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Autore: TheShadowOfTheWind    27/07/2017    2 recensioni
Vivo. Nascosto. Celato nel metaforico armadio, e fuori i passi nefasti, stridenti appartenenti a un mostro… Sta fiutando l’aria in previsione. Sta bramando più dell’odore. È inebriato dalla sua stessa sete di sangue, e un singolo, breve instante di debolezza è tutto ciò di cui ha bisogno. “…Harry Potter…Ti possederò…” HP/LV/TR. Sequel di “Mine”.
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton, Tom O. Riddle, Voldemort | Coppie: Harry/Voldemort
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Da VI libro alternativo
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Questa è un traduzione della fanfiction "Hauntingly" dell'autrice ObsidianPen. Potete trovare i suoi lavori qui http://archiveofourown.org/works/7582462/chapters/17252554 e qui https://www.fanfiction.net/s/11685657/1/Hauntingly . 

Severus stava congelando.
Magari, letteralmente.
No. Non magari. Del tutto letteralmente.
Aveva tanti strati accumulati sul suo corpo muscoloso quanti ne poteva gestire mentre manteneva l’abilità di camminare. Pile di lana spessa e vello sulla sua schiena, sciarpe (che coprivano tutta la sua faccia, tranne gli occhi) e cappelli e diverse paia di calzini sotto i suoi pesanti stivali di pelle (ma solo un paio di guanti scuri, poiché le sue agili dita erano ancora necessarie, la sua bacchetta tenuta saldamente nella sua mano)… infiniti strati. Così tanti che si sentiva come se fosse vicino a diventare un’inanimata, scontenta matassa di vestiti vivente piuttosto che un potente ed esperto mago.
Fin qui tutto benissimo. Piton era stato costretto a ricorrere all’ammasso di abbondanti quantità di larghi indumenti per mantenersi al caldo. Non poteva usare la magia… Non osava… Almeno non ancora. Non fino a quando non fosse assolutamente necessario. Persino la sua stessa aura era trattenuta al minimo livello. Non avrebbe rischiato di innescare nessun tipo di allarme, lo avrebbe evitato per quanto fisicamente possibile… Piton si lamentava della sua incapacità di far apparire una continua raffica di aria calda o di fuoco azzurro attorno al suo corpo per mantenersi al caldo. Tuttavia tutta la magia lascia tracce, tutti gli incantesimi emanano una certa quantità di energia e Piton era sicuro che il Signore Oscuro avesse messo dappertutto dei sortilegi in atto per rivelare anche il minimo incantesimo lanciato nelle vicinanze del suo… del suo… Del suo nascondiglio. Anche sapendo che il suo precedente padrone avrebbe dormito per almeno un’altra ora (anche se la pozione sarebbe durata di più su qualunque altro uomo normale… ma il Signore Oscuro non era un uomo normale), Piton avrebbe rimandato di lanciare incantesimi finché non fosse costretto a farlo.
Ahimè, gli strati. Erano veramente scomodi. In effetti, c’erano voluti quasi venti minuti per vestirsi correttamente prima della sua escursione.
Questa era la sua seconda volta in Antartide.
La prima volta… Ah, beh. Era stato un… breve viaggio. Severus si era materializzato in quello che pensava fosse un abbigliamento appropriatamente caldo. Dopo tutto, sarebbe stato lì solo per un instante, era un viaggio preliminare, solo per guardare, solo per investigare velocemente e vedere se i suoi sospetti avessero qualche fondamento…
Che duro risveglio era stato.
Non c’è un modo esatto per descrivere il freddo che c’è in Antartide a Luglio.
Non c’è un modo esatto per descrivere come -75°C sembra, oltre che dire che sembra molto come -103°F. 
C’è freddo.
C’è molto, molto freddo.
Immagina la temperatura più fredda che tu abbia mai provato nella tua intera esistenza. Ora immagina quell’esatto momento, e moltiplicalo esattamente per cento volte. Ora immagina quell’esatto momento, eccetto che tu ora sei nudo e i tuoi polmoni sono riempiti con ghiaccio solido.  Per di più, immagina che tu abbia perso l’abilità di respirare.
