Storie originali > Thriller
Segui la storia  |      
Autore: Alefp84    28/07/2017    0 recensioni
Villa United, Illinois, Usa 2016
Villa United è una città tormentata da un' enorme quantità di segreti, che per anni e anni è riuscita a tenere zitta la gente, spavententata per le conseguenze che questi segreti avrebbero potuto avere sulla vita dei propri parenti, amici e conoscenti. Ogni anno, puntualmente, il 29 agosto un ragazzo circola per la città tentando di uccidere più ragazzi dell' anno precedente. Il tutto è iniziato nel 2012 con una sola vittima. Il numero delle vittime è arrivato nel 2016 a 5.
Il 29 agosto 2016 è arrivato e cinque ragazzi vengono attaccati uno dopo l' altro ma questa volta riescono a farla franca. I ragazzi vengono informati dalla polizia di mantenere l' anonimato e di non divulgare la propria storia, per non scolvolgere la quiete pubblica.
Un anno dopo ... James, uno dei cinque ragazzi attaccati l' anno prima, decide di prevenire che il killer possa uccidere altre vittime e si mette in contatto con gli altri quattro ragazzi. Da quel giorno in poi, James, Alvin, Kimberly, Brandon e Hope vengono tormentati virtualmente da una figura misteriosa che cerca vendetta: Bomber. Si presume che sia la stessa persona che l' anno prima tentò di ucciderli.
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAST PRINCIPALE:

James Abrown (Gregg Sulkin)

Alvin Abrown (Drew Van Acker)

Kimberly Williams (Shay Mitchell)

Brandon Drago (Keegan Allen)

Hope Davis (Emma Roberts)

CAST RICORRENTE:

Max Carter (Cody Christian)

Sophie Abrown (Lesley Fera)

Matthew Abrown (Nolan North)

Frank Abrown (Jim Abele)

Raphaela Williams (Nia Peeples)

Adam Drago (Diego Boneta)

Derek Davis (Edward Kerr)

Violet Davis (Laura Leighton)

Christopher De Bellis (Julian Morris)

Dakota Young (Lea Michele)

Lukas Young (Taylor Lautner)

Paul Allen (John Karna)

Greta Roberts (Janel Parrish)

Daniel Espero (Oliver Hudson)

Gennaio 2000 ... un uomo, di circa venticinque anni, si trovava nella sua auto e stava guidando tranquillamente. Aveva lo sguardo diretto verso la strada, per poi girarsi verso i sedili posteriori e scrutare un borsone, stracolmo di dollari. Arrivò a destinazione, presso un ponte lurido e buio e fermò la propria auto in punto preciso. Vide l' avvicinarsi di una persona in lontananza. La persona si faceva sempre più vicina fino a quando i due poterono parlarsi.

?: -Eccoti, finalmente! - disse l' uomo, con un sorisetto malizioso.

29 agosto 2016 ... James Abrown si svegliò pian piano con la luce del sole che lentamente penetrava nella sua dolce stanza e l' odore del caffè che proveniva dalla cucina. Cercò di alzarsi lentamente, ma il mal di testa era forte. Si sentiva stordito e incasinato. Fece per alzarsi, ma si rituffò a capofitto nel letto, addormentandosi nuovamente.

SOPHIE: -Serata difficile ieri? - James aprì gli occhi e davanti a sè vide sua madre, Sophie, che poggiò un vassoio con un toast e un caffè sul comodino affianco al letto.

JAMES: -E' difficile gestire dei ragazzini che sono appena arrivati dalla vacanza e ora devono fare i compiti dell' estate. Le loro urla mi rimbombano ancora nella testa.  - bisbigliò il ragazzo, cercando di non farsi disturbare neanche dalla sua voce.

SOPHIE: -Beh, ora ti meriti sano relax. - disse la donna con un sorriso smagliante, che annunciava una giornata rilassante. -Buongiorno, James.

JAMES: -Buongiorno, mamma. - James ricambiò il sorriso e allungò la mano verso il toast per iniziare a fare colazione.

SOPHIE: -Oggi che hai intenzione di fare? - Sophie appariva preoccuopata e ansiosa, mentre aspettava la risposta del figlio.

