotutto suo figlio non avrebbe potuto scegliere una donna che non fosse all’altezza della madre.
«No. Si tratta di una cosa che voglio fare con voi».
«Ma i Malandrini si dicono tutto» le ricordò James.
«Infatti loro sono al corrente di ogni cosa, ma abbiamo deciso di approfittare della vostra presenza. I nonni non sono quelli cui si può dire tutto? Se il nostro piano non funzionerà, questa sarà la nostra unica possibilità di stare con voi» rispose Lily seriamente. «Alice, infatti è andata a cercare sua nonna».
«Ok, qual è il piano?» chiese James.
«Non lo so… Ho bisogno del vostro aiuto stavolta». Lily si torturò una ciocca di capelli nervosamente.
«Magnifico! Ti dimostreremo quanto siamo bravi!» disse Sirius entusiasta della prospettiva.
«Venite con me» disse la ragazzina e loro la seguirono lungo i corridoi del castello.
«Dove stiamo andando?» chiese James.
«In cortile».
«Perché? Fa freddo e ha piovuto!» si lamentò subito Sirius.
«Perché sì» rispose testardamente Lily. James e Sirius si rassegnarono a seguirla e non fecero più alcuna domanda, consapevoli che avrebbe deciso lei quando spiegarsi. Fuori si gelava e il cielo era cupo, probabilmente a breve avrebbe piovuto ancora o forse avrebbe addirittura nevicato. Lily li guidò verso il Lago Nero, tentando di nascondersi dietro gli alberi. I due Malandrini la imitarono istintivamente. Dietro una grossa sequoia la ragazzina si bloccò e loro per poco non le caddero addosso.
«Volete stare attenti!» sibilò Lily con il volto arrossato per il freddo.
«Scusa» sussurrò James. «Ora ci spieghi perché siamo qui?».
«E non seduti su una comoda poltrona di fronte al caminetto?» aggiunse Sirius, beccandosi una gomitata da James. «Lo pensi anche tu» bofonchiò massaggiandosi il fianco leso.
Lily sembrò arrossire ancora di più quando rispose: «Vedete quel ragazzo?».
Non fu difficile per i due ragazzi capire a chi si riferisse: insomma tutte le persone sane di mente erano al calduccio in quel momento.
«Sì, e allora?» chiese James.
«Dobbiamo fargli uno scherzo, no?» intervenne Sirius.
«Ma che ti ha fatto? Ho promesso a Lily… cioè a tua nonna… Selene… come la vuoi chiamare… che non avrei più incantato gli altri studenti senza un buon motivo» disse James dubbioso.
«Non dobbiamo fargli nessun scherzo!» replicò concitatamente Lily. «Non lo riconoscete? È il Prefetto di Grifondoro del mio anno. Christopher Ashton. Non ve l’ho presentato?».
«Forse. Ma ora che importanza ha?» chiese James.
«E soprattutto che problema ha? Merlino, si gela!» si lagnò Sirius.
Lily non rispose subito, ma fissò per un po’ l’altro ragazzo che lanciava pietre nel Lago Nero, non ancora ghiacciato. «Mi piace» sussurrò alla fine.
James e Sirius sgranarono gli occhi per la sorpresa e la fissarono. «Non ho capito» borbottò Sirius.
«Invece sì» replicò Lily voltandosi verso di loro. «Vi prego, aiutatemi!».
«Esattamente qual è il problema?» domandò James serio. «Sei una ragazzina tosta e sei carina, proprio come tua nonna. Se quello lì ti rifiuta, significa che è un cretino».
Sirius iniziò a tossire nascondendo così un non hai mai pensato che Lily fosse una cretina in tutti questi anni.
James comprese perfettamente e gli tirò un pugno su una spalla. «Zitto, quella è un’altra storia».
«Ho paura di perdere la mia reputazione di dura» borbottò Lily.
«Oh, stai tranquilla. Non accadrà. Le ragazze hanno sempre fatto la fila per uscire con noi» disse tronfio James.