Perché questo è come Severus Piton avrebbe descritto quel freddo, e perfino quello non gli rende giustizia. Il freddo era del tutto intenso, paralizzante e orribile. Durò all’incirca tredici secondi prima di materializzarsi altrove, tremando violentemente, allo stesso tempo gelido e febbricitante.
Fortunatamente (o, veramente, per niente fortunato, perché aveva davvero poco a che fare con la fortuna ma con la sua stessa lungimiranza e il suo intelletto superiore), Severus aveva diverse partite di pozioni peperine che lo aspettavano, oltre a un fuoco vivace che sfavillava allegramente nel caminetto della sua abitazione. Mai c’era stata nella sua intera vita una vista più gradita di quelle fiamme danzanti.
La pozione peperina era finita in pochi minuti. Tutta quanta. Era l’intera scorta della scuola.
In seguito le sue orecchie fumavano nuvole di vapore per quasi un’intera giornata. Lui stesso aveva dovuto raccontare al Signore Oscuro che era perché stava soffrendo di raffreddore e aveva preso, imprudentemente, più del dovuto della sua stessa pozione. Era persino andato nei dettagli su quanto detestasse i raffreddori. Era stato molto imbarazzante. Tuttavia, qualunque sia il motivo, il Signore Oscuro aveva trovato i continui getti di vapore più divertenti che fastidiosi, e gli aveva creduto.
Severus era veramente un eccellente Occlumante. E, contrariamente a ciò che si pensa, il Signore Oscuro ha, in effetti, un senso dell’umorismo, anche se sceglie di esprimere questi sentimenti solo con i suoi seguaci più vicini. Un macabro, pungente, e, a dire il vero piuttosto arguto senso dell’umorismo. Ha visto le orecchie fumanti di Piton e ha in effetti riso.
“Penso che mi stai mentendo, Severus”, aveva rimproverato (e Piton aveva quasi sofferto una raffica di deboli attacchi di cuore, anche se la sua faccia non lo mostrò). Ma le sue labbra sottili si erano arricciate in un minaccioso sorriso, i suoi occhi rossi brillavano. “Credo che la tua storia sul soffrire di raffreddore sia un astuto stratagemma, e la verità è che tu sei eccitato e nervoso per la mia stessa presenza.”
Piton aveva espirato. E poi era stato congedato. A quanto pare, il vapore lo distraeva.
Sì, la prima volta che era venuto in Antartide, era davvero stato un viaggio molto corto. Ma era stato abbastanza. Anche entro un così piccolo periodo, Piton era stato capace di dedurre che doveva essere il luogo dove l’Indesiderabile era tenuto.
L’Indesiderabile. Piton guardò storto se stesso mentre arrancava lungo il terreno ghiacciato sotto i suoi tanti, soffocanti strati. Era abituato a riferirsi al ragazzo in quel modo, e, doveva ammetterlo, il Taboo ebbe un impatto piuttosto potente sul mondo magico.
La paura del nome sicuramente aumenta la paura dell’individuo. Difficilmente qualcuno osava discutere del ragazzo, ma persino quando usavano il termine “corretto”, era sempre sussurrato, quieto. Harry Potter non era più pensato come “Il Prescelto”… Ora era pensato più come un fantasma; il suo nome, una maledizione…
E che complicato pezzo di magia, quel Taboo! Quando è stato inizialmente instillato, le persone potevano pronunciare solo il suo primo nome- era impossibile mettere una rudimentale maledizione globale su semplicemente “Harry”, era fin troppo comune, i ghermidori avrebbero inseguito la loro coda tutto il giorno- ma il Signore Oscuro, in tutta la sua ira, trovò perfino quello inaccettabile. C’era voluto un po’ di tempo per appianare l’incantesimo, ma alla fine era stato lui, Severus Piton, che ce l’ha fatta.
