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Autore: Eternity_Hook    25/07/2017    0 recensioni
Non faceva altro che prepararsi e riprepararsi di nuovo a dirgli addio, aspettando ogni notte, cercando di captare ogni tipo di segnale possibile... nello sguardo, nell' espressione, nei linguaggi del corpo, nel tono della voce...
Fino a quel momento non ne aveva avuti... fino a quel momento...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gilbert Nightray, Oz Vessalius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:Non ti lasceró mai
Serie:Pandora Heart
Ship:Oz x Gilbert
Tema: sfiducia
Ratings: Rosso
Richiesta da: 
-God_Eden_Imperial-
Parole: 1240
~Ω~


Era da un po' che la loro 'relazione' andava avanti, relazione tra virgolette, siccome il corvino non sapeva se si poteva seriamente definire tale.
Più che altro, lui e Oz andavano a letto insieme, ma non aveva la più pallida idea di cosa il biondo provasse nei suoi confronti, se fosse un puro sfogo, un desiderio perverso basato sul semplice fatto di poterlo scopare quando, come e dove voleva, o qualcosa di carnale, comandato dalla passione -cosa che però dubitava- proprio come la prima volta in cui lo avevano fatto.
Non lo sapeva e questo lo preoccupava, come lo preoccupava il fatto che potesse trovare qualcuno di meglio, di più attraente, di cui fosse facile innamorarsi, con cui perdere il controllo sapendo che non ci sarebbe rimasto male, non come lui che si preoccupava di ogni singola cosa, che si faceva prendere dall'imbarazzo anche solo all' essere comandato per accarezzargli la testa.
Il suo rossore era molto spesso plateale, talmente esagerato da farlo sentire stupido.
E questo pensiero, il pensiero che il biondo trovasse qualcuno di meglio con cui divertirsi, con cui installare un vero rapporto... lo uccideva internamente.
Quando lo vedeva attorno a qualcuno, si sentiva terribilmente in ansia.
Non faceva altro che prepararsi e riprepararsi di nuovo a dirgli addio, aspettando ogni notte, cercando di captare ogni tipo di segnale possibile... nello sguardo, nell' espressione, nei linguaggi del corpo, nel tono della voce...
Fino a quel momento non ne aveva avuti... fino a quel momento...
Già, perché in quel preciso istante lo vedeva praticamente addosso ad una ragazza.
Doveva essere inciampato... ma non ne pareva troppo dispiaciuto.
Cercó di trattenere la voglia di andarsene dalla stanza, spostando lo sguardo altrove, cercando di concentrarlo laddove incontrasse punti di riferimento.
Tra fiocchi, vestiti eleganti e strascichi, trucchi assolutamente ridicoli, non sapeva che pesci pigliare.
E in effetti, come se quella visione fosse una calamita, vide il biondo che sembrava avere un certo interesse per la ragazza, tale che era ancora lí a parlarle... fino al punto in cui lo vide offrirgli la mano per un probabile ballo.
Serró la mascella, affrettandosi a girarsi, più che deciso ad andarsene da tutto quello, non venendo fermato fortunatamente da nessuno, evitando il fratello e così evitando attenzioni.
Si infiltró in una stanza qualsiasi, cercando di respirare, coprendosi gli occhi con le mani, la sensazione di bruciore agli occhi, le lacrime che premevano per uscire.
Trattenne un singhiozzo, passandosi poi due dita tra i capelli, il respiro maledettamente corto.
Sentiva di dover cancellare le proprie emozioni, di doverle eliminare, rendendole nulle.
Doveva, per il proprio bene e per quello del signorino.
Sì, signorino.
Anche pensare il suo nome gli faceva male.
Come se già quello che stesse provando non fosse abbastanza, udí dei passi improvvisi, trovandosi a fissare proprio il centro dei suoi pensieri.
Era una cosa strana... ma ogni volta che pensava a lui, il biondo lo pareva raggiungere.
Era in parte esasperante e dall'altra stranamente rassicurante... anche se non sapeva dirsi il motivo.
Poco prima, infatti, Oz, aveva ballato con la suddetta ragazza, ma l'aveva fatto perché, in questo modo, non si sarebbe dimostrato vile nei suoi confronti dopo essergli caduto addosso, inciampando in una di quelle esageratamente lunghe tende color vinaccio.
Anche se non l'aveva dato a vedere, per la maggioranza del tempo, la sua mente era volata al corvino, a lui e ad i suoi capelli neri, raccolti in una coda semplice, lui ed il suo smoking bianco latte.
