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Autore: Alexa_02    28/07/2017    2 recensioni
Julianne ha tutto ciò che potrebbe mai desiderare, quando guarda la sua vita non c’è una virgola che cambierebbe. È così sicura che ogni cosa andrà nel giusto ordine ed esattamente come se lo aspetta, che quando si sveglia e trova la lettera di addio di sua madre non riesce a capacitarsene.
Qualcosa tra i suoi genitori si è incrinato irrimediabilmente e April ha deciso di scompare dalla vita dei figli e del marito senza lasciare traccia o la benché minima spiegazione.
Abbandonata, sola e ferita Julianne si rifugia in sé stessa, perdendosi. Una spirale scura e pericolosa la inghiotte e niente è più lo stesso. Julianne non è più la stessa.
Quando sua madre si rifà viva, è per stravolgere di nuovo la sua vita e trascinare lei e suo fratello nell'Utah, ad Orem, dalla sua nuova famiglia.Abbandonata la sua casa, suo padre e la sua migliore amica, Julianne è costretta a condividere il tetto con cinque estranei, tra cui l'irriverente e affascinante Aaron. Tra i due, da subito, detona qualcosa di intenso e di forte, che non gli da scampo.
Può l’amore soverchiare ogni cosa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Aaron
 

Fanali.
Sul serio?
Cazzo, Giselle ha proprio perso il suo smalto. È il soprannome più stupido e meno divertente che si sia mai inventata. La figlia di Satana non ha più idee.
Anche se fa pena, tutti ridono, perché se Giselle dice di ridere la plebe ride.
L'unica cosa negativa che è riuscita a trovare in Julianne, è la reattività dei sui capezzoli. Insomma, è una cosa naturale. Qualcuno dovrebbe dirlo alla stronza, ma è improbabile poiché nessuno prova a remare contro la regina della Orem High. Se ci provi finisci sul fondo e da lì è dura risalire.
A Julianne sembra non fregare di nulla. Cammina per il corridoio come se non sentisse i commenti e le risate che la seguono, e questo alla regina non piace. Nessuno deve mostrarsi indifferente alle sue cattiverie.
Per tutta l'ora di chimica la sento borbottare a Nicole di quanto Julianne sia patetica e insulsa, anche se non la conosce minimamente. Ogni volta che la stronza apre la bocca, Matt si agita sullo sgabello accanto al mio. La sua ragazza non si smentisce e annuisce ad ogni commento. So che lui vorrebbe ribattere, ma è troppo legato al suo stato sociale e alla sua buona educazione per farlo. Sento l'impulso primordiale di difenderla, ma non gli do retta. Sarebbe un suicidio e Julianne nemmeno mi tollera.

Al suono della campanella il mio umore striscia sul pavimento. È arrivata l'ora che più detesto in tutta la giornata, preferirei di gran lunga passarla a fare dei suicidi.
“Ci vediamo a pranzo” Matt mi da una pacca sulla spalle e scompare in corridoio. Vorrei infilarmi in infermeria o nello stanzino dei bidelli, ma se il preside mi becca anche quest'anno a saltare francese, non mi fa più giocare a lacrosse. Sbuffando e grugnendo mi trascino fino al secondo piano e mi infilo nell'aula della signora Bernard. Il corso che seguo è quello più facile di tutti quelli in programma per gli studenti dell'ultimo anno. Infatti la classe è composta da ragazzi di terza e quelli messi peggio di quarta.
Credo di essere l'unico del nostro gruppo che fa così pena in francese, ma è proprio una lingua che non capisco e che trovo inutile. Mi crogiolo nell'autocommiserazione, finché la professoressa non entra in classe. “Bonjour étudiants” trilla, appoggiando i libri sul tavolo. Sto per sbattere la testa sul banco, quando la luce entra dalla porta, e per luce intendo Julianne. Mi sembra strano che sia qui, per lei il francese è la lingua madre, forse ha sbagliato classe. Cammina sicura, in quei fantastici jeans stretti, fino alla signora Bernard e le porge un foglio. Lei lo scruta accigliata, per poi illuminarsi come un faro. “Roux? Tu étais français?”.

