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Autore: Pinca    24/07/2017    2 recensioni
-Sai Ari....- oramai l'attenzione, nonostante il nuovo arrivato, era completamente catalizzata sul rosso che sembrava finalmente tornato serio, ma un sorrisetto lo tradì.
-In vita mia credo di non averti mai voluto così tanto...-
Oramai Boris e Sergey lo fissavano increduli con gli occhi sgranati. Kai si sentì come investito da una doccia fredda.
-...ma così tanto bene come in questo momento.-
La cosa bella era che era stato talmente convincente che Ariel stessa non riuscì a pensare che la stesse prendendo per il culo perché, in effetti, era stato sincero. Per la prima volta da quando Yuri la conosceva, Ariel Mayer aveva fatto, anche se inconsapevolmente, qualcosa per il suo personale piacere: rendere Kai Hiwatari vulnerabile.
Kai si portò una mano alla fronte massaggiandola compulsivamente, gli altri due erano rimasti a bocca aperta, forse troppo sconvolti e preoccupati.
-Si può sapere chi cazzo è che l'ha rotto?- chiese brusca Ari completamente disgustata e seccata dalle buffonate del capitano. Cielo, Yuri era un sentimentalotto, era vero ma non in modo così ripugnante!
-Fino a ieri sera funzionava normalmente!- continuò nervosamente pretendendo una risposta da Sergey e Boris.
-Non ne ho la minima idea!- biascicò Sergey. -Stamattina sembrava normale....-
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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41 41. Going Under  

 
Era già la quarta notte che Ari non passava a casa, e la cosa sta facendo preoccupare Takao, e non solo lui. Spariva verso le undici di sera, quando tutti si preparavano per andare a dormire, e rispuntava la mattina dopo verso mezzogiorno. E il suo ritorno era caratterizzato da una totale apatia. Sembrava inavvicinabile.  
Entrava spedita come suo solito, irrompendo in casa come se non ci fosse nessuno. Né un buon giorno, né un cenno, un "come va?", un "salve bella gente!" o, secondo Hitoshi, un ancora più dovuto "scusate per il mio comportamento totalmente menefreghista e irrispettoso". Nulla di tutto ciò: entrava, si chiudeva in bagno per un quarto d'ora, giusto il tempo di una doccia, e poi ne usciva e si sedeva in un angolo del giardino a seguire gli allenamenti dei ragazzi, senza prenderne parte e demolendo, con quel suo modo di fare gelido e minaccioso, ogni loro tentativo di avere un contatto con lei.  
Takao al primo "non mi rompere i coglioni!" aveva subito deposto le armi e aveva deciso di lasciarla in pace, prima o poi le sarebbe passato si era detto.  
Kai, al gestaccio che gli fece in risposta al suo premuroso "come va la gamba?" la mandò senza mezzi termini a farsi fottere. Dopo tutto lui la buona volontà ce l'aveva messa, la sua buona azione quotidiana l'aveva fatta, che non venisse apprezzata non erano assolutissimamente affari suoi, era questione di principio! Quindi tenne il punto con orgoglio, e non dimostrò neanche mezza volta quanto in verità fosse preoccupato.  
Forse gli altri non se ne erano accorti, ma quello di Ariel non era un semplice malumore, ma qualcosa di molto peggio. Era apatica e indifferente a tutto e, cosa ben peggiore, non sembrava avercela più con lui, e non nel senso che lo avesse perdonato, sia chiaro. Semplicemente sfoggiava un'indifferenza nei suoi riguardi che lo aveva allarmato. Era questo a preoccuparlo. Come aveva imparato in quei giorni trascorsi con lei in quella camera d'albergo, quando lui arrivava ad esserle indifferente era un brutto segno. Poteva significare solo che stava toccando di nuovo il fondo.
Si sentiva una merda? Era verissimo! Ogni giorno lei tornava sempre peggio, più trascurata, più distaccata. Aveva gli occhi di un cane randagio abbandonato a sé stesso, e cielo come gli faceva male vederla così e non riuscire a fare nient'altro che l'altezzoso menefreghista!  
Era un idiota, lo sapeva benissimo. Dopo quello che Ari aveva passato quell'inverno l'unica cosa sensata da fare era tenerla d'occhio, pedinarla se necessario, e in caso prenderla di nuovo di peso e farle cambiare aria. Se Boris fosse venuto a saperlo lo avrebbe preso a calci sui denti, e sapeva benissimo di meritarselo!  
Ma fu Hitoshi a buttarsi avanti e a riprenderla, scoprendo a sue spese quanto potesse arrivare ad essere maleducata Ariel Mayer. Era stata al tal punto sprucida* da lasciare allibiti tutti. Tutti tranne Kai ovviamente, che per convenienza sembrò addirittura prendere le sue difese. Dopo tutto lui non avrebbe reagito diversamente se Hitoshi si fosse permesso di discutere la sua condotta, questo era sicuro.
Insomma, che in quei giorni avesse la luna storta era stato fin troppo chiaro a tutti, ma Hitoshi forse credeva di averla più storta di lei, e se ne accorse troppo tardi di avere torto. Ma lui era l'allenatore e non poteva sorvolare su un comportamento così negligente.  