JAMES: -Max mi ha chiesto di andare a mangiare un panino, stasera, verso le 9. - disse James, mentre sorseggiava il caffè, alternandolo al toast.

SOPHIE: -Potete fare un altro giorno? - Sophie guardava direttamente James negli occhi, sperando di ricevere un sì come risposta.

JAMES: -Cos' è oggi? Per caso, dobbiamo andare a qualche festa in famiglia? - chiese James, mentre cercava di ricordare.

SOPHIE: -Ti ricordi di quello che successe l' anno scorso, di 29 agosto? - domandò Sophie e James notò che le tremavano le mani.

JAMES: -Stai parlando di quei quattro ragazzi assassinati? - James fece questa domanda ma già sapeva che si trattava di questo. Sophie annuisce e avvicina la sua mano a quella del figlio.

SOPHIE: -Non prendermi per una mamma ossessiva, se oggi ti chiedo di restare in casa e non uscire e solo che ...

JAMES: -Hai paura, mamma. Lo capisco. - disse James, completando la frase.

SOPHIE: -Ti amo, James. - Sophie si avvicina e abbraccia calorasamente James, che stringe la mamma forte a sè.

JAMES: -Anche io, mamma.

Nello stesso momento, Alvin stava ancora dormendo in mutande, tanto che faceva un caldo che si soffocava. Suo padre, Frank, entrò in camera di Alvin e lo buttò giù dal letto con una forza sovraumana.

ALVIN: -Papà ma che fai? - disse, innervosito il ragazzo mentre si rialzava dal pavimento.

FRANK: -Avevi promesso di aiutarmi oggi. - Frank era seccato dalle promesse del figlio, che puntualmente non manteneva mai.

ALVIN: -A fare cosa? - Era come se Alvin avesse avuto una parziale amnesia.

FRANK: -Nel bar. - Frank guardò fisso Alvin negli occhi, aspettando che Alvin ricordasse il tutto.

ALVIN: -Ah, sì. Avevo dimenticato che fosse oggi. - disse Alvin, che con estrema calma ricordava.

FRANK: -Quindi? Che fai? Ti sbrighi? - Frank spinse Alvin fuori la camera e lo indirizzò verso il bagno. Alvin era totalmente senza forze dopo i trascorsi della sera prima con la sua banda di amici. -Alvin, ti chiedo di aiutarmi davvero, non voglio rimanere solo. - disse Frank, mentre aspettava fuori la porta che il figlio indossasse l' uniforme sporca da lavoro.

ALVIN: -Lo so, papà. Non ti preoccupare. Anche se mamma se n' è andata, io ci sarò sempre. - Alvin aprì la porta e portò il suo braccio sulla spalla del padre.

Kimberly russava come solo lei sapeva fare, ma improvvisamente i suoi due piccoli e teneri fratellini la svegliarono, colpendola con i loro cuscini.

GRACE: -Sto vincendo io. La sto colpendo più forte.

BRYAN: -Non è vero. Sono stato io a farla svegliare.

KIMBERLY: -Fuori dalla mia stanza. Vi do tre secondi di tempo, altrimenti vi uccido. - urlò Kimberly, mentre i suoi fratelli fuggirono via, spaventati dalla nota aggressività della sorella maggiore.

RAPHAELA: -Buongiorno, Kim. - disse la mamma di Kimberly, appoggiata sull' uscio della porta.

KIMBERLY: -Buongiorno? Stai scherzando? Quelle due pesti mi hanno appena svegliato. - disse la ragazza mentre si apprestava a ricominciare a dormire.

RAPHAELA: -Dimentichi che tu hai svegliato loro con il tuo fastidioso russare e che loro hanno svegliato me. Siamo pari. - Raphaela la buttò sul ridere. Lo faceva sempre, ma Kimberly non apprezzava quasi mai il suo senso dell' umorismo.

KIMBERLY: -Sì questa famiglia è tutta una catena. Lo è sempre stato. Da quando tu hai mandato papà dietro le sbarre. - Kimberly ricordò gli eventi successi cinque anni prima e il volto di Raphaela si rattristì.

RAPHAELA: -Stavo solo scherzando. - disse Raphaela, mentre si avvicina al letto di Kimberly.

