Non era la prima volta che la piccola angioletta del decimo universo aveva sentito parlare della Terra e dei suoi combattenti dal fratello maggiore Whis, ma era diventata ancora più curiosa dopo aver assistito all'incontro dimostrativo di Zen’oh.
Goku San aveva una grande potenza e abilità, era riconosciuto, ma ciò non toglieva che tra gli universi si era ormai fatto una cattiva reputazione.
Toppo San era infatti anch'egli un grande guerriero, riconosciuto come un simbolo della giustizia non solo nell'universo undici al quale apparteneva, ma anche oltre. Era anche per questo che le sue parole avevano toccato tutti nel profondo, spingendo ogni universo contro un unico mortale del sette, additato ormai come malvagio e senza scrupoli.
In fondo, era o no stato lui a proporre quel torneo dove i perdenti sarebbero stati eliminati senza pietà dal Re degli universi in persona?
In qualunque caso però l'angelo non poteva farsi prendere da quelle emozioni così forti di rabbia o paura come stava accadendo agli Hakaishin o ai Kaiohshin, proprio perché era un angelo doveva rimanere composta e neutrale anche davanti a quello scenario.
Così fece, osservando fino alla fine l'incontro tra Toppo San e Goku San con un brivido di emozione che le correva lungo la schiena.
Nonostante tutto quel tipo di scontri tra due parti distinte, che potevano ben essere catalogate come bene e male, le avevano sempre dato una sensazione molto forte, di eccitazione come nient'altro.
Non proferì parola ma osservò la battaglia con grande emozione, evitando però di farla trasparire anche solo per un istante.
Toppo San il bene, Goku San il male.
La realtà dei fatti era certo ben diversa da come mostravano quelle categorie così rigide, sapeva bene anche lei che nessuno era completamente buono o completamente malvagio, eppure quella sembrava solo l'inizio di una battaglia che sarebbe proseguita in futuro, con in gioco il destino di otto universi.
Nessuna di quelle entità superiori sembrava rendersi conto che quell’uomo del settimo universo aveva dato loro la possibilità di sopravvivere, forse solo gli angeli suoi fratelli lo avevano capito. Zen’oh Sama avrebbe distrutto ugualmente gli universi senza possibilità di salvezza, ma ora, grazie a Son Goku, la speranza era a portata di mano per tutti. Dovevano solo vincere il Torneo del Potere.
 
Quaranta ore dopo erano lì, sugli spalti dell’arena costruita dal Gran Sacerdote, nonché padre degli angeli.
La giovane Lilibeu appartenente proprio al decimo universo fu la prima a cadere dal ring, Ramushi Sama non l’aveva presa bene ma come aveva detto anche Gowasu San in quel momento l’unica cosa che loro potevano fare era incoraggiare gli altri guerrieri.
Il tempo scorreva inesorabile e sempre più combattenti comparivano sugli spalti accanto alle divinità dei rispettivi universi dopo essere caduti dal ring.
Un colpo al cuore, fu tutto ciò che sentì nell'istante in cui anche l'ultimo combattente dell'universo dieci veniva buttato fuori dall'arena dopo una lunga lotta e compariva un attimo dopo accanto agli altri.
Avevano perso.
Nessun modo per reintegrare i loro guerrieri nel Torneo, ogni eliminazione era stata regolare e limpida come l'acqua.
Il bastone stretto forte tra le dita non le impediva comunque di tremare al pensiero di come tutto sarebbe finito di lì a pochissimo.
I due Zen’oh Sama erano pronti.
 
Neutralità, parola chiave della vita di qualunque angelo, una neutralità che non era mai stata in grado di mantenere nonostante il padre lo ricordasse ogni volta, non solo a lei ma ad ognuno dei suoi figli.
Vedere un potere ancora maggiore di tutti loro che distruggeva ogni universo era troppo, soprattutto il suo universo, con le persone a lei care, Lord Ramushi e Gowasu San prime tra tutte.
La reazione dell’angioletta fu semplice e immediata, voltarsi verso il suo dio, senza però dire una parola. Doveva mostrarsi impassibile anche in quell'occasione? Non potevano pretendere una cosa del genere.
Poco a poco la grande figura di Lord Ramushi stava sfumando, diventando inconsistente. Da sempre quella figura torreggiava sopra di lei, non sarebbe riuscita ad afferrarlo neanche volendolo con tutta sé stessa.
Solo quando si perde qualcuno ci si rende conto di quanto fosse stato importante nella propria vita.
Lo aveva già sentito dire, ma il significato di quelle parole le si stava appena rivelando davanti agli occhi, mentre una lacrima iniziava a scenderle sul viso.
 
《RAMUSHI!》
 
Niente Lord davanti ormai, niente categorie o gerarchie, nient'altro che il nome della persona a cui aveva voluto più bene in assoluto.
L’angioletta lasciò addirittura cadere il suo bastone, andando ad abbracciare il suo Hakaishin dopo aver levitato fino alla sua spalla, ed il dio a sua volta accarezzò la testolina di lei con la sua proboscide prima di sparire completamente insieme al Kaiohshin ed al resto del loro universo.
A quel punto la più giovane tra gli angeli toccò di nuovo terra, scossa come mai prima. Si guardò intorno, scoprendo che la maggior parte delle divinità presenti la stavano fissando, ed a quel punto con un groppo in gola aprì bocca per parlare e scusarsi.
 
《I-Io…devo andare, m-mi dispiace…》
 
Biascicò chinandosi a raccogliere il bastone ancora a terra per poi avviarsi con una corsa leggera via di lì, da quel luogo che gli aveva tolto tutto, a capo chino dalla vergogna per aver mostrato quei sentimenti che mai dovevano trasparire.