Julianne si stringe nelle spalle a disagio “Mio padre è francese”. Lei lo è per metà.
La signora Bernard si gonfia come un pavone, tutta estasiata “C'est fantastique!
“Già” borbotta.
La Bernard si acciglia, confusa. Forse non capisce perché Julianne non le risponde in francese. È troppo orgogliosa per vantarsi di qualcosa che sa fare ed è troppo testarda per cedere.
J'ai une mission pour toi”. Ha la voce atrocemente nasale quando parla in francese, non è piacevole come ascoltare la voce di Julianne.
“Quale?” chiede la ragazza.
La Bernard perde la pazienza e si irrigidisce “En français!” sibilla.

Julianne stringe i denti e sospira “ Laquelle ?” sbuffa cedendo.
La professoressa sorride trionfante “ Tu dois aider l'etudiant moins porté”.
Non sto capendo molto, ma Julianne non sembra affatto contenta. Sobbalzo quando la Bernard fa il mio nome “Aaron”.
Julianne sgrana gli occhi, come se si fosse accorta solo in questo momento della mia presenza e scuote la testa “Non penso di avere le capacità per aiutare qualcuno, non sono così brava”.

Aiutare? Cosa? Chi?

“Sciocchezze! Gli farà solo bene” Ridacchia e la sua voce in inglese fa anche più schifo.
“Su, vai” le da una leggera spintarella verso il mio banco. Julianne prova a protestare di nuovo, ma non c'è modo di convincerla, così è costretta a sedersi accanto a me. Emana così tanta rabbia, che mi sorprende non vederle fumare la cima della testa.
La Bernard afferra un gessetto e scrive sulla lavagna con la sua calligrafia da gallina “Come tutti sapete, dividiamo le quattro ore di francese in due: conversazione e grammatica. Oggi cominceremo con un po' di conversation, passerò tra i banchi a vedere come va. Iniziate”.
Ognuno si gira verso il suo compagno di banco e comincia una conversazione a caso e completamente sgrammaticata in francese.
Solitamente io finivo per parlare con la Bernard, nessuno vuole la pecora nera.
Julianne si infila una mano tra i capelli scuri e chiude gli occhi. Sembra che le abbia appena rovinato la giornata.
“Come mai non sei nel corso avanzato?” Non ci posso fare nulla, sono curioso. Non riesco mai a capirla.
“La curiosità uccide il gatto, Aaron”. Il mio nome che esce dalle sua labbra mi procura un brivido, che mi percorre la colonna vertebrale fino alle mutande. Dillo di nuovo.
“Quale gatto?” Chiedo, fingendo di non capire a cosa si riferisce. Conosco la teoria di Schrödinger, solo che mi piace innervosirla.
Si lamenta così forte che la maggior parte degli studenti si gira a guardarla. Il verso che fa è davvero sexy, metà tra un sospiro e un gemito “Non importa”.
“Allora perché sei qui e non nel corso avanzato?” ci riprovo.

“Mi piace vincere facile” stringe il bordo del libro.

Non è vero. “Non ti credo”.
“Non è un problema mio” ribatte. I suoi occhi indefiniti mi si piantano addosso, incastrati in un'espressione infastidita e arrabbiata. È dannatamente bella, oggi. Ha i capelli mossi e leggermente scombinati, come se ci avesse passato in mezzo le dita tutto il giorno. Indossa una maglietta che rispecchia perfettamente la sua personalità e dei jeans che dovrebbero essere resi illegali. Il sole che filtra dalla finestra dietro di me le illumina il viso. I suoi occhi strani assumono una sfumatura verdastra. Non mi sorprende che la maggior parte dei ragazzi l'abbia squadrata per tutto il giorno.

La punzecchio con la penna “Avanti, principessa, rivelami i tuoi segreti”.

