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Autore: YukiWhite97    27/07/2017    1 recensioni
"Se la vita di Llweran era frenetica, quella di Legolas non era da meno".
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"E la sua vita era cambiata poco più di sedici anni prima, quando il suo piccolo Llweran era venuto al mondo, così all'improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse".
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Aragorn/Legolas & molto altro.
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Se vi piacciono le mpreg, il fluff, gli intrighi familiari peggio di "Beautiful" e gli stereotipi da liceo americano, questa è la storia che fa al caso vostro!
[Primissima fanfiction in questo fandom, siate buoni se potete ^^]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg, Triangolo
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Qualche giorno dopo…

 

Nulla era cambiato da questa volta. Llweran era rimasto dov’era e Faramir, ancora troppo peso da quella delusione, non si era neanche fatto vedere.

Legolas era solo, l’unica cosa a tenergli compagnia era qualche messaggio da parte di Aragorn, il quale lo intimava a non mollar e a resistere perché prima o poi tutto si sarebbe risolto.

Legolas però ne dubitava fortemente. No solo aveva perso l’uomo che aveva quasi sposato, ma cosa più importante aveva perso Llweran! Lui che non rispondeva più alle sue chiamate, lui che non era più lì.

E la colpa era tutta sua! Solo adesso ripensava a quante volte avrebbe potuto dirglielo, e invece non l’aveva fatto.

Come? Come avrebbe risolto la cosa?

Llweran era a pezzi, e in quei giorni non era uscito di casa, neanche per andare a scuola, tanto meno agli allenamenti di basket.

E per questo i suoi amici erano preoccupati, soprattutto Eldarion e Shauna che erano stati accusati di essere traditori. E in parte forse era vero, chissà.

L’assenza del loro amico si sentiva troppo. Per quanto loro e il resto del gruppo avevano costatato che fosse importante rimanere uniti, nessuno riusciva a parlare e a scherzare normalmente, nemmeno Tauriel, che in genere era così briosa.

Quel pomeriggio si videro nella palestra della scuola. Ormai era primavera, e lì iniziava a fare piuttosto caldo.

Enya arrivò svogliata, gettando la propria borsa in un angolo.

“Va bene ragazzi, cominciamo” - disse lentamente.

“Come possiamo continuare così? - domandò Eldarion – Llweran è il playmaker”

“Ha ragione lui – aggiunge Elladan – se continua così Llweran rischia di chiuedrsi in se stesso e magari ci mollerà anche”

“No! - esclamò Shauna – questo non lo farebbe mai”

Enya assottigliò lo sguardo: il biondino mancava già da un po’ dall’allenamento, e questo non andava bene. Avevano un campionato da vincere, e quello non era il momento di piangersi addosso.

“Ha ragione Shauna. Non lo farebbe mai, anche perché adesso tocca a me parlarci”

“Guarda che non ascolta nessuno!” - esclamò Eldarion.

Lei però lo fulminò con lo sguardo.

“Ascolterà a me. Voi state qui”

Dopo aver detto ciò e senza ulteriori spiegazioni, Enya si avviò verso il momentaneo nascondiglio di Llweran.

 

Thranduil sussultò quando sentì suonare al campanello con tanto impeto.

“Ma chi è che osa disturbarmi?” - domandò alzandosi a fatica, causa gravidanza ormai tanto, troppo avanzata.

Quando aprì la porta ebbe un colpo nel trovarsi davanti nientemeno che Enya.

“Tu?! Che diamine ci fai tu qui?!”

“Stai calmo biondino. Dove si nasconde tuo nipote?”

“Che vuoi da lui?”

“Devo parlargli, quindi fammi entrare”

“Dubito che vorrà parlarti”

“Io invece gli parlo ugualmente – disse entrando – quindi nel frattempo perché non ti prendi una bella camomilla e stai qui buono buono?”

Thranduil la fulminò con lo sguardo, ma non la fermò. Dopotutto qualcuno doveva pur parlare con Llweran, e lei era la persona più adatta.

