Pensavate
di liberarvi di me tanto facilmente???? no no...ecco il secondo capitolo! sono
stata contentissima di leggere i vostri commenti sul primo e spero di non
deludere le vostre aspettative con questo! ma mi rimando al vostro giudizio
anche se devo dire ke mi sono divertita tantissimo a scrivere questo capitolo!
Adesso
do un bacione enorme a tutti voi e me ne vado a studiare (maledetta Università!!
argh!)
-vale-
EDWARD:
Non
arrivavamo più. E’ una vera e propria tortura. Tutte quelle ore di viaggio…mi
veniva la nausea solo a pensarci.
I
nostri l’avevano escogitata fin troppo bene. Ci stavano facendo pregustare
quello che stava per essere il nostro inferno. L’Inferno, quello reale, doveva
ancora arrivare.
-Se
ci tenete alla vita non guardate fuori dal finestrino…-dice sconsolata Rosalie
posando il mento sulla mano. Ovviamente tutti abbiamo guardato fuori dai
finestrini della limousine e quello che potevamo vedere era solo verde. Verde,
verde, verde, muschio e….pioggia.
-Che
merda…-sbotta mio fratello prendendo un altro bicchiere di
brandy.
Ha
fottutamente ragione. Penso che i nostri genitori vogliano veramente mandarci in
un paesino del cazzo.
-Per
quanto durerà questa tortura?-chiede Alice già preoccupata mentre si agita sul
sedile.
-Non
è stato specificato…-mormoro stufo del solito paesaggio. Dopo un ponte iniziamo
a vedere più case e notiamo più macchine venirci incontro.
-Oh!
La civiltà!-dice Jasper indicando un paio di boscaioli del
luogo.
-Che
posto del cazzo…-commenta Emmet dando un’altra sorsata.
-Ragazzi…dovete
pensare che potremmo fare più cazzate se il paese è così piccolo!-dico cercando
di sollevare il nostro morale che è fottutamente sotto i piedi di tutti
noi.
La
limousine esce nuovamente e la vegetazione torna a fare da
padrone.
-Eh
no!-diciamo in coro per la delusione, avevamo veramente pensato che fossimo
finalmente arrivati.
Improvvisamente
la limousine gira a destra verso una strada neanche ben segnalata e dopo essere
passati in mezzo ad una specie di bosco arriviamo a quella che pensiamo essere
la nostra nuova casa. È una villa in stile vittoriano, un po’ bassa per i nostri
standard ma è meglio non lamentarsi in questa situazione.
-Giuro
che se non trovo nemmeno una moto mi incazzo da morire. -dice mio fratello
scendendo dalla limousine e dirigendosi verso il garage.
Mentre
Jasper tira giù le valigie dal bagagliaio mi guardo
intorno.
-Siamo
veramente in culo ai lupi qui…-mormoro. Mia sorella si avvicina con le braccia
incrociate.
-Ci
hanno fottuto alla grande!-commenta Alice.
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-
Non
ci voltiamo neanche. L’urlo disperato era quello di nostro fratello,
probabilmente il papy non ha mandato le moto. Spero solo in qualche macchina
decente.
Sospirando
Alice va verso il garage e io la seguo con le mani nelle tasche dei pantaloni.
Appena entriamo vediamo tre macchine: una jeep bianca, una Mercedes rossa e una
volvo grigia metallizzata.
Volvo!
Mia!
-Su
dai…non fare così!-dice Rosalie cercando di tirare su di morale
Emmet.
-Domani
te ne compro una nuova dai…-gli dico mentre accarezzo il design della mia nuova
macchina. Bella, mi piace troppo.
-Ci
puoi giurare!-commenta mio fratello. Se non piange è solo questione di
tempo.
Entriamo
in casa dal garage. Stile moderno, essenziale. Evidentemente Esme ha paura che
li distruggiamo la casa.
I
nostri occhi vengono attirati da una busta bianca.
-Nooo…anche
qui ordini supremi dal capo!-dice mio fratello rigirando la lettera tra le sue
manoni.
“Cari
miei disgraziati figlioli…”
Esme…
“Iniziamo
con le comunicazioni di servizio:
1-Sì
Emmet…non ci sono moto in garage. Tuo padre ti vuole tenere lontano dalle corse
clandestine e l’abbiamo fatto per te. Per non indurti in
tentazione.”
-Oooh…tentazione…tanto
ci ricadrò molto volentieri appena ritrovo la vera civiltà!-commenta Emmet
fermandosi.
“2-
Se distruggete la casa vi ammazzo con le mie stesse mani. Mi sta a cuore quella
casa e se le fate anche solo un minimo graffio non sarete al sicuro in nessun
posto al mondo. Non scapperete alla mia ira. Non potrete chiedere asilo in
nessun paese perché manderei i servizi segreti a recuperarvi. Non sarete al
sicuro in nessuno posto, nemmeno sulla Luna. La mia ira cadrà su tutti
voi.”
-Ok.
Non sta scherzando…-commenta Jasper rabbrividendo. Lui ha già avuto un assaggio
della furia di mia mamma quando ha fatto cadere, perché era sbronzo, un vaso
cinese a cui era particolarmente affezionata.
“3-Siete
stati iscritti ad una scuola pubblica. Basta insegnanti privati, dovete
scontrarvi con la realtà.”
-Addio
pacchia!-dice Rosalie sedendosi sullo sgabello della
cucina.
-Ma
va! Le pagelle arrivano per posta a casa. Chi vuoi che le veda?-commenta Jasper
alzando le braccia divertito.
“4-
Tutte le vostre pagelle saranno spedite a corte quindi non la potrete passare
liscia…”
-Cazzo!