Arriccia il naso e sospira “Henry fa tutti corsi avanzati, anche quello di francese”.
Annuisco. Lo so, è con me a fisica, l'unico corso avanzato del mio orario.
“Qual è il problema?” tengo sott'occhio la Bernard, se ci becca a parlare normalmente ci divide e non ho intenzione di lasciare che questo accada.
“Lui è bravo a scuola, in tutte le materie. È sempre stato così e così deve essere” mi guarda, aspettandosi che capisca e lo faccio.
“Quindi segui il corso per imbranati ,piuttosto che rischiare di essere la migliore in francese?”.

Annuisce piano, infilandosi una ciocca dietro l'orecchio “Capisci?”.
Sì, penso di sì. Nei pochi giorni che ho passato con loro due, ho capito che Julianne si lancerebbe nel fuoco per suo fratello. Si guardano come se si capissero sempre senza il bisogno di parole.

Pur di non lasciare che arrivi secondo, passa quattro ore alla settimana nel corso per sfigati. È abituata a proteggerlo e questo lo capisco perfettamente.
“Si, capisco”.

Un leggero sorriso le adorna il viso, facendomi sentire accaldato. Mi piace quando sorride.
Alors” comincia aprendomi il libro difronte Voyons de quoi vous êtes capable”.

La guardo vacuo, sbattendo le palpebre e cercando di capire cosa ha detto.
Sospira “Okay, cominciamo dalle basi. Comment tu t'appelles?”.

Questa la so! Annuisco “Aaron”.
Le scappa un sorriso e scuote la testa “La risposta completa, non barare”.

Mi sento a disagio a parlare in francese davanti a lei “J-Je m'appelle Aaron” bofonchio. Il fatto che continui a sorridere non attenua il nervosismo.

“Ottimo. Quel âge as-tu?” scandisce bene le sillabe, come se stesse parlando a un bambino piccolo.

J'ai 17 ans”.

“Okay, direi che le basi ci sono, cosa ti viene peggio?” domanda sporgendosi in avanti.

“Tutto il resto, insomma è una lingua inutile!” brontolo. Odio non essere capace di fare qualcosa.

Julianne corruga la fronte “Perché non hai scelto spagnolo?”.

“Faccio pena anche in quello, diciamo che lingue straniere non sono il mio elemento”.

“Lo spagnolo non è male, la mia amica Scar me lo ha insegnato e io le ho insegnato il francese. Se sono riuscita ad aiutare lei, ci riuscirò anche con te”.

La signora Bernard ci passa davanti e Julianne attira la sua attenzione “Madame Bernard”.
La Bernard si avvicina al nostra banco e le sorride “Oui?”.
J'adorerais aider Aaron pour tout le premier trimestre, si vous êtes d'accord”.

Riesco solo a capire che c'entro qualcosa.
La Bernard si illumina per la pronuncia perfetta di Julianne e annuisce estasiata “Ce serait bien”.
Merci” la ringrazia.
La professoressa di allontana sospirando contenta.

“Che cosa le hai detto? Sembra appagata sessualmente” commento scrutandola.

“Niente che debba preoccuparti, adesso concentrati, entro la fine dell'ora devi saper dare indicazioni stradali ad un turista francese”.

 

Per tutta l'ora, Julianne mi parla solo ed elusivamente in francese, facendomi sentire un incapace. È molto più brava a spiegare della professoressa, ma ha molta meno pazienza. Ogni volta che provo a sbuffare o a cambiare lingua, mi colpisce sul braccio con più forza di quanta ci si aspetti da una creatura così minuta. Per tutto il tempo mi concentro sul modo in cui sorride quando rispondo in modo corretto e sul modo in cui arriccia il naso quando dico una stronzata.
È seduta così vicina che riesco a contarle le lentiggini sugli zigomi e riesco a sentire il calore del suo ginocchio appoggiato alla mia coscia. Man mano che il tempo scorre le sue barricate si abbassano e riesco a vedere la luce che le brilla dentro. In qualche modo riesce a farmi dare indicazioni stradali al turista francese immaginario. Contro le mie previsioni, è l'ora migliore della giornata.