Llweran era arrotolato letteralmente su un materasso, con la testa affondata sul cuscino e la musica sparata ad alto volume nelle orecchie.

Da giorni ormai quella era diventata la sua posizione preferita.

Per questo non si accorse neanche quando Enya entrò. Quest’ultima si avvicinò, togliendogli le cuffie.

“Hei! - esclamò lui – eh? Enya?”

“Dico io, ma ti sembra il modo? - domandò con le mani sui fianchi – sono giorni che non ti fai vedere. I tuoi amici e la squadra hanno bisogno di te!”

“Oh, lasciami in pace. Non sono dell’umore” - borbottò.

“Non me ne frega niente. Svegliati Llweran, devi reagire!”

A quel punto il biondo si mise seduto sul materasso.

“Ah dovrei reagire? - domandò pieno d’astio – e certo, dopotutto è una passeggiata andare avanti dopo quello che ho scoperto, no?”

“Non sto dicendo che sia facile – sospirò sedendosi accanto a lui – però non puoi chiuderti in te stesso così, non risolverai niente”

“E’ solo che mi chiedo perché sono dovuto venire a saperlo così. Perché?”

“Perché a volte si fanno degli errori. Tu devi ritenerti fortunato”

“Fortunato? Io ti sembro fortunato?”

“Sì, perché almeno i tuoi genitori sono entrambi vivi – disse seria, con un luccichio negli occhi – mio padre è morto quando avevo due anni, e non ricordo di nulla, ho soltanto qualche fotografia. E nessuno mi ridarà indietro i momenti che ho perso, ma tu Llweran, tu sei ancora in tempo”

Llweran si calmò nell’udire quelle paorle. Non aveva mai visto Enya così seria. Probabilmente aveva ragione, ma da un lato… non riusciva proprio ad andare avanti.

Strinse i pugni.

“Come posso far finta che non sia successo niente?” - tremò.

“Non sto dicendo questo. Prenditi pure il tuo tempo, ma non vivere di rancore. Un giorno potresti pentirtene – gli accarezzò la testa – ah, sei davvero uno strano biondino tu. Ti prego, vedi di tornare presto, abbiamo bisogno di te”

“Io farò del mio meglio. Grazie per essere venuta”

“Figurati – saltò in piedi, nuovamente allegra – Enya risolve tutto. Adesso forse è meglio che me ne vada, prima che tuo nonno venga e mi cacci malamente. Non dimenticarti della nostra chiacchierata”

“Non preoccuparti” - la tranquillizzò salutandola con la mano.

Qualche secondo dopo rimase di nuovo da solo. Quelle parole avevano sbloccato la sua mente che adesso correva, un susseguirsi continuo di pensieri uno dietro l’altro. Aveva preso nuovamente a pensare e ciò lo agitava. Non poteva e non voleva stare lì senza far nulla.

Il suo sguardo cadde sulla finestra. Probabilmente se fosse uscito di lì, nessuno se ne sarebbe accorto.

 

L’unica nota positiva in quel contesto disastroso per Legolas era Aragorn.

Aragorn che adesso si era avvicinato, come se se quello fosse una sorta di punto di partenza. Seduti attorno al tavolo di casa sua e di fronte una tazza di caffè stavano parlando affiatati come non facevano da tanto.

“E tua moglie?”

“Beh, lei sa che adesso tutti sanno. Non voleva che venissi, ma l’ho ignorata”

“Oh cielo. E’ ancora convinta di voler partire?”

“Ahimè sì. Inizio a dubitare che voglio tenermi a sé per amore. Più probabilmente vuole farlo per ripicca”

“Oh, che situazione”

“Almeno adesso io e tu siamo in grado di parlare – poggiò una mano sulla sua – so che probabilmente ho peggiorato le cose, ma almeno adesso siamo arrivati così in fondo che dobbiamo per forza risalire, no?”

A Legolas venne istintivo stringere la sua mano.

“E’ possibile farlo?”

