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Autore: Sincere_Lies    28/07/2017    1 recensioni
Storia tradotta dall'inglese con il permesso dell'autrice.
Jasico. Soulmate timers AU (un mondo in cui ogni persona ha un timer sul polso che si azzera quando si incontra la propria anima gemella, che cosa stupenda.)
Dal capitolo uno:
Quando Nico Di Angelo aveva dieci anni incontrò Percy Jackson, ma il suo orologio non si fermò. Era leggermente deluso.
*/*/*
Occhi azzurro elettrico trovarono quelli marrone scuro e per quel momento tutto sembrò fermarsi.
Dal secondo capitolo:
"Perché mi sei sempre mancato, anche senza conoscerti."
Dal terzo capitolo:
“Questi numeri non sono una benedizione Hazel, sono una maledizione."
Dal quarto capitolo:
"Saresti stato buono per me."
Link della storia originale: http://archiveofourown.org/works/1119869/chapters/2256441
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Jason/Nico, Nico di Angelo, Talia Grace
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore originale: Sincere_Lies
Traduttrice: bipolareT
Lingua originale: inglese
Disclaimer:I personaggi di Percy non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note dell'autore (alla storia originale): Ragazzi, questo è insano. Non mi aspettavo, una così buona risposta.

Grazie mille e spero che vi piaccia anche questo capitolo. (A fine capitolo altre note dell'autrice.)

Note della traduttrice: Ringrazio chi ha messo la storia tra preferite, seguite ecc.. e a fenris per la recensione. E nulla, ho amato il personaggio di Thalia in questo capitolo. Scusate eventuali errori. Alla prossima settimana.

 

Rewind

Thalia attese finchè fu buio e tutti stessero dormendo per andare nella camera dei bambini. Sua madre si era chiusa nella sua stanza da quando era tornata dall’ospedale, era un’ottima cosa avere una bambinaia. Il padre ancora doveva farsi vedere.

Loro padre. Adesso lei non era l’unica; aveva un fratellino. Jason era il suo nome, aveva sentito sua madre discuterne con Zeus una volta; a lei piaceva il nome, anche se a sua madre no.

Dalla finestra penetrava la morbida luce della notte che illuminava la culla a cui Thalia si avvicinò lentamente e cautamente. Strinse il bordo della culla e fissò con timore il fagotto all’interno.

Era così piccolo. Anche lei era stata così piccola una volta? Probabilmente, ma era strano pensare che tutti a un certo punto fossero stati così piccoli. Era biondo, caratteristica ereditata dalla loro mamma; sperò che fosse l’unica cosa che lui avesse ereditato da lei. Stese una mano per toccare i riccioli e si sorprese nel vedere come fosse tremante. Lei era così sconvolta.

Quello era suo fratello, quella minuscola persona che dormiva era suo fratello, la sua famiglia. Aveva trascorso cinque minuti con questo piccolo bambino e già poteva sentire un amore così grande per lui che la faceva tremare.

“Ti proteggerò, da lei, da ogni cosa. Sempre.” Sussurrò e sentì la gola stringersi. Sua madre era stata meglio quest’anno, ma sapeva che non sarebbe durata. Zeus non poteva rimanere e presto le cose sarebbero tornate com’erano prima.

Le sue dita tracciarono lentamente il suo volto rotondo e lui si agitò. Thalia si gelò e lo guardò sbattere gli occhi una volta prima di tornare a dormire. Aveva i suoi occhi, gli occhi di loro padre. Blu elettrico. Si chiese perché Zeus fosse tornato, perché aveva avuto un altro bambino con l’ombra della donna che sua madre una volta era stata. Hera era lontana dall’essere felice, Thalia lo sapeva. Da qui il nome Jason.

“Questo non importa, vero? Adesso abbiamo l’un l’altro. Saremo felici, tu e io.” Stava accarezzando le sue braccia quando lui afferrò il suo dito con la sua piccola mano paffuta e vide i numeri. Non c’era abbastanza luce ed erano così minuscoli per riuscire a capirli, ma loro c’erano e scorrevano.

“Bene.. tu e io e chiunque altro verrà, ovviamente.” Disse sorridendo al proprio polso, quello la cui mano non stava tenendo quella di Jason. Sapeva cosa mostrava, la sua anima gemella era lontana tre anni da lei. Chi incontrava la propria anima gemella quando aveva dieci anni? Era troppo presto. Guardò di nuovo il polso di Jason e, più delicatamente possibile, lo portò alle sue labbra.

