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Autore: _BlueLady_    25/07/2017    2 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ CAPITOLO 33 ~
 
Toulouse aprì finalmente gli occhi dopo diciassette giorni di incoscienza. Accadde all’alba di un placido giorno primaverile, quando i tenui colori rosati del cielo prendevano ad accarezzare l’orizzonte accendendolo di vita.
L’uomo si svegliò intorpidito e confuso, sbattendo le palpebre più volte nel tentativo di abituarsi al buio che albergava nella stanza. Tentò di orientarsi, cercando di capire dove fosse.
Si guardò intorno spaesato, avvertendo una stretta di mano inconfondibile intrappolargli la propria. Quando volse lo sguardo in basso sorrise nel riconoscere ai piedi del letto una folta chioma di capelli rossi accasciata al suo fianco che riposava placidamente, la figura di sua moglie Elsa.
Provò ad alzarsi per accoglierla tra le sue braccia, ma appena i muscoli si tesero in quello sforzo una fitta lancinante al fianco lo costrinse a restare immobile dov’era. Abbassò leggermente le lenzuola fino a scoprirsi la vita, e alzò piano i vestiti.
La sorpresa fu enorme quando scoprì una fasciatura a bendargli l’addome, e sotto di essa una cicatrice ancora incrostata di sangue a tirargli la pelle tenuta insieme da innumerevoli punti di sutura.
Si sforzò con tutto se stesso per ricordare quali fossero gli eventi che l’avevano ridotto in quello stato, ma non ci riuscì. L’ultima immagine sfocata ad apparirgli nella mente era il volto della moglie allarmato e spaventato che l’osservava tra le coperte del letto, mentre lui si recava al piano inferiore per verificare l’origine di insoliti scricchiolii in casa loro.
- Elsa – la chiamò dolcemente, la voce arrochita ed impastata – Elsa, amore mio, svegliati –
La donna emise un flebile mugolio assonnato, alzando piano la testa dal letto.
Quando, dopo un breve istante di intontimento, realizzò che gli occhi del marito erano spalancati nella sua direzione e la stavano osservando, si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa mentre il cuore in petto perdeva un battito.
- Toulouse…- mormorò mentre gli occhi cominciavano a pungerle - … sei davvero tu?-
- Elsa – le rispose quello con un placido sorriso – qualunque sia il motivo per cui mi trovo qui, spero di non averti fatto aspettare troppo a lungo il mio ritorno –
La moglie si avvicinò al suo viso senza essere più in grado di trattenere le lacrime, e lo baciò teneramente appoggiando la fronte sulla sua.
Stettero abbracciati per ore, a raccontarsi tutto ciò che non si erano detti in quei lunghi giorni di silenzio, finché i primi rumori della casa non preannunciarono l’arrivo del mattino, e l’inizio di una nuova giornata.
Una volta che Elsa raccontò a Toulouse dell’incidente, immagini sfocate e grida lontane spaziarono nella mente dell’uomo, ma la testa doleva ancora troppo perché egli fosse in grado di ricordare chiaramente i fatti accaduti.
Non appena si svegliarono, anche Fine e Rein furono rese partecipi della lieta notizia ormai aspettata da tempo. La reazione delle due gemelle fu una vera e propria esplosione di gioia: corsero in camera del padre affannate ed emozionate, desiderose di poterlo riabbracciare, e quando lo scoprirono ad osservarle sorridente dal letto con l’aria di chi attende a lungo, non riuscirono a trattenere le lacrime di gioia, e l’impeto di fiondarglisi addosso stringendolo.
- Piano, o gli farete male. È ancora convalescente – le rimproverò la madre, ma non riuscì ad evitarsi di lasciarsi sfuggire un sorriso di fronte a quel quadretto intriso di tenerezza.
La famiglia passò l’intera mattinata a confrontarsi sui fatti accaduti: l’incursione, l’inseguimento, lo sparo, e pian piano le immagini nella mente di Toulouse cominciarono a farsi più nitide.