Ari era parte di una squadra e si comportava come se non gliene fregasse niente di loro e del campionato. Stava lì seduta ad osservarli quella manciata di ore il pomeriggio, giusto come contentino, per poi dileguarsi quando si era fatto abbastanza buio e tornare il giorno dopo con tutta la sua calma. Non si allenava, non gli dava ascolto, non eseguiva gli esercizi come facevano gli altri. Quando era il suo turno di combattere nelle sfide a coppia, lo faceva talmente di malavoglia che di proposito si lasciava buttare fuori alla prima occasione per potersene tornare al suo posto.  
Ebbene, dopo quello che gli rispose, Hitoshi decise di seguire il consiglio del fratello di lasciarla stare e darle qualche giorno per sbollire. Come gli aveva fatto notare in seguito, molto probabilmente Ari ce l'aveva con lui per quello che gli aveva detto di lei quel pomeriggio finito in litigio.  
Restava comunque il fatto che aveva superato ogni limite con lui. Che faccia tosta, quanta maleducazione e arroganza! Gli aveva detto che non lo considerava il suo allenatore, che non aveva alcuna autorità su di lei, gli aveva pure riso in faccia! Se non fosse stato per l'intervento di Kai l'avrebbe cacciata fuori dalla squadra senza pensarci due volte.  
Fu però l'inaspettata telefonata di Sergej a mettere in allerta Takao. Telegrafico come sempre aveva chiesto di lei, se avesse litigato con Kai o con lui.
"Tienila d'occhio. L'ho vista strana l'altra mattina." Gli aveva detto.
"Ah, è stata da voi?"  
Dopo una lunga pausa, Sergej aveva risposto con un sì poco convinto e aveva riagganciato frettolosamente. Almeno un mistero era stato svelato, si era detto Takao: dopo che Kai era tornato e le avevano quasi rotto una gamba, era andata dai suoi compagni.
Beh... il russo non era il tipo che parlava a vanvera, questo lo sapeva, quindi Takao decise che era arrivato il momento di agire: sarebbe andato a cercarla!  
Quella sera attese che tutti si addormentassero per sgattaiolare fuori. Lei era uscita già da un paio d'ore, se avesse provato a pedinarla se ne sarebbe accorta subito e lo avrebbe seminato bruciandosi l'effetto sorpresa, quindi le aveva lasciato quel vantaggio.
E poi non aveva bisogno di seguirla, era certo di trovarla al primo colpo, e se non ci fosse riuscito quanto meno avrebbe avuto una quarantina di ragazzi pronti ad aiutarlo a cercarla e a dargli informazioni.  
Dopo mezz'ora buona di camminata sotto le stelle, finalmente arrivò a destinazione. Entrò con passo baldanzoso e sicuro all'interno del grosso capannone industriale occupato dagli Shell Killer. Era certo di trovarla lì nel suo ufficio, o nell'arena privata di Kai dove di solito si allenava.
Iniziò a salutare allegramente i presenti come suo solito fare mentre avanzava verso il fondo del magazzino. Certo, era decisamente singolare vedere quel bravo ragazzo di Takao Kinomiya entrare con tanta disinvoltura in quel covo di delinquenti in piena notte, salutando a destra e a manca, ma oramai i suddetti delinquenti ci erano abituati e lo accoglievano ricambiando altrettanto calorosamente il saluto del campione del mondo.  
Tutti lo conoscevano, tutti sapevano chi fosse e tutti erano convintissimi che dovesse avere qualche strano asso nella manica che nemmeno il peggiore di loro possedeva, per poter essere il ragazzo della Mayer. Che dietro la facciata da bravo ragazzo si nascondesse un criminale della peggior specie? Probabile, o semplicemente era la Mayer a nascondere un cuore dietro la facciata da pazza criminale, maniaca della guerra!  
Ovviamente le scommesse erano partite anche su quello - dopo tutto loro scommettevano su qualsiasi cosa – e forse quella era la sera in cui si sarebbe saputo il risultato.  
-Ehi Heiji, come va? Piaciuto l'autografo al tuo fratellino?- chiese passando accanto ad un gruppo di ragazzi intenti a giocare a carte attorno a una vecchia cassa di legno.
Uno di loro si sporse e gli rivolse un sorriso. -Sì, ha pure ripreso ad andare a scuola solo per potersene vantare con i compagni di classe!-  
-Grande! Hai visto che ha funzionato!-
Continuò così finché non arrivò alla vecchia arena di beyblade. Dovevano esserci i tornei clandestini quella sera perché c'era un sacco di gente e gli schiamazzi si sentivano fino a fuori.
Finalmente individuò il capo. Gli dava le spalle, e stava parlando con Mako messi un poco più in disparte.
-Ehi Hiruta, come va?- lo salutò dandogli una pacca amichevole sulla spalla.  
Entrambi i ragazzi si voltarono verso di lui, per nulla sorpresi di vederlo lì nonostante l'orario.  
-Kinomiya, tutto bene. Sei venuto per la Mayer?- gli chiese serio.
Takao rimase spiazzato vedendo in che condizioni era il ragazzone davanti a lui. Entrambi gli occhi pesti, la bocca spaccata e un livido enorme sul naso, viola e schiacciato. Sembrava essere uscito da una gran brutta rissa!
-Ma che ti è successo?- gli chiese puntandogli un dito in faccia.
-Ah, niente....- rispose evasivo distogliendo lo sguardo.  
Mako, che era un ragazzo piccoletto rispetto a loro, e dall'atteggiamento sfrontato e insofferente, schioccò la lingua ficcando le mani in tasca.  