 

Quando suona la campanella del pranzo, l'incantesimo si spezza e i muri che la circondano si rialzano chiudendomi fuori. Infila tutta la sua roba nello zaino e si tuffa nel mare di gente, scomparendo. Sospiro e mi dirigo verso la mensa, intercetto Lip in coda per il pranzo e mi sistemo accanto a lui.

“Ehi, amico” mi da una pacca sulla spalla tutto sorridente. Mi passa un vassoio blu e ne tiene uno per sé “Com'è andata l'ora del supplizio?”. Sanno tutti della mia repulsione per il francese.
“Al solito” borbotto. Se gli parlassi di Julianne ricomincerebbe con la sua tesi, secondo la quale ho una “cotta da femminuccia” per lei. L'ultima volta che ha provato a dimostrarmelo si è quasi fatto accoltellare da Julianne e farsi dare un pugno in faccia da me. Non mi importa cosa crede, non ho nessuno cotta. Lei è sexy e indecifrabile, è ovvio che attiri la curiosità di qualsiasi ragazzo.

“Hai visto la faccia di Giselle di recente?” mi chiede scaricando una tonnellata di spaghetti sul vassoio.

“No” rispondo prendendo una bistecca.
“Beh ti sei perso una spettacolo! Nell'ultima ora tutta la scuola ha commentato l'indifferenza di Julianne su Facebook, la trovano fantastica” spinge in vassoio e avanziamo verso i contorni.

“Ha la faccia da palo nel culo?” chiedo ridendo.
“Proprio quella” esclama Lip afferrando il cucchiaio delle patate. La faccia da palo nel culo è l'espressione che Giselle ha collaudato negli ultimi anni. Ogni volta che qualcosa la disturba, le sopracciglia si arcuano in modo irregolare, la bocca si raggrinzisce come se stesse succhiando un limone e le spalle le si irrigidiscono, dando l'impressione che abbia una scopa su per il culo. È la nostra espressione preferita, anche se porta solo guai. Paghiamo alla cassiera e ci dirigiamo verso il nostro tavolo, a cui sono già seduti Matt e Nicole. Sebbene April si ostini a prepararci il pranzo al sacco, compro lo stesso il cibo della mensa. Solo gli sfigati mangiano il pranzo al sacco, il mio l'ho mollato a Lip, che lo ha divorato durante letteratura.
Molliamo il vassoio sul tavolo e ci accomodiamo nel trambusto della stanza. Nicole è in modalità fidanzata psicopatica, da quando è apparsa Julianne, non fa altro che toccare Matt con ogni scusa possibile. Lo bacia più del necessario e gli sistema in continuazione la giacca. Sembra un furetto fatto di caffeina per endovena. Lip scrolla le spalle e mi scocca uno sguardo di intesa, prima di lanciarsi negli spaghetti al sugo.

“Com'è andata la giornata?” si informa Matt, allontanando delicatamente la mano della sua ragazza dai capelli.
“B-efeene” grugnisce Lip con la bocca piena. Matt scuote la testa e sospira dell'assenza di buone maniere del suo amico. Mi guarda “E tu capitano?”.
“Al solito, una palla” Non ho intenzione di condividere informazioni finché le orecchie di Nicole saranno a questo tavolo. Ty scivola tacitamente sulla sedia affianco alla mia e saluta tutti con un cenno della testa. Purtroppo, dietro di lui, appaiono Giselle e Savannah strizzate nelle loro divise da cheerleader blu e oro. “...e io gli faccio: ti conviene sparire prima che quella gonna diventi ancora più fuori moda di quello che già è” gracchia Satana sedendosi accanto a Nicole. Savannah scoppia in una risata così finta, che mi sorprende che Giselle non lo noti. Ma non lo fa e si gira verso Nicole “Tutto pronto per dopo, Niki?” esige sapere. Ho paura di sapere a cosa si riferisce.
“Tutto pronto” assicura.

