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Autore: Herondale7    25/07/2017    1 recensioni
I magici sono stati sempre temuti ed esiliati sin dalla Ripartizione nel Vecchio Impero. Sabriellen Jacklyn, una giovane ladra, entrerà in questa realtà più grande di lei in uno dei periodi più temuti nel regno dove vive. La guerra tra Neblos e Trule è difatti alle porte, e ciò che resta alla ragazza è fuggire per aiutare la sua famiglia frammentata; per perseguire in questa sua decisione dovrà compiere un gesto molto pericoloso: arruolarsi tra i pirati.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Quando scesi sotto coperta mi resi conto che tutto ciò che mi aveva colpito della nave, era ben diverso da come intuivo che fosse. Non c’erano lettighe, ma delle amache giallastre, decisamente vecchie; i cuscini erano inesistenti, ma questo già lo avevo notato dal pisolino gentilmente offertomi dal capitano nella stiva.
Grazie ad alcuni lumi a olio appesi al soffitto potevo pure vedere i vestiti di chi era a bordo (per la maggior parte piegati malamente e lasciati per terra a ondeggiare sulle assi in balia della nave).
Nella mia casupola vicino la spiaggia le cose erano ben diverse. Per prima cosa c’era ben poco caos all’interno, per la maggior parte era tutto in ordine grazie al lavoro di sistemazione giornaliero della zia. Il resto comprendeva le ciabattine della piccola Tory, che non amava mettere, o qualche pezzo di pane da lei smangiucchiato nella culla e poi lasciato in giro per casa.
Scendendo ancora trovai la stiva, un luogo decisamente più organizzato in confronto alle cabine; in fondo, pensai che dovesse essere importante essere pronti a una rotta imprevista, una tempesta, o a qualche spiacevole incontro a largo della costa, che si trattasse di pirati o di reali.
Durante la mia esplorazione pensai che se fossi stata obbligata a convivere con degli uomini avrei certamente creato imbarazzo e spettacolo, e quest’ultime cose non rientravano nei miei obbiettivi della settimana, così sperai di trovare una cabina singola. Mi sarei accontentata pure di uno sgabuzzino.
Dopo circa un’ora del mio girovagare, decisi che sarebbe stato meglio risalire sul ponte e chiedere di persona dove avrei dormito, anche perché l’aria si era rarefatta e non avevo ancora trovato nulla. Salii tutte le scale, o grate, che incontrai, finché non ne aprii una che dava sul ponte di prua e riuscii finalmente a respirare l’aria di mare.
“Raggio di sole! Hai fatto qualche altra stramberia alla nave o galleggerà ancora per un po’?” disse scherzosamente. Ero abbastanza sicura che una volta scesi sottocoperta i membri dell’equipaggio, compreso lui, avessero visto gli oggetti levitare.
“Demien, non so con quale confidenza voi pensiate di potervi rivolgere a me, ma di certo per voi non sono raggio di sole.” Mi tese una mano che rifiutai per arrampicarmi. Mi andava di fare la preziosa, perciò scherzai con lui ancora un po’, fingendomi offesa. “Ed ovviamente no, non farei nulla per danneggiare la nave.” Sorsi leggermente il naso, lo facevo spesso quando ero infastidita.
La camicia che indossava non era vecchia di certo, ma iniziava ad aver cangiante colore dal bianco al giallo come le amache, era aperta sul collo e qualche bottone era saltato via; i calzoni erano di una stoffa nera più pesante, ma non troppo, erano leggermente sgualciti, e ripiegati dentro gli stivali. Sorrisi, i pirati erano come me li figuravo, un po’ rozzi ma con quel fascino che li contraddistingueva.
“Quanto siamo scontrose, raggio di sole, mi sorprendo di come l’altra sera tu mi abbia scambiato per quel mollaccione di Newt e di come oggi tu mi abbia riconosciuto.” Dopo aver osservato il buon rapporto tra lui e Bellamy non mi stupii del fatto che avesse un buon rapporto anche con gli altri sulla nave. Probabilmente era un tipo socievole e sicuro di sé, escludendo la mezza aggressione di qualche ora prima ai miei danni.
“Vi avrò scambiato per Newt perché mi aspettavo che voi foste più affascinante di come siete realmente, ma forse le voci che mi sono giunte non sono poi così veritiere.” Sorrisi innocentemente.
In realtà le indicazioni di Elettra non erano tutte false, la sua carnagione chiara era comunque abbronzata. I suoi capelli erano di un castano molto scuro, quasi nero, lunghi fino al collo e mossi, in quel momento tenuti insieme da un codino, e i suoi occhi verdi. Era abbastanza alto. Solo dopo mi resi conto che aveva un orecchino ad anello piccolo e pieno di brillanti sull’orecchio sinistro in alto.