«Non è la stessa cosa. Noi siamo ragazze! È così ingiusto! Noi agli occhi degli altri manchiamo di femminilità con i nostri modi e quindi non basta la nostra presenza a far cadere ai nostri piedi i ragazzi! Quei cretini guardano le oche tutte truccate, che accorciano la gonna della divisa nella speranza di far vedere un pezzettino di gamba o le scarpe firmate. Ma che senso ha? Invece, voi eravate i fighi della Scuola! Non è giusto!» disse Lily tutto d’un fiato, incrociando le braccia al petto e mettendo un broncio davvero adorabile. James avrebbe voluto abbracciarla. Oh, la cosa più ingiusta è che non aveva avuto la possibilità di fare il nonno! Avrebbe accontentato i nipoti in ogni cosa! Non poteva vedere quel broncio! Avrebbe rapinato anche la Gringott pur di farla contenta!
«Ma per gonne e trucchi dovresti chiedere alla Evans, non a noi» borbottò Sirius. «Per chi ci hai preso?».
«Tu, per chi mi hai preso» replicò la ragazzina fronteggiandolo a testa alta. «Non ho intenzione di strisciare dietro nessun ragazzo. Né di cambiare il mio modo di vestire e di comportarmi per piacere a qualche troglodita!».
«Mi sembra giusto! Sei fantastica così!» approvò James.
«E quindi? Che facciamo qui?» domandò Sirius, che iniziava a tremare.
«Chris non è un troglodita» disse Lily riprendendo a fissare il compagno.
«Bene! Allora va’ da lui!» suggerì sbrigativo Sirius.
«E se non vuole stare con una come me? È un bravo ragazzo» mormorò Lily, mordicchiandosi il labbro nervosamente.
«Non dire fesserie, tu sei una Potter!» esclamò serio James.
«E sei una Grifondoro! Vai, provaci e se non funziona pazienza. Ma una Malandrina non si comporta mai da codarda!» disse Sirius solennemente.
«Giusto!» commentò Lily. «Grazie, ragazzi». Si voltò verso Chris che continuava a lanciare pietre nel lago, ma prima di avviarsi aggiunse: «Qualunque cosa accadrà, voi rimanete qui vero? In caso una cioccolata calda mi tirerebbe su».
«Certo!» risposero in coro James e Sirius.
«Figurati, se la lascio sola con un ragazzo» borbottò James, quando la nipote non poteva più sentirlo.
«Non avevo dubbi. Ora però taci, che voglio ascoltare».
«Impiccione» disse James alzando gli occhi al cielo.
«Disse quello che dorme con le Orecchie Oblunghe da quando ne ha scoperto l’esistenza!».
James non replicò perché Lily aveva ormai raggiunto il ragazzo.
«Ciao, Chris. Come mai qui?».
Il ragazzo si voltò di scatto. «Ciao. Non ti avevo sentito».
«Non senti freddo? Una volta eri un tipo freddoloso» riprovò Lily, visto che l’altro aveva eluso la sua domanda.
Chris sorrise mestamente. «Non ho smesso di esserlo. Avevo bisogno di stare un po’ solo, però».
«Ah, scusa… io… beh, non penso che faccia davvero stare bene star soli quando si è tristi… comunque se vuoi, me ne vado…».
«No, aspetta. Mi fa piacere che tu sia venuta… insomma, non mi aspettavo che qualcuno si accorgesse della mia assenza o comunque si prendesse la briga di cercarmi…».
Lily si strinse nelle spalle. «Che hai?».
«Meredith e i suoi amici… solita storia…».
La ragazzina eliminò la distanza che c’era fra loro e gli strinse il braccio. «Che imbecilli, ma, tranquillo, le Malandrine non gliela faranno passare liscia!».
«Non voglio che ti metti nei guai per colpa mia! Non è necessario! Non dovete difendermi sempre! Ormai ho perso il conto di quante volte l’avete fatto negli ultimi due anni. Non so nemmeno come ricambiare…».
«Non devi farlo! Vieni dentro su, hai bisogno di una cioccolata calda!».
