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Autore: Emy Potter    25/07/2017    0 recensioni
Hester Murray è una ragazza normalissima, non ha nulla di speciale e come tutti ha i propri difetti. La parte paterna della sua famiglia però proviene da Mystic Hill, un semplice paese poco conosciuto dove sono rimasti a vivere sua zia Flo e suo zio Elliot. Tornata dopo anni per venire a trovarli e rimanere una settimana, Hester finirà involontariamente in un universo parallelo dove esiste la magia. Non potendo tornare subito indietro, farà la conoscenza di colui che viene chiamato "Il prescelto", ovvero un ragazzino dalle grandi potenzialità magiche che è destinato a spodestare la malvagia regina del regno. Costretta a stare con lui perché l'unico che può trovare un altro portale, dovrà decidere se tornare a casa il prima possibile o se rimanere per aiutarlo malgrado non abbia alcun potere. Ma potrebbe mai sopravvivere in un luogo tanto pericoloso?
[Anche su Wattapad con lo stesso titolo]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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She wants to go home, but nobody's home.
It's where she lies, broken inside.
With no place to go, no place to go
to dry her eyes, broken inside. 
"Nobody's Home", Avril Lavigne. 

 

Dopo quello che avevo appena passato dovetti per forza seguirla. Mi disse di chiamarsi Grace Reaburn, mentre io stavolta mentii sulla mia identità: "Susan Smith".
Era un nome banale, ma era il primo che mi fosse saltato in mente. La piccola annuì ed io mi rilassai pensando mi avesse creduta. Mi sentivo uno schifo per aver mentito ad una bambina innocente che mi stava persino aiutando, ma dopo gli ultimi avvenimenti preferivo che nessun altro conoscesse il mio vero nome. Almeno se Wyatt e Cal avessero chiesto di una ragazza chiamata "Hester" non avrebbero trovato tracce. Di nuovo però mi resi conto che bastava descrivermi e non ero propriamente passata inosservata.
Mi chiesi se avessi fatto bene a scappare da loro. Mi dispiaceva più per l'albino che per l'altro, probabilmente perché assomigliava al mio coniglio. Scacciai dalla mente quei pensieri, desiderosa solo di mettermi in salvo in quel momento. Ero esausta, tanto stressata da voler piangere e i miei familiari e i miei amici non mi erano mai mancati così tanto.
La bambina faceva moltissima attenzione a dove passavamo, controllava il perimetro ad ogni svolta e mi faceva correre tra un vicoletto e l'altro. Era agile, veloce ed estremamente adorabile.
"Sai per caso cosa ci facesse la regina da queste parti?" le chiesi finalmente, domanda che mi trascinavo da un bel po'.
"Certo che sì" rispose lei guardandomi, "l'ho creata io."
"C-cosa? Che diavolo significa?!"
"Era un'illusione: la regina non è mai stata qui" mi spiegò tranquillamente, "era la prima cosa che mi è venuta in mente per tirarti fuori da quel pasticcio."
"Definirlo pasticcio è un eufemismo" ridacchiai amaramente e lei sembrò capire la mia battuta perché mi rivolse un sorriso incoraggiante.
"Te la sei vista proprio brutta, in effetti" commentò e furono le ultime parole per tutto il resto del tragitto per non farsi sentire da nessuno. Solo quando raggiungemmo la porta sul retro di un edificio parlò ancora: "Siamo arrivati, qui sarai al sicuro."
Entrò senza esitazione, ma io rimasi titubante sulla soglia, indecisa se fidarmi ancora o meno. D'altra parte non potevo stare là fuori, appena qualcuno avesse visto il mio viso sarei finita nella stessa situazione di poco prima. Grace non si era fermata a controllare se la stessi ancora seguendo, continuava a camminare lungo quel corridoio che sembrava conoscere perfettamente. Era sicura le sarei stata dietro e così infatti fu.