“Vieni qui, strega, sarai pure un membro della ciurma, ma non sai nulla sul mare, né sulle spade e nemmeno sulla nave nonostante lo spettacolino di poco fa. Bellamy, per quanto duro sia ha accettato di farti rimanere, ma c’è comunque bisogno di qualcuno che ti aiuti a capirne qualcosa, sei pur sempre una novellina.” C’era qualcosa che non quadrava nella sua affermazione.
“Aspettate, chi l’ha proposto? Ne so poco sui pirati ma alle Gusidi, come a Neblos, se i membri trovano un estraneo a bordo possono succedere due cose: o lo gettano in mare con un peso legato al collo, o uno dei membri della ciurma garantisce per lui.” La faccia di Demien si spense un secondo.
“Esatto, ma tu hai un patto con il Capitano.” Disse distogliendo lo sguardo.
“Ma tu potresti aver garantito per me.” Ribadii io.
“Chi ti dice che qualcuno abbia garantito per te?”
“È una prerogativa dei pirati, è il vostro regolamento d’onore.”
“Tu hai sentito troppe fiabe.”
“E tu non lo hai negato.” A quel punto il moro si arrese.
“Va bene, beccato. Siccome non ero l’unico a pensare che una strega fosse utile a bordo abbiamo giocato a dadi per decidere chi avrebbe garantito per te, e io ho perso. E per la cronaca, non c’entra l’onore, è più una questione di fiducia.”
“Hai garantito per me!” ripetei dallo stupore.
“Che deduzione, te l’ho appena detto io! Ma hai smesso di darmi del voi, perciò ho vinto io questa discussione. Domattina un’ora prima dell’alba ti voglio qui e in tenuta, si inizia a duellare, raggio di sole.” E già a metà frase iniziò ad allontanarsi, senza lasciarmi replicare.
Demien alla fine poteva sembrare pure rozzo, ma forse non era del tutto così. A un tratto tornò velocemente indietro e mi mise in mano il mio stiletto facendomi l’occhiolino. “È una bella arma sia per una donna che per una ladra. Se mi ascolterai imparerai ad usarla tanto bene quanto fai le tue stramberie.” Peccato che dovevo ancora capire bene come ‘fare le mie stramberie’. Quello che era accaduto poco prima non mi dava affatto fiducia nei miei poteri.
“Benissimo, Demien.”
Quel discorso mi fece ritornare con la mente a diversi anni prima, quando Joel mi procurò quella lama. Aveva rischiato grosso per prenderla durante uno scontro corpo a corpo con una delle guardie dorate, tuttavia ne era uscito bene, aveva solo qualche taglio opportunamente curato da suo padre.
Quando gli chiesi il perché di quel gesto tanto avventato e incosciente disse che così mi sarei potuta difendere da sola se avessi imparato ad usare lo stiletto in modo corretto. Devo ammettere che ero stata proprio io a chiedergli un’arma, ma non avrei potuto di certo immaginare che avrebbe derubato una guardia per farmela avere.
Me lo aveva donato lo stesso pomeriggio. In effetti avrei voluto aiutarlo io e medicarlo per ricambiarlo del pensiero ma, come ho già detto, io e le erbe medicinali non avremmo mai avuto una buona relazione.
Mi fermai ad osservare quel pugnale per qualche secondo quando mi ripresi da quei pensieri malinconici, ma fu tardi e finii per sbattere contro il capitano. Feci due passi indietro bruscamente per allontanarmi.
“Eccoti qua, strega. Sappi che stamattina ho voluto solo testare i tuoi comportamenti.”
“Facendomi saltare i nervi?” chiesi stizzita.
“Esattamente.”
“E di grazia, cosa avreste capito dopo avermi osservata?”
“Che sei proprio una tipa impulsiva, scostante e che non sei capace di controllare la bestia che hai dentro. Un lupo se non sbaglio.” Istintivamente mi coprì il marchio. Vedendo che non gli risposi riprese a parlare. “C’era qualcosa che volevi sapere?”
“In effetti sì, non mi è stata comunicata una cosa.” Lo dissi con un velo di imbarazzo. “Ero scesa nelle cabine della ciurma per trovare un posto dove dormire, ma ho trovato solo camere doppie occupate, perciò volevo chiederle questo: dove alloggerò?” per il nervoso le mie mani andarono ad attaccarsi alla doppia lama del pugnale che torturai tentando di non tagliarmi.