- Appena la polizia saprà che hai ripreso conoscenza, ti tempesterà di domande. Ritengono che tu sia l’unico in grado di testimoniare l’accaduto – gli spiegò Elsa, ormai stufa di quelle pratiche che avevano soltanto contribuito a portare angoscia e tensione tra le mura di casa.
- Ne sono perfettamente consapevole. Farò il possibile per contribuire a scovare il colpevole. Necessito solo di tempo per ricollegare i fatti, ora come ora ho una gran confusione in testa. Eclipse, tuttavia, non deve restare impunito. La mia famiglia ha rischiato troppo perché io possa tollerare che quell’uomo ancora circoli liberamente – asserì l’uomo affaticato, ma con determinazione.
- Prenditi tutto il tempo che vuoi, hai subito un grave trauma e hai tutto il diritto di dedicarti alla tua completa riabilitazione prima di qualsiasi altra cosa. A noi basta riaverti qui, dopo tanto tempo passato ad aspettarti – rispose la moglie, senza riuscire a trattenere nuove lacrime di commozione che contagiarono anche Fine e Rein.
Il giorno seguente, dopo una veloce visita del medico che assicurò la prognosi favorevole circa la completa riabilitazione del malato, Toulouse tentò a piccoli passi di alzarsi dal letto.
La fatica fu notevole, poiché la cicatrice tirava forte la pelle provocandogli notevole dolore, ed era ancora piuttosto debole, ma dopo ulteriori sforzi finalmente riuscì a passare dal letto alla sedia a rotelle, procuratagli apposta dal medico perché potesse riprendere la piena funzione motoria a piccoli passi, nei mesi a seguire.
Le figlie e la moglie osservarono quel momento con un’emozione indescrivibile, incapaci di nascondere la gioia ed il sollievo di avere di nuovo accanto a loro l’amato uomo di casa. Pareva loro quasi un miracolo, un sogno desiderato troppe volte perché potesse mai realizzarsi.
Il lieto momento fu interrotto da una visita inaspettata, preannunciata da dei colpi secchi e decisi alla porta che fecero sobbalzare l’intero nucleo familiare, sorpresi e curiosi di dare un volto ed un nome all’ignoto visitatore.
Quando Rein andò ad aprire la porta, si sorprese di ritrovarsi di fronte nientedimeno che il duca di Tinselpearl, affannato ed agitato, che si scusava dell’intrusione e domandava cortesemente di poter avere un colloquio privato con Fine.
- Signorina Sunrise – cominciò – vostra sorella è in casa? –
- Duca! – esclamò la turchina sorpresa, squadrandolo da capo a piedi – Ci cogliete in un momento delicato, ma prego. La mando subito a chiamare. A cosa dobbiamo la vostra visita? –
Bright si osservò intorno con aria guardinga, prima di fornirle una risposta: - Non so se siete venuti a conoscenza degli eventi che si sono scatenati nella contea, in questi ultimi giorni –
- Siamo state piuttosto impegnate, come ben potete immaginare. Ultimamente tendiamo ad isolarci dalla vita mondana per ovvi motivi – asserì lei, senza capire dove volesse arrivare.
- Eclipse è stato arrestato – proferì lui tutto d’un colpo, provocandole un istante di smarrimento e di angoscia che le fecero mancare il respiro e la terra sotto i piedi.
- Intendete dire che Shade… -
- Shade sta bene, non dovete preoccuparvi di lui. Sono qui oggi sotto sua esplicita richiesta. Ultimamente, però, sui giornali spazia la notizia che Eclipse è stato arrestato con l’accusa di furto e tentato omicidio –
- Ma come può essere stato arrestato se Shade è ancora in libertà? –
- È proprio questo il punto, signorina Sunrise – la interruppe lui senza darle il tempo di aggiungere altro – La polizia è convinta di avere arrestato Eclipse, ma in realtà ha preso l’uomo sbagliato. Auler Windsworth si trova ora in prigione con l’accusa dei crimini commessi da Shade. Pensiamo che Sophie l’abbia incastrato. Ora è in attesa di essere processato, e la sentenza non sembra essere delle più favorevoli –
La bocca della turchina si seccò, ed il cuore prese a trepidarle in petto feroce ed assillante.