“Sii buona per lui. Sii buona per entrambi. Sii felice.” Sussurrò contro la morbida pelle del bambino prima di metterlo giù gentilmente. Con una finale tenera occhiata lei si girò e silenziosamente lasciò la stanza.

*/*/*

I lupi erano differenti dalle persone.

Non era una conclusione sconvolgente, ma il Jason di quattro anni era rimasto perplesso da questo a volte. Il suo tempo con Lupa non l’aveva veramente preparato a vivere con gli umani. Qualche volta doveva trattenersi dal ringhiare invece che parlare.

La cosa che lo confuse di più in quel momento furono i segni che tutti quanti sembravano avere. I lupi non li avevano, e una volta lui lo chiese a Lupa ma lei arricciò solo le sue labbre e disse:

Venere e i suoi sentimentalismi.”

Ma una volta al Campo Giove lui imparò tutto su di loro. I timer delle anime gemelle, quanto tempo ci volesse per ogni persona per incontrare l’unica. Sembrava strano avere una cosa così ma, allo stesso tempo, Jason aveva il timore di questo. Non poteva dire quanto tempo ci fosse voluto e non voleva chiederlo a nessuno. Sembrava che tutti avessero preso la sua comparsa al campo come una benedizione, cosa che lo faceva sentire a disagio.

Un giorno uno dei suoi insegnanti portò lui e il suo gruppo a Nuova Roma per visitarla. Finì seduto in cima al bancone della panetteria, il proprietario l’aveva messo lì con un piatto di brownies. Ne stava finendo uno quando notò che tutti gli altri nella stanza si erano fermati per guardare due persone.

“Aw, ho sempre amato quando le persone si trovano l’un l’altro nella mia panetteria. Loro la considereranno per sempre un posto speciale.” Disse il proprietario sognante dietro Jason, ma il ragazzo era pietrificato. La coppia non aveva occhi che per loro stessi, come se le persone intorno fossero scomparse, come se avessero finalemete trovato l’unica cosa che era sempre mancata nelle loro intere vite.

Jason aveva sempre sentito qualcosa che mancava. Guardò in basso al suo polso e pensò:

Voglio questo.”

*/*/*

Smise di guardare il suo timer dopo un po’ di tempo e prese a coprirlo con un polsino. Tutti avevano sempre provato a sbirciare sotto di esso per sapere quando lui avrebbe incontra la persona, se fosse già successo e lui lo stesse nascondendo.

Essere l’unico figlio di Giove al campo, che aveva il nome di suo padre, era estenuante a volte. Tutti avevano alte aspettative su di lui, che lui soddisfava non prendendone nota. Leader, pretore, assasino di titani. Tutto era accaduto, e lui l’aveva fatto per dovere, non per la fama. Così voleva tenersi almeno questo per sè e se era un po’ nervoso per ciò, nessuno poteva realmente giudicarlo.

Il giorno in cui Hank gli disse che Reyna richiedeva la sua presenza nel loro ufficio per discutere di qualcosa, lui veramente non si apettava che quello sarebbe stato il giorno.

“Reyna, Hank mi ha detto che mi cercavi.” Entrò nella stanza senza guardarsi intorno veramente, il suo polso gli stava dando fastidio. Tirò un po’ giù il polsino purpureo per vedere se ci fosse qualcosa che lo stesse pizzicando quando lo notò. Il numero stava appena scorredo.

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Occhi azzurro elettrico trovarono quelli marrone scuro e per quel momento tutto sembrò fermarsi

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Passò un lungo tempo prima che qualcuno si muovesse, neanche i cani di Reyna sembravano respirare. Jason era l’unico a farlo, andando con passo incerto verso la persona sconosciuta nella stanza. Gli occhi scuri si ingrandirono ma la persona rimase ferma.

Mentre si stava avvicinando lentamente Jason prendeva nota sull’altro ragazzo. Era piccolo, probabilmente un paio di anni più piccolo di lui. I suoi capelli erano neri, disordinati e arruffati e indossava una grossa giacca da aviatore. Era magro e pallido. E lui era un ragazzo. Jason si chiedeva se dovesse essere deluso o in qualche modo sorpreso, ma non lo era.