KIMBERLY: -Anche io. Ora se non ti dispiace, voglio continuare a dormire. - Raphaela si fermò e indietreggiò verso la cucina, con il continuo pensiero triste che li aveva provocato quella frase di Kimberly.

In casa Drago, Brandon era ancora attaccato al televisore, mentre giocava a "Crash Bandicoot" nel vano tentativo di superare il livello che lo aveva tenuto sveglio tutta la notte.

ADAM: -Brandon, che ora sono? - chiese il secondo fratello più grande, con la voce assonnata, che si era appena svegliato.

BRANDON: -Non ora, Adam. Non posso distrarmi. - Brandon aveva gli occhi fissi sul televisore e la mani fisse sul controller.

ADAM: -Uff, mi tocca cercare il telefono. - disse Adam, mentre si alzava.

BRANDON: -E' sotto al cuscino. Lo metti sempre lì e ti dimentichi ogni volta. - Brandon indicò il telefono, che si intravedeva sotto il cuscino, mentre sul televisore appariva la scritta "Game over".

ADAM: -Scusa, fratellino. - Adam iniziò a ridere.

BRANDON: -Grazie, fratellone. - Brandon iniziò tutto dall' inizio, mentre Adam si avvicinò a lui.

ADAM: -Se vuoi, ti aiuto a superare questo livello. - Adam se la rideva ancora sotto il baffo e Brandon se ne accorse.

BRANDON: -Non rompermi. - disse Brandon, infastidito dalle continue pressioni del fratello.

Hope dormiva dolcemente, fino a quando la sua sveglia nel telefono iniziò a suonare, sulle melodie delle sue canzoni preferite raccolte in una playlist. Hope aveva dormito con una maschera cosparsa di oli, che purificavano la sua pelle. Dopo aver passato mezz' ora in bagno, si diresse in cucina a salutare i suoi genitori.

DEREK: -Hai dormito bene, tesoro? - Derek si avvicinò a Hope per lasciarle un bacio sulla fronte.

HOPE: -Sì, papà, grazie alla maschera. - disse Hope, toccandosi la faccia liscia senza il benché minimo accenno di un brufolo.

VIOLET: -Te l' avevo detto io. - intervenne la mamma di Hope, mentre preparava la colazione per suo marito e sua figlia.

HOPE: -Avevi proprio ragione, mamma. - Hope si avvicino a Violet e la abbracciò. -Vi voglio davvero bene.

DEREK: -Siamo davvero una bella famiglia. - disse Derek, mentre sorrideva a entrambe.

VIOLET: -Mi manca Jasmine. - Violet prese la foto sul frigo che ritraeva l' intera famiglia, anche la sorella maggiore di Hope.

HOPE: -Mamma, si è appena sposata! Si sta godendo il viaggio di nozze. Tornerà - Hope cercò di confortarla, anche se non aveva un grande rapporto con sua sorella. Era un continuo "acchiapparsi" il titolo da parte di Derek e Violet della figlia perfetta o la figlia più perfetta dell' altra.

La giornata passò senza problemi, come una semplice giornata estiva di agosto. Erano quasi le 9 e James era con sua madre sul divano mentre guardavano il loro quiz preferito alla televisione.

SOPHIE: -Questo lo vedo in gamba. Vincerà lui. - Sophie studiava ogni concorrente e scommetteva con James sul destino di ognuno di loro all' interno del gioco.

JAMES: -Hai sempre azzeccato. - ridacchiò James, ricordandosi ogni singolo caso in cui Sophie riuscii a indovinare il vincitore.

SOPHIE: -James, ti sta squillando il telefono. - Sophie indicò il telefono, poggiato sulla tavola. James si alza e si avvicina per rispondere. Era Max. -Chi è? - chiese Sophie, allungando il collo per vedere, ma purtroppo per lei era lontana.

JAMES: -È solo un ragazzino a cui aiuto a fare i compiti. Vorrà chiedermi qualcosa per matematica. È negato. - James smorzò un sorriso. Non voleva che Sophie si preoccupasse, per quanto riguarda Max e il suo voler stare sempre per strada. Sophie aveva sempre additato Max come il "ragazzo che il proprio figlio non deve frequentare". Non ha mai accettato la loro amicizia, proprio perché voleva tenerlo al sicuro dai rischi del mondo esterno. E Max adorava quei rischi, adorava sfidarli.