“Io non lo so. So solo che ti amo, Las”

Sorrise e arrossì nel sentirsi chiamare così. Aveva così tanta voglia di baciarlo, peccato che… arrivò un terzo ospite.

Faramir era entrato alle sue spalle. Ovviamente, in quanto suo quasi/mancato marito, aveva le chiavi di casa. L’uomo si fermò nel vedere i due.

“Faramir” - chiamò il biondo.

“Vedo che non hai perso tempo”

“No! - si alzò – non stavamo facendo nulla!”

“Almeno potresti avere la decenza di non farlo entrare in casa nostra”

“E’ casa sua, non vostra” - disse Aragorn.

“Silenzio, per favore. Hai già rovinato tutto”

“Io non ho rovinato niente. Legolas non ti ama, per cui...”

“Stai mettendo a dura prova la mia pazienza, sappilo”

Legolas si portò una mano sul viso. Era una visione snervante vedere quei due litigare. A salvarlo, più o meno, ci pensò il telefono che aveva preso a squillare.

“Sssh – fece segno ai due di tacere – pronto? Papà?”

“Amh… ciao Legolas...”

“Che… che succede?”

“Che succede? No niente, è solo che...”

“Cosa? Mi stai facendo innervosire”

“Come dire… non trovo più Llweran”

“EH?! COSA SIGNIFICA NON LO TROVI PIÙ’?! E’ POSSIBILE PERDERE UN SEDICENNE?”

“Calma! Io non l’ho perso. Ho trovato la finestra aperta e il telefono sul letto. Non voglio farti spaventare, ma credo che sia scappato… Legolas?”

Scappato. Una di quelle parole che nessun genitore vorrebbe mai sentirsi dire.

“Las, tutto bene?” - domandò Aragorn. Il biondo però non rispose

Direttamente svenne.

 

Poco dopo Legolas aprì debolmente gli occhi: quando lo fece si ritrovò davanti Aragorn e Faramir che sventolavano davanti al suo viso un giornale nel tentativo di farlo riprendere.

“Sì è ripreso!” - esclamò il secondo.

“Legolas, stai bene?” - domandò il primo.

“No – rispose subito – non sto bene. Mio figlio è scomparso, e questo è terribile! Io devo andare a cercarlo!”

“Fermo, sei quasi svenuto!” - tentò di fermarlo Faramir.

“Non importa – disse a fatica – lo devo trovare. Avvertite tutti, fatemi questo grande favore”

“Ah – sospirò Aragorn – la sua testardaggine non conosce limiti, ma ha ragione: dobbiamo trovarlo”

Poco dopo la tranquillità dei loro amici fu totalmente messa sotto sopra: nessuno aveva visto Llweran e tutti si stavano dando da fare per cercarlo.

“Cosa gli hai detto, brutta sconsiderata? - Thranduil puntò un dito contro Enya – so che la colpa è tutta tua!”

“Rilassati, io non c’entro nulla. Non avrebbe motivo di scappare per ciò che gli ho detto!”

“Andiamo “vecchio” - Gimli intervenne in favore della donna – non puoi incolpare lei”

Quest’ultima si voltò a guardarlo, sorpresa dal fatto che la stesse difendendo.

“Oh, ti ringrazio”

“Vecchio io?! E a chi dovrei dare la colpa, eh?!”

“Silenzio! - li zittì Aragorn – sto cercando di parlare con la polizia!”

Legolas intanto passeggiava nervosamente, tremando.

“E se gli è successo qualcosa? Non me lo perdonerò mai!”

“Non preoccuparti, Legolas – cercò di tranquillizzarlo Frodo – Gandalf e gli altri lo stanno cercando, vedrai che non può essere andato lontano”

“Magari è stato soltanto la follia di un secondo – aggiunse Sam – sai come sono gli adolescenti”

“Sì, lo so! Mi sta costando la salute però!” - si lamentò.

Shauna, seduta, agitava nervosamente le gambe. Non poteva credere che Llweran fosse sparito, sapeva molto bene quelle cose come andavano, quando uno della loro età spariva non veniva più ritrovato.