Originariamente era un incarico affidato a Yaxley e Dolohov. Ma gli impacciati idioti erano… beh, impacciati idioti. Erano in difficoltà, e quindi, nell’istante che Severus era moderatamente curato e capace di lasciare il San Mungo, era stato richiesto per aiutare. Gli stupidi avevano preso il Taboo fin troppo letteralmente. Si erano concentrati nelle parole effettive al fine di localizzare invece dei previsti, traducibili pensieri. Il linguaggio era semplicemente uno strumento per esprimere idee, aveva spiegato ai suoi presunti colleghi come se fossero due dei suoi meno capaci studenti del primo anno. Era necessario, quindi, connettere le parole dette (“Harry”; “Harry Potter”; o “Harry James Potter”) con il previsto, astratto pensiero di quello specifico individuo. Era stato estenuante, così complessa e raffinata magia mentale. Dolohov e Yaxley non sarebbero mai stati in grado di gestirlo. Ma Severus era piuttosto intelligente, e la Magia Mentale era la sua specialità (come lo era Pozioni. E le Arti Oscure. E gli Incantesimi di Difesa. E cucinare, anche se tendeva a tenerselo per sé … Aveva molte specialità).
“Harry”, e persino “Harry Potter” ora poteva essere detto mentre ci si riferiva a un’altra persona, ma se quando dicevi le parole nelle tue intenzioni ponderate pensavi all’Indesiderabile, il Taboo era innescato.
Era davvero una magia complessa. E per di più era piuttosto efficace. Anche se Piton difficilmente dubitava che qualche strega o mago in tutta la Gran Bretagna avrebbe mai più chiamato il proprio figlio “Harry”.
Severus si era superato regolarmente. Davvero. Il Signore Oscuro era stato molto soddisfatto quando aveva compiuto l’incarico del Taboo in soli due giorni, quando sia Dolohov e Yaxley insieme avevano fallito per più di una settimana. Lui era preziosissimo per il suo precedente padrone, anche tutt’ora.
 Questo era molto probabile che finesse oggi.
Antartide.
Non era stato facile risolvere l’indovinello del luogo dove Harry Potter era tenuto. Per tanto, lui aveva, come moltri altri, temuto il peggio. Aveva temuto che il ragazzo era morto e andato. Ma questo non aveva impedito lui stesso e il Preside dal ricercare, nonostante Silente stava mostrando una maledizione piuttosto grave sulla sua mano sinistra (incosciente, stupido, sciocco vecchio)… Albus era stato piuttosto sicuro nella sua convinzione che Harry fosse vivo, così speranzoso, e così lui, Severus, era anche stato fiducioso.
Non era stato fino al suo incontro con una certa Professoressa di Divinazione che aveva finalmente trovato il perché Silente era così sicuro che Harry Potter fosse vivo. Nel momento che Sibilla era rinsavita, Piton l’aveva lasciata cadere sul pavimento del corridoio oscurato come una tonnellata di mattoni (era stato uno dei suoi momenti meno cavallereschi di sempre, dopo avrebbe ammesso), marciando subito verso l’ufficio del Preside, il suo respiro affannoso come se avesse appena corso una maratona.
Aveva estratto il ricordo. Fatto cenno ad Albus di guardare nella sua interezza nel pensatoio. Il Preside, sembrando piuttosto sorpreso dal repentino ritorno di Piton e dal suo aspetto stressato, lo aveva assecondato senza domande.
…horcrux…umano…
Quando era ritornato pienamente, fisicamente nel suo ufficio, Piton si era aspettato di vederlo terrorizzato come si sentiva. Ma questo… non era il caso.
Silente aveva in realtà sospirato.
Il Preside aveva tolto i suoi occhiali lentamente e massaggiato le sue tempie, d’improvviso sembrando un triste, morente vecchio. Non sembrava scioccato. Non sembrava disgustato o inorridito. Quando aveva riposizionato I suoi occhiali nel suo storto naso, aveva guardato verso Severus senza il caratteristico scintillio nei suoi occhi penetranti e blu.
Lo sapeva.
Che cosa seguì era forse la più sgradevole conversazione che lui e il Preside avessero mai avuto. Che era davvero dire qualcosa, siccome lui e Albus Silente aveva condiviso un numero di discussioni molto inquietanti. Li aveva spinti perfino a una discussione più difficile il mattino dopo, su i suoi meno favoriti alunni, su quello che sarebbe venuto…
“Decidi tu, ora… Trova Harry James Potter, a tutti i costi”
La voce del Preside lo perseguitava ogni giorno. Era, forse, l’ultima volta che aveva sentito qualcuno usare il nome completo del ragazzo ad alta voce. Finché il Signore Oscuro non aveva ordinato il Taboo su di esso. Come minimo.