Hanno pensato proprio a tutto!-dico scioccato.
-Stavolta
non scherzano. Siamo proprio nella merda.-commenta mia
sorella.
-E
non è finita qui…ci ricorda che se facciamo qualsiasi cazzata i conti verranno
bloccati. -continua Emmet dando una breve occhiata al resto della
lettera.
Istintivamente
tutti e cinque rabbrividiamo, se ci fosse stato l’autista l’avrebbe fatto
sicuramente anche lui.
Il
silenzio cala.
-Allora
usciamo a vederci sta cazzo di città?-dice allegro mio fratello buttando nel
fuoco la lettera di nostra madre.
-Ovvio!
Ma prima devo andare a prendere la mia Gucci!-
-Alice…Muoviti…-la
richiama Jasper prendendola per un braccio e trascinandola di nuovo verso il
garage.
Le
chiavi sono appese al muro, io mi precipito a prendere il mazzo della volvo.
Sorrido della mia conquista.
Emmet
si catapulta sulla Jeep insieme a Jasper mentre Rosalie e Alice prendono la
decappottabile rossa.
-Tanto
per non inquinare vero?-le rimbecco. Solo soletto mi metto alla
guida.
Il
motore è una cosa stupenda.
Abbasso
il finestrino per parlare con mio fratello.
-Dove
ci porti?-gli chiedo mentre vedo sul suo viso formarsi un largo
sorriso.
-Sono
esattamente le nove di sera. Direi che un pub farebbe al caso nostro…-mi
risponde e incomincia ad uscire dal garage. La macchina con mia sorella e
Rosalie stanno dietro di lui mentre io chiudo la fila. Passiamo per il paese e
gli occhi mi cadono sul cartello: BENVENUTI A FORKS!
Benvenuti
un corno!
Merda
di paese! Giriamo praticamente in tondo. Niente di niente. Niente che faccia al
caso nostro. Il cellulare nella mia tasca vibra. Emmet.
-Sono
stati veramente bravi…lo devo ammettere!-commenta Emmet abbastanza incazzato
riferendosi ai nostri genitori.
-Proviamo
ad andare più avanti. Magari troviamo qualcosa.-
Detto
questo chiudiamo la chiamata e ci mettiamo alla ricerca di una città più grande
nei paraggi. Le macchine scorrono veloci e per una benedetta volta non ci sono
paparazzi al nostro seguito.
Dopo
un’ora su una fottutissimo strada stiamo per perdere la speranza ma come una
visione di un oasi nel deserto iniziamo a vedere le luci di una
città.
-Qui
si che si inizia a ragionare. -mormoro ingranando la
quarta.
Emmet
ci porta più in dentro ed effettivamente finalmente troviamo un locale che
sembra fare proprio al caso nostro.
Parcheggiamo
e insieme entriamo nel locale. Le luci sono soffuse. È una mezza
discoteca.
-Stasera
offri tu Eddy!!-dice Emmet dandomi una pacca sulla
schiena.
Ci
mettiamo al bancone e ordiniamo da bere. Sento molti occhi puntati su di noi
come capita spesso. Mi volto lentamente e dalla parte opposta a dove siamo noi
vedo un gruppo di ragazzi.
Al
centro c’è un ragazzo. Capelli biondi, fisico atletico, sarà il classico
giocatore di football. Intorno a lui dei ragazzi abbastanza anonimi e poi la
vedo. Una ragazza che mescola il suo drink con nonchalance per poi passarsi il
dito sulle labbra. Terribilmente eccitante. Alza lo sguardo e mi perdo in due
pozze cioccolatose. È veramente una bella ragazza.
-Non
ti cagherà mai…-commenta Rosalie notando il mio interesse.
-Caro
Eddy qui nessuno sa chi sei…-dice Emmet avvicinandosi con una birra in
mano.
-Vuoi
dire che tutte le ragazze ci stavano solo perché sapevano che ero un
principe?-
immediatamente
mi sento quattro paia di occhi puntati addosso.
-Non
era ovvio?-dice Jasper.
-Quindi
io non avrei nessuna speranza con quella solo perché non sa che sono un
principe?-chiedo di rimando intuendo già la mia prossima
mossa.
Loro
annuiscono con gli occhioni fuori dalle orbite.
-Scommetto
che quella ragazza cadrà ai miei piedi senza che sappia niente!-dico tendendo la
mano a mia sorella. Con lei è uno spasso scommettere.
-Ci
sto. Qui non si parlerà di giochi puliti…qui ognuno userà le proprie armi. -dice
stringendo la mia mano con sguardo maligno.
-Uno
di noi dovrà fare l’arbitro…-commento guardando il resto della
truppa.
-Io
me ne tiro fuori. Tu sei il prossimo re d’Italia e lei la mia futura
moglie…-dice Jasper alzando le braccia.
-Perfetto!
Tu sarai il giudice della gara!-dico mentre sulle labbra di Alice si forma un
sorriso.
-Io
prendo Emmet.-esclamo prima che lei possa sceglierlo. Rosalie si stanca presto
di queste cose e non collabora.
-Io
Rosalie…-dice mia sorella…sconsolata? Bene…
-Scadenza?-domando.
-Per
tutto il tempo che staremo qui. Non abbiamo limiti di tempo. -risponde mia
sorella dando delle brevi occhiate alla ragazza.
Riprendo
a bere la mia birra fissando la ragazza che arrossisce.
-Non
sarà così difficile come pensavo…-commenta Emmet dandomi una pacca sulla
spalla.
-Lo
spero…-dico dando un altro sorso alla birra.