- Per questo sono qui, oggi: Shade ritiene sia arrivato il momento di rendere anche Fine partecipe della triste vicenda. È troppo coinvolta per poterla ignorare ancora. Se non le apriamo gli occhi sulla verità adesso, tutti gli sforzi fatti finora potrebbero essere stati vani. Ha affidato a me il compito di riferirglielo. È convinto non sarà in grado di dubitare delle mie parole – le spiegò il giovane, guardandola dritto negli occhi.
- Certo, comprendo – proferì la turchina ancora in subbuglio per la notizia appena ricevuta – Ma ditemi, che ne è stato della marchesa? La polizia ha arrestato anche lei, oppure… -
- Abbiamo perso le sue tracce. Shade sta indagando per rintracciarla, è una donna troppo pericolosa per essere lasciata a piede libero. Quanto ad Auler Windsworth, Shade non ritiene opportuno che venga processato per una causa che non gli appartiene. Chi ha tentato di uccidere vostro padre è stata Sophie, non lui. E sebbene anche Auler non sia privo di colpe, essere processato per un crimine non commesso non rientra nell’idea di Shade. Siamo entrambi sulle tracce della marchesa, che sembra essersi volatilizzata nel nulla subito dopo l’arresto del fratello. Ed anche per questo motivo mi trovo qui oggi, signorina Sunrise: per chiedevi un immenso favore – la interruppe, prendendole le mani ed osservandola con una serietà che metteva quasi spavento – Vostro padre è l’unico che può testimoniare la colpevolezza di Sophie Windsworth. So di farvi una richiesta che risulterà insolente alle vostre orecchie, nelle attuali condizioni in cui si trova vostro padre, e so benissimo che già la polizia avrà contribuito ad assillarvi con questa esigenza, ma una volta che il signor Sunrise si sarà ripreso vorreste appoggiare Shade nella sua causa, e testimoniare a favore della colpevolezza della marchesa? È l’unica maniera per porre finalmente una fine a tutta questa vicenda. Una volta che Shade avrà scovato la marchesa, troveremo il modo di incastrarla in un processo, e con la testimonianza di vostro padre non avrà più alcuna via di fuga. Sia Shade che la vostra famiglia otterrete finalmente la giustizia che meritate. Mi rendo conto di farvi una richiesta alquanto sfacciata, ma…-
- Non aggiungete altro, comprendo benissimo ciò che mi state chiedendo – intervenne Rein, bloccandogli le parole in gola – è lecito contare sull’appoggio di mio padre, del resto ritengo sia inevitabile il suo intervento, essendo l’unico testimone oculare dell’incidente. Spero di comunicarvi una lieta notizia annunciandovi che qualche giorno fa ha ripreso conoscenza: è ancora confuso e frastornato, del resto è comprensibile, gli serve ancora del tempo per riordinare le idee. Attualmente ricorda poco e niente dell’accaduto, ma sono convinta che nel profondo conosce la verità. Quattro giorni fa, quando la polizia si presentò in casa nostra per svolgere ulteriori indagini, ancora incosciente ha pronunciato il nome di Sophie nel sonno. Non credo si tratti semplicemente di una coincidenza, sono convinta che mio padre sappia chi sia l’autore del suo tentato omicidio, necessita soltanto di tempo per ricordare. Se avrete pazienza, penso proprio possiate contare sul suo aiuto nel sostenere questa causa – asserì decisa, col cuore gonfio di determinazione e soddisfazione.
Bright si lasciò andare in un sospiro di sollievo, baciandole le mani ricolmo di gratitudine.