Chiusi la porta alle mie spalle e allungai il passo per raggiungerla, temendo potessi perdermi all'interno dell'abitazione. Avrei voluto sbirciare dentro le stanze per vederne l'arredamento, ma le porte erano tutte chiuse perciò mi fu impossibile. Fui felice quando Grace ne aprì una permettendomi di entrare, ma quella gioia lasciò il posto allo spavento quando vidi che c'era qualcuno nella stanza: una ragazza che non avevo mai visto, Wyatt e Cal.
Prima che potessi tornare indietro, il corvino scomparì e ricomparì dietro di me per chiudere la porta e bloccarne il passaggio, mentre la bambina si avvicinava a grandi passi verso Wyatt, abbracciandolo quando lo raggiunse.
"Brava sorellina" si complimentò con lei accarezzandole la testa. Non ci potevo credere, ero finita nella tana del lupo! O meglio, dei lupi, i quali saranno stati particolarmente arrabbiati dopo che me l'ero data a gambe approfittando del loro litigio. I segni della lotta erano evidenti sui loro corpi: sotto il naso di Cal vi erano evidenti tracce di sangue, mentre Wyatt ne era uscito con un bell'occhio nero che spiccava pesantemente sulla sua pelle lattea.
"Quindi tu devi essere Hester, la ragazza che è uscita dal portale. Avevano ragione, sei a dir poco somigliante alla regina" cominciò la ragazza di cui non sapevo il nome, "io sono Catherine, ma mi chiamano tutti Cathy."
Era a dir poco bellissima: alta come minimo un metro e settanta, magra come un chiodo, ma con poche curve (il seno infatti era solo accennato attraverso la camicetta, mentre a differenza i fianchi sinuosi avevano la stessa larghezza delle spalle). Aveva grandi occhi di un bellissimo blu, lo stesso colore dei suoi lunghi capelli, pelle liscia e perfetta, viso perfettamente ovale e labbra carnose. Non credo di aver mai visto una ragazza tanto bella.
Indossava una camicetta celeste a righe bianche che le lasciava le spalle scoperte e dalle maniche larghe, un corsetto grigio, una gonna blu a ruota che le arrivava poco sopra il ginocchio e un paio di lunghi stivali neri che coprivano il resto della gamba.
Ora che me ne resi conto potevo vedere bene anche Cal: portava una lunga giacca nera che raggiungeva le caviglie, camicia bianca, semplici pantaloni dello stesso colore e un paio di scarpe molto simili a quelle di Wyatt. Sarà stato alto un metro e ottanta, il fisico asciutto.
"Hai davvero messo il tuo universo a rischio scappando da Cal e Wyatt" continuò Catherine seduta sul divanetto del salotto tranquilla, "prego accomodati, prendi una tazza di tè, abbiamo molto di cui discutere."
Intimorita da cosa sarebbe potuto succedere se non avessi accettato, feci quello che mi aveva chiesto sedendomi di fianco a lei, mantenendo però le distanze di sicurezza. Intanto, Wyatt e sua sorella si sedettero sul divanetto affianco, mentre Cal rimase davanti alla porta in ogni evenienza. Non me ne stupii dopo l'ultima volta.
"Non vogliamo farti del male" mi spiegò la ragazza notando la mia lontananza, "vogliamo che tu torni a casa tanto quanto lo vuoi tu."
"Perché?" domandai cercando di rimanere calma. Non sembrava mentire, ma ancora una volta ero indecisa se fidarmi o meno, specialmente dopo essere stata tradita da Grace. Non che mi avesse del tutto mentito, ma non mi sentivo ancora al sicuro.
"Noi facciamo parte di un'organizzazione segreta che intende mantenere la pace e la tranquillità a Mystic Hill e, secondo la nostra opinione e quella del popolo, la regina non sta facendo un buon lavoro" mi spiegò mettendo un paio di zollette nel suo tè al lampone, "per te quanto zucchero?"
"No, per me niente tè, grazie" rifiutai temendo fosse una trappola.
Lei prese un sorso del suo per poi continuare: "uno dei compiti della nostra organizzazione è quello di trovare e chiudere i portali che si aprono nel nostro universo, in modo che l'esterno non possa portare caos all'interno e viceversa."
"Per cui il fatto che io sia qui è un problema" conclusi facendola sorridere.
