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Autore: Ginevra1988    23/07/2017    5 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe.
«Per favore... addomesticami!» disse. 
 
Il piccolo principe – Antoine de Saint-Exupéry
 
 
 
 
7 giugno 1998 – La Tana
 
   Ginny si svegliò con un tremito; forse era stato un sogno, o forse l’aria fresca dell’alba che entrava dalla finestra aperta, non sapeva dirlo. Istintivamente cercò Harry con la mano, ma si rese conto di essere di nuovo nel suo piccolo letto singolo. Con una smorfia si girò su un fianco e si trovò a fissare Hermione che dormiva, la bocca leggermente aperta, un braccio sopra la testa.
   Riappacificarsi con lei era stata una delle cose più difficili dell’ultimo mese. Capiva le sue ragioni: lei meglio di chiunque altro conosceva Harry e Ron e aveva fatto quello che riteneva giusto per evitare un’altra rottura tra di loro. Tuttavia…
   Basta.
   Aveva deciso di perdonarla e non avrebbe più rimuginato su quello che era successo; in fondo Hermione era diventata, di fatto, la sua migliore amica, quasi una sorella.
   Ginny piegò le gambe e si accorse di avere la vescica a rischio di esplosione; non c’erano parole per descrivere quanto le scocciasse lasciare il letto, ma aveva proprio bisogno del bagno. Sbuffando spostò il lenzuolo e si alzò, raggiungendo la porta in silenzio e richiudendosela alle spalle con cautela. Quando si voltò per incamminarsi lungo il corridoio si bloccò, stupita: davanti a lei, con la faccia bianca come uno straccio e le orecchie rosse tipiche di un Weasley preso in castagna, c’era Ron, maglietta, calzoncini e scarpe da ginnastica. I due fratelli si guardarono per qualche momento, uno più sconcertato dell’altra.
   “Cosa diavolo…?” cominciò Ginny. “Ma che ore sono?”
   “Ho… sete” balbettò Ron. La ragazza incrociò le braccia e inarcò le sopracciglia. “E ho voglia di farmi due passi” aggiunse il fratello. Ginny non cambiò espressione.
   “Non la bevo. Neanche un po’. Cosa stai combinando?”
   “Niente.”
   Ron le voltò le spalle e corse giù per le scale senza degnarla di un altro sguardo.
 
