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Autore: Dihanabi    27/07/2017    3 recensioni
"Ora che ci penso non sono stato invidioso di te…” il suo sorriso si allargò impercettibilmente “…ma della musica… La musica ti aveva tutto per sé…”
[Yoonseok]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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The last one

 

 

Il suono metallico e continuo del segnale di libero era assordante nel silenzio di quella stanza d’albergo. Non ricordava quante settimane aveva passato a sentirlo, a ripetizione, senza che giungesse mai l’agognata risposta. Squillava, squillava, e dall’altra parte, nessuna risposta mai era giunta.

Eppure questa volta aveva veramente bisogno che rispondesse. Doveva rispondere.

Si rese conto di star trattenendo il respiro solo quando dal corridoio si sentirono dei rumori. Si avvicinò distrattamente alla finestra, guardando le luci della città nel buio tiepido della sera.

Odiava le luci della città. Oscuravano le stelle, e avrebbe avuto davvero bisogno di un conforto, almeno dal cielo.

Sospirò, pregando mentalmente qualunque dio mai venerato sulla terra che, almeno per una fottuta volta, il suo desiderio di ottenere una risposta venisse esaudito.

Yoongi.” Risposta secca. Il suo nome, pronunciato con un astio tale che lo fece tremare. Eppure il sentire ancora una volta la sua voce, dopo così tanto tempo gli fece perdere un battito.

Seok…” riuscì a malapena a dire, come se il fiato faticasse a uscire, e il suo corpo non volesse più resistere. Ancora un altro po’, si disse, sforzandosi di mantenere una freddezza che mai gli era appartenuta, ma che sempre si era ostinato a dimostrare.

Nella sua mente l’idea che l’altro avrebbe potuto chiudere la chiamata da un momento all’altro lo terrorizzava, e lo spingeva a sbrigarsi… a dire quello che c’era da dire, approfittando del momento. Eppure era paralizzato. Cercò comunque di ritrovare la forza.


Quasi riusciva a immaginarselo, come se lo vedesse lì, davanti a lui. Come se potesse sentire il suo sguardo addosso. 
Lo vedeva lì, seduto a gambe incrociate, poggiato scomposto sul letto con il telefono stretto tra le mani.
Magari indossava quei jeans stretti. Quelli strappati in diversi punti che a Yoongi piacevano così tanto…

Non poteva che provare un brivido al solo ricordo di come quei pantaloni gli fasciassero le gambe così snelle. Vestito così non poteva che essere l’ottava meraviglia del mondo. Se fosse stato a pochi metri da lui, sicuramente non avrebbe resistito all’impulso di accarezzarlo. I suoi palmi aperti avrebbero immediatamente riconosciuto quelle cosce, e da soli avrebbero percorso il tessuto azzurro chiaro fino ad arrivare alla cintura, per poi scavalcarla e giungere al ventre piatto, dove il ruvido cotone lasciava spazio a quello più leggero della maglia.

Adorava sentire il suo calore, la sua pelle, e il suo respiro, mentre lo cingeva a se, stringendoselo addosso, circondato da quelle gambe che gli serravano il bacino. I suoi occhi che lo penetravano, leggendogli l’anima.

E Yoongi vulnerabile come non mai, su di lui. Quelle scene ormai erano solo un ricordo, e riviverle nella mente era una piacevole tortura auto inflitta.

L’altro sembrava attendere paziente, dall’altra parte della linea.

Non sapeva quanta pazienza ancora avrebbe avuto.

Continuò lo stesso a concentrarsi sui possibili abiti dell’altro, per non cedere a un pianto liberatorio che premeva per uscire. Lo immaginò vestito con una delle sue tute larghe, che Hoseok trovava comode, soprattutto perché era solito ballare in ogni dove. Con quelle tute sembrava così fragile, come se dovesse spezzarsi da un momento all’altro. Delle volte sentiva di doverlo proteggere. Suo malgrado, però, comprese presto che l’altro era ben più forte di lui.

Per finire, mentre il coraggio di parlare sembrava finalmente dar segni della sua presenza, lo immaginò adagiato su quel letto. Quello che aveva accolto l’ardere del loro amore. Ricordò il piacevole contrasto del corvino dei suoi capelli con la candida federa.