Sophie ricambiò il sorriso e invitò James a sedersi di nuovo accanto a lei.

JAMES: -Vado un attimo in bagno. Torno subito. - James smorzò un altro finto sorriso e corse in bagno. Sbloccò il telefono e chiamò Max.

MAX: -James, allora fra dieci minuti? - chiese Max, del tutto tranquillo.

JAMES: -Max, in verità, mamma mi ha chiesto se potessi restare a casa stasera. - balbettò il ragazzo.

MAX: -Che palle, James! Non sarà la storia del serial killer che colpisce solo in questo giorno. Sai che è una leggenda. - Max prendeva tutto con estrema leggerezza e James un po' lo invidiava per questo. Lui, invece, era cresciuto con pane e ansia.

JAMES: -Leggenda o no, ha paura.  - fece per concludere James, ma Max insisteva.

MAX: -Non puoi vivere sempre nella paura. Passo sotto casa tua fra dieci minuti, quindi è meglio che muovi io tuo sedere e andiamo a mangiare il panino più imbottito al mondo.  -James si limitò a un "ok". Si trovava tra due fuochi e sapeva che si sarebbe bruciato al più presto. Tornò in salotto, dove Sophie era ancora accanita a scrutare i concorrenti.

JAMES: -Mamma, ho ancora mal di testa. Penso che andrò a dormire. Buonanotte. - James abbassò lo sguardo per evitare che la mamma capisse che si trattava di una bugia.

SOPHIE: -Buonanotte, amore. -Sophie si avvicinò al figlio e gli lasciò un tenero bacio. Fu in quel momento che James iniziò a sentirsi in colpa. Corse in camera sua, aprì l' armadio e prese letteralmente le prime cose che gli capitarono. Dopo di che, mise i cuscini disposti in modo strategico, cosi che Sophie potesse pensare che James stesse dormendo beatamente.

"Lo sto facendo davvero?" - si chiese James tra se e se. Aprì la finestra e fece, senza pensarci, un salto di due metri. Cadde nell' atterrare ma non si fece male. Appena si rialzò, notò davanti a sè Max che se la rideva.

MAX: -Ecco il ragazzo che mi piace, James versione cattivo ragazzo. - James gli gettò un' occhiataccia, ma Max continuava a ridere. -Certo che ho una cattiva influenza su di te.

JAMES: -Tutto questo casino mi ha fatto venire fame. Muoviamoci. - James iniziava a mettere fretta all' amico. Prima sarebbe tornato e meno probabilità c' erano che Sophie scoprisse che era uscito.

La serata procedeva come doveva, ma James sentiva dentro cuor suo di aver sbagliato a mentire a sua mamma. Mentre James era raccolto tra i suoi pensieri, Max si gustava il panino, sporcandosi nel migliore dei modi.

MAX: -Questo panino è davvero soddisfacente. - Max aveva ancora la bocca sporca di ketchup e maionese.

JAMES: -Pulisciti, idiota! - James gli passò un fazzoletto e Max se lo passò per le labbra.

MAX: -Ti sta squillando il telefono. - Max si alzò e andò a comprare una Tennent' s e una coca cola.

"Di sicuro mamma mi ha scoperto" - L' ansia di James prese il controllo su di lui. Era Sophie. Non rispose. James alzò lo sguardo, che fino in quel momento era rimasto abbassato allo schermo, e notò l' assenza di Max. Non riusciva più a vederlo. Improvvisamente, James sentì un urlo provenire da un vicolo. L' ansia gli portò a pensare che fosse Max e che fosse in pericolo.

JAMES: -Max! - Gridò il ragazzo, mentre iniziava a percorrere il vicolo. -Max! - ripeteva. -Dove sei?

?: -Qui! - disse una voce, dietro James. Non era la voce di Max. Era più rauca e accattivante. Era una di quelle voci da far venire i brividi. James si girò lentamente e vide una persona con una maschera da lupo con un coltello appuntito. James indietreggiò all' istante. Tentò di urlare, ma la paura non glielo permetteva. Era troppo spaventato per urlare. Non riusciva a muoversi. Il sangue gli si gelava nelle vene. Non sapeva cosa fare.