Adesso era a un braccio di distanza dall’altro ragazzo e più cautamente che potette Jason portò la mano, che era vicino al petto dell’altro, verso di lui e lì vide i segni che combaciavano con i propri.

00.00.00

Guardò di nuovo quegli occhi scuri, che non era capace di comprendere completamente, si allargarono. Si chiedeva se il ragazzo più giovane fosse in uno stato di shock, dato che era ancora fermo come una roccia.

Guardando giù, si avventurò nel portare le sue mani, lentamente, su quelle del più piccolo fino a quando le dita non arrivarono al timer azzerato. Da questo ottenne finalmente una reazione: un'improvvisa presa di respiro e Jason potette sentire un leggero tremolio sotto il dito. O forse era lui. Sì, decisamente anche lui stava tremando. Continuando ad avventurarsi in avanti, lasciò scivolare la mano sul braccio pallido fino a toccare i loro orologi. I respiri erano simultanei e entrambi si aggrapparono agli avambracchi dell'altro.

Jason non poteva essere fulminato, essere figlio di Giove gli aveva dato quel vantaggio, perciò non sapeva come ci si sentiva. Ma era abbastanza sicuro che la sensazione fosse quella. Partì dal punto in cui i timer si erano toccati e si diffuse in tutto il corpo. Però commise l'errore di chiudere gli occhi.

Improvvisamente non ci fu più nessun contatto, così aprì gli occhi e vide il ragazzo che arretrava stringendo il suo polso e guardandosi intorno nella stanza in panico. L’oscurità circondò il suo corpo e lui se ne andò.

“Aspetta! Non..” Come aveva fatto Jason non aveva mai visto una cosa del genere. E adesso lui era andato e lui non aveva nessuna idea.. Reyna, Reyna era ancora lì, si era dimenticato di lei.

“Chi era quello?” Chiese girandosi verso la sua collega. Lei sembrava persa per quello che era accaduto quanto lui.

“Nico Di Angelo. Figlio di Ade.”

*/*/*

Nico Di Angelo non era una persona facile e Jason lo sapeva anche senza parlare nemmeno una volta con il ragazzo. Reyna gli disse tutto quello che sapeva , che non era molto. Era venuto per portare sua sorella Hazel al campo. In realtà era greco, un fatto su cui Jason stava ancora rimuginando.

Questo significa che ci sono altri tipi di semidei? ”

E' meglio che non ci mescoliamo con i greci Jason, non finisce mai bene.” Era stata l’unica risposta di Reyna, e lui si chiedeva cosa significasse il fatto che la sua anima gemella fosse un greco.

Ma peggio di tutto, Nico Di Angelo poteva utilizzare qualsiasi ombra come mezzo di trasporto. E ciò significava che era quasi impossibile bloccare il ragazzo.

Stavano giocando a questo gioco del gatto e del topo da quasi un mese adesso. Jason provò a parlare con sua sorella, ma Hazel sembrava ancora diffidente di tutti e tutto. Lei provava a non mostrarlo, ma la quantità di gioielli che usciva da terra ogni volta che aveva cercato di chiedere di suo fratello ne erano la prova. Reyna aveva avuto un'altra conferenza con il ragazzo, ma Nico si era evidentemente accertato di averla in un giorno in cui Jason non era al campo.

Non riusciva a capire perchè Nico fuggisse così tanto da lui. Alla fine avrebbero dovuto parlare. Era strano, essere evitato. Generalmente la gente lo soffocava con attenzioni, qualcosa che pensava sarebbe stato felice di vivere senza. Ma essere ignorato da qualcuno con cui voleva parlare..

Notò Hazel entrare nel santuario di Plutone con una scopa. Lei e Nico stavano cercando di ripulire la cripta poiché era stata abbandonata prima che si presentassero. Fece la strada per il santuario abbastanza sicuro che si trovassero lì, i due figli degli Inferi a fare lavori domestici. Era quasi divertente.

“Sicuramente sei ostinato, Grace. Te lo concedo questo.” Nico osservò senza neanche girarsi dalle ossa che stava riordinando, tuttavia Hazel fermò la pulizia per guardarlo.

“Non mi hai dato molta scelta, non credi?”