“E SE LO HANNO RAPITO?!” - esclamò Tauriel.

“Grazie, tu sì che sai come consolare la gente” - la rimproverò Una.

“Ragazze, vi prego, non è il momento giusto – le fermò Eldarion – su Shauna, vedrai che lo ritroveremo, Llweran non è mica stupido”

“Lo so – disse con fare attonito – è che io non posso crederci che se ne sia andato così. Oh no, forse mi odia veramente”

Legolas udì quelle parole.

“Ma no Shauna…. Lui non è in grado di odiare”

“Lo spero… - si attorcigliò nervosamente i capelli tra le dita – gli ho anche donato la mia prima volta, non voglio che gli accada qualc...”

“CHE COSA?! - esclamò Sam – TU HAI FATTO COSA?! COME AVETE POTUTO!”

“Sam, calmo” - Frodo tentò di trattenerlo.

“CALMO UN BEL NIENTE! HA FATTO PROPRIO BENE A SCAPPARE, SE LO VEDO…!”

“Va bene, d’accordo – Faramir si alzò in piedi – non ho intenzione di stare qui a fare niente, vado fuori a cercarlo anche io”

“Vengo con te” - gli disse Aragorn.

“Preferirei di no”

“Faremo prima se siamo in due” - affermò con un tono che non permetteva repliche. Faramir non sembrò troppo felice della cosa, ma se voleva aiutarlo, allora tanto meglio per lui.

Fuori era buio e ciò rendeva la ricerche ancora più difficili. Si temeva già il peggio, a Llweran sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa.

Aragorn e Faramir, affiancati l’un l’altro, stavano proseguendo dritto per la lunga strada davanti a loro.

“Non hai fatto il padre per sedici anni, adesso improvvisamente ecco che ti preoccupi!” - esclamò il secondo.

“Senti, è inutile che continui ad accusarmi, ok? Tutto quello che posso fare è cercare di rimediare, in qualche modo”

“Sì, certo, rimediare. Secondo te perché è scappato? Per tutto quello che è successo, è ovvio”

“Io… lo so – sospirò – solo non ricordarmelo. Se gli succede qualcosa sarà tutta colpa mia”

Poco dopo si zittirono e in quel frattempo Faramir poté vedere una grande amarezza negli occhi del “nemico”.

“No… sono sicuro che sta bene”

“Lo spero. Forse avrei dovuto lasciare le cose come stavano. Forse tu saresti stato un padre migliore di me”

“Può essere di sì, ma può essere anche di no. Ciò non avrebbe cambiato le cose, tu saresti rimasto sempre il suo vero padre e… prima o poi si sarebbe venuto a sapere comunque, quindi meglio adesso che dopo. Anche se hai interrotto malamente il mio matrimonio”

“E’ vero – ammise – mi dispiace di aver rovinato tutto. Purtroppo però non posso mentire sul fatto che amo Legolas: è sempre stato così e così sempre sarà”

“Lo so. E purtroppo mi rendo conto che… anche per lui lo stesso. E temo che non mi amerà mai come ama te”

Adesso che erano soli potevano capire meglio le ragioni e i sentimenti dell’altro. Fino a quel momento si erano odiati, adesso però sentivano che non fosse necessario.

“Beh… avrebbe imparato ad amarti” - fece spallucce.

“Questo non lo sapremo mai – si guardò intorno – forse dovremo prendere di là”

Indicò una strada che ad un certo punto svoltava a destra, ed Aragorn decise di seguirlo. Strano ma vero, ma per la prima volta stava sentendo il suo rivale in amore vicino, come se fosse stato un semplice amico.

 

Llweran sospirò a fondo. Era certo che nessuno lo avrebbe trovato: nel parco vicino casa si ergeva una piccola montagnetta formata da terra, e visto il buio nessuno avrebbe potuto vederlo.

Lì si stava bene, vi era silenzio, l’aria era fresca, e ciò bloccava il flusso dei suoi pensieri.