La persona si avvicinò e tra i due iniziò una colluttazione. James si graffiò sul braccio destro e iniziò a difendersi, tirando una serie di pugni a caso, doveva per forza. Il coltello cadde dalla mano del suo aggressore e James lo raccolse immediatamente. La situazione si era capovolta. Ora James aveva il coltello, con la punta sporca del suo sangue che sgocciolava per terra.

Doveva scegliere se uccidere quel bastardo o lasciare che il bastardo uccidesse lui. James si buttò su di lui, con l' intentò di ucciderlo, ma non riuscì a farlo. Riuscì a malapena a graffiargli il torace. Non aveva il coraggio per uccidere, neanche il più criminale tra i criminali. Il killer si liberò dalla grinfie di James e fuggì via. James rimase immobile sul posto. Sprofondò in un pianto a dirotto. Rimase lì per altri cinque minuti fino a quando Max non si accorse nell' assenza di James. Max andò a cercarlo e sentì il pianto provenire all' interno del vicolo.

MAX: -James, cosa ci fai qui? Che ti è successo? - Max corse verso di lui e abbracciò l' amico. -Devo chiamare la polizia.

JAMES: -Non farlo, Max. -Gli supplicò James.

MAX: -Scusa, amico, ma devo. - Max prese il telefono e digitò il 911, con le mani che gli tremavano.

In centrale di polizia, James e Max aspettavano in un ufficio di un detective, che arrivasse Sophie.

DANIEL: -Buonasera. Sono il detective Daniel Espero. È pronto per spiegarmi con chiarezza cos' è avvenuto? - chiese il detective, con aria investigativa, mentre dalla sua scrivania prese un blocchetto per gli appunti e una penna. Era pronto ad annotare ogni parola che James gli riferiva.

JAMES: -Stavo mangiando un panino alla paninoteca sul corso quando  ... - James fu interrotto dalla voce urlante della mamma. Sophie appena lo vide, lo abbracciò e scoppiò a piangere.

SOPHIE: -Cosa ti è successo? - Sophie notò la presenza di Max. -Sei stato tu?

MAX: -No signora Abrown. - rispose Max, mentre guardava James.

DANIEL: -Buonasera, signora Abrown. Suo figlio stava per deporre la sua dichiarazione, riguardo all' avvenimento. Si sieda. - disse, invitandola a sedere sulla sedia accanto a quella di James.

James raccontò ogni minimo dettaglio. Una volta terminata la deposizione di James, il detective invitò Sophie a parlare fuori al suo  ufficio.

SOPHIE: -Mi dica, detective Espero. Sa chi possa essere stato ad aver ferito mio figlio? - Sophie era disperata.

DANIEL: -Non so se sa che questo è il quinto anno consecutivo in cui una persona aggredisce dei ragazzi. Il tutto è iniziato nel 2012 ... - il detective fu interrotto da Sophie.

SOPHIE: -Conosco bene la storia. Proprio per questo, ho chiesto a mio figlio di non uscire questa sera. Avevo un terribile presentimento. Purtroppo non sono stata abbastanza convincente e autoritaria ed è riuscita a svignarsela. - Sophie si sentiva terribilmente in colpa per non aver protetto suo figlio dal pericolo del killer.

DANIEL: -Questa sera suo figlio è stato l' ultimo a essere aggredito. Gli altri ragazzi sono già stati interrogati e stanno aspettando isolati in un altra camera.

SOPHIE: -Chi altro è stato aggredito? - chiede curiosa la signora.

DANIEL: -Hope Davis, Brandon Drago, Kimberly Williams, Alvin Abrown e infine suo figlio. - disse il detective, leggendo i nomi dal proprio taccuino.

SOPHIE: -Alvin Abrown è il cugino di James, figlio del fratello di mio marito.

DANIEL: -Lo sappiamo.  - rispose con freddezza il detective.

SOPHIE: -Che altro sapete?

DANIEL: -Dobbiamo scoprire se il killer ha agito per divertimento o vendetta. Se i cinque ragazzi sono stati aggrediti per caso o se era un attacco premeditato. Dobbiamo trovare una connessione tra loro. Mi occuperò personalmente del caso e spero che venga alla luce tutta la verità. - Daniel appariva determinato a far luce sugli avvenimenti degli ultimi quattro anni riguardo al killer. Ha sempre adorato il suo lavoro e lo ha svolto con sincero zelo.