Il ragazzo assunse un’espressione corrucciata, portò una mano al collo toccandosi i capelli e poi sospirò. “Non ne ho idea, potresti crearti una lettiga nella mia cabina, e dormire lì, io sarò dietro la porta nella mia camera.” Disse con calma.
“Per me va bene, sempre che ciò non vi crei fastidio.” Risposi provando a mantenere un’espressione indifferente e a non torturare più la mia lama. Non sapevo se sentirmi più sicura o l’esatto opposto.
In realtà la sistemazione non era poi tanto migliore di una lettiga con l’equipaggio; sarebbe potuto entrare nella cabina quando voleva per prendere un libro, il calamaio o qualche carta, e avrebbe potuto trovarmi con la sola sottoveste. Ah, giusto, non avevo una sottoveste, probabilmente mi avrebbe trovata con addosso il mantello. Non avevo di certo pensato a portarmi un cambio nella cassa per quando avrei tolto le bende. Mi dissi che in fondo era colpa loro, mi avevano ripetuto di portare poco e nulla con me, ma questo non avrebbe cambiato la situazione.
“Nessun fastidio, e non ne avrei nemmeno se tu smettessi di darmi del lei. Qua non penso andrai molto a genio agli altri se continuerai a mostrare tutta questa indifferenza e questo distacco; è come se ergessi un muro.” Mi guardò in un modo che non riuscii a definire, poi prese una chiave da un mazzo che teneva a mo’ di bracciale e me la porse. “Prendila, così non avrai problemi per entrare in cabina, io userò l’ingresso che dà sul timone per la mia camera.”
La presi e come se fosse una cosa automatica la misi nella collana, accanto a quella dei miei genitori. “Grazie mille, non eri obbligato a farlo.”
“Lo so, ma in qualche modo avrei dovuto risolvere questo problema lo stesso. Diciamo che è un evento più unico che raro che una donna salga a bordo e ci resti fino all’indomani. Sei una bella eccezione.” Mi diede una piccola pacca sulla spalla e poi sorrise. “Spero che ascolterai il mio consiglio, strega.”
“Chiamami Sabriel, suona meglio di quel nomignolo arcigno.” Dissi storcendo il naso. “Grazie Bellamy.”
“Di nulla.” Mi rispose.
Me ne andai con ancora un po’ di imbarazzo addosso e mi resi conto di avere un taglietto sul palmo della mano. Maledetta ansia. Mi diressi rapidamente nella cabina e chiusi la porta dietro di me, per poi poggiarmici con le spalle. Avrei avuto molto da pensare quella notte, sicuramente non avrei dormito. Inoltre non mi ero ancora del tutto abituata all’ondeggiare della nave, probabilmente alla prima sosta avrei baciato terra.
Qualche ora dopo mi lasciai scivolare su una libreria fino a sedermi per terra. Per la noia avevo letto tutti i titoli dei libri esposti e ne avevo tirati fuori una decina perché mi avevano incuriosito, eppure ero ben cosciente che con il mio grado di conoscenza della lettura ci sarei stata un secolo per finirne uno solo. Ne tenni solo due vicino al mio letto improvvisato.
Il primo parlava di favole per bambini. Ero sicura che a Tori sarebbe piaciuto sentirne di nuove quando e se fossi tornata, così avevo deciso di istruirmi un po’ su quest’ultime. Il secondo era un libro di medicina, aveva al suo interno la ricetta per molti rimedi alle più comuni malattie o ferite; insomma, era la mia occasione per provare a comprenderne di più sulle erbe una volta tanto. A bordo non c’erano molte altre cose da fare, così quella era come un’occasione da prendere al volo. O meglio, alla lettera.
Ero decisa se tenerne un altro o meno. Si intitolava ‘Bianco’. Quando avevo provato a leggerlo un sacco di lettere dentro il libro avevano preso a girare. Era chiaramente uno di quei libri per magici che nei nove regni sarebbero stati bruciati senza esitazione, ma tra le mie mani in quel momento mi sembrò di aver un sacco di nuovi assi nella manica per difendermi.
Alla fine optai per metterlo nella sacca con il disegno di mia madre e poche altre cose che mi ero portata dietro in quel viaggio. A un certo punto, mentre ero seduta per terra, sentii il mio stomaco brontolare. Quando uscii dalla cabina mi resi conto che il solo era già tramontato, così scesi sotto coperta e cenai con gli altri. Per la gioia di Bellamy e Demien smisi del dare del voi a tutti, e inaspettatamente si mostrarono molto più amichevoli nei miei confronti di quanto mi sarei potuta mai aspettare.  Ovviamente Newt fu comunque scorbutico.
A quanto pare quello era proprio il suo carattere.
  
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