   Quella era una domenica mattina pigra, nella Tana. Dovevano essere almeno le otto quando Ginny, accoccolata sul divano con una tazza di latte e l’ultimo numero del Settimanale delle Streghe, sentì il primo dei Weasley scendere le scale e raggiungere la cucina. A dire il vero aveva sentito Ron rientrare, verso le sette, ed attraversare in punta di piedi l’ingresso, ma dopo che quella mattina le aveva praticamente detto di farsi gli affari suoi, Ginny non aveva molta voglia di parlare con il fratello; si era affossata tra i cuscini del divano, in modo da non essere visibile dal corridoio, e aveva aspettato che i passi si spegnessero lungo la tromba delle scale.
   Dalla cucina arrivò il clangore del pentolone che veniva agganciato nel caminetto e lo scoppiettio della fiamma appena accesa; doveva essere sua madre, come sempre la prima in piedi al mattino e l’ultima a coricarsi la sera. Altri passi lungo le scale, poi la voce di suo padre che salutava la moglie in cucina. Ginny adorava quei suoni, sarebbe rimasta sul divano ad ascoltarli per ore; le ricordava quando da piccola teneva la porta della sua camera socchiusa per sentire i suoi genitori parlare lungo le scale e andare a letto. Per anni non era riuscita ad addormentarsi prima di loro, ma non lo avrebbe mai confessato a nessuno.
   “Buongiorno, sorellina!”
   George era entrato in salotto senza che Ginny si accorgesse della sua presenza.
   “Buongiorno” rispose la ragazza cercando di mascherare la sorpresa con una lunga sorsata di latte. Il fratello si fermò davanti allo specchio ovale sopra la credenza e si passò le mani un paio di volte tra i capelli, tirando indietro il ciuffo. Indossava la giacca di pelle di Drago che aveva comprato con Fred; Ginny decise di interpretarlo come un buon segno. George non parlava con lei del fratello; a dire il vero non parlava di lui a nessuno, se non a Ron, quindi il resto della famiglia doveva semplicemente interpretare gli umori del ragazzo e sperare che fosse una buona giornata.
   Trasse un altro sorso di latte, aspettando che l’ormai familiare stretta allo stomaco scivolasse via: chissà per quale motivo, si aspettava sempre che dietro George spuntasse all’improvviso Fred. C’era qualcosa di imperfetto, di incompleto, di irrimediabilmente spezzato nel gemello sopravvissuto, come se in un ritratto di famiglia il cielo fosse improvvisamente diventato di un colore sbagliato: tutti erano ancora lì al loro posto, sorridenti, ma quella luce improbabile rendeva tutto surreale e vagamente inquietante.
   “Lavori anche oggi?” chiese Ginny, scacciando risoluta i suoi pensieri.
   “Lavoro soprattutto oggi! Diagon Alley è così piena la domenica che devi farti spazio a spallate.”
   “Ron viene con te?” chiese Ginny con studiata noncuranza, girando distrattamente una pagina del Settimanale. George si sistemò il bavero e si diede un ultimo colpo ai capelli prima di rispondere.
   “No, lui è in vacanza.”
   “In vacanza? Nel giorno in cui si lavora di più?”
   Ginny allargò gli occhi il più possibile, cercando di assumere un’innocente aria da cerbiatto. George la guardò e sorrise malizioso.
   “Esatto” rispose quasi ridendo. Le prese la tazza dalle mani e bevve un lungo sorso, poi le stampò un bacio umido su una guancia; si voltò, accese il fuoco e sparì nella Metropolvere.
   Ginny rimase sul divano con la tazza praticamente vuota e le labbra stirate in un’espressione quanto mai infastidita. Quei due le stavano nascondendo qualcosa, ma cosa?
   Riconobbe i passi di Harry lungo il corridoio e d’istinto girò la testa verso la porta del salotto; non sbagliava: il suo ragazzo era in piedi, una spalla appoggiata allo stipite, un piatto di biscotti caldi in una mano e una tazza nell’altra. I due fidanzati si sorrisero.
   “Ho pensato che dovessi ancora fare colazione” disse Harry sedendosi sul bracciolo del divano. Ginny scoprì con gioia che lui le aveva portato altro latte caldo; abbandonò il vuoto sul pavimento e inzuppò un biscotto alla cannella e zenzero, uno dei suoi preferiti. Mangiarono insieme in silenzio per qualche minuto, godendosi la pace di quella domenica mattina.
   “Il Settimanale delle Streghe?” chiese Harry ghignando, mentre con un cenno della testa indicava la rivista ai piedi di Ginny. “Non pensavo fosse il tuo genere di lettura!”
   La ragazza rise e riprese in mano il periodico, aprendolo in una pagina a caso. L’oroscopo di Sally Sunset prometteva ai Leone un giugno pieno di sorprese, ma consigliava di non esagerare con le Api Frizzole.
   “Oh beh, è utile per far passare il tempo!”
   Harry appoggiò tazza e piatto sul tavolino poco distante, poi passò un braccio attorno alle spalle di Ginny.
   “Dormi ancora poco?”
   Lei scrollò le spalle con leggerezza.
   “A volte.”
   “Non me ne parli mai…”
   “Perché non c’è nulla da dire.”
   La conversazione cominciava ad agitarla; girò la pagina e fissò con ostentato interesse Melinda Warbeck, la figlia della più famosa Celestina, mostrare in lacrime un enorme anello di fidanzamento.
   “Non mi hai nemmeno detto che avevi litigato con Hermione” insisté Harry.
   “Litigare non è la parola esatta” puntualizzò Ginny. “E poi avevamo altre cose di cui parlare, non trovi?”
   “Gin, sai cosa intendo.”
   “Andiamo Harry, cosa avrei dovuto dire?” la ragazza sbatté la rivista sulle proprie ginocchia e buttò indietro la testa, spazientita. “Mi dispiace molto che tu non abbia avuto amici durante l’infanzia; a proposito, non parlo con Hermione perché si è comportata come uno stupido Troll!
   Girò la pagina del Settimanle così forte da strapparla; Melinda fece un balzò indietro, coprendosi la bocca spalancata con un gesto teatrale.
   “Stiamo davvero facendo questa discussione?” sbottò Ginny; Harry rimase in silenzio per qualche momento, poi parlò con un tono stranamente calmo.
   “Sai che ti stai comportando come me, vero?”
   La ragazza di voltò per fulminarlo con lo sguardo, che lui sostenne senza il minimo imbarazzo.
   “Gin, lo hai detto tu che dobbiamo fare squadra. E hai ragione, al cento per cento. Ma la cosa deve andare a doppio senso. Tu sei magnifica, mi hai dimostrato che per me ci sei sempre; lascia che io faccia lo stesso per te.”
   Ginny sbatté gli occhi, le orecchie che lentamente si scaldavano. Aveva ragione, dannazione. Aveva ragione.
   “E va bene” chiuse la rivista con calma; appoggiò la testa alla gamba di Harry e si lasciò stringere un po’ di più. “Io… le avevo detto dell’anello in un… momento di debolezza” non aveva nessuna voglia di raccontare dei sogni e soprattutto del risveglio in lacrime. “E… beh, l’ho vissuta come una pugnalata. Proprio da lei non me lo aspettavo.”
   “Lo ha fatto per…”
   “So perché lo ha fatto” disse Ginny alzando la testa di scatto. “E al suo posto lo avrei fatto anch’io, davvero. Ma poteva almeno parlarmene, prima di correre da mio fratello. Tutto qui.”
   Si strinse nelle spalle e si ripeté che aveva deciso di perdonarla, quindi non doveva più pensarci. Colse il momento di silenzio per cambiare argomento.
   “A proposito di mio fratello” disse drizzando la schiena e fissando Harry. “Cosa sta combinando Ron?”
   Il ragazzo ricambiò lo sguardo in un evidente tentativo di rimanere impassibile. Anche lui sapeva.
   “Cosa vuoi dire?” chiese Harry.
   “Sai cosa voglio dire! Da quando Ron fa jogging?”
   Il ragazzo deglutì.
   “Per citarti, non voglio pugnalare un amico. Mi ha chiesto di non dire nulla.”
   Ginny arricciò il naso; cavolo, perché le sue stesse parole continuavano a rivoltarsi contro di lei?
   “Ne parlerò con Hermione, in ogni caso” disse lapidaria, a metà tra una minaccia e una semplice constatazione. Harry scrollò le spalle.
   “Mi sembra giusto.”
   Come evocata, Hermione entrò nel salotto, una grossa busta azzurra in mano.
   “Buongiorno piccioncini!” esclamò allegra; i due ricambiarono con un sorriso imbarazzato; Harry si alzò, indirizzando un cenno di intesa a Ginny.
   “Vado a vedere se è rimasto del succo di zucca” buttò lì a mo’ di scusa, e uscì.
   “Questa è per te” disse Hermione allungando all’amica la busta; l’indirizzo era scritto in uno scintillante inchiostro argentato. “L’ha portata in camera uno strano uccello, blu e rosso… non ho idea di che bestia possa essere!”
   Ginny la ringraziò e strappò un lato della lettera.
   “E’ di Luna” disse leggendo la firma alla fine del foglio. Si spostò di lato per consentire ad Hermione di sedersi accanto a lei e leggere la lettera insieme.
 