 In ogni caso.
Un mondo di bianco. Addormentato, sano e salvo… Un mondo di bianco… Il Signore Oscuro lo teneva… Un mondo di bianco… Un mondo di bianco…
Era davvero poco su cui basarsi.
Quindi nel corso del successivo mese e mezzo, Severus si era dedicato a scoprire dove esattamente questo misterioso luogo poteva essere.
Era, naturalmente, estremamente poco chiaro e difficile. Specialmente considerando che solo qualche giorno dopo Hogwarts era stata penetrata (Draco, quello stupido ragazzo, rifiutando il suo aiuto e non informandolo su quando precisamente questo attacco sarebbe successo), i mangiamorte girovagavano il castello, e Albus Silente, controvoglia per mano sua, era morto.
 La torre di astronomia. Il Preside era ritornato da dove se ne era andato (avendo preso con sé in modo irritante quegli studenti insulsi, nientedimeno, ma avendo insistito che Severus rimanesse dietro per proteggere la scuola), Draco lo aveva disarmato, e Piton, come previsto, come anticipato, aveva finito il lavoro…
Era stato molto teatrale. L’ardente ricordo ancora lo svegliava regolarmente dal suo sonno agitato.
Poi, se quella traumatica esperienza non fosse stata abbastanza… la riunione capitò.
Quel maledetto, disgustoso serpente.
Era impazzito! Severus non aveva –ne avrebbe mai e poi mai fatto- niente per provocare così una bestia, e tuttavia era balzata verso di lui come se fosse posseduta. Se non fosse riuscito a muoversi in quel momento, se gli avesse bucato la gola, come sembrava così violentemente intenta a fare… Rabbrividì, reprimendo quel particolare ricordo. Non gli avrebbe fatto bene rimuginare su questo, anche se le sue spalle doloranti pulsavano al solo pensiero. Non sarebbe mai stato lo stesso, ne era sicuro.
Per quasi una settimana, era stato privo di sensi nel San Mungo. Fortunatamente, tuttavia, fu in grado di andarsene solo pochi giorni dopo… Apparentemente, avevano creato un antidoto per questo particolare veleno solo un anno prima. A quanto pare un uomo chiamato Arthur Weasley era venuto in contatto con lo stesso tipo di veleno, una medistrega aveva borbottato pensosamente, le sue sopracciglia aggrottate… Un così strano, raro veleno… Piton aveva mormorato in risposta qualcosa di molto vago… Mmm, si, molto strano, infatti…
E quindi, per la maggior parte, si era ripreso. I Guaritori avevano voluto che stesse di più per recuperare, per monitorarlo; ma Piton non aveva tempo per trattenersi nei letti d’ospedale e fare i cruciverba mentre il Ragazzo Che è Sopravvissuto era scomparso in qualche vago “mondo di bianco”. Con riluttanza, i Guaritori lo avevano dimesso, e all’istante gli era stato affidato il compito di perfezionare il Taboo… Il Signore Oscuro sembrava molto stanco quando aveva fatto la richiesta, così sconvolto, così stressato…
Un Distillato Soporifero, Mio Signore, vorrei consigliare… Io, il vostro umile servitore, sarei felice di fare per voi qualunque pozione, se dovesse richiederla…
Lui, Severus, era stato elogiato, chiamato il suo più fedele, il suo più capace… Il Signore Oscuro aveva anche ripetuto la sua affermazione sull’incompetenza di Lucius, fatto forse un riferimento ad assegnare il lavoro a Piton, se Lucius diventasse… impossibilitato…
Oh, devo iniziare subito, Severus aveva pensato vendicativamente dietro le sue impenetrabili barriere mentali.
Un Distillato Soporifero era stato procurato.
La caccia cominciò.