-Sicuro? Sei strano....-
-È tutto a posto, tranquillo!-
Takao lo scrutò attentamente, per nulla convinto. Storse il muso e assottigliò gli occhi. -Non è stata Ari, vero?-  
Hiruta sospirò rassegnato, Mako insofferente.  
-Diciamo... ha contribuito. Sono finito in mezzo.-
Takao pestò un piede per terra contrariato e mise le mani sui fianchi. -Accidenti! Ma cosa le passa per la testa?! Adesso mi sente....-
Quest'ultima cosa allarmò Hiruta e Mako, molto probabilmente perché avevano paura di una probabile ulteriore ritorsione della Mayer nei loro confronti.
-No, aspetta per favore! È stata colpa mia, non l'ho avvisata che avrebbe trovato Kai nell'ufficio e....-
-Kai è tornato qui?- fece Takao sorpreso.
-Sì, ha scoperto che avevamo coinvolto la Mayer senza dirgli niente, e si è incazzato... non poco diciamo. Ci ha ordinato di lasciare libero il capannone e di non dirle niente. Lui mi ha fatto questo- disse infine indicandosi l'occhio sinistro e il labbro spappolato -e questo... poi lei mi ha caricato il resto. Non l'ha presa per niente bene, e ha ragione. Kai ha voluto sapere tutto quello che lei aveva fatto e che fa...-  
-Ma non gli avete detto quello che fate per noi, vero?- chiese subito Takao interrompendolo.  
-No, quello assolutamente no!- si affrettò a chiarire Hiruta portando le mani avanti.
Takao si passò una mano tra i capelli e piegò la bocca in una smorfia amara. Era proprio una bella gatta da pelare!
-E quindi prima Kai e poi Ari, eh! Che caratteraccio che hanno....- fece rassegnato. Possibile che quei due fossero fatti della stessa pasta?! Ma che modi erano quelli di reagire? Prendersela con quel poveretto! -E tutto questo quando sarebbe accaduto?-
Hiruta e Mako si scambiarono un'occhiata e risposero insieme. -Quattro giorni fa più o meno.-
-Spero di non ricapitare mai più in mezzo a quei due.- continuò Hiruta sconfortato. -Non saprei a chi dare retta, lui mi ordina una cosa, lei me ne ordina un'altra. Kai è pur sempre il capo ma, con tutto il rispetto, devo essere sincero, tra i due mi spaventa di più la Mayer. Si può dire quello che si vuole, ma Hiwatari non ha mai spedito nessuno in rianimazione.-  
Takao rimase spiazzato e sgranò gli occhi. -In... rianimazione?-  
Per quanto potesse sembrare incredulo, purtroppo sapeva che la cosa non era poi tanto improbabile. -Sentite... è qui vero?-
-Sì, nella stanza di Hiwatari.- gli fece il piccoletto indicandogli con un cenno del capo la porta in cima alle scale sulla parente oltre l'arena di beyblade.
A Takao non sfuggì il fatto che avesse tenuto a sottolineare che la stanza fosse di Kai. Evidentemente al suo caro amico era bastato tornare lì una sola volta per rimettere tutti in riga!
-Ok, vado a parlarle....-
-Sei sicuro che sia una buona idea?- gli chiese Hiruta titubante, buttando un'occhiata nervosa verso la porta dell'ufficio.  
-Scusa e che altro dovrei fare? Sono venuto apposta!- gli fece notare.
-È che....- i due compari si scambiarono un altro sguardo, e questa volta ad intervenire fu Mako, che parlò con schiettezza.  
-Il fatto è che per quanto tu possa essere coraggioso per stare con quella schizzata, cercare di entrare lì dentro con lei ubbriaca è letteralmente un tentativo di suicidio!-
-Ubbriaca?!-  
-Sì, è già la terza notte che viene qui, si chiude nella sua stanza...-   
-La stanza di Hiwatari....- precisò Mako scoccando un'occhiata ammonitrice a Hiruta.
Takao si irrigidì e si voltò allarmato verso la porta dell'ufficio. La terza notte? Ari aveva passato le ultime tre notti ad ubbriacarsi da sola in quel posto!? Ora aveva veramente motivo per essere preoccupato. Perché? Era vero che Ari beveva, ma non così. Per arrivare ad ubbriacarsi con quella costanza una persona doveva aveva qualche problema, doveva stare male per qualcosa.   
-La stanza di Hiwatari... Si chiude lì dentro e tracanna tutto quello che trova. Poi la mattina si alza di pessimo umore e se ne va.-  
-È non è tutto! Quella pazza spara pure mentre è completamente ubbriaca....-
-Mako, non....-  
-In che senso spara?-
-Spara, spara! Con la pistola, con cosa può sparare altrimenti?- fece spazientito il piccoletto.  
-Con una pistola... una pistola vera?- chiese sgomento Takao deglutendo a vuoto.  
-E certo!-  
-Mako, dobbiamo farci gli affari nostri!- lo rimproverò aspro il capo.
-Al diavolo Hiruta! Quella è una pazza, te l'ho detto fin dal principio che non mi piaceva. Se stanotte non fosse venuto Kinomiya sarei comunque andato a cercare Hiwatari domani mattina per dirgli tutto. Finché si ubbriaca è ok, ma non voglio rischiare di trovarmi una pallottola in fronte perché deve fare il tiro a bersaglio con più alcol che sangue nelle vene!  
-Ari ha una pistola?- chiese ancora sconvolto Takao. E questa che novità era? Che diamine ci faceva Ari con una pistola? E come e perché se l'era procurata!?  