SOPHIE: -Mio figlio non ha nulla a che fare con questi ragazzi. Solo con Alvin, sono stati amici d' infanzia, ma hanno perso i contatti, crescendo.

DANIEL: -Questo è il mio numero. Tenga. - Daniel consegnò il suo biglietto da visita a Sophie, su cui era appuntato anche l' indirizzo del suo ufficio privato. -Se lei o suo figlio vuole continuare a parlarmi, sarò liberò di ascoltarvi.

Due settimane dopo ...

12 settembre 2016

Villa United ha continuato a sorridere, almeno è quello che sembra. Ha sempre seppellito il dolore, per non mostarsi debole alle città vicine. Gli abitanti di questa città non hanno neanche avuto l' occasione di metabolizzare il lutto delle dieci vittime morte per mano dell' aggressore nel periodo che va dal 2012 al 2015.

La famiglia di James ha appena concluso di fare i bagagli. La sera stessa del 29 agosto, una volta tornato a casa, dopo una serata con gli amici, Matthew, il papà di James, ha pensato che per il "bene della famiglia" sarebbe stato meglio partire e iniziare a condurre la propria vita lontani da Villa United. Matthew ha venduto frettolosamente la casa a una coppia di neo-sposati e ha acquistato una casa a Rio De Far, un quartiere tranquillo e sereno, distante dai segreti della vecchia città. Matthew non sapeva però che i segreti non si lasciano così. I segreti ci seguono ovunque e non possiamo evitarli.

Un anno dopo ...

27 agosto 2017

James sta cercando ancora di ambientarsi a Rio De Far, ma in un certo senso Villa United gli manca. È come se avesse lasciato qualcosa in sospeso e una cosa che James odiava era non terminare ciò che doveva terminare. Voleva sapere il nome del killer e perché avesse aggredito proprio lui. Voleva sapere a tutti i costi la verità, ma sua madre non glielo avrebbe mai permesso. Era troppo rischioso. Si sarebbe ferito nuovamente.

L' estate sta per terminare e il 29 agosto si avvicina. James ha la certezza che il killer avrebbe aggredito altri ragazzi quest' anno, con più brutalità visto che l' anno prima non era riuscito a uccidere nessuno. Il numero dei ragazzi sarebbe passato da cinque a sei.

JAMES: -Mamma, ricordi i nomi dei ragazzi aggrediti dal killer l' anno scorso? - chiede James, avendo in mente un piano originale tutto suo nella sua mente.

SOPHIE: -Tuo cugino Alvin poi gli altri tre non mi ricordo con certezza i loro nomi, forse Hope, Brandon e Kimberly, ma potrei sbagliarmi. - Sophie si ferma a scrutare lo sguardo pensieroso del figlio, mentre lui la guardava cucinare. -Perché?

JAMES: -Curiosità. - risponde velocemente James, che si rifugia in camera sua a cercare i profili Facebook di questi ragazzi.

Sophie aveva sempre cercato di evitare l' argomento con James. Non voleva che il figlio sapesse più di quanto non debba sapere.

Per prima cosa, James invia un messaggio a suo cugino, per informarlo del suo piano e vuole che prendano parte lui e gli altri tre ragazzi.

JAMES: -Alvin, è da molto che non ci vediamo, forse proprio da quel 29 agosto sera in centrale di polizia, ed è proprio di ciò che voglio parlarti. È da quella sera che non riesco a dormire di notte, pensando di continuo a quel bastardo e so che presto potrebbe aggredire nuovi ragazzi. La polizia in cinque anni non ha mai scoperto chi è stato ed è per questo motivo che ho perso fiducia in loro. Dobbiamo farci giustizia con le nostre mani. Non so se conosci gli altri tre ragazzi, Hope, Brandon e Kimberly. Se sì, spero che tu possa informare anche loro delle mie intenzioni. Dobbiamo fermarlo prima che quel farabutto possa uccidere o ferire qualch' altro ragazzo. Conto su di te. -James rilegge più volte il suo messaggio prima di inviarlo definitivamente ad Alvin. Non avevano mai avuto uno stretto rapporto, ma in questa circostanza devono riunire le proprie forze.