Piton scavò con foga tra i suoi tanti ricordi del Signore Oscuro nelle poche e preziose ore in cui sapeva che il Signore Oscuro sarebbe stato addormentato. Un mondo di bianco… Probabilmente, si riferiva piuttosto a uno stato mentale… ma ci doveva essere qualcosa, qualunque cosa che gli avrebbe dato un indizio, qualche direzione su cui concentrarsi… Un mondo di bianco…  
Aveva rivissuto ricordo dopo ricordo nel quale il Signore Oscuro avrebbe parlato fra sé e sé teatralmente (era un’abitudine interessante che il suo precedente padrone aveva. Amava parlare della sua bravura, specialmente a un pubblico impaurito, servile e, in un certo senso, passivo), cercando qualche cosa che lo avrebbe potuto aiutare nel suo compito… Un mondo di bianco… Addormentato, sano e salvo… Un mondo di bianco… Un mondo di bianco…
E un giorno, finalmente trovò qualcosa.
Era un ricordo di anni e anni fa, quando Severus aveva appena preso il Marchio Nero. Ricordava questo particolare incontro piuttosto bene. Il marchio era ancora fresco, il dolore ancora restava… ed era stato così giovane, così impaziente di mettersi alla prova. Le parole del Signore Oscuro lo avevano incantato a quel punto, era assolutamente affascinato dall’entità accattivante che era Lord Voldemort… così disgustosamente nostalgico, aveva pensato aspramente quando aveva guardato il suo precedente padrone camminare avanti e indietro davanti ai suoi Mangiamorte, dando con impeto un discorso stimolante, appassionato, il suo mantello nero frusciava su di lui in un modo impressionante e imponente (Severus aveva deciso all’istante di padroneggiare quel particolare movimento, lo avrebbe usato su i suoi studenti tutto il tempo)…
“…Io, che ho esplorato le più fitte, selvatiche foreste e i più aridi, desolati deserti, io, che mi sono avventurato da un capo all’altro di questo pianeta per lunghi, senza precedenti lassi di tempo, in questi paesaggi di incredibili, gelide onde e di bianco accecante, di venti ululanti e infinito ghiaccio, e che ho scoperto e manipolato le uniche energie magiche lì—“
Bianco accecante. Venti ululanti e infinito ghiaccio. Da un capo all’altro della terra.
Poteva il messaggio profetico della Cooman di ”un mondo di bianco”… Poteva in realtà essere stato letterale?
Era un po’ forzato, ma era qualcosa.
Il polo nord, la “cima del mondo”, sembrava improbabile. Era, dopo tutto, nel mezzo dell’Oceano Artico, e mentre c’erano là decenti masse di ghiaccio galleggiante, Severus non pensava che lo qualificava come un “mondo di bianco”. Dopotutto, pensava scaltramente, il “fondo del mondo” sembrava più adeguato per i gusti poetici del suo precedente padrone. Aveva un senso. Harry Potter, il Prescelto… Quale posto migliore per la sua prigione dello stesso fondo della Terra? Non poteva andare davvero letteralmente più in basso di così. A meno che non fosse, ovviamente, sotto il livello del mare… Sott’acqua, forse nell’oceano, sommerso nelle profondità più impossibili—
Piton tremò, ma non aveva niente a che fare con lo schiacciante freddo del terreno. Non voleva pensare a quello. Tuttavia, in un certo senso, era riuscito ad impressionare se stesso. Se dovesse mai aver bisogno di nascondere disperatamente un ostaggio umano dal resto del mondo per un periodo indefinito di tempo, lo avrebbe posto in una prigione incantata, che riforniva ossigeno nelle vaste profondità dell’oceano.
Ma quello sarebbe stato un “mondo di nero”, non un “mondo di bianco”, e poi, già lo sapeva che Harry Potter era lì. O, almeno, pensava. Lo sperava.
Severus continuava ad arrancare verso dove poteva percepire le innegabili tracce di magia. Minime, difficilmente evidenti, ma decisamente presenti. Un mago normale sarebbe stato completamente incapace di anche solo sentirle, ma Piton non era un mago ordinario. Conosceva la magia nera, conosceva i segni, e, più importante, conosceva il Signore Oscuro.
Lord Voldemort possedeva un certo stile di magia. Piton lo riconosceva come una firma.
Si fermò. Esaminò il paesaggio apparentemente vuoto con attenzione, stringendo la sua bacchetta più saldamente nel suo palmo freddo. Fortunatamente, i venti erano al minimo questo giorno. Ma il loro distante ululato riempiva le orecchie, un continuo, quasi suono vocale…
Era vicino.