"Penso che il messaggio sia abbastanza chiaro. Non voglio parlare con te. "

"Nico." Il tono di Hazel era fermo e un po' ansioso, li guardò in un modo che rese Jason sicuro che lei non avesse idea del perché volesse parlare con suo fratello, ma desiderava che Nico lo avesse già fatto. Non lo sapeva allora, ciò rese Jason improvvisamente imbarazzato per tutte le volte che aveva provato a parlare di Nico con lei. Doveva essere apparso come uno stalker.

“Dammi cinque minuti. E tutto quello che chiedo Nico.” Si lamentò e il ragazzo più giovane si volse finalmente a guardarlo con un ghigno affettato.

"E poi cosa? Rinuncerai? "

"No."

“Ostinato, che altro potrei aspettarmi da un figlio di Giove.” Il sorriso si allargò e Jason non era sicuro se fosse un tipo di complimento, o un accenno distorto. "Molto bene, cinque minuti. Torno subito Hazel. "

"Prenditi il tuo tempo." Rispose Hazel con un sorriso mentre tornava alla sua spazzata. Nico lo seguì all'esterno, Jason si assicurò di scegliere il fianco del santuario che non era ombreggiato. L'altro ragazzo sembrava divertito da questo mentre si appoggiò alla parete scura della cripta e guardò a sinistra, evitando lo sguardo di Jason.

"Quindi? Sei stato appresso a me tutto questo tempo. Di cosa vuoi parlare?"

"Penso che sia abbastanza chiaro di cosa voglio parlare".

"Allora? Se è questo il caso, perché non stai dicendo nulla? "Gli occhi scuri trovarono i suoi e Jason si ritrovò concluso ancora una volta. Nico aveva ragione, non sapeva cosa dire, da dove cominciare.

"Perché sei scappato? Perché stai continuando a scappare? “ Nico evitò i suoi occhi di nuovo e strinse i pugni.

"Avevo troppo da fare."

"Sono d'accordo, ma questo non risponde al perché mi hai sempre evitato."

"Questo è un errore, Grace. Afrodite ha commesso un errore.. "

"Venere. Venere non commette errori.”

“Venere, giusto. Romano. Il problema di fondo è: sei Jason Grace, figlio di Giove.”

"E tu sei Nico Di Angelo, figlio di Ade." Il ragazzo più giovane si afflosciò e si guardò attorno preoccupato. "Non capisco dove vuoi arrivare.”

"Il punto è: tu sei la persona preferita di tutti in questo campo. Le persone si aspettano che tu ti sistemi con una bella ragazza. O una mortale o una figlia di Bellona o di Venere o qualcosa del genere.” Jason poteva quasi sentire l'odio in quelle parole e improvvisamente capì.

"È questo il problema? Se.. sei omofobo? "Nico si bloccò e lo guardò stordito. Allora improvvisamente sbuffò e dopo pochi secondi si ritrovò a ridere. Okay, forse Jason non aveva capito niente.

"Oh dèi.. sei.. incredibile" disse il figlio di Ade tra le risate e Jason apprezzò il suono per un secondo. Tutte le volte precedenti non aveva mai visto Nico così spensierato.

"Lo prendo come un no."

"No, non lo sono.. ma anche tu sei Grace.."

"Gay?" Nico annuì appena, sembrava a disagio con la parola. "Non c’ho mai pensato veramente. Perché dovrebbe importare?”

"Siamo così impossibilmente diversi.” Fu la risposta sussurrata di Nico e Jason pensò che il ragazzo più giovane non fosse veramente a suo agio con la sua sessualità.

"Ecco perché voglio essere in grado di parlare con te, per conoscerti.”

"Perché? Ti sto dicendo che non ne vale la pena, Grace. Perché sei così insistente per questo? "

"Perché mi sei sempre mancato, anche senza conoscerti." E questo sembrò sconvolgere Nico, che rimase in silenzio, quindi Jason continuò a parlare. "Non mi piace tutta questa attenzione che mi danno per essere il figlio di Giove. Voglio essere solo Jason. Credo di essermi sentito così solo quando avevo ancora due anni ed ero ancora con mia sorella, che ricordo solo vagamente. Ma quando ho posato gli occhi su di te, tutto sembrava rimettersi insieme. Tu sei un pezzo di me anche se non vuoi esserlo. Non ti senti anche tu più completo adesso?" Disse tutto quello che sentiva in una volta ma Nico sembrava così triste che Jason si chiese se fosse stata la cosa giusta da fare.