«Va bene, grazie» acconsentì Chris.
«Senti, ti andrebbe di fare un giro a Hogsmeade con me la prossima volta?».
«Mi fa piacere uscire con voi ragazze» rispose dopo un attimo di titubanza.
Lily si fermò e lo fissò: «Intendevo io e te da soli… se ti fa piacere… insomma un appuntamento…».
Chris arrossì visibilmente e poi annuì. «Sì, va bene… cioè mi fa piacere…».
«Oh, che carini» commentò Sirius ancora nascosto tra gli alberi.
«Già, siamo degli ottimi cupidi. Non vedo l’ora di raccontarlo a Lily».
«Perfetto, allora andiamo di corsa in Sala Comune» disse Sirius felice di tornare al caldo.
«Dobbiamo ancora fare una cosa» lo fermò James.
«E cosa?» chiese esasperato l’altro.
«Trovare tutte le informazioni possibili su questo ragazzo… per Merlino, si tratta di mia nipote! E poi dobbiamo spiegare ad Albus come tenere d’occhio sua sorella… quel ragazzo è perso nel suo mondo di libri…».
Sirius alzò gli occhi al cielo. «Meno male che hai avuto un figlio maschio» borbottò, mentre si avviavano verso il castello.

♦♦♦

«Ciao» esordì Albus nervosamente.
L’altro ragazzo si voltò a fissarlo interrogativo. Anche lui, proprio come suo nonno e gli altri, era stato trasfigurato. I suoi occhi e la sua espressione lo misero comunque in agitazione.
«Sono Albus Potter. Seguiamo alcune lezioni insieme, ma non abbiamo avuto modo di parlare fino a ora» disse tendendo la mano. Anche questa volta, però, l’altro non reagì in alcun modo, così lasciò cadere il braccio lungo il fianco.
«So chi sei. E proprio perché siamo nella stessa classe, sai perfettamente che mi chiamo Paul Prince. Cosa vuoi?» replicò il Serpeverde andando dritto al punto.
Albus decise di non doversi far intimorire dal compagno. In quel momento avevano la stessa età e Piton non era ancora diventato un Mangiamorte. Non aveva nulla da temere.
«So chi sei veramente» disse.
«Prego?». L’espressione di Piton si era assottigliata in maniera preoccupante, ma Albus continuò imperterrito.
«So che sei Severus Piton e che hai creato una pozione che vi ha fatto viaggiare nel tempo».
«Quei cretini si sono fatti scoprire?».
«Non sono cretini» rispose pazientemente Albus. «E noi abbiamo i nostri metodi».
«Da me che vuoi?» chiese a bruciapelo Piton.
«Volevo dirti che sei un uomo coraggioso e che non devi commettere l’errore di unirti ai Mangiamorte. Sei ancora in tempo! Ti assicuro che te ne pentirai! Io lo conosco il tuo futuro! Vivrai nel ripianto delle tue scelte…».
«Basta così» lo interruppe Piton, spingendolo contro il muro. Albus gemette.
«Non capisci! Voglio essere tuo amico! Mio padre me l’ha detto tante volte! Sei una delle persone più coraggiose che abbia mai conosciuto! Mi ha addirittura messo il tuo nome! Il mio nome completo è Albus Severus Potter!».
Piton, però, estrasse la bacchetta e gliela puntò alla gola. «Se c’è qualcuno che non ha capito niente, quello sei tu!» sibilò. «Io sono fedele al Signore Oscuro e non avrò onore più grande che essere accolto tra i suoi uomini appena mi diplomerò. Ma se vuoi essere mio amico, va bene… dimmi come tuo padre ha sconfitto il Signore Oscuro!».
Adesso Albus aveva decisamente paura: non avrebbe mai dovuto affrontarlo da solo. Era stato uno stupido a non parlarne con la nonna, lei avrebbe saputo come prenderlo o comunque una volta ritornata nel passato avrebbe potuto salvarlo. Cercò la bacchetta in tasca, ricordandosi di averla gettata alla rinfusa nello zaino insieme ai libri alla fine dell’ultima lezione.