Lo aveva visto, all'inizio, intento a fissare ciò che gli era attorno... poi era... scomparso.
Dopo il ballo, lo aveva perso di vista, fatto che lo aveva portato a cercarlo tra la folla con un che di agitato.
Perché era sparito? Dove poteva essere?
Si scervelló per poco, prima di capire che forse poteva aver cambiato aria. 
Dopotutto, lui non amava le feste.
Ed era lí, lo aveva trovato nella stanza quasi subito dopo, immobile, in piedi, che fissava dritto davanti a sé.
Quando lo vide girarsi nella sua direzione, ne notó lo sguardo.
Lucido.
Bagnato di lacrime che prontamente stava scacciando con il polso, avvolto da un fremito indistinto.
Gli si avvicinó, non capendo, cercando di afferrare ciò che avesse portato Gilbert ad una simile reazione.
Mentre avanzava, lo vide indietreggiare di risposta di un passo.
-Gil...-
-Lo so, Oz-sama... lo ho capito, va bene così, non deve comportarsi in questa maniera per pena, non... non ne voglio-
Il biondo sbatté più volte le ciglia, aggrottando la fronte -Di cosa stai parlando?... Non ti capisco-
-Non faccia... finta di non saperlo...-
Oz riprovó ad avanzare in sua direzione, coll'unico risultato che il corvino indietreggió ancora, lo sguardo puntato al suolo, con un qualcosa che sapeva di richiesta silenziosa.
Sembrava gli chiedesse di andarsene.
Di tutta risposta, il biondo continuò ad avanzare fino ad inchiodarlo al muro.
Non era fortunatamente più così basso da raggiungergli a malapena il petto, quindi riusciva ad avere la visione più totale del corpo e del viso del corvino, rosso come un pomodoro per la minima distanza che aveva portato ai loro volti.
-Gilbert... dimmi, cos'è quello che starei facendo finta di non sapere? Se non me lo dirai...- portó le sue labbra al collo del corvino, appoggiandovele, prendendo a succhiarle un poco, facendo sussultare e boccheggiare l'altro -...potrei decidere di punirti- concluse, cercando di smorzare quell'espressione, quel desiderio del più grande di allontanarlo.
-É... é che... lei... lei dovrebbe... lei voleva...anh!-
I tentativi di formulare una frase per intero sembravano più che inutili al sentire il biondo che riprendeva a torturare la sua pelle lasciandovi baci e leccate lascive che lo facevano tremare, che lo rendevano incapace di reagire.
Il suo corpo lo comandava, gli rendeva impossibile il provare a dibattersi.
Il suo cuore pareva sbattere nella sua cassa toracica fino ad esplodere, ma sapeva di dover continuare a parlare.
Quello che stava accadendo gli sembrava sbagliato... non poteva... 
-Non giocare con me se vuoi lasciarmi- sussurró in un filo di voce, le lacrime che riprendevano a bagnargli le guance, svegliandolo e portandolo a discostarsi da quei baci erotici che non servivano ad altro se non a confonderlo di più.
Anche Oz si fermó, non perché il Nightray si fosse scostato, come pensava invece il corvino, ma per la frase che egli aveva detto.
Credeva davvero che lui volesse mollarlo così? Su due piedi? E poi per chi? Per la tipa con cui aveva ballato? Ma se non si ricordava neppure più come si chiamava!
-Gil... guardami-
-N...no-
-Ho detto guardami-
In un sussurro sibilato, il Nightray rispose con un soffocato -Non voglio-, che portó il Vessalius a prendergli il volto tra le mani per obbligarlo ad incrociare il suo sguardo.
L'oro fuso tremó allo scontrarsi con il verde, ma, una volta incontrato, non poté esser più distolto.
-Non ti lasceró mai. Mai, capito? Perché ti amo, non metterei mai nessuno al tuo posto-
Altre lacrime rotolarono giú lungo le guance del corvino, asciugate con i pollici del compagno, che portó le sue labbra su quelle dell'altro in un bacio passionale a cui quello gemette, sentendo morsi approdarvisi, insieme a carezze dolci e delicate che lo facevano rabbrividire.
E, nonostante lo stesse spogliando, quella volta gli sembró diversa dalla precedente... e dalle precedenti ancora.
Forse era la sicurezza che man mano si faceva viva in lui, del sapere di aver finalmente una conferma su cui poter fare almeno un minimo di affidamento
   
 
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