-Una pistola?!- fece sprezzante Mako. -Tze! Quella voleva un arsenale intero!-  
-Smettila, di questo passo te la ritrovi di sicuro una pallottola in fronte!-  
-Nulla da togliere Kinomiya, ma forse è meglio se chiami direttamente Hiwatari e lasci che se ne occupi lui. È l'unico che può tenere quella a bada, secondo me!-
-Non credo che sia il caso. Vedi... è di pessimo umore proprio perché ha litigato con lui!- disse ancora più sconfortato Takao.  
-Pessimo umore? Questo lo chiami pessimo umore?- sbottò con sarcasmo Mako.
-Parlare di pessimo umore è un eufemismo!- rincarò la dose Hiruta a mezza bocca che in tutto questo era stato l'unico a prenderle a causa di quel malumore.
-Sentite, ora salgo lassù e vi prometto che risolverò tutto! Se è come dite voi, l'ultima persona da chiamare è proprio Kai!- sentenziò Takao. -La prossima volta che dà di matto però, avvisatemi prima!- detto questo si girò e si incamminò verso la tanto discussa stanza di Kai lasciandoli lì sbigottiti.  
-Quindi tutto questo casino è perché ha litigato con Hiwatari!- disse Mako fissando la schiena del ragazzo che coraggiosamente stava per entrare nella gabbia del leone.  
-Cazzo, quei due sono la terza guerra mondiale!- sospirò affranto Hiruta massaggiandosi il fianco. Ebbene, lo avevano colpito anche lì, entrambi nello stesso punto rompendogli due costole.
-Ma come diamine fa un tipo a posto come Kinomiya a stare con quella schizzata?!- continuò Mako senza riuscire a capacitarsi di una cosa tanto assurda.  
-Non lo so, ma spero di vederlo uscire vivo da là dentro. Non saprei proprio come disfarmi di un cadavere!-
Takao salì le scale impavido e una volta su, bussò aspettando per qualche secondo una risposta che non arrivò. Cauto aprì la porta annunciandosi con voce chiara e alta, per scongiurare qualsiasi tipo di reazione violenta. Non osava immaginare cosa si sarebbe trovato davanti. Che fosse già ubbriaca? Dopo tutto era lì sicuro già da due ore abbondanti. E veramente aveva una pistola? Cielo, come se l'era procurata e perché? Forse era per la storia di Vorkof trovato morto sgozzato... o forse voleva veramente ammazzare Ryoko!  
Sperò soltanto che non ce l'avesse a portata di mano mentre si affacciava nella stanza. Non gli sembrava per niente allettante trovarsi una pallottola piantata in corpo!  
-Ari, sono Takao... posso?-  
Ma una volta affacciatosi all'interno, quello che vi trovò fu solo tristezza. Tanta tristezza, solitudine e abbandono e Ari seduta lì, proprio al centro di tutto questo.  
Un rumore di vetri rotti accompagnò il movimento della porta mentre la apriva e se la richiudeva alle spalle. Sul pavimento c'erano i cocci di una bottiglia di birra andata in frantumi, e non solo lì. Il pavimento erano cosparso di frammenti di vetro, di lattine e bottiglie vuote e pacchetti di sigarette accartocciati.
La stanza era squallida, le pareti ingiallite e sporche, arredata con vecchi mobili spaiati e consumati. L'aria era viziata e c'era puzza di alcol e di tabacco. Sul tavolino graffiato e rovinato c'erano diverse bottiglie di alcolici, alcune già vuote, altre che stavano sulla buona strada, e alcuni flaconi di ansiolitici nelle stesse condizioni. Una lattina spaccata fungeva da posacenere, già traboccante di mozziconi.  
Per fortuna della pistola nemmeno l'ombra, si ritrovò a pensare suo malgrado.
E lei era sul divano, seduta come se ci si fosse getta e lì fosse rimasta senza più muoversi, con la schiena abbandonata contro lo schienale, le braccia molli e una bottiglia trasparente e grossa, mezza vuota, stretta nel pugno e appoggiata tra le gambe scomposte.  
Lo aveva osservato solo per un attimo con occhi spenti e appannati dall'alcol, e poi aveva voltato il viso dalla parte opposta, come a non volergli dare retta.
-Ehi! Ma che fai, vieni qui a bere e nemmeno mi inviti?-
-Non reggi l'alcol e parli troppo. Come compare di bevute fai cagare!- rispose atona.  
Non lo aveva cacciato, era già qualcosa.
-Dai, io ci metto la buona volontà, non trattarmi male!-  
Takao avanzò nella stanza e si accomodò sul divano accanto a lei.  
-Allora, che cosa mi consigli?- le chiese prendendo la prima bottiglia a portata di mano e osservandola per capire di cosa si trattasse.
-Quella roba...- Ari alzò un braccio indicando una bottiglia dal contenuto color pesca ancora piena. -è praticamente succo di frutta, che schifo!-  
Takao guardò poco convinto la bottiglia che gli aveva indicato e infine stappò la sua prima scelta. Lo ispirava di più! Buttò giù un sorso e si leccò le labbra. Era rum.
-Perché sei venuto qui?-  
Ari gli stava parlando ma continuava a fissare la parete di lato, col capo rivolto completamente dall'altra parte che lasciava esposto alla vista il collo candido.