   Cara Ginevra,
   scrivo a te ma la lettera è per tutti, tutti voi.
   Quando la leggerete io e papà saremo già lontani, siamo partiti ieri sera. Mi dispiace di non avervi salutato di persona, ma non potevamo trattenerci oltre. Papà da quando è tornato dal San Mungo non riesce più a dormire, ha smesso di mangiare e sobbalza a ogni rumore, e non credo che la colpa sia dei Plimpli Ghiottoni del nostro stagno.
   Temo che sia molto traumatizzato dall’attacco del due giugno. Io stessa fatico a rimanere serena, ma qualcuno deve pur rassicurarlo.
   La casa ormai è soffocante, quindi ce ne andiamo. Non so bene ancora dove andremo, ma voglio portare papà nei suoi posti preferiti, con tanto sole e aria fresca. Magari avremo fortuna e troveremo qualche Ricciocorno Schiattoso, questo gli farebbe davvero piacere.
   Tornerò in tempo per Hogwarts, credo.
   Mi mancherai, Ginny. E mi mancheranno anche Harry, Hermione e un po’ anche Ron.
   Vi darò nostre notizie, quando potrò. Dai un abbraccio a tutti da parte mia.
 
   Sinceramente tua
   Luna
 
   Quando alzarono gli occhi dal foglio, le due amiche erano entrambe sconvolte. Hermione aveva le lacrime agli occhi e Ginny dovette rileggere la lettera una seconda volta prima di capire davvero quello che c’era scritto. La piegò con cura e la rimise nella busta, chiedendosi dove diavolo fosse Luna in quel momento.
   “Se la caverà” disse Hermione prendendo una mano di Ginny e stringendola. “Se la caverà, vedrai” ripeté.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di Gin
Ben trovati a tutti in questo capitolo di fatto di passaggio, ma necessario a quello che si sta preparando dietro le quinte!
Come avevo detto, è tornata la metafora della volpe. E questa volta sì, la volpe, rossa e che tenta a fatica di uscire dalla Tana, è la nostra Ginny. Non è facile cedere e lasciare che qualcun altro si occupi delle nostre paure, specialmente quando pensiamo di essere bravissimi a controllarle tutti da soli.
Piccolo cameo di George, che sto trascurando parecchio me ne rendo conto, ma per due ottimi motivi: uno, non sarei assolutamente in grado di dipingere un dolore del genere; due, se aggiungessi altre lacrime ci sarebbe da dover stare lontani dalla finestra durante la lettura, come direbbe mia madre. Tradotto per tutti quelli che non sono della mia famiglia, sarebbe la tragicità al cubo! Ma almeno una bella comparsata ogni tanto ci sta, dai.
E infine Luna, che non si scoraggia mai, e quindi davanti al padre praticamente sull’orlo del collasso nervoso, lo impacchetta e lo porta in giro per il mondo, a respirare aria fresca sperando che porti via almeno un po’ della paura. 
Come sempre grazie a chi ha letto e leggerà e soprattutto a chi mi lascia un pensiero!
Un grazie speciale questa settimana va a DaniNicDani, a cui con “un sorriso in più” è dedicato di fatto il prossimo aggiornamento, in cui torneremo al Ministero della Magia… il 15 giugno alle ore nove ;)
Smack
Gin
   
 
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