"Proprio così. Vedi, la nostra regina ama il potere, è una pessima regnante, per cui se scoprisse dell'esistenza dei portali non ci penserebbe due volte a trovarne uno e marciare con il suo esercito per conquistare il mondo a cui porta. Potrebbe fallire, certo, ma provocherebbe comunque una buona quantità di morti, farebbe conoscere l'esistenza dei portali, gli universi si mischierebbero, tutti vorrebbero governare su tutto e sarebbe il caos più totale!"
Quella visione di sangue e morte mi fece rabbrividire. "Quindi vorreste eliminarmi?"
"Assolutamente no!" esclamò Cathy posando la tua tazzina di tè sul tavolino, "se non ti riportassimo dalla tua famiglia verrebbero svolte delle indagini e sicuramente non possiamo correre il rischio che qualcuno possa scoprirci. La storia della tua scomparsa potrebbe incuriosire scienziati che credono nell'esistenza di universi paralleli e questo sarebbe un problema."
"E se io spifferassi qualcosa?" domandai pentendomene subito dopo. Non volevo certo che cambiassero idea!
"Ti cancelleremo la memoria prima di farti attraversare il portale" rispose Cal ridacchiando. L'idea sembrava piacergli fin troppo, mentre a me per niente. Ma che altro potevo dire? L'alternativa sarebbe stata uccidermi per cui non proferii parola.
"Puoi spiegarmi ancora una cosa?" mi rivolsi a Cathy che era tornata a sorseggiare il suo tè, "perché la regina è così simile a me?"
"E' un discorso un po' complicato da fare" cominciò sospirando la giovane, "come hai potuto constatare, la nostra Mystic Hill è una versione alternativa del tuo paese e questo vale anche per gli abitanti: i nomi sono gli stessi, ma possono cambiare le sembianze o il carattere. Tu, quindi, sei la versione alternativa della regina."
"Come Wyatt!" esclamai facendomi prendere dall'euforia portando tutti i presenti a guardarmi straniti, specialmente colui che era stato preso in causa.
"Io?" chiese confuso.
"Sei la versione alternativa del mio coniglio" spiegai ancora sorridente, "beh, non è proprio mio. I miei zii hanno un coniglio bianco dagli occhi rossi di nome Wyatt, siamo molto affezionati."
Per un momento ci fu solo un silenzio così pesante che mi fece perdere tutto l'entusiasmo. Arrossii quando Cal cominciò a ridere a crepapelle, sbattendo la mano destra sul muro. "Wyatt un coniglio!" continuava a ripetere tra le lacrime, "questo spiega davvero molte cose."
"Che cosa vorresti insinuare?!" gli gridò contro l'albino che era intanto avvampato.
"Che sei un debole codardo" ribatté il corvino senza dimostrarsi minimamente minacciato, "proprio come un coniglio. Ehy Grace, a quanto pare avrai tanti nipotini!"
"Rimangiatelo subito!" esclamò furioso Wyatt facendo per corrergli contro per cominciare un'altra rissa, ma Cathy comparì in mezzo a loro in modo da bloccargli la strada. Grace intanto, non avendo ovviamente inteso la battuta, lo guardava piuttosto confusa.  
"Ragazzi, smettetela!" li rimproverò severa, "vi state comportando da bambini. Cal, smettila di essere tanto odioso."
"Andiamo, ma l'hai sentita?" chiese lui asciugandosi le lacrime e indicandomi con un dito.
"Sì, ma questo non ti da il diritto di comportarti in questo modo" rispose la giovane.
Wyatt intanto era tornato al suo posto, ancora arrabbiato per le parole del corvino, mentre Catherine continuava a rimproverare Cal, il quale si rifiutava di scusarsi dicendo che stava solo scherzando.
"Dobbiamo rimanere uniti, per favore" lo supplicò la ragazza, facendolo sbuffare e borbottare un "mi dispiace" che ovviamente Wyatt ignorò.
Se le cose fossero andate avanti in quel modo, tornare a casa per me sarebbe stato molto difficile.

Nota autrice: Quarto capitolo. Che ne pensate? Spero davvero che la storia vi stia piacendo, in tal caso fatemelo sapere con una recensione, mi incoraggerebbe davvero moltissimo a continuare e mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate. 
Alla prossima!
Kisses, Emy. 

   
 
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