-Ero preoccupato.... Un po' tutti lo sono, anche i ragazzi a casa e gli Shell Killer, sai?-
-Ma bene... quindi nessuno sa farsi i cazzi propri, devo dedurre!-
Takao si rigirò la bottiglia tra le mani distrattamente.
-È vero che hai una pistola? Mi hanno detto che hai sparato da ubbriaca....-  
A queste parole Ari si alterò. Caricò un calcio al tavolino che fece ribaltare tutte le bottiglie.
-Che cazzo mi hanno preso, per un'americana demente?!- sbottò risentita stringendo rabbiosamente la bottiglia nel pugno. Bevve un lungo sorso come se fosse acqua fresca, e tornò a guardare il suo muro preferito. -Non sparo da ubbriaca, ho solo fatto qualche tiro per verificare la mira. 'Sti japonskie sono tanti finocchi senza palle, qualche sparo e gli trema il culo!-
-Su, non ti arrabbiare!- borbottò Takao mettendo il broncio. -Cerca di capire, credo che tu sia l'unica persona nel raggio di cinquanta chilometri a trovare questa cosa normale.-
Ari si coprì gli occhi con una mano e prese un respiro profondo.  
Takao bevve di nuovo, giusto per inumidirsi le labbra, osservandola di tanto in tanto di sottecchi. Dopo un po' lei lasciò scivolare la mano lungo il fianco.  
Buttò giù un altro po' di rum. Non era male, peccato però che avesse lo stomaco vuoto.  
Si accorse che finalmente aveva smesso di fissare il muro, e aveva voltato il viso verso di lui e che lo stava osservando in modo strano, come se cercasse di metterlo a fuoco. Molto probabilmente era a causa dell'alcol che aveva bevuto.  
-Takao!- Pronunciò il suo nome con voce sonante, che lo fece sembrare quasi un rimprovero.
Lui si voltò verso di lei, guardandola apertamente, sorpreso da quell'improvviso cambiamento e da quello sguardo torbido. Non gli piacevano i suoi occhi così.  
A lui gli occhi piacevano limpidi e schietti, che facevano trasparire tutto con semplicità, ogni pensiero, ogni emozione alla luce del sole. E invece quelli che aveva in quel momento davanti lasciavano intravedere solo un continuo ribollire indefinito di cose lasciate a marcire, chiuse dentro, soffocate e nascoste.   
Distolse lo sguardo e bevve sentendosi improvvisamente estraneo a quel posto, a quella situazione e a quella ragazza che gli stava seduta accanto. Voleva solo lasciare lì quella Ari orribile e riportarsi a casa quella buona, combattiva, che era tornata con loro appena aveva avvertito il primo sentore di pericolo, solo per proteggerli.
Lei continuava a fissarlo impassibile. Il suo respiro quasi non si percepiva.  
Doveva riportarla a casa, basta!  
-Che mi racconti, Ari?- chiese a bruciapelo.
Proprio come quando si erano ritrovati sul sedile posteriore della macchina di Yuri, Ari decise di parlare, quasi con cattiveria, spinta dalla voglia di mettere un gravoso peso sulle spalle di quel ragazzo che sembrava così pulito e innocente, e vedere se avrebbe retto. Rivelandogli quelle verità era come se, in qualche modo, volesse contaminarlo con la sua sporcizia e la cruda e marcia realtà del suo mondo.  
-Sai quanto vale una puttana, Takao?- gli chiese con voce bassa e atona.
Sì, decisamente, lo faceva con cattiveria. C'era la volontà di imbrattare quella tela tanto bella e candida con suo male, proprio come aveva provato a fare quella volta in macchina.  
Takao la guardò diffidente. Che diamine di discorso era quello?! Lei continuava a guardarlo con quegli orribili occhi. Bevve ancora, sapendo che era arrivato il momento di sperare che l'alcol gli salisse il più velocemente possibile alla testa.  
Lei non aveva bisogno di sentire una risposta, aveva bisogno di darla.
-Niente. Non vale assolutamente nulla Takao.- gli disse. -Le puttane servono solo a scopare. Tutto il resto non conta un cazzo!-  
-Perché dici questo?- le chiese grave.  
Si passò una mano davanti al viso. Iniziava a sentire la testa leggera, e per un attimo l'immagine di lei danzò davanti ai suoi occhi.   
-Perché è la verità. Per quanto si possa combattere, lottare, essere all'altezza di ogni sfida, è un marchio: puttana sei e puttana resti!-
Takao si sentì improvvisamente andare a fuoco, e non era a causa del rum.  
-È stato Kai? Ti ha detto questo, per questo non hai accettato le sue scuse?- chiese duro. Lui non si curava di nascondere la rabbia. Tutto ciò che provava lo esternava in maniera quasi invidiabile.
-Oh, Takao... per quanto possa entrarci Kai in tutto questo....- le labbra si stirarono in una smorfia amara e abbassò lo sguardo. -Mi ha solo sbattuto in faccia la verità e forse manco se n'è reso conto!-
Takao posò con eccessivo impeto la bottiglia di rum sul tavolino, provocando un rumore sordo.
-La verità il cazzo! Ari, non devi permettergli di dirti una cosa così disgustosa e non devi dargli retta!- Dio, adesso aveva solo una gran voglia di tornare a casa e prenderlo a calci in culo!
Non gli rispose, girò di nuovo il viso dall'altra parte, a fissare sempre la stessa parete.  E la sensazione che qualcosa di marcio venisse schiacciato di nuovo giù, in fondo per essere soffocato e chiuso, si fece più forte.  