- Grazie, signorina Sunrise, non avete idea di quanto significhi per me e Shade l’appoggio che ci state offrendo. Collaboreremo insieme per fornire a voi e a Shade la giustizia che meritate. Ho aspettato a lungo questo momento per poter finalmente cessare di nascondermi con Fine. Da tempo aspettavo di poterle finalmente aprire il mio cuore, rivelandole ogni cosa. Significa molto per me. Non sarei stato in grado di vivere ancora a lungo con il rimorso di doverle tacere un segreto così grande. Mi toglieva il respiro. Ora finalmente potrò amarla senza pormi limiti, come è giusto che sia –
A Rein si sciolse il cuore nel sentirgli pronunciare parole così sincere ed accorate nei confronti della sorella. Quell’uomo, doveva riconoscerlo, l’aveva amata fin dal primo momento di un amore discreto ma intenso, che andava oltre qualsiasi ostacolo. Non poteva sperare in niente di meglio, per Fine.
- Non ho parole per esprimere la gioia ed il sollievo che provo, a nome mio e di Shade, nell’udire che vostro padre è sulla via della guarigione. Porgetegli i miei più sinceri auguri, spero con tutto il cuore che a conclusione di tutto, questa triste vicenda rappresenterà soltanto l’ombra di un lontano ricordo – concluse Bright nella più completa sincerità.
- Perché non entrate a dirglielo di persona? – lo invitò Rein in un sorriso, scostandosi dalla porta per lasciarlo entrare – Ritengo che abbiamo lasciato Fine attendere abbastanza -
Bright la osservò un istante con occhi smarriti, prima di cedere alla sua proposta ed entrare in casa con una nuova espressione di serenità dipinta in volto.
 
Si stavano ormai accendendo le prime luci della sera quando Rein udì un colpo secco battere sull’uscio della porta, e al suo permesso ad entrare scorse il volto di Fine spiarla timidamente dalla fessura, discreto e silenzioso, incerto se avvicinarsi o meno.
- Fine – mormorò lei, facendole cenno di sedersi accanto a lei sul letto.
- Rein…- soffiò timidamente l’altra in un sussurro, avvicinandosi a piccoli passi a lei.
- Avevi bisogno?- le domandò in un sorriso, ma le parole le vennero soffocate in gola dall’abbraccio feroce ed improvviso della sorella, che si fiondò su di lei stringendola tanto forte da farle quasi mancare il respiro.
- Perdonami - le sussurrò quella soltanto, lasciando che fossero le lacrime che le sgorgavano calde dagli occhi a parlare per lei – ho sbagliato su tutto –
Rein avvertì gli occhi pungerle di commozione, mentre ricambiava la stretta della sorella delicata ma decisa, come se fossero restate lontane troppi anni, prima di riabbracciarsi.
Entrambe avvertirono chiaramente il vuoto creatosi tra loro colmarsi.
Rimasero così a lungo, tutto il tempo necessario.
 
¤¤¤¤¤¤
 
Il violento cigolio che le sbarre provocarono quando vennero aperte lo destarono improvvisamente dal sonno.
Auler sbatté due volte le palpebre per abituarsi al buio della piccola cella, mentre avvertiva un brusio di voci cupe e confuse di sottofondo ronzargli nelle orecchie.
- Vi do quindici minuti, non uno di più – sentì la guardia comunicare ad una figura incappucciata voltata di spalle, mentre richiudeva le sbarre dietro di sé e si allontanava quel tanto che bastava per non perdere di vista la sua cella.
Il giovane si mise piano a sedere sulla fredda panca di legno che gli aveva fatto da letto in quei giorni cupi e colmi di solitudine, in attesa della decisione che gli avrebbe completamente cambiato la vita o gliel’avrebbe addirittura tolta, ed alzò lo sguardo in alto nel tentativo di riconoscere nel buio la figura incappucciata che gli si stava avvicinando.
La sagoma mosse ancora qualche passo verso di lui, avvicinandosi quanto bastava per poterlo osservare negli occhi. A quel punto si tolse il cappuccio, e ad Auler quasi mancò il respiro quando riconobbe chi gli stava di fronte.
