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Autore: queenjane    26/07/2017    0 recensioni
Alessio Romanov, erede al trono di Russia, vive alla Stavka, ovvero il quartier generale delle truppe con suo padre, lo Zar. E' il 1915, ha 11 anni, soffre di emofilia, ogni urto può essere fatale ma è curioso, avido di vita. Nonostante o forse per la prima guerra mondiale. Un suo incontro, un suo inopinato amico, il principe Andres Fuentes dal misterioso passato, più grande di lui, che racconterà storie, avventure e molto altro. Collegato a The Phoenix. Buona lettura. Dal capitolo 9;" In quella notte del luglio 1918, mentre il buio lo sommergeva, Alessio si trovò d’un tratto sopra un baio, a cavalcare il vento, come un antico guerriero, in una valle piena di luci e suoni e profumi, il vento portava il rombo delle onde, diede di sprone e il suo ultimo sospiro fu lieve come il mare quando muore a riva. ."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“.. O è orgoglio o è umiltà, arrangiarsi da soli, non dipendere da nessuno, quale delle due?”Mi chiese quando lo riaccompagnavo da noi, Andres era a un passo di distanza, lo zar aveva acconsentito a lasciarlo anche quella sera, era snervato per la situazione della guerra e Alessio percepiva tutto il suo nervosismo, preferiva che rimanesse tranquillo.
 “Dipende dalla persona, Aleksej”Gli serrai la mano, spiazzata.
“Indipendenza, Cat. “Rise e scappò avanti, leggero come un fiocco di neve, che aveva cominciato a cadere. “Prendimi” lo agguantai dopo dieci metri, poi scattai io, arrivando correndo fino all’ingresso, poi, girati, e mi colpì con una palla di neve sulla spalla, lo presi a mia volta, mi faceva sorridere.  Come no. Mi serrò la vita con un braccio, lo portai dentro, annottando che era sporco di fango  e neve.
“Ora ti fai il bagno”
“NO” ripetuto due volte. “NO, no”
“Alessio” ricordando che era aiutato, per evitare che scivolasse, si facesse male, la crisi di Spala era sempre un duro monito. “Ti aiutiamo noi.. Niente marinai, va bene, e guardati, tremi per il freddo, hai le mani gelate e i piedi ..” brontolò uffa per tutto il tempo, come un ragazzo di 12 anni, che preferisce stare sporco invece di lavarsi, a preparare la vasca avevo mandato mio marito, come a lavarlo, tranne che mi chiamarono dopo poco. “Mi ha schizzato dalla testa ai piedi, il monello.. Catherine, pensaci tu..” e l’acqua pioveva da ogni dove. “Stai di vedetta, va” gli misi la camicia da notte, erano solo le sette di sera e tanto era stanco, gli raccontai un paio di storie, spilluzzicò qualcosa,  e alle otto dormiva, le mani cacciate sotto le mie ascelle, i piedi tra i miei polpacci. E la mattina si svegliò tardi, alle dieci “Cat” “Alexei.. ora sei tranquillo.. vedo..” “Che ho perso..” “Nulla.. è domenica” “La messa.. “ “Sei a tempo.. tesoro, vuoi un poco di caffè..” “ Un goccio affogato nel latte, va bene” “Niente battute sui gatti” mi strofinò il viso contro il collo, lo serrai per un momento”Con un paio di brioche” che il suo stomaco gorgogliò, glorioso “ Se hai fame..” “Ho fame.. “
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine” “.. in quel mese  di dicembre 1916 provarono in molti a convincere mia madre ad allontanare Rasputin. Alessandro Mihalovic Romanov, il marito di mia zia Xenia, chiese un privato colloquio a Papa  e venne ricevuto da entrambi, gli chiese quanto sopra e Mamma lo interruppe. Idem per la principessa Palej o la granduchessa Vittoria Melita, la moglie di Cirillo, a prescindere che non la poteva vedere per i loro trascorsi, il divorzio dallo zio Ernie, suo primo marito, oltre che le successive nozze con Cirillo. Ma il colloquio più straziante è stato con mia zia Ella, era venuta apposta dal suo convento di Mosca, dove si era ritirata dopo la morte del marito, dedicandosi alle opere buone e alla preghiera. Doveva rimanere qualche giorno. Il loro affetto era grande, è stato al matrimonio di lei che i miei genitori si sono incontrati, a casa di lei che Mamma ha soggiornato per la prima volta in Russia, l’ha sempre amata, consigliata, aiutata.  Appena giunta a Carskoe, nella mauve room, ha affrontato il discorso, chiedendole di allontanare R., per il bene della Russia e della famiglia. L’ha interrotta subito, chiedendole di non insistere in quei discorsi, che erano solo calunnie. Ha insistito e Lei le ha detto di finirla, un ordine tassativo “E’ inutile che sia venuta allora” “Sì..””Avrei fatto meglio a non venire..” “Sì..” è andata via alcune ore dopo, l’abbiamo scortata alla stazione, comprendendo che qualcosa si era rotto per sempre tra  loro..” Le due sorelle non si sarebbero più incontrate.