Rimase in silenzio e a quel punto Takao riprese la bottiglia e tracannò il rum senza remore. Gli stavano veramente girando male! Kai aveva superato veramente il limite. Allora aveva fatto proprio bene a dirgliene quattro e a mettere le cose in chiaro quella volta, anzi, se lo avesse saputo non lo avrebbe perdonato così facilmente!
-È un coglione!- sbottò. -Così intelligente e al tempo stesso così dannatamente cretino! Certe volte riesce ad essere proprio stronzo!-
Ari non gli diede retta, si limitò ad ignorarlo e a finirsi la sua vodka.  
Takao ci mise un po' per placare quella rabbia nei confronti dell'amico. Gli era salita tutta alla testa, proprio come il rum. Ciò che rimase alla fine fu solo Ari, seduta accanto a lui, chiusa in quel silenzio soffocante.  
Sospirò e le afferrò la mano, stringendola nella sua per cercare di farle percepire quel contatto, che c'era anche lui in quella stanza quella notte con lei. Non c'era bisogno di parlare, dopo tutto che cosa poteva dirle? Era stato talmente stupido da bere e ora gli girava la testa e non riusciva a pensare a niente di intelligente e utile da dire, e forse era meglio così.  
Rimasero in silenzio per parecchio, seduti lì, con la mano di lui a stringere quella passiva di lei.
-L'altra sera, dopo che mi avete quasi rotto la gamba, ho chiamato Boris. Avevo solo bisogno di bere fino a stordirmi... avevo solo bisogno di bere e basta.- disse con un filo di voce. -È venuto subito, lui è sempre disponibile.- dopo qualche attimo di silenzio riprese a parlare, sempre con tono piatto. -Yuri la mattina dopo mi ha cacciato via. Mi ha detto di sparire, di non cercare mai più Boris. Non ha voluto nemmeno che lo svegliassi.-  
-Quindi sei venuta qui sola, ogni sera perché Yuri ti ha vietato di cercare ancora la compagnia di Boris!?!-
Ari, per una volta aveva cercato il conforto della presenza di un amico, e le era stato negato. Takao la osservava allibito. Riusciva a percepire la tremenda solitudine che la avvolgeva, come una spaventosa ombra maligna. Cielo, come faceva a resistere così sola a tutto questo? Ogni respiro lo percepiva sofferto. Guardò il tavolino carico di quella roba disgustosa, l'alcol, le pillole, di cui in quelle notti stava abusando nel tentativo di estraniarsi. Avrebbe voluto far sparire tutto quello schifo, si sentiva arrabbiato.  
Posò la bottiglia di rum disgustato e tornò a guardarla.
D'impulso le accarezzò il viso con dolcezza col dorso della mano, sperando di alleviare anche solo per un attimo con quel contatto il malessere che la affliggeva senza tregua.
Ma lei continuò, con quegli occhi torbidi puntati nel vuoto davanti a sé, atona come se nessuna emozione la attraversasse se non la rassegnazione.  
-Non ha sentito ragioni, mi ha solo cacciato. Ho provato a dirglielo che non avevamo fatto niente, te lo giuro, abbiamo solo dormito. Ho bevuto così tanto che Boris mi ha dovuto portare in spalla....-
Non aveva fatto niente, era vero, e non solo perché aveva bevuto fino allo sfinimento, ma perché aveva deciso di non farlo più, mai più. Da che Kai le aveva detto che si era comportata da puttana, aveva chiuso col sesso. Aveva deciso di non usarlo più come arma, come punizione, come mezzo di sottomissione e mortificazione. Non avrebbe più torturato Yuri in quel modo, non avrebbe più lottato con Boris in quel modo. E lì nessuno più l'avrebbe costretta a fare quello che non voleva e che la disgustava tanto, era libera e mai si era sentita così sollevata come da quando aveva preso quella decisione.  
Era quasi stata grata a Kai per averglielo detto, e a Claire per averle dato quella soluzione. Ma evidentemente si era solo illusa.  
Debolmente si fece forza sulle braccia e si spinse in avanti per afferrare proprio la bottiglia che Takao aveva posato sul tavolino, ma lui la intercettò afferrandole il polso e allontanando con l'altra mano la bottiglia da lei.  
-Ti prego Ari, basta.- la supplicò in un sussurro. -Basta con questa roba...-
Ci mise un po' a realizzare che le stava impedendo di bere, perché non reagì immediatamente. Cercò di liberarsi dalla sua presa e di spintonarlo via ma senza riuscirci.
-Lasciami stare, Takao! Sparisci!- disse iniziando ad agitarsi. -Lasciami in pace....-
-Basta così per questa sera!- continuò lui con un filo di voce senza imporsi, senza rimproveri, ma con gentilezza e garbo. Col un braccio le impedì di alzarsi e la spinse contro il divano, e l'altro glielo passò intorno alle spalle tenendole sempre stretto il polso per bloccarla e impedirle di mollargli qualche pugno. -Non hai bisogno di bere ancora!-
-Invece sì, lasciami bere...-
-Sssh... basta così...- la zittì dolcemente, continuando a ripeterle sempre quelle parole con voce bassa e lenta, come se volesse parlare al posto della sua coscienza, parlando sopra le sue proteste, implacabile, come le carezze che continuò a darle sul viso arrossato dall'alcol e segnato dalle occhiaie. -Basta per oggi... sssh.... è finita, non c'è più bisogno di bere! Basta... ti prego, Ari!-  
E piano piano sembrò riuscire a calmarla. Chiuse gli occhi e sembrò spegnersi stretta nel suo abbraccio, sotto quelle continue parole appena sussurrate, come un mantra. Non smise di accarezzarle il viso nella disperata speranza che quell'affetto le arrivasse dritto a quel cuore intrappolato lì dentro.  