Piton con esitazione alzò la sua gamba per fare un altro cauto, esitante passo—
La terra esplose ai suoi piedi.
Li schivò a malapena—enormi frammenti di ghiaccio appuntito esplosi dal terreno, punte taglienti che cercarono di tagliarlo a metà mentre fuggiva violentemente su—fuggirono dalla terra bianca a passo rapido, uno dopo l’altro, e Piton si buttò in avanti, certo, ora, che si stava dirigendo nella giusta direzione—era in fuga, correndo goffamente al meglio che poteva, però con ogni passo che faceva, un altro letale-affilato frammento saltava fuori dalla terra ai suoi piedi, come infinite, senza fine mine, e sapeva che non poteva più evitarle—doveva usare la magia, era l’unico modo—
'Pacem Omnino!' Piton pensò con forza mentre correva, impugnando la sua bacchetta come un bastone sopra la sua testa. Era la più potente contro-maledizione che conosceva—
Le esplosioni si fermarono.
Piton continuò a correre per pochi brevi momenti in caso fosse un trabocchetto, ma il terreno aveva smesso di provare a infilzarlo. Guardò dietro, ansimando. Era quasi comico, il modo con il quale le piccole montagne di ghiaccio rimanevano lì, un perfetto segnale del sentiero che aveva percorso. Aveva apparentemente corso un po’ a zig-zag.
Beh, pensò sgradevolmente mentre il suo respiro rallentava, non c’era motivo per essere discreto, ora. Se Lord Voldemort fosse stato sveglio, lo avrebbe sicuramente percepito.
Doveva sbrigarsi.
Piton volse all’istante la sua attenzione verso la tenue, forza magnetica. Barriere. Una infinita varietà di queste, magistralmente intessute in modo da creare una, quasi impenetrabile barriera.
Quasi.
Piton si mise subito a lavorare. La demolizione delle barriere è stata una delle sue tante specialità, una tecnica che ha perfezionato negli anni al servizio del Signore Oscuro. Infatti, è stato lui, Lord Voldemort stesso, che insegnò al giovane, entusiasta Principe mezzosangue come farlo. Il Signore Oscuro era un insegnante eccellente, e Severus un eccellente alunno.
Piton era, forse, l’unico mago rimasto in vita che poteva penetrare e frantumare queste barriere così velocemente come aveva fatto. Era molto probabile che nessun altro sarebbe mai stato affatto capace, effettivamente. Il Signore Oscuro aveva un complesso, ingegnoso modo di fare gli incantesimi che era davvero unico, molto ingannevole… Ma Piton lo sapeva, lo aveva studiato, lo aveva ammirato… Anche ora, mentre manipolava abilmente e rapidamente le frequenze intrecciate delle barriere, che si incastravano tra loro come un puzzle astratto, spaiato, apprezzava quanto ingegnoso fosse, quanto abilmente ingannevole… Se qualche auror avrebbe provato a demolire questa barriera nel modo tipico della demolizione delle barriere, avrebbe immediatamente scatenato una maledizione… Piton poteva sentirlo, la potente maledizione che stava in attesa lì, ma non poteva decifrare cosa era, precisamente, senza attivarla… Letale, certamente; orribile e drammatica, probabilmente… Non aveva intenzione di scoprirlo…
Sentì una leggera sensazione di bruciore sull’avambraccio… Questo era… un presentimento.
Finalmente, lo aveva. Le barriere si erano sgretolate gradualmente, come un tessuto in disfacimento, e non c’erano più. Piton si congratulò con se stesso. Meritava molti più elogi nella sua vita di quelli che riceveva, per davvero.
Lì. Doveva essere lì.
"Aparecium." Severus lanciò un incantesimo ad ampio raggio, sperando che fosse solamente invisibile…e, ah, sì, lo era, Piton sentì un contatto con qualcosa—qualcosa aveva subito l’influenza del suo incantesimo… ma niente era apparso…
Aggrottando la fronte, con la bacchetta ancora tenuta alta in previsione, Severus iniziò a camminare, diffidente—
 "Cazzo!"