Avvertì il cuore rimpicciolirsi nel petto, per poi ingigantirsi un secondo dopo mentre pronunciava il nome del suo interlocutore in un misto tra incredulità e sconcerto.
- Altezza…- disse, trattenendosi dall’impulso di fiondarsi su di lei e baciarla fino a toglierle il respiro.
- Auler – mormorò quella tra le lacrime, colmando la distanza che li separava stringendosi al suo petto ed affondandovi il viso quasi ci volesse sprofondare dentro e non uscirne più.
- Cosa ci fai qui?- le chiese lui, alzandole il volto per guardarla negli occhi, sentendo il cuore appesantirsi e le lacrime bruciargli gli occhi – Non dovresti avventurarti da sola in un posto simile -
- Non potevo più aspettare per vederti. Appena ho saputo da Bright e Shade ciò che ti era successo, mi sono subito messa in viaggio per raggiungerti. Ho passato ore interminabili di angoscia e terrore al pensiero di poterti perdere. Sono arrivata qui costringendo una delle guardie a concedermi di vederti, anche se per poco. Dimmi che non è vero, Auler. Dimmi che non sei stato tu a tentare di uccidere il padre di Rein e Fine Sunrise, e io ti crederò. Tu sei migliore di così, ti conosco abbastanza da non dubitarne – gli confessò la giovane tra i singhiozzi, stringendosi ancora di più a lui quasi temesse glielo portassero via da un momento all’altro.
- Non ho tentato di uccidere Toulouse Sunrise, ma non sono meno colpevole di quello che credi. Mi conosci poco, Altezza, hai fatto un errore enorme a presentarti qui oggi – rispose lui sciogliendosi dalla sua stretta, sebbene in cuor suo desiderava ardentemente stringerla a sé per non lasciarla andare più.
- Conosco ogni cosa, Bright e Shade mi hanno raccontato tutto. Tuttavia non ti troveresti qui se non fosse per il tuo buon cuore, Auler. Hai fatto cose orribili, ma sei disposto a cambiare. Io l’ho visto, e non permetterò che tu paghi per colpe che non hai –
- L’amore ti rende cieca, Altezza. Non ti è sovvenuto in mente che io possa averti sfruttata per perseguire i miei obiettivi? Come puoi amare un mostro simile? Guardami: non sono migliore di quello che credi – esclamò lui impulsivo, tentando con tutto se stesso di allontanarla prima di non esserne più in grado.
Altezza, tuttavia, era lungi dal farsi scoraggiare.
- Ci ho pensato, sì, al fatto che tu mi abbia usata. Non c’è stato giorno o notte in cui io non abbia pensato all’eventualità di essere solamente una marionetta intrappolata nei tuoi fili. Tuttavia non puoi negare ciò che c’è stato tra noi, Auler. Se fossi davvero spregevole come dici di essere, una volta ottenuto da me ciò che volevi, mi avresti abbandonata sola al mio destino, col cuore distrutto e le speranze in fumo, e avresti ucciso Shade molto tempo prima. Invece sei tornato da me ogni notte, sussurrandomi di amarmi. A che scopo tenermi ancora legata a te, se non per amore? Non rinnegare quello che provi – gli disse afferrandolo per un braccio perché non potesse sottrarsi ai suoi occhi.
Auler incastrò le iridi alle sue, e nulla poté nascondere a quegli occhi per i quali aveva compromesso più volte la sua integrità, sfidando l’autorità di Sophie.
- Con che coraggio posso costringerti ancora ad amarmi…- mormorò, poggiandosi una mano sul viso nel tentativo di nascondere alla donna che amava il suo dolore.
- Anche dicendomi questo dimostri la veridicità delle mie parole – gli sorrise lei commossa, avvicinando il volto al suo.
- Che tu lo voglia o no, sono comunque condannato. Non vale la pena soffrire per ciò che non potrà mai realizzarsi. Ne sei consapevole anche tu – le soffiò sulle labbra, dopo averla baciata intensamente.