"Sorella.. Sì.. capisco. Mi sento.. "Nico sembrava cominciare a strozzarsi con le sue parole.

"Quindi, per favore, dacci l'occasione di essere.. noi.” E con questo l'ultima resistenza di Nico sembrò scomparire. Il figlio di Ade appena crollò sul muro, alzò lo sguardo e levò un enorme sospiro.

"Va bene."

"...okay?" Jason ripetè confuso quando Nico lo guardò con un dolce sorriso.

"Sì, hai vinto Grace. Probabilmente questo andrà sulla mia lista di cose stupide che ho fatto, ma va bene. Diamo al destino una possibilità.”

"Jason, chiamami Jason."

“Jason.”

"Vuoi dire che? Non mi eviterai di nuovo?”

"No. Oggi devo tornare negli Inferi dopo aver finito di aiutare Hazel, ma la prossima volta che vengo metterò del tempo da parte.. per noi.” L'altro ragazzo arrossì e si voltò per tornare indietro nel santuario, Jason dovette contenersi dal ridacchiare.

"Ci conto." Disse Jason prima che Nico entrasse e vide il ragazzo più giovane scuotere la testa, ma aveva fatto un piccolo sorriso e questo era tutto ciò che importava. Jason si limitò a sorridere e tornò indietro verso il santuario di suo padre, sentendosi più leggero.

*/*/*

“Derubata dalla mia stessa madre." Jason trovò una coperta nella prima fila dell'anfiteatro e avvolse le spalle di Piper.

“Ti daremo una nuova giacca.” promise, lei riuscì a sorridere. Sentiva un dolore acuto nel suo intestino, era tutta colpa sua e non riusciva nemmeno a ricordare il motivo. Piper stava guardando al suo polso dolorosamente e si sentiva ancora peggio. "Mi dispiace per questo."

“Non è colpa tua.”

“Sì, però.. Giunone ha messo ricordi di me nella tua mente, giocando con il tuo timer. Non è giusto." Piper calò il suo sguardo sul suo polso e sembrava triste. Prima di essere stato reclamato il suo timer era stato azzerato, quindi Jason sapeva che lei stava ancora sperando che almeno il ricordo dei loro timer che si fermavano fosse reale. Ma a quanto pare Afrodite non era molto d’accordo col suo lavoro, dato che si era immischiata riparando l'orologio di Piper. Quello di Jason era ancora azzerato.

“Non hai nessun ricordo su chi possa essere?” Piper chiese guardando anche il suo polso.

"No, tu pensi che dovrei.. forse e sempre stato così." Ma Jason non la pensava così. Ricordava una sensazione una volta, come uno shock, che era partita dal suo polso e gli aveva attraversato tutto il corpo.

"Non credo. C'è qualcuno là fuori che si sta preoccupando per te. "

"Lo stai dicendo come figlia dell’amore?" Piper sembrò atterrita e Jason dovette ridere. Piper si avvicinò e lo spinse giocosamente sulla spalla.

"Non chiamarmi così." Disse con una risata. Jason sorrise mentre giocava con il polsino sul suo timer. Forse Piper aveva ragione e qualcuno si stava chiedendo dove fosse.

*/*/*

Era morto, veramente morto. Si ritrovò all'entrata degli Inferi e aveva anche cominciato a fare nervosamente il tragitto prima che qualcuno chiamasse il suo nome. Non era Piper, aveva riconosciuto la voce di Piper che gli ordinava di svegliarsi un secondo dopo, prima di avere la possibilità di girarsi e di vedere chi lo avesse chiamato.

Qualcuno negli Inferi aveva chiamato il suo nome, sembrava un'informazione importante ma non riuscì a ricordare il perché.

"Non mi hai dato tutti i miei ricordi, nonostante l’avevi promesso.”

"La maggior parte tornerà col tempo" disse Giunione. "Ma tu devi trovare la tua strada.”

Giunione parlò per enigmi, ma capì perchè era così importante. Un ponte tra i romani e i greci. Il lato greco sembrava ben disposto anche se cauto, era comprensibile dopo che Chirone aveva detto quanto fosse andata male quando entrambe le parti si erano riunite. Sperava che questo ragazzo Percy Jackson potesse tenere il proprio sul lato romano.