Severus normalmente non era uno che imprecava. Trovava l’abitudine piuttosto sgradevole, sinceramente, un’abitudine orrenda, volgare. Grezza. Ma il dolore che colpì la sua gamba fu proprio la causa per un’esclamazione così volgare, perché anche con così tanti (uno penserebbe “imbottiti”) strati, qualunque magia oscura aveva trafitto il suo stinco era inaspettatamente abbastanza dolorosa—Piton pensò subito al peggio, qualche maledizione terribile che non aveva previsto, e immaginava la sua gamba diventare nera e indebolita e appassita come la mano del Preside—
Ma poi lo vide.
Il mantello.
Poteva solo vederlo ora perché lo aveva scosso, rendendo i bordi d’argento in parte visibili quando si muoveva. Il mantello dell’invisilità di Potter. E stava su qualcosa, su qualche superficie che era a pochi centimetri da terra…e ci si era imbattuto contro, questo era tutto—il dolore pulsante nel suo stinco non era opera della magia oscura, era solamente la ripercussione di essersi scontrato con qualcosa di solido (che, ora che il terrore era un po’ svanito, si era reso conto che non era così debilitante e straziante—anche se gli faceva ancora male).
Con una mano un po’ tremolante, allungò le braccia, tirò il mantello verso di lui—il suo cuore stava battendo all’impazzata, delirante—tratteneva il respiro—
Era, forse, il momento più imbarazzante della vita di Piton.
Con il senno di poi, non sarebbe stato sicuro del perché era stato così scioccato.
Harry James Potter.
Severus lo aveva trovato, sicuro.
Beh, davvero, cosa si aspettava di trovare? Il ragazzo che dormiva comodamente nel suo letto nella stanza comune di Grifondoro? Mentre giaceva raggomitolato in un sacco a pelo nel terreno ghiacciato, forse?
Non aveva previsto, evidentemente, di trovare Harry Potter disteso in quella che sembrava essere una bara di ghiaccio, trasparente, sospeso in aria appena sotto la sua vita. Il suo corpo coperto in infiniti, quasi invisibili, scintillanti fili che lo collegavano con le pareti trasparenti…Come filamenti fatti di diamante, riflettendo la luce in un modo piuttosto strano ma stranamente bello…
Completamente nudo.
E sveglio.
Sveglio.
“…Sano e salvo…Lui dorme”
Non era stato quello che quella disgustosa donna aveva detto? Non doveva essere addormentato? Chiaramente non lo era. I suoi occhi erano aperti,spalancati e che lo fissavano, anche se mentre lo fissava a sua volta notò che erano…assenti…
Gli occhi di Lily…
I suoi occhiali non c’erano più. Gli impressionanti occhi erano illuminati, e le familiari verdi iridi lo colpirono come un fulmine. Il suo cuore diede un’orribile, lancinante pulsazione. Sentì la bile salire nella gola.
Harry sbatté le ciglia lentamente. Solo allora Piton realizzò che il suo sguardo era completamente assente. Vuoto. Quando si mosse leggermente da una parte, quegli occhi insensibili non lo seguirono. Continuarono a fissare nel vuoto, come se concentrati su qualcosa in lontananza che solo lui poteva vedere. Piton sentì come se lo stesso ossigeno gli fosse rubato dai suoi polmoni.
Per quanto era stato sveglio?
Il marchio sul suo braccio diede un’improvvisa, dolorosa palpitazione.
“Merda”. Due imprecazioni in così poco tempo, questo era veramente un giorno grandioso. Severus ficcò il mantello dell’invisibilità in una tasca interna dei suoi tanti strati. L’adrenalina continuava a scorrere lungo tutto il suo corpo. Se il dolore nel suo avambraccio era di qualche indicazione, il Signore Oscuro era sulle sue tracce. Forse aveva sentito le barriere frantumarsi, anche se addormentato…
 Avrebbe dedotto con certezza che era stato, lui, Severus, a demolirle?
Piton sperava con tutto il cuore di no.
Ma spinse il pensiero del tanto non gradito, molto probabile esito da parte, concentrandosi nel ragazzo spezzato davanti a lui e al suo terribile contenimento. Passò le sue dita lungo la superficie. Era sorprendentemente calda. Basandosi su quanti incantesimi poteva sentire incorporati nel contenitore, era chiaro che questa—questa bara—era destinata a non essere mai aperta. Era destinata ad essere permanentemente chiusa.