- Troveremo il modo. Insieme –
- Non esiste un’altra via d’uscita, Altezza…- mormorò lui abbassando la testa ormai rassegnato al suo destino.
- Invece sì – asserì lei determinata - Ti farò uscire, corromperò una delle guardie di modo che tu… -
- No. Da troppo tempo sono fuggito da una pena che avrei dovuto scontare già parecchi anni fa. Non fuggirò più come un vigliacco dalle mie colpe – la interruppe lui, prima che potesse aggiungere altro.
- Ma sei accusato di tentato omicidio! Potrebbero giustiziarti! – esclamò lei stringendogli i lembi della camicia, in preda all’angoscia e all’agitazione.
Auler sciolse la presa su di lei, sedendosi sulla panca deciso a non fuggire.
- Sophie mi ha tradito, è vero. Tuttavia ho troppi pesi sulle spalle per poterli ignorare ancora. Ho vissuto una vita intera di inganni, tradimenti e rimpianti. Da tempo desideravo finalmente potermi liberare di questo peso, e quel momento è arrivato. È anche grazie a te se oggi sono un uomo migliore, Altezza. Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi finalmente sciolto dalle catene. Arrivato a questo punto, non ha più senso fuggire. Prenderò quello che verrà, nel pieno della consapevolezza. Anche se questo significherà dirti addio…-
- Hai deciso, dunque – proferì lei, con un nodo in gola.
- Mi dispiace solo averti coinvolta in tutto questo, e di non essere l’uomo che meriti di amare – le soffiò ancora sulle labbra, imprigionando le loro bocche in un bacio che sapeva di amarezza e rimpianti. Un bacio d’addio.
Il loro incontro fu interrotto dallo scrocco della serratura alle loro spalle, e dalla comparsa di una sagoma familiare che avanzava decisa verso di loro.
- Le tue parole ti fanno, onore, Auler. Da tempo aspettavo di sentirtele pronunciare – asserì freddamente la figura misteriosa, fermandosi a pochi passi da loro guardandoli entrambi negli occhi.
Altezza spalancò le pupille, incredula di trovarselo di fronte.
- Shade..?- esclamò stupita, sciogliendosi dalla stretta di Auler – Cosa ci fai tu qui?-
- Sono venuto a scambiare quattro chiacchiere con mio fratello, prima che fosse troppo tardi – asserì l’altro asciutto, piantando le iridi cupe in quelle del giovane che gli stava di fronte – So che Sophie ti ha tradito – disse, ricevendo in risposta un lieve accenno del capo carico di vergogna da parte dell’altro: - Non ti stupisce, vero? – domandò Auler in un sorriso canzonatorio.
- Affatto. Ho sempre temuto potesse finire così. Non sbagliavo –
- Shade, cosa sei venuto a fare qui? – li interruppe Altezza sulla difensiva, interponendosi tra i due fuochi – Cerchi vendetta? Non ti basta quello che Auler ha già subito per saziare il tuo orgoglio? –
- Continuo a sorprendermi della cattiva impressione che continuo ad esercitare su di te, Altezza. Dovresti conoscermi, ormai. Ma forse è semplicemente il sentimento d’amore che provi nei confronti di Auler Windsworth a metterti in bocca parole tanto avvelenate verso di me – le rispose Shade, spostando l’attenzione verso la giovane donna – Sono adirato, ma non sono certo un mostro. Del resto, dovrei essere io quello da compatire in tutta questa vicenda. Ma lascerò correre, in quanto il tempo stringe e non sono certo venuto per perdermi in discorsi inutili. Se sono qui è perché ritengo che ad Auler spetti una punizione ben diversa da quella che si trova ad affrontare in questo momento –
Altezza sgranò gli occhi incredula, lanciando un’occhiata confusa ad Auler dietro di sé: - Mi stai dicendo che tu hai intenzione di difendere Auler?- domandò, non potendo credere alle parole che stavano uscendo di bocca al moro.