«Non lo so… mollami, dobbiamo andare a Trasfigurazione…» biascicò.
«Sei un po’ duro di comprendonio. Non ci muoveremo da qui, finché non avrai risposto alle mie domande!».
«No!» disse Albus. Col cavolo che gliel’avrebbe data vinta! Non era un codardo!
«Allora ti mostrerò alcuni trucchetti per far parlare le persone, che il Signore Oscuro gradirà quando mi unirò a lui! Cruc-».
«Exsperlliamus!».
La bacchetta volò verso la persona che aveva pronunciato l’incantesimo, ma questa non perse tempo e colpì di nuovo: «Impedimenta!».
Suo malgrado Piton si ritrovò a faccia terra e non poté che ringhiare contro il suo avversario inaspettato.
«Prenditi la bacchetta e sparisci. Le Maledizioni Senza Perdono sono punite con l’espulsione, se non lo sai. Il fatto che tu debba tornare nel passato, ti rende meno privilegiato di quanto tu creda».
«Duella con me, se ne hai il coraggio!» sibilò Piton, riprendendosi la bacchetta.
«Sono un Prefetto. Io non duello nei corridoi. Farò rapporto, però. Ti conviene abbassare la cresta».
«Continueremo il nostro discorso un’altra volta!» disse Piton gettando un’occhiata eloquente ad Albus.
Appena voltò le spalle e girò l’angolo del corridoio, Albus si voltò verso l’amico che l’aveva tirato fuori da quella brutta situazione.
«Al, stai bene? Per Merlino, stava usando davvero una Maledizione Senza Perdono! Ma che ti è saltato in mente?».
«Sto bene, Frankie. Grazie».
«Non mi devi ringraziare… Aspetta solo che lo sappia mio padre e…».
«No» lo fermò Albus. «Abbiamo la possibilità di salvare anche Piton! Promettimi che non dirai nulla!».
«Tu sei pazzo! Questa storia ti ha mandato in fumo il cervello! Non ti riconosco più!» sbottò Frank.
«Frank, fidati! So quello che faccio!».
«Non è vero! Non puoi dirmi che sapevi che Piton avrebbe provato a cruciarti e sei andato a parlargli ugualmente!» ribatté Frank.
«No, non me l’aspettavo» ammise Albus. «Ma ti ho già ringraziato per avermi salvato!».
«Non voglio essere ringraziato!» replicò Frank alzando la voce. «Voglio che la smetti di fare idiozie!».
«Non faccio idiozie! Voglio solo sistemare le cose!».
«Albus, è questa l’idiozia più grande! Noi non possiamo sistemare un bel nulla!».
«Invece sì. Ti prego, Frank! Fidati di me, per Merlino! Fammi solo provare. Se non funzionerà, smetterò va bene?».
Frank strinse i denti. «Non andrà bene» sussurrò.
«Non possiamo stabilirlo» replicò Albus, abbassando anche lui il tono della voce. «Non dire nulla per ora a tuo padre, ti prego. Devo farmi amico Piton, così lui si fiderà di me e mi ascolterà!».
«Continuo a pensare che sia una pazzia, ma mi fido di te».
«Grazie, Frankie».
Il più piccolo sospirò e scosse la testa. «Spero solo di non pentirmene».
«Andrà tutto bene, tranquillo. Ora andiamo a lezione. Siamo in un ritardo assurdo. Tu che hai ora?».
«Oh, Merlino» sbottò Frank. «Mi ero completamente dimenticato! Ho lezione con mio padre! Ci vediamo dopo». Raggiunse di corsa la serra, bofonchiò delle scuse e sedette accanto a Roxi.
«Che fine avevi fatto?» gli chiese subito lei.
«È una storia lunga» borbottò.
La lezione trascorse tranquillamente. A Frank piaceva Erbologia, nonostante non fosse la sua materia preferita, ma quel giorno colse la campanella come un dono del cielo. Dopo quello che era accaduto, non era riuscito minimamente a concentrarsi.