“Avete le prove delle cheerleader?” chiede Matt, appoggiando un braccio sulle spalle della sua ragazza. Lei annuisce.

“Come se una di quelle vacche potesse veramente avere l'opportunità di entrare in squadra, sono provini fittizi. La coach Jacobs ci obbliga a farli, ma non dobbiamo per forza prendere qualcuno” Giselle sembra sinceramente compiaciuta.

“Pensavo che essere una vacca fosse un requisito base per entrare in squadra” commenta Lip, pulendosi il mento con il tovagliolo. Giselle si indurisce, mettendo in mostra la sua faccia da palo nel culo e incenerendolo. L'odio tra i due è nato durante la prima superiore. Lip era magro e basso, non ancora un puttaniere e Giselle era ai margini del cerchio sociale.
In quel periodo sono stati insieme per qualche mese, prima che Giselle, nella sua scalata verso la vetta sociale, non lo tradisse ripetutamente. Da quello che so, Lip si era innamorato di lei e lei lo masticato e risputato. Da allora si fa qualsiasi cosa abbia una gonna e respiri, ma soprattutto non si lascia coinvolgere in nessun tipo di sentimento. Passa il tempo ad allenarsi con i pesi ed a farsi tutte le ragazze di Orem, alcune più di una volta.
“Devi fare attenzione ad usare troppi steroidi che ti si avvizziscono le palle” squittisce.

“Ti posso assicurare che le mie palle stanno benissimo, chiedi a una ragazza qualunque”.

Giselle mugugna schifata, smettendo di dargli attenzioni e Lip si riconcentra sulla pasta, tronfio.

“Oh, non ci credo...” sospira Savannah, fissando un punto oltre le mie spalle “Si è presentata in mensa”. Tutto il nostro tavolo dirige lo sguardo verso il centro della mensa, dove Julianne, suo fratello e una ragazza stanno camminando.

Dopo le umiliazioni pubbliche, la mensa è il posto peggiore in cui una persona si possa trovare, non ci sono sorveglianti e Giselle possiede il corpo studentesco. La maggior parte della scuola la sta guardando, ma lei ascolta tranquilla le farneticazione piene di gesti di suo fratello e si trascina al fianco una ragazza riccia. Stringe il suo vassoio, su cui spunta dell'insalata, della frutta e una bottiglietta d'acqua. Mentre ci passa affianco, Matt stupidamente la ferma “Julie”.

Lei si blocca, se pur riluttante e si accosta al tavolo “Ehi, Matt”.

“Com'è stato il vostro primo giorno di scuola?” chiede ai gemelli. Nicole dilata le narici e stringe i denti. Il suo fastidio è alquanto evidente.
“Meraviglioso, ci sono dei corsi fantastici qui” esala Henry.

“Bene” taglia corto la sorella.

“Solo bene? Non hai trovato estasiante il caloroso benvenuto del corpo studentesco” ridacchia Giselle. Si guardano negli occhi, sfidandosi. Sembra di guardare lo scontro tra una anaconda e una tigre. “Di sicuro non è stato freddo” aggiunge Savannah ghignando. La sua battuta non si capisce e nessuno ride.

“Okay, se hai dispensato le tua battuta inconsistente, vado a mangiare prima di rischiari di vomitare” fa per muoversi, ma Gisella la trattiene ancora.
“Fai bene a scegliere l'insalata, le coscione non spariscono da sole”. Non sapendo come scalfirla, Giselle passa al fattore fisico. È la sagra dello stereotipo.
Julianne ridacchia “Visto i risultati su di te, non credo funzioni. Buon pranzo a tutti” si gira e si dirige verso un tavolo vuoto, graziandoci con la vista del suo spettacolare fondoschiena. Lip ride di gusto, osservando la faccia da palo nel culo di Giselle che sviluppa una nuova caratteristica, un terrificante tic all'occhio destro. 

   
 
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