Intanto a Villa United, i quattro ragazzi sono diventati i più popolari del quartiere e formano un gruppo affiatato, guidato dal loro leader, Christopher De Bellis.

ALVIN: -Ragazzi, devo parlarvi. - Alvin si avvicina al tavolo all' estrema sinistra del bar ritrovo dei ragazzi, l' "International". Si siede di fianco Brandon, di fronte a Kimberly e Hope. -Dov' è Chris?

HOPE: -Sta per arrivare. Ha appena inviato un messaggio nel gruppo. - dice Hope, mostrandogli il messaggio.

KIMBERLY: -Parla, Alvin. - dice con freddezza, mentre sta per inghiottire un enorme hamburger.

ALVIN: -Vi ricordate l' anno scorso? Vi dissi già che il quinto ragazzo aggredito era mio cugino? - Alvin mostra una foto di James sul suo telefono ai ragazzi.

BRANDON: -Ancora con questa storia? Ho paura. - bisbiglia il pauroso del gruppo. Hope e Kimberly si limitano ad annuire.

ALVIN: -Finiscila di fare il fifone. Per non girarci intorno, mio cugino, James, vuole tendere una trappola al killer. -

KIMBERLY: -Ci sto. - dice, sganciando un pugno sul tavolo di legno. -Dobbiamo uccidere quel vigliacco con la maschera.

HOPE: -Non urlare, Kim.- dice la ragazza, smorzando l' entusiasmo dell' amica, che già è pronta alla sua vendetta.

BRANDON: -Una trappola? Come? - chiese Brandon, mentre si aggiusta gli occhiali sul naso.

ALVIN: -Il killer agirà martedi sera e oggi è domenica. Abbiamo 42 ore per discuterne. Mio cugino arriverà domani a casa mia. Ora ho bisogno che mi diate la conferma. Ci state? - Kimberly non dà neanche il tempo ad Alvin di terminare la frase che esclama con forza e sicurezza il proprio "sì".

HOPE: -Anche io. - dice, guardando gli amici negli occhi.

ALVIN: -Brandon? Tu? - l' attenzione si riversa su Brandon, che sta riflettendo.

BRANDON: -Ho paura, sono un fifone, lo ammetto. Ma non posso permettere che attuate questo piano pericoloso da soli. Siamo amici e gli amici fanno tutto insieme. - Brandon sorride e Alvin gli batte il cinque.

ALVIN: -Ben detto, fratello. - Alvin batte il cinque anche alle ragazze. -E cosa più importante. Non parlatene con nessuno, genitori, fratelli o amici. Neanche con Christian.

BRANDON: -Ma noi parliamo di qualunque cosa con Christian.

HOPE: -Alvin ha ragione. Se parliamo con lui, lo coinvolgeremo e non possiamo permetterlo. - Brandon si limita ad annuire e inizia a sorseggiare il suo frappè al cocco.

KIMBERLY: -Strano ma stasera mi hai sorpreso. Non ti ho mai visto così serio, Alvin. - Kimberly sembra davvero meravigliata dal comportamento dell' amico.

ALVIN: -Resterò serio solo in questa circostanza. Non abituatevi. - ridacchia il ragazzo, per poi afferrare il frappè di Roberto e iniziare a sorseggliarlo.

BRANDON: -Hey. - dice scocciato Brandon. - Uffa.

KIMBERLY: -Glielo devi, dai. Stasera si è comportato da bravo ragazzo. - puntualizza Kimberly, con la bocca piena.

HOPE: -Un bravo ragazzo che sta organizzando una trappola a un killer pericoloso e affamato di sangue. - aggiunge Hope, mentre mastica la sua insalata.

La porta del bar si apre e i quattro ragazzi si girano all' istante. E' Chris.

ALVIN: -Comportatevi normalmente, zoccolette!

BRANDON: -Ti riferisci anche a me? - Brandon riafferra il suo frappè dalle fauci dell' amico. -Questo è mio.

ALVIN: -Bleah, te lo puoi tenere. - La faccia di Alvin esprime disgusto.

CHRIS: -Scusate, per il ritardo. Ero da un amico. - Chris si accomoda accanto ad Alvin.