Yoongi…”, la voce di Hoseok suonò così roca, e, seppur distorta dall’apparecchio telefonico, così sensuale. 
 Gli ricordò quelle notti meravigliose, in cui i loro corpi nudi facevano da protagonisti, mentre si stringevano l’uno all’altro godendo di quel piacevole tepore, mentre il maggiore gli sussurrava parole d’amore.

Il tono al telefono però, non era lo stesso di quelle notti. Yoongi doveva rendersene conto.

Sospirò, tentando invano di pronunciare il nome di Hoseok, non sentendosi però degno di farlo.

Smettila, Yoongi.”, rispose quella voce che tanto gli era mancata. Era pronto a quelle parole, e si aspettava quell’ira. Sapeva inoltre di meritarsele, nonostante non avesse nulla di cui pentirsi. Eppure, non poteva evitare di sentirsi tremendamente male.

“’SeokSeok…” riuscì a dire.

Davvero, Yoongi… smetti di chiamarmi, o mi vedrò costretto a cambiare numero. Davvero, basta.”

Si sentì morire dentro. Deglutì a vuoto un paio di volte, inghiottendo il dolore, prima di riuscire a rispondere: “L’ultima volta, Hoseok… Ti giuro, sarà l’ultima volta… Solo… ti prego… ascoltami…”

Come stai?”. La voce tremò, nonostante stesse provando a darsi un contegno con tutte le sue forza.

No… aspetta…” soffiò l’altro, in un tono che ricordava quello di un genitore esasperato all’ennesimo disastro di un figlio adolescente troppo indisciplinato “mi hai chiamato per chiedermi QUESTO?”.

Ovviamente no, pensò Yoongi, ma era davvero l’unica cosa importante da quando aveva sentito di nuovo la sua voce. Tutto sembrava di nuovo girare intorno al più piccolo, e ciò non era un bene. Non in quelle condizioni.

No, ma… rispondi...”. Cercò di prendere ancora tempo per ordinare bene tutte le cose da dire. Non poteva semplicemente aprire il rubinetto e lasciare che i pensieri confluissero. Ma probabilmente, anche volendolo fare, non ci sarebbe riuscito.

Bene.” Rispose l’altro. Eppure il suo tono lasciava intendere il contrario. Come se fosse stanco, e nascondesse una tristezza non propria a macchiarlo. Yoongi avrebbe scommesso qualsiasi cifra che non solo il suo tono fosse stato segnato dalla situazione, ma anche il suo volto. 
Il sorriso e la risata di Hoseok gli mancavano allo stesso modo in cui gli mancava il fiato in quel momento. Si rese conto che ogni scemenza, ogni stronzata che faceva il minore, per lui erano vita. Viveva di lui, aveva sempre vissuto di lui. E ora che erano così distanti, sentiva come se la sua anima fosse lontana dal suo corpo. Forse era morto da tempo, e non lo sapeva. Solo la voce del suo dongsaeng lo aveva riscosso dall’oblio. Ma era anche la stessa voce che aveva il potere di rispedircelo.

Yoongi sapeva di non aver vissuto troppo senza sapere come stesse l’altro. Senza sapere se quella perenne felicità che lo caratterizzava fosse scemata, o se fosse ancora là. 
“Tu, Yoongs?”

Forse voleva saperlo davvero. Forse, ma solo forse, a Hoseok importava ancora di lui. Perché aveva usato QUEL nome, e non più un freddo “Yoongi.” Magari solo un poco. O forse era solo un modo per forzarlo a parlare e il sapere il perché di quell’assurda conversazione. Parte di sé, quella che tentava di mantenere un minimo di lucidità, continuava a suggerirgli di non cadere in quell’illusione. In quell’effimera illusione che non avrebbe fatto altro che ferirlo ulteriormente.

Ti ricordi com’è iniziata?” sviò Yoongi, senza dare quel secco “no” che era riecheggiato nella sua mente come unica risposta plausibile.

Eravamo in quella palestra…“ continuò “quella dove andavi sempre… Sai, avevo iniziato ad andarci sempre solo per poterti vedere…” sospirò, con un sorriso amaro sul volto e lo sguardo perso tra i ricordi.