Quando riaprì gli occhi evitò i suoi, ma finalmente vide in quel torpore emergere qualcosa che assomigliava al dolore, all'insofferenza.  
-Dio, ero il più forte, il più temuto e rispettato. Nessuno era al mio livello, nessuno Takao... e invece sono caduta così in basso.- disse in un lamento cercando con gli occhi una via di fuga dallo sguardo di Takao. Lui aveva notato che aveva usato il maschile parlando al passato.  
-Ero un soldato come loro, meglio di loro. Ma per quanto possa sforzarmi, provare a cambiare e a comportarmi bene, non potrò mai tornare indietro. Per loro sarò sempre questo, farò sempre schifo. Tutti i miei sforzi, i miei sacrifici, tutto così inutile... Tutto annientato. Non è valso a nulla resistere!-  
Perché l'unica cosa che aveva legato lei e Kai era stata qualcosa meglio di una stupida amicizia. Erano stati il rispetto e l'alta considerazione che avevano l'uno dell'altra a farli camminare fianco a fianco, nient'altro, nessun affetto o fronzoli di questo tipo.  
Queste erano le uniche cose che contavano per lei.  
Ma non sarebbe mai più stato così, ora era questa la considerazione che aveva di lei, e una puttana non vale nulla e nulla conta ciò che è e che fa, perché solo quello resta, e rispetto non ne merita.
E la cosa peggiore era stata svegliarsi accanto a Boris e rendersi conto osservandolo che lei non avrebbe mai potuto essere come loro. Lui era alto, imponente, forte. Le spalle, la schiena, il torace, le braccia erano quelle di un uomo. Era stato come ricevere un improvviso schiaffo in faccia rendersi conto, mentre fissava il grosso braccio di Boris abbandonato sul proprio fianco, di invidiarlo. La consapevolezza di invidiare la sua forza, quel corpo, era stato troppo.
-Non sarò mai come loro. Sarò questo per sempre... loro sono cresciuti, sono diventati uomini, e io invece no! Perché non sono diventata come loro? Perché ero così in alto e sono dovuta cadere così in basso? Perché io? Dovevo essere un uomo, non questo schifo!-
-Ari, credo che tu stia sbagliando. Ti stai buttando giù da sola e per di più senza motivo.-
Ari lo guardò negli occhi. C'era solo rassegnazione.
-Takao guardami, guarda le mie braccia, guarda il mio corpo. Sono una donna, ho fatto finta di essere come gli altri ma non lo sarò mai! Lei aveva ragione, lo sapeva... lei lo sapeva.- iniziò a ripetere angosciosamente, portandosi la mano libera alla fronte. -Lei lo ha sempre saputo!-
-Lei chi?- chiese d'impulso cerando di seguire il discorso.
-Lei, ecco perché cantava sempre quella maledetta filastrocca! Trudno byt' mal'chikom, Yesli ty devochka**. Lo sapeva, lei la cantava per me!-
-Cosa significa?- chiese ancora più confuso Takao.
-Che non c'è speranza.- disse scuotendo la testa e scappando di nuovo dai suoi occhi. -Non c'è... è tutto così inutile....-
Aveva preso a respirare affannosamente, ripetendo quelle strane parole il russo più volte, finché non sembrò stancarsi, e la mano che teneva sulla fronte non cadde abbandonata sul bracciolo del divano.
-Ehi, Ari, va tutto bene!- le disse come poco prima. Con una carezza le girò il viso verso il suo, e si ritrovò di nuovo davanti quegli orribili occhi spenti e torbidi.  
Quando tornò a parlare lo fece in un sussurro, come se non avesse il coraggio lei stessa di ascoltarsi.
-Sai quanto è difficile rimanere a galla quando l'unico tuo pensiero è quello di smettere di agitarti e lasciarti sprofondare giù... annegare e non tornare su, mai più.- ammise. -Sono così stanca di lottare senza motivo....-
-Ari, non vorrai dire....-
-Se non fosse per la paura di perdere per sempre l'Aquila Bianca, ora starei in qualche angolo a spararmi roba nelle vene come se non ci fosse un domani. Alle volte anche respirare è troppo.-
Dio, aveva solo voglia di chiudere gli occhi e tornare indietro nel tempo, tornare a quando per tutti era un maschio, era Mayer e Kai la rispettava e gli altri la temevano.  
E due fulgidi occhi cristallini lampeggiarono davanti a lei, e di nuovo quella piccola bambina dai capelli rossi e la veste bianca apparve, così dannatamente reale.  
Se fosse stata viva avrebbe continuato a guardarla in quel modo nonostante fosse diventata una donna? Molto probabilmente sì, le aveva perdonato cose ben peggiori, anche che l'avesse lasciata morire. Lei avrebbe continuato sicuramente a guardarla come se fosse l'unica luce nelle tenebre. Lei avrebbe continuato ad aspettarla!  
-Ari!-  
A fatica alzò gli occhi dalla bambina in piedi nell'angolo della stanza, e li spostò sul ragazzo accanto a sé. Il suo sguardo era determinato e fermo, troppo per lei e la sua rassegnazione.