Il giovane di fronte a lei annuì.
- Scagionare Auler sarà piuttosto difficile, considerato che tutte le prove sono contro di lui, ma non impossibile. Basterà dimostrare che Eclipse è ancora in circolazione per assolverlo dall’accusa di essere il famoso ladro. In quanto alla vicenda del tentato omicidio, non sarà affatto semplice. Dovremo agire con cautela, pedinando Sophie in ogni luogo e standole col fiato sul collo. L’unico modo è spingerla a confessare. La collaborazione di Toulouse Sunrise sarà fondamentale per questo passo, poiché lui è testimone del fatto che Sophie era presente quella sera, e ciò non è sufficiente a condannarla, ma basta comunque per inserirla nella lista dei sospettati. Bisogna ragionare su ogni decisione, ponderare le azioni, agire senza impulsività. Penserò io a rimandare il processo di Auler fino a quando i tasselli del puzzle non saranno tutti al loro posto – spiegò loro, sempre mantenendosi distaccato ed autorevole.
- Ma… perché fai tutto questo? – gli domandò Altezza senza capire.
Lui la osservò negli occhi con aria solenne e decisa, abbandonandosi ad una confessione senza precedenti.
- Tutti meritano di condividere la propria vita con la persona che si ama al proprio fianco. Negli occhi di Auler Windsworth, la sera dell’incidente, ho rivisto per un istante la scintilla dell’innocente bambino che un tempo era stato – e qui si fermò un istante, prendendo un lungo sospiro - Se faccio questo è solo per te, Altezza. Non ho dimenticato il dolore che quest’uomo ha inflitto alla mia famiglia, il mio rancore verso di lui è ancora grande. Tuttavia, l’affetto che ho nei tuoi confronti è superiore. Presto avrai modo di riabbracciarlo ancora al di fuori di queste squallide mura –
Non fece in tempo a terminare il discorso, che Altezza già gli si era gettata addosso con le lacrime agli occhi, stringendolo in un abbraccio che sapeva di speranza e gratitudine.
- Grazie…- soffiò tra le labbra, mentre Shade, dopo un primo momento di sorpresa, si abbandonò per la prima volta ad un sincero abbraccio colmo d’affetto verso quell’amica che era diventata ormai una sorella, per lui.
Alzò lo sguardo in direzione di Auler, che osservava la scena poco distante e lo ringraziava silenziosamente con gli occhi per avergli offerto l’opportunità di cominciare una nuova vita che, ne era certo, non avrebbe sciupato.
Si sorrisero complici, mentre avvertivano la tempesta che albergava nei loro cuori finalmente acquietarsi, dopo tanto tempo passato a tuonare dentro di loro.


Angolo Autrice:

Ebbene, finalmente torno anche qui, con il penultimo capitolo di questa storia.
Se ripenso a tutto quello che ho passato per scriverla, gli anni che ho impiegato a completarla, quasi mi sento male. Ancora non riesco a crederci di essere quasi riuscita a portarla a termine, ed esattamente come la volevo io. Ogni parola, ogni emozione... spero di esservi riuscita a trasmettere davvero tutto l'amore e la passione che ci ho messo.
Come vedete, le cose sembrano aggiustarsi piano piano, ma la minaccia di Sophie è ancora dietro l'angolo. Come finirà lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Mi sento in dovere di ringraziare preventivamente tutti i lettori, silenziosi e non, che mi hanno accompagnata in questo viaggio. Alcuni si sono allontanati, altri si sono persi per strada per poi ritrovarli alla fine, altri ancora non se ne sono mai andati. Io dico ad ognuno di voi grazie. Grazie per aver reso questa storia quella che è, grazie per le migliaia di visualizzazioni, per le belle parole, per avermi seguita così assiduamente ed appassionatamente.
Lascio i ringraziamenti seri all'ultimo capitolo. Ormai ci siamo.
Spero che il viaggio fin qui sia stato piacevole. 

_BlueLady_

 
  
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