«Frank, puoi aspettare un attimo» lo chiamò Neville.
Fantastico, se ne era accorto anche lui pensò preoccupato.
«Ci vediamo in Sala Grande» disse Roxi.
Frank annuì e, appena l’ultimo dei suoi compagni lasciò la serra, si avvicinò al padre.
«Che c’è?» chiese. Era meglio andare dritto al punto. Aveva una voglia matta di andare a cenare, magari quella sera ci sarebbe stata la torta al cioccolato. Quella sì che l’avrebbe tirato su.
«Tutto ok? Ti ho visto un po’ strano oggi… distratto…».
Frank giochicchiò per un attimo con una delle cinghie dello zaino, non sapendo come rispondere. Avrebbe voluto raccontargli ogni cosa: il piano di Al era assurdo e non era giusto che Piton la passasse liscia dopo quello che aveva fatto, ma non poteva tradire la fiducia dell’amico.
«Frankie? Mi stai facendo preoccupare».
«No, è che…» iniziò il ragazzo, ma si fermò subito decidendo di dire la verità o almeno una parte. «Sì, sono preoccupato per delle cose che sono successe nell’ultimo periodo».
«Lo sai che puoi parlarmi di tutto, qualunque sia il problema ti aiuterò» commentò Neville preoccupato.
«Grazie, ma non riguarda solo me. E ho promesso di non parlarne con nessuno».
Neville sospirò. «Capisco, ma alle volte le promesse possono diventare pericolose» lo ammonì.
«Ti prometto che se dovesse accadere te ne parlerò. Scusa per il mio comportamento, la prossima volta starò più attento».
«Non ti ho chiesto di fermarti per rimproverarti» chiarì Neville. «Al contrario volevo farti i complimenti per la tua O in Pozioni, perché non hai detto nulla? Nemmeno la mamma lo sapeva».
Frank si stupì delle sue parole, non si aspettava quel discorso. «Oh, beh non era importante… ecco perché non ho detto nulla…».
«Come no? Sei stato bravo!».
«Ma non è merito mio» disse Frank stringendosi nelle spalle.
«Hai copiato?» chiese sorpreso suo padre, incupendosi leggermente.
«No! Però mi ha aiutato una ragazza più grande. Non ce l’ho fatta da solo… quindi non mi sembra di aver fatto chissà cosa…».
«Credo di capire il tuo punto di vista, ma ti sei impegnato ed è quello che conta! Chi è stata ad aiutarti?».
Frank lo fissò per un attimo e si chiese se fosse il momento adatto per parlare con lui. Il momento che cercava da settimane. «Una delle ragazze nuove» rispose osservando attentamente la reazione del padre. Neville sbiancò e fu chiarissimo che si stesse chiedendo quale delle due.
«Papà, parliamoci chiaro» disse infine Frank. «Sai benissimo che Lily è tornata in possesso della Mappa del Malandrino e sai anche come funziona la Mappa».
«Non doveva succedere! Le sequestrerò quella benedetta Mappa e…».
«Non ti arrabbiare» lo fermò Frank. «Ti prego». I loro occhi si incrociarono e il ragazzo colse tutta la sofferenza del padre. «Io non posso capire perfettamente quello che provi, ok? Non lo pretenderei mai, lo sai. Ma mi sono sempre chiesto come sarebbe stato avere a che fare anche con loro… come nonni intendo… fa male pensare che questa è solo una situazione provvisoria, ma è meglio di niente. Mi mancheranno ancora di più… sarà ancora più triste andare a trovarli al San Mungo dopo, ma ti assicuro che sarebbe stupido sprecare il poco tempo che ci è stato concesso per conoscerli… Sono stati loro ad aiutarmi con Pozioni. Il nonno è davvero bravo. Continuo a non sopportare Pozioni, ma avrei fatto qualsiasi cosa per stare in loro compagnia…».