Guardò il polso e aggrottò la fronte, il suo timer azzerato lo guardò e sembrava quasi deriderlo. Ancora non si ricordava di niente. Sperava che fosse una delle prime cose che avrebbe ricordato. Era Reyna? Era per questo che la ricordava più delle altre? In qualche modo non suonava bene.

"Bella la nuova spada, fratellino." Un corpo si sedette accanto a lui appoggiato al muro della cabina uno e cercò di non mostrare il fatto che si fosse spaventato per questo.

“Thalia.”

"Mi dispiace di non essermi fatta vedere in precedenza, le Cacciatrici combattono sempre molti mostri proprio nel nostro modo ovunque. Inoltre Artemide ci ha contattato e.. Annabeth mi ha detto tutto quello che è successo nel consiglio. Come te la cavi?"

"Onestamente? Sono terrorizzato. "Thalia ridacchiò e sarebbe dovuto sembrare beffardo, ma non lo fu. Sembrava familiare, come se fossero stati così per tutta la loro vita, nonostante non si fossero visti per tredici anni.

"Se avessi detto altro ti avrei giudicato. Entrare in un campo romano con una nave da combattimento? È una guerra di Troia. Sei pazzo.” Lei si toccò leggermente il polso e sembrava così triste che Jason quasi l’abbracciò prima che lei lo guardasse con un piccolo sorriso. "Ma poi ancora, non lo siamo tutti?" Lei ridacchiò di nuovo, ma Jason non si fece ingannare da questo e continuava a guardare giù sul polso accanto al suo. Lei si era tolta il suo parka e il suo braccio nudo toccò quello di Jason; I loro orologi azzerati che corrispondevano.

"Thalia.. che cosa è successo?" Si avvicinò per toccarlo leggermente, ma lei indietreggiò e lo sguardo triste tornò, Jason si pentì della sua domanda immediatamente.

"Il suo nome.. era Luke. Ci siamo conosciuti dopo che sono scappata di casa. Molto è successo mentre ero un albero. Ha fatto molte scelte sbagliate, ma alla fine è morto di una morte eroica.” Ancora sembrava triste, ma toccò con piacere il polso. "E tu, Jace? Ricordo che il tuo si doveva fermare qualche tempo dopo il tuo quindicesimo compleanno. Dei, tu hai più di quindici anni, presto sarai più vecchio di me. Non è strano?"

Era strano, ma Jason non stava prestando attenzione, stava guardando il suo orologio. Così si era fermato, aveva incontrato la sua anima gemella. Perché non lo ricordava?

"Jason.” Thalia prese il suo polso nella sua mano e la portò in grembo in modo da poterla vedere meglio. La sua mano era piccola su quella di Jason, il bagliore argenteo della sua pelle in contrasto con il suo abbronzato.

“Non lo ricordo ancora. Giunione dice che i miei ricordi verranno a tempo debito, ma non dovrebbe essere qualcosa che mi dovrei ricordare?”

“Lontano dall’essere d’accordo con Sua Maestà, ma le cose si aggiusteranno. Pensavo di averti perso e siamo qui. C'è qualcuno là fuori che probabilmente si sta preoccupando per te. Vi troverete di nuovo.”

"Sembri Piper." Jason ridacchiò ma Thalia stava guardando il polso con uno sguardo lontano. Lo portò alle labbra e Jason si pietrificò.

"Sii buono per lui. Siate buoni l’un l'altro. Siate felici.” Sussurrò contro la sua pelle come un mantra e Jason si sentì stringere la gola.

C'è qualcuno là fuori che probabilmente si sta preoccupando per te. Vi troverete di nuovo.

Jason sinceramente lo sperava.

 

Note finali dell'autore: Jason è difficile da scrivere. Il fatto che non capisco come i lupi hanno insegnato un bambino di due anni non aiuta.

Ho dovuto rileggere l'eroe perduto per un sacco di questo (è una cosa buona da fare dopo aver letto tutti gli altri. Se vi piacciono Jason e Piper meglio, almeno lo facevo.)

E sì, scrivo altri capitoli. Sto cercando di non fare troppo casino con il canon e devo fare ancora tutto questo lavoro. Quindi sì, è un po 'difficile, ma mi piace davvero il risultato finale.

Ancora una volta, grazie tanti ragazzi. Spero che vi piacerà anche questo capitolo.

   
 
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