Sentì un gemito sorpreso provenire dall’altro capo. In effetti non gliel’aveva mai detto, come molte altre cose, del resto. Si era convinto che l’altro lo conoscesse abbastanza da averlo capito, invece evidentemente non era così palese come pensava.

L’avevo capito… Solo, non capisco perché tu me lo stia dicendo proprio ora, dopo tutto questo tempo…” fece l’altro, con voce incerta.

Un po’ di calore sorprese Yoongi, comprendo forse un po’ di più lo stato d’animo dell’altro. Probabilmente ancora non comprende il senso della telefonata. Ma in fondo, nemmeno lui sa bene cosa sta facendo.

Si lascia guidare dai ricordi e dall’istinto, e, semplicemente continua:

Quando ti vidi ballare per la prima volta, ti odiai.” disse, sincero, con un sorriso nostalgico stampato sul viso. Sentiva il pesante silenzio della comunicazione, come se percepisse anche l’altro ripercorrere mentalmente quei momenti.

Davvero, ti odiai. Oh, ero così invidioso! Non avevo mai visto nessuno muoversi in quel modo… fondevi la tua anima con la musica, eravate una cosa sola. Tu avevi la musica, e io no. Ero dannatamente geloso. Da quel giorno, però, non riuscii più a staccarti gli occhi di dosso. Ridevi sempre, come un’idiota. Riuscivi a sollevare il morale a chiunque… Tutti ti adoravano in quella palestra. E la musica era in te… Ora che ci penso non sono stato invidioso di te…” il suo sorriso si allargò impercettibilmente “…ma della musica… La musica ti aveva tutto per sé…”

Hoseok restò in silenzio per degli istanti interminabili, e Yoongi ebbe il timore di aver esagerato. L’attesa di una risposta, di un qualsiasi suono, lo stava come consumando sul posto. Si sentiva come se avesse dovuto cambiare argomento, ma nessuno sembrava andare bene per quella conversazione, che in effetti ormai aveva preso una linea tutta sua, dirigendosi lentamente verso un immaginario precipizio comunicativo, e si era rapidamente trasformato in un monologo. Se lo aspettava. Lo sapeva. Lo sapeva ancora prima di comporre il suo numero.

Non che avesse premeditato nulla, in realtà. Si era reso conto di quello che stava facendo soltanto quando aveva ormai premuto il fatidico tasto per far partire la chiamata. Dopo tutto quel tempo, le sue dita avevano sfiorato i numeri giusti, guidate dall’inconscio e dalla memoria.

Yoongs, perché mi stai facendo questo?”, finalmente quel fottuto silenzio venne strappato via, e Yoongi si ricordò improvvisamente di respirare. Hoseok aveva un tono basso, quasi un sussurro. Un supplichevole sussurro. Tanto lieve che i pensieri di Yoongi avrebbero potuto sovrastarlo. Infatti, per un fuggevole attimo, gli sembrò quasi di averlo immaginato, eppure il dolore in quella voce era reale.

Yoongi trovò la forza di continuare, ma non rispose alla domanda, ignorandola volutamente. Riprese invece il suo discorso sconclusionato, biascicando leggermente, tradendosi, e fallendo il tentativo di sembrare perfettamente lucido. “Eri così bello, Hoseok. Ma d’altronde, lo sei sempre stato.”

Sei… sei forse ubriaco?” fece improvvisamente il più piccolo, resosi conto solo in quel momento della voce insolita del maggiore.

Neppure quella domanda ebbe una risposta, se non un singhiozzo improvviso. Ci fu una pausa, e poi Yoongi riprese quello che per Hoseok sembrava un vero e proprio delirio.

Non l’ho fatto, Hobie.”, confessò, “Io non ho fatto niente.”.

Di cosa diamine stai parlando?” chiese, allora, il più grande, con tono iroso.

Lo sai benissimo!”, ora il suo tono era più che mai disperato, “Io non ti ho mai tradito… MAI!”.

Yoongi…”, fu il pesante sospiro di rimando.

Hoseok, credimi, davvero. TI amo, non avrei mai potuto, non lo farei mai!”

Eppure Jungkook non sembrava aver intenzione di negare nulla, o sbaglio?”