Neville l’aveva ascoltato in silenzio e tentò di sorridergli anche mestamente alla fine del discorso. Frank appoggiò lo zaino a terra e lo abbracciò. Di solito a Scuola evitava per paura che qualcuno dei suoi compagni lo vedesse e lo prendesse in giro, ma quello era un caso eccezionale: sapeva che suo padre ne aveva bisogno. E dopotutto anche lui.

♦♦♦

«Bene, allora, il piano è questo» esordì James.
«Appena la pozione sarà pronta la ruberemo e la nasconderemo nella Stanza delle Necessità» continuò Sirius.
«Così potrete tornare nel passato e cambiare il futuro» completò la piccola Alice.
«Esatto! Non vedo l’ora di andare allo stadio con te, nonno!» disse Lily Luna eccitata.
«E Chris?» chiese malizioso Sirius.
«Chris verrà con noi… ma nonno non fare quella faccia! Per quindici anni sarò solo tua e di papà!» replicò Lily Luna con il suo consueto sorriso malizioso. «E tu mi comprerai subito la scopa, vero?».
«Certo, la più veloce di tutte» rispose James felice.
«Anche voi mi aiuterete?» chiese la piccola Alice ai suoi nonni.
«Ehm certo… ma non dovresti far impazzire i tuoi genitori…» borbottò Frank-Oliver incerto.
«Ma Frank dov’è?» chiese Rose.
Si trovavano nella camera dei ragazzi del settimo anno, stravaccati o sui letti o sul tappeto scarlatto.
«Non lo so. Eppure sapeva che dovevamo incontrarci qui. Non l’ho visto neanche a cena. Tu ne sai qualcosa Roxi?» rispose Alice un po’ preoccupata.
«Tuo padre l’ha trattenuto alla fine della lezione. Quando non l’ho visto venire a cena, ho pensato che fosse venuto direttamente qui».
«Perché l’ha trattenuto?» chiese la piccola Alice.
«Boh… forse si è accorto che ha pensato altro per tutta la lezione».
«Ed era in ritardo» intervenne Albus.
«E tu come lo sai? Eravate insieme?» domandò sospettosa Roxi.
«Sì, ma non mi va di parlane» replicò con voce ferma Albus. «Spero solo che zio Neville non sia stato troppo severo».
«Vostro figlio è una rottura» borbottò Sirius. «Nell’ultima lezione mi ha tolto ben dieci punti perché chiacchieravo… che noioso…».
L’unica persona d’accordo con lui era Alice, che annuì con una certa solennità. Remus e Lily-Caroline alzarono gli occhi al cielo.
«A proposito di questo, vorremmo il vostro aiuto per convincerlo a parlarci» esordì Frank-Oliver.
«Naturalmente» rispose subito Lily-Caroline con dolcezza.
«Avete qualche idea?» chiese Remus.
«Pensavo di…» iniziò Frank-Oliver ma si interruppe all’istante quando la porta si spalancò.
«Merlino, Frank! Mi hai fatto prendere un colpo!» sbottò Rose tirandogli contro un cuscino. Frank lo evitò per un pelo e si chiuse la porta alle spalle. «Scusate, il ritardo. Di che stavate parlando?».
«Del fatto che io e Alice pensavamo di farci mettere in punizione, così Neville sarà costretto a parlarci» gli rispose Frank-Oliver.
«È una pessima idea» commentò Rose. «Nessuno lo costringe a supervisionare la vostra punizione. Può senz’altro farlo Sawyer al suo posto! Non vi conviene, ve lo dico per esperienza».
«Insisteremo finché sarà costretto a occuparsene lui!» s’intestardì Frank-Oliver.
«Non è necessario» intervenne Frank, precedendo la replica di Rose. «È nel suo ufficio. Potete andare anche adesso, ma vi prego abbiate pazienza. Per lui è più difficile che per noi».
Le sue parole furono accolte da un silenzio attonito.
«Hai parlato con papà?» ruppe il silenzio la piccola Alice.
«Sì» rispose laconicamente Frank. «Solo di questo» aggiunse a beneficio di Albus, che si rasserenò.