Aveva anche chiuso gli occhi.

“Ah, ecco dove ti nascondevi”

Il biondo sussultò. Quando si voltò si accorse che accanto a lui c’era Gandalf.

“Ah, sei tu – sospirò – meno male, pensavo fosse qualcun altro. Come sapevi che ero qui?”

“In realtà non lo sapevo, sono venuto qui per caso. Stai facendo preoccupare tutti, mio caro ragazzo”

“Sì, come no – rispose con stizza – a nessuno importa di me”

“Suvvia, questo non è assolutamente vero. Sei amato da tutti, dai tuoi amici, da Shauna, dalla tua famiglia”

“Oh, certo la mia famiglia – alzò gli occhi al cielo – intendi quella che per tutta la vita mi ha mentito?”

“La situazione non deve essere facile, me ne rendo conto. Ma scappare o nascondersi non serve a niente. Tutto quello che puoi fare è trarre qualcosa di positivo da tutto ciò”

“Qualcosa di positivo?” - domandò scettico.

“Certo, bisogna sempre vedere il lato positivo nelle cose. E presto, quando la rabbia sarà passata, ti verrà naturale. Solo… non punire i tuoi genitori. Anche loro hanno sofferto, e stai soffrendo anche tu. Non è il caso di aggiungere altra sofferenza”

Parlare con Gandalf era sempre liberatorio vista la sua immensa saggezza.

Tra le sue parole e quella di Enya, Llweran doveva cercare il modo di tirarsi su, anche se momentaneamente non ci riusciva.

“Che ne diresti di tornare indietro?”

Llweran parve pensarci su.

“E va bene. Ma questo non cambia le cose”

“E’ già un inizio” - sorrise lui.

 

Poco dopo…

Aragorn e Faramir tornarono a mani vuote da Legolas, che nel frattempo continuava a preoccuparsi e ad immaginare le peggio cose che sarebbero potute succedere al figlio.

“Allora?” - domandò ansioso.

“Mi dispiace – rispose il primo – non lo abbiamo trovato”

“Come sarebbe a dire – quasi gli venne da piangere – oh Llweran…. Ma dov’è il mio bambino…?”

Shauna si guardò intorno, e ad un certo punto i suoi occhi si illuminarono.

“E’ lì!”

Ed effettivamente il biondo stava avanzando verso di loro affiancato da Gandalf.

Legolas sentì finalmente tutte le tensioni e paure abbandonarlo, e senza pensarci due volte gli andò incontro e lo abbracciò forte come mai aveva fatto.

“Llweran! Sei qui, stai bene! Ho temuto il peggio!”

Il ragazzo però non rispose a quell’abbraccio, non si sentiva ancora pronto.

“Sì, sto bene – si scostò – una sparisce dieci minuti per prendere aria e guarda un po’ cosa succede”

Aragorn si avvicinò. Non avrebbe saputo cosa dire. Dopotutto capiva che Llweran fosse ancora arrabbiato e scosso.

“Sono… sinceramente felice che tu stia bene” - si limitò a dire.

Il figlio, freddo come non mai, fece un cenno con il capo. Poi si indirizzò verso Eldarion e Shauna, che fremevano di abbracciarlo ma che erano costretti a trattenersi.

“Llweran...” - chiamò la ragazza.

“Da domani torno a scuola – disse freddamente – e ad allenarmi. Non lo faccio per voi, ma per il bene della squadra, sia chiaro”

Nessuno dei due osò dire niente. Andava bene così per il momento, l’importante era che Llweran stesse bene.

Legolas si portò una mano sul cuore nel vederlo così.

“E adesso che succederà?” - domandò.

“Adesso vi terrò d’occhio io… promesso” - sussurrò Aragorn.

Faramir sospirò, per poi incrociare lo sguardo del suo ormai ex fidanzato.

Era chiaro che avessero molto di cui parlare, ma lo avrebbero fatto in un secondo momento.

Lo spavento era stato grande, ma tutto era andato bene, alla fine.

 

   
 
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