Ancora” ..la  bella notizia di quel mese fu l’annuncio ufficiale della tua gravidanza. Ai primi Papa e Alessio vennero per qualche giorno e LUI ce la servì all’ora del thè serale, io nascosi il sorriso dentro la tazza, discreta e ironica. Mamma rise e scosse la testa, fece portare dello champagne. Che se ne era accorta alla cena per l’onomastico, ti sventagliavi, per i profumi, annoverò che eri tra le poche fortunate che non soffriva di troppi problemi digestivi e nausee. Altra cosa che la rallegrò fu apprendere che ad Ahumada era stato costruito un ospedale, intitolato alla “Emperatriz Alejandra”, inaugurato alla presenza della regina Ena di Spagna, che le mandò una missiva affettuosa per corriere diplomatico. Fuentes padre era stato di parola, celere, abile e svelto. Il reparto pediatrico era intitolato a Xavier Fuentes…”
“.. non per intenti celebrativi del nostro nome, solo per ricordare un bambino che c’è stato e non è più, ovvero il nostro primo nipote, figlio di Andres Fuentes, vissuto e morto nel giro di una settimana, nel 1901, Xavier dei Fuentes”la regina Ena mandò il discorso inaugurale, spagnolo con la traduzione inglese, Alessandra lo scorse il giorno dopo, contenta di non averlo letto con suo figlio presente.
Quella era stata la tragedia di Andres Fuentes, l’eroe di Calle Mayor, il picador senza paura, il principe occidentale, il generale dei leggendari dragoni spagnoli.
Le venne da deglutire a vuoto, peggio che avere un figlio malato è sopravvivergli. E non avresti pensato a nulla, lui era una persona allegra, carismatica, con un grande valore, sicuro di sé fino all’eccesso. Se lo avesse letto, si sarebbe rattristata e, innegabilmente, lo Zarevic le avrebbe chiesto il motivo, era cresciuto davvero molto, era sempre più sensibile e posato, che non si accontentava più di balle o facili distrazioni. Anche se viveva ora per ora con l’ansia costante dell’emofilia, non riusciva a immaginare la sua vita senza di lui, cento volte lo avrebbe fatto nascere, senza nessun rimpianto.
“Tu lo sapevi. Olga? ” ormai si era rassegnata a quella confidenza, la loro confidenza inossidabile, sempre presente.
“Sì. “Un soffio. “ Me ne ha accennato, prima del matrimonio. Che le avevo chiesto perché Andres se ne fosse andato così giovane, un ragazzo di 18 anni. “Come aveva fatto lei, Catherine, dopo la vedovanza, contando appena 19 anni “Ha risposto che aveva avuto un dolore troppo grande e che la sua casa era troppo piccola. E che sperava di renderlo sereno. Non è sempre una superficiale, fa finta di esserlo, Mamma, a modo suo è una persona sensibile. ” (Abbastanza, Olga..)
“Speriamo che vada bene, entrambi se lo meritano” per una volta, le venne in mente che le allegrie, la sicurezza granitica, che a volte rasentava l’arroganza,  le smaglianti apparenze di Catherine nascondessero dei grandi dolori, da occultare al resto del mondo. Come Ella Raulov. Poi “E Catherine ha una grande fortuna, un’amica come te, è ben raro nella vita trovarne”
..me ne sono andato perché il mio dolore era troppo grande, e la mia casa troppo piccola, Alessio.
Quando Andres seppe di come era intitolato il reparto, tirò una manata all’architrave della porta, così forte che rimase il segno nel legno. “Non ne aveva diritto, che c’incastra mio figlio.. Il mio primogenito”neanche badava al dolore, tanto era su di giri. Il suo primogenito, vero, che aveva amato, un lottatore, fosse stato meno prematuro sarebbe sopravissuto e la sua vita sarebbe stata ben diversa.
 
   
 
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