♦♦♦
 
Frank e Alice, dopo essersi guardati un attimo per farsi coraggio a vicenda, si avvicinarono alla porta dell’ufficio di Neville. Il ragazzo bussò ed entrò appena sentì la voce ben nota dall’interno invitarli a farlo.
Neville, vedendoli, si alzò e si avvicinò, ma non disse nulla. Nessuno dei tre sapeva come iniziare. Trascorsero diversi minuti in completo silenzio. Infine tutti e tre tentarono di parlare nello stesso momento. Lungi dal trovare la cosa buffa, i tre si sentirono maggiormente a disagio.
«Lasciate che sia io a parlare per primo» disse infine Neville. Gli altri due acconsentirono. «Vi devo delle scuse per l’atteggiamento che ho tenuto da quando siete arrivati. Mi dispiace, non ve lo meritavate. Frankie, mi ha detto che vi ha raccontato ogni cosa…».
«Non lo hai rimproverato per questo, vero? Siamo stati noi a chiederglielo» mormorò Alice interrompendolo.
«No, tranquilla. Ha fatto quello che avrei dovuto fare io fin da subito…».
«Noi non ti biasimiamo, comprendiamo che per te è difficile» disse Alice.
«Sì, ma avrei dovuto comportarmi diversamente. Ho tentato di fuggire la realtà e non va bene… Ancora una volta, Frankie si è mostrato molto più maturo di me…».
«Se è maturo, credo che il merito sia tuo» intervenne per la prima volta Frank, con un lieve sorriso in volto.
Neville fissò suo padre. Aveva solo diciassette anni, ma in fondo non era molto diverso dalle foto in cui lo teneva in braccio neonato.
«Va tutto bene» disse Alice toccandogli il braccio.
«No. Tutto questo non è normale» disse Neville dando voce al pensiero che lo tormentava da settimane.
«No, non lo è» concordò Frank. «Ma ormai ci siamo e non possiamo farci nulla».
«Frankie mi ha consigliato di approfittarne» mormorò Neville.
«Ci dispiace che non avremo la possibilità di crescerti, ma sono orgogliosa di quello che sei diventato anche senza il nostro sostegno» disse Alice.
«Grazie» sussurrò Neville.
«Beh mia madre non dev’essere stata una nonna tutta baci e abbracci, ma sono sicuro che ti ha voluto bene» commentò Frank.
«Lo ha fatto. E anche io gliene voglio tanto». Per qualche secondo cadde di nuovo il silenzio. «Visto che siamo qui, magari potete raccontarmi qualcosa di voi» propose Neville.
«Naturalmente» rispose Alice.
Frank annuì, mandando al diavolo una vocina nella sua testa, che parlava, molto fastidiosamente, come Sirius, che gli diceva che dovevano farle loro le domande per scoprire quanto più possibile per portare al termine il loro piano. Lui, però, non era d’accordo. Se avessero fallito? Se qualcosa fosse andata storta? Non potevano prevedere quello che sarebbe accaduto, ma lui e Alice potevano donare qualche ricordo a loro figlio.
 
Angolo autrice:

Ciao :-)

Spero di non avervi fatto attendere troppo ;-) E soprattutto che anche il nuovo capitolo vi piaccia ;-) Ho dato molto spazio a Neville, Frank piccolo, Alice e Frank, ma mi sembrava giusto ;-) Ditemi se sono caduta nella banalità... Amo troppo Neville e Frank piccolo e soprattutto farli confrontare :-D 
Come vedete, purtroppo, è tornato anche Piton. Se siete di quelli che lo adorano, vi chiedo scusa il mio non è un tentativo di mostrarlo cattivo a ogni costo; voglio mostrarlo a 17 anni, ancora un ragazzo imbevuto delle sue idee. A quell'età non sempre è sufficiene che qualcuno provi ad aprirti gli occhi...

RIngrazio tutti coloro che stanno recensendo e anche i lettori silenziosi! Non immaginate nemmeno quanto mi faccia piacere sapere che la storia vi sta piacendo e coinvolgendo!

Vi auguro una buona domenica,
Carme93
   
 
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