Severus si bagnò le labbra. Questo sarebbe stato…sarebbe stato difficile.
Fece apparire diverse palle di fuoco azzurro per circondarlo. Non c’era nessun motivo nell’essere miseramente al freddo mentre lavorava, almeno, non più. Poi piazzò entrambe le sue mani sopra la bara, la sua bacchetta ancora intrecciata tra le sue dita, occhi chiusi, e iniziò a togliere gli incantesimi, staccandoli…
Il marchio sul suo braccio stava bruciando leggermente, un continuo, anche se lieve, dolore…
Dopo pochi dolorosamente lenti minuti, aveva rimosso tutti gli incantesimi protettivi che prevenivano il contenitore di essere infrangibile. C’erano anche altre maledizioni lì, ma nessuna troppo incriminante…
 Il suo braccio diede una pulsazione particolarmente dolorosa, e Piton digrignò I denti. Non c’era tempo per farlo gentilmente. Guardò giù verso lo sguardo assente di Harry Potter, sentendosi quasi in colpa per quello che stava per fare. Prese lo strato più alto del suo monumentale completo dalla schiena.
Il contenitore era ovviamente riempito con aria calda, confortevole. Ma anche con il fuoco azzurro fluttuante attorno a loro, che rendeva la zona più vicina in qualche modo tollerabile, niente, niente avrebbe potuto preparare il ragazzo per questo freddo.
Un’altra scossa dolorosa dal suo marchio. Piton smise di ponderare. Alzò la sua bacchetta, puntandola direttamente verso la bara—
"Frangere."
L’effetto era immediato.
Harry fu istantaneamente scosso da qualunque stato di trance era stato. Inalò un acuto, in modo evidente doloroso respiro, il suo corpo si contorse all’instante, entrando in shock—
Piton scese subito su di lui, avvolgendo il suo corpo nudo in un pesante mantello nero. Il ragazzo tremò violentemente mentre gli accecanti fili magici che gli erano stati attaccati svanivano. Il suo intero corpo si agitava, e, mentre Piton lo raccoglieva, strinse il suo petto violentemente, disperatamente, come se la sua stessa vita dipendesse da questo.
Che lo faceva, naturalmente.
Severus non sprecò tempo.
Tenne il ragazzo tremante nelle sue braccia come una (molto sconvolta , molto infelice) sposa, e salì al cielo. Il fuoco azzurro fece lo stesso, circondandoli come una luminosa, impetuosa guardia.
Volare. Un’altra abilità insegnata dallo stesso Signore Oscuro. Un’abilità che aveva davvero sottoutilizzato, aveva realizzato all’instante.
 Quando era a una sufficiente distanza dal cielo, in alto sopra il bianco, arido paesaggio, Piton puntò la sua bacchetta verso il terreno. Direttamente verso l’appena distrutta bara di vetro.
Il getto di fiamme che esplose fu spettacolare.
Era piccolo all’inizio. Ma l’ardemonio ci stava davvero poco tempo a sfuggire di mano, specialmente con abbastanza carburante—che Severus provvide sinceramente, mentre faceva apparire diversi oggetti a caso (principalmente mobili—la sua creatività mancava al momento), e li mandò a precipitare nell’abisso. Impetuose bestie iniziarono a prendere forma, agguantando brutalmente l’esca a disposizione…le fiamme diventarono serpenti e draghi e ogni sorta di altri mostri, e un indomabile mare di fiamme stava rapidamente consumando un vasto pezzo di terra. Il calore si alzò fino a raggiungerli, e l’aria attorno a loro era piuttosto calda, Harry continuava a tremare nella sua presa…
Piton diede alle fiamme agitate un un’ultima occhiata penetrante. Si congratulò di nuovo con se stesso. Onestamente, da un punto di vista strettamente professionale e critico, questa era davvero un’impressionante tempesta di fuoco che aveva creato. E stava ancora crescendo.
Sentendosi soddisfatto con la sua opera, Severus strinse il ragazzo traumatizzato più strettamente contro il suo petto, e si materializzò.
   
 
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