Yoongi ingoiò tutto l’astio e il dolore che l’altro stava sfogando su di lui, ma la sua pazienza, e soprattutto il suo cuore, non poteva reggere la sofferenza di entrambi.

JUNGKOOK AMA TAEHYUNG, CAZZO!” gridò allora, buttando definitivamente il suo autocontrollo nel cesso. “Ormai sono mesi che stanno insieme, ma tu non lo sai! NON PUOI SAPERLO! Perché da quando hai sospettato il tradimento inesistente, no, DA PRIMA, ti sei rinchiuso in quella cazzo di sala prove e poi… poi TE NE SEI ANDATO!”

Le nocche erano diventate quasi bianche dalla forza con cui aveva stretto il telefono. Tremava, e il respiro era affannoso, come se quello sfogo gli fosse costato le stesse energia di una maratona. Svuotato cadde in ginocchio al centro della stanza, aspettando, di nuovo, una reazione. Quella situazione di continua dipendenza dalle parole dell’altro, che puntualmente tardavano ad arrivare, lo stava portando al limite.

Smettila, Yoongi… È finita. Ormai da tanto. Non puoi telefonarmi ogni notte. Basta.”

Mi hai abbandonato.”

Hoseok voleva davvero finire quella conversazione che poco a poco lo stava uccidendo, disintegrando quelle che fino a quel momento erano diventate le sue nuove certezze. Eppure, ogni volta che il nome dell’altro appariva sul display, per una telefonata o un messaggio, quella crudele fitta al petto si faceva di nuovo vivida. Parte di lui voleva rispondere, dire le cose come stavano. In quell’istante si rese conto, con solo i singhiozzi dell’altro che risuonavano nelle orecchie, di averlo già perdonato. Ma non era lui ad avere bisogno di perdono.

Ma se in realtà Yoongi non avesse nulla da farsi perdonare? Se avesse detto la verità? Tutto quel dolore, quel volersene andare, quel stare senza di lui, sarebbero state cose vane? Inutili? Aveva bisogno di tempo, tutte le sue sicurezze stavano vacillando. Sentiva il bisogno di chiudere, per chiarire le idee, solo con se stesso.

Eppure c’era ancora una parte di lui, quella ormai ferita, che non voleva vedere la realtà. Che ormai era vittimisticamente chiusa in una bolla nera di disperazione. Per questo quella parte gli intimava di non ascoltare i suoi dubbi, e che se avesse ceduto Yoongi l’avrebbe ferito ancora, in qualche modo. O che lui avrebbe ferito Yoongi con la verità.

Jungkook infatti non era stato l’unico problema che li aveva lentamente portati alla separazione, anche se la gelosia era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Hoseok in parte la temeva, dato che aveva sentito subito Yoongi come “suo”, e la sua possessività non gli aveva permesso di vedere le cose con la giusta luce. Aveva creduto che i gesti che gli riservava erano gli stessi che concedeva a tutti, e quindi temeva di non essere la persona speciale, come invece Yoongi voleva fargli credere. Ma quello era stato solo l’ultimo dei loro problemi, e che Yoongi avesse ragione o meno, non poteva tornare indietro.

Dover tenere una relazione segreta non è facile. Vivere sapendo che le cose non miglioreranno, ma anzi, con gli anni saranno sempre più difficili, non è semplice. E Forse, Hoseok se ne rende conto ora, ma è solo stato un codardo. E Yoongi sta combattendo per il loro amore più di quanto non abbia fatto lui.

Non che non lo amasse. Oh no. Lui amava tutto di quel ragazzo un po’ chiuso in se stesso, che cambiava colore di capelli troppo spesso. Con la pelle simile a porcellana, liscia come la seta. Amava come sussurrava quel soprannome nel suo orecchio, nelle notti silenziose. Amava il bisogno che aveva di stringere la mano sulla sua coscia quando erano al bar e non poteva semplicemente baciarlo. Lo ha amato dal profondo del suo cuore anche nei giorno più neri, anche nel bel mezzo dei litigi, anche quando i genitori di entrambi premevano per una relazione “sana” e per distruggere quel rapporto che avevano creato con anni di sacrifici, di baci nascosti e di menzogne al resto del mondo.

Questa consapevolezza lo faceva stare male, privandolo della sua caratteristica allegria.