-Non importa che tu sia uomo o donna: prima di tutto sei una persona! Tu sei la persona più valorosa e forte che io abbia mai conosciuto. Pensa a loro, a ognuno di loro che ti hanno trattato con tanto disprezzo, e dimmi se ce n'è almeno uno alla tua altezza! Sai cosa disse una volta Sergej? Che lui se fosse stato sottoposto a quello che hai sopportato tu, non sarebbe sopravvissuto. E lui è grande e grosso! E invece tu no, ogni volta ti sei rialzata, non ti sei arresa...-
-Perché sono una stupida....-
-No Ari, perché sei forte e implacabile! Hai ragione, tu non sarai mai come loro, non sarai mai un soldato, perché sei molto meglio, sei una combattente, sei una guerriera nata e niente potrà cambiarlo. Ogni volta che cadi, che ti buttano a terra, tu ti rialzi più forte di prima.-
-Una guerriera... Il guerriero deve proteggere la principessa....- disse sempre più svanita mentre gli occhi ricominciarono a vagare per la stanza.  
Takao la scosse e la costrinse a guardarlo. -Ari ascoltami per favore. Cerca di seguirmi!-  
-Ma sono così debole!- disse in un lamento.
-Lo sei, e quindi? Forza e debolezza sono due facce della stessa medaglia. Ogni sfida che hai dovuto affrontare ha lasciato in te delle crepe per tu hai riempito con una forza disarmante. Momenti di sconforto come questi, dove ti senti come se potessi andare in frantumi da un momento all'altro, ti capiteranno sempre, e sai perché? Perché non c'è vera forza senza fragilità.  
Se non ci si mette alla prova non si può scoprire quanta forza siamo capaci di avere, e tu ne hai affrontate talmente tante, sei sprofondata talmente nell'oscurità che nessuno è più luminoso di te.-
-Luminoso....-
-Quindi va bene se hai questi momenti di smarrimento, è normale, ma d'ora in poi sappi che avrai me al tuo fianco a sostenerti quando sarà troppo buio, e a ricordarti che devi rialzarti e combattere come hai sempre fatto! Ricordatelo sempre, tu sei una guerriera!-  
-Guerriera...- Ari abbozzò un sorriso, il primo da chissà quanto tempo. -...mi chiamava così mio papà.-  
Takao ricambiò quel sorriso e la scosse ancora.
-Esatto! Una guerriera super cazzuta che spacca culi come nessuno!-  
-Forse è perché sono ubbriaca, ma per una volta non mi sembrano tutte cazzate quelle che hai detto.-
-Lo spero, sono ubbriaco anche io!-
-Una guerriera super cazzuta! Questo spero di ricordarmelo domani mattina per prenderti per il culo!- gli disse ghignando debolmente aggrappandosi alla sua maglietta.
-Te lo ricorderò io, se necessario ogni giorno!-
-Takao... portami via da qui!-
 
 
 
 
 
 

Titolo preso dalla canzone degli Evanescence.
Spero che questo capitolo non risulti troppo pesante e ripetitivo, ma volevo mettere Takao nella posizione di "salvare" Ari da uno dei suoi momenti di sconforto (e la causa qui viene a malapena accennata).  
Ho cercato di imprimere in Takao il suo essere giapponese e il suo pensare come un giapponese. Quando lui parla di crepe riempite con la forza fa riferimento alla tecnica del Kintsugi, "letteralmente "riparare con l'oro", una pratica giapponese che consiste nell'utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d'oro per la riparazione di oggetti in ceramica (in genere vasellame), usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti.  La pratica nasce dall'idea che dall'imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore". Grazie Wikipedia che a quest'ora la spiega sicuro meglio di me xD!   
Ci tenevo a fargli uscire tutta 'sta scienza al ragazzo, a maggior ragione da ubbriaco XD non so perché ma mi ispirava così, mentre lei vaneggia e vede fantasmi di bambine morte e ripete versi di una filastrocca russa. Allegria! XD
Seriamente, spero che sia piaciuto e che non abbia seccato troppo questa ricaduta di Ari e giuro che la smetto altrimenti o lei o Kai non ci arrivano al campionato vivi.
 
*sprucida. Questa parola l'ho scritta e me la dava come errore, ma sono passata oltre per continuare a scrivere. Quando sono andava a controllare quale fosse il problema mi sono accorta che è un termine napoletano e non italiano xD ma quando ho letto la definizione su google era così azzeccato che ho deciso di lasciarlo. Ecco la definizione: la persona sprucida ha pochi contatti con il mondo, e quando li ha, tratta tutti con arroganza, mostrandosi scorbutica negli atteggiamenti e nelle parole. Considerando che avevo scritto nella prima stesura del capitolo pure il dialogo tra lei e Hitoshi, vi posso assicurare che la parola sprucida le calza così a pennello che non ho trovato altro modo per definirla. poi però mi sono sentita quasi offesa perchè mia mamma mi dice quasi sempre che sono sprucida.... -.- ok, ho un problema col mondo!
**la frase scritta in russo è tratta da una canzone di Lena Katina intitolata Belochka e significa "è difficile essere un ragazzo quando sei una ragazza" che su di lei ci sta a pennello. Se vi interessa ecco il link della canzone con traduzione https://www.youtube.com/watch?v=GC2b2haMAe8
 
   
 
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