Un giorno, arrivato il limite, decise di andar via. Complice anche un nuovo progetto a cui stava lavorando, a cui si dedicò anima e corpo, sperando di dimenticare, almeno per un po’. Eppure l’amore per Yoongi non lo aveva abbandonato.

Si rese conto delle lacrime che avevano iniziato a sgorgare solo nel momento in cui un singhiozzo lo fece tremare, e dovette trattenerlo, per non cedere.

Perché gli sembrava così sbagliato concedere un’altra possibilità a un probabile “loro”?

Mi manchi, Hoseok…” ammise, singhiozzando, ormai fuori controllo, con la sua anima nuda ed esposta.

Mi manchi così tanto… “ man mano che andava avanti, il tono diveniva sempre più disperato.

Ti prego… torna a casa…”.

Era incredibilmente triste realizzare quanto possa essere facile, per l’essere umano, cancellare crudelmente dalla memoria ogni momento passato insieme, ogni emozione, quei piccoli momenti di gioia. Un sorriso, uno sguardo, un intero sentimento. L’amore. Potevano essere davvero cancellati così, con un colpo di spugna, lasciando il posto a aridi tormenti?

Svaniti. Come se non fossero mai esistiti. Semplicemente in un attimo, vergognosamente nascosti dietro un singolo futile sbaglio.

Non posso”, fu la dolorosa, tremenda, risposta di Hoseok. Non se la sentiva.

Non se la sentiva di rimettere piede ancora una volta in quella casa. La loro casa. Significava ritrovare quegli occhi, e doverli affrontare. Guardare ancora una volta quelle dannate labbra, ma senza doversene innamorare ancora. Lasciarsi andare a un tale errore avrebbe portato il suo arido cuore a sgretolarsi per sempre una volta per tutte.

Avrebbe dovuto affrontare i propri peccati.

Il pianto di Yoongi era, se possibile, anche più disperato di prima. Anche il più freddo degli dei avrebbe consolato un simile lamento.

Hoseok si rese conto di quanto il cuore di entrambi, in realtà, fosse ormai ridotto in polvere. Quel pianto lo fece rendere conto di quanto ormai entrambi avessero sofferto. In fondo, un cuore ormai ridotto in polvere, può spezzarsi ancora?

O-ok, va bene, non puoi.”

Improvvisamente il tono di Yoongi si fece più freddo, come se una terribile nuova consapevolezza si stesse impossessando di lui. Hoseok, senza conoscerne il motivo, ebbe paura.

Sarà l’ultima.” fu il suo flebile sussurro. Se non fosse stato per il notturno silenzio, forse, Hoseok non lo avrebbe nemmeno sentito.

Questa sarà l’ultima chiamata.” aggiunse, infine, questa volta più forte.

Yoongi aveva iniziato a camminare nervosamente nella stanza, per fermarsi una volta arrivato a quel barattolo di pillole abbandonato sul letto. Lo prese, beandosi del fresco del vetro sulla pelle della mano. 
“Solo, una domanda… vuoi davvero che questa sia l’ultima chiamata? L’ultima?”









NdA.


La frase originale era: "Eppure l’amore per Yoongi non lo aveva abbandonato. ed era rimasto lì, tra una valvola e un ventricolo." E REGA ERA TROPPO COMICA MA ROVINAVA TUTTO... E allora l'ho messa qui perché mi fa morire vi prego!

Originariamente volevo scriverci un sequel. E per questo non la postai quando la scrissi più di un anno fa, ma dato che non la leggerà un anima e non ne vale la pensa ho deciso di metterla ora e lasciarla così. 

Inizialmente doveva anche essere jihope e il sequel di Bubble, e poi finire Yoonseok BUT HEY, I don't give a shit!  (Consiglio dal cuore, se vi è piaciuta questa leggete anche le altre sui bts sul mio profilo, in particolare bubble, blank night e il campo dell'epilogo (le collection saltatele))

Se vi è piaciuta VI PREGO, di lasciare un commento (non siete costretti, ovvio), e se avete cose da ridire non esitare. (Non siete costretti ma mi rendete una persona felice...Anche perché, seriamente, non le legge nessuno ultimamente le mie fic...).

Bye e alla prossima fic!


-Dihanabi


 

 

  
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