HOPE: -Chi amico? - chiede Hope, non sapendo di quale amico stesse parlando.

CHRIS: -Un amico universitario. Non lo conoscete. - rispose il ragazzo, mentre guardava il menu. -Dolce o salato, che prendo? - chiede agli amici, per un consiglio. I ragazzi gli rispondono "dolce", mentre le ragazze "salato". -Vorrà dire che prenderò entrambi. - dice Chris, con un sorriso affamato.

James riceve la conferma da Alvin nel voler unire le forze contro il killer. Ora manca solo il modo di ritornare a Villa United. James gira in tondo, cercando di pensare al modo migliore di chiedere a Sophie di poter andare da Alvin per qualche giorno.

SOPHIE: -Tutto bene, James? E' già una mezz' ora che gironzoli in tondo. A cosa stai pensando? - chiede incuriosita Sophie, che si accomoda sul letto.

JAMES: -Mamma, ho parlato con Alvin.

SOPHIE: -Alvin, tuo cugino? - domanda per conferma, dato che già sapeva che si trattasse di Alvin Abrown. James annuisce. -Bene, che vi siete detti?

JAMES: -Ci siamo aggiornati un po'. Era da molto che non parlavamo. Mi ha chiesto se potessi andare da lui per qualche giorno. - il volto di Sophie impallidisce all' istante. Il pensiero che suo figlio potesse rimettere piede in quella città la faceva stare male. -Sei d' accordo? - continua James notando il disappunto della mamma.

SOPHIE: -Magari, se proprio dovete vedervi, perché non fai venire Alvin qui a Rio de Far? E' una città molto più sicura. - dice Sophie, cercando di persuadere James.

JAMES: -Mamma, si tratta di pochi giorni. Non mi succederà niente. - puntualizza James, mentre si siede accanto a lei sul letto.

SOPHIE: -James, domani è il 29 agosto. Un anno fa il killer ti aggredì e io ringrazio Dio ogni giorno che tu sia ancora vivo con me. Tu e quei ragazzi siete stati risparmiati ed è la prima volta, ma non penso ci sarà una seconda. Il killer quest' anno ritornerà e aggredirà altri ragazzi, con una voglia più intensa di uccidere, dato che l' anno scorso non riuscì nel suo scopo. - spiega Sophie e James nei suoi pensieri sa perfettamente che il ragionamento della mamma non fa una piega. Ha ragione, ma James ormai ha deciso.

JAMES: -Starò tutto il giorno a casa di Alvin. Mangeremo una pizza e giocheremo con la Play Station. Non usciremo. - Sophie è difficile da convincere, ma James sta quasi per riuscirci.

SOPHIE: -Sicuro? - James annuisce e le sorride. -Spero che tu mi stia dicendo la verità. - James rimane zitto, sapendo di averle mentito nuovamente, proprio come un anno prima. -So di essere una mamma ansiosa e ossessiva, ma torna a casa sano e salvo, James, per favore sta attento.

JAMES: -Non preoccuparti, mamma. - James si butta nelle sue braccia calorose, sentendosi ancora in colpa. Ogni volta che mente a sua mamma, gli capita qualcosa di brutto.

SOPHIE: -Non ci andrai da solo. Ti accompagnerà papà. - puntualizza Sophie, mentre l' abbraccio continua. James bisbiglia un "ok"

Subito dopo aver ottenuto il permesso di Sophie, James inizia a preparare il suo zainetto, riempiendolo di un paio di maglie e jeans. Non ne serviva tanta roba, tanto sarebbe rimasto solo un paio di giorni. Il tempo di risolvere le sue questioni irrisolte.

JAMES: -Domani sto da te. - James invia il messaggio ad Alvin per avvisarlo.

ALVIN: -A domani, James. Buonanotte.

JAMES: -Buonanotte, Alvin.

Il giorno dopo ...

28 agosto 2017

James è pronto per partire ma Matthew è già uscito.

JAMES: -Papà, andiamo?

MATTHEW: -Andiamo? Dove?

JAMES: -Mamma ti ha detto che devi accompagnarmi da Alvin, vero?

MATTEW: -Mmmh, no. - mormora l' uomo, mentre è attento a guardare il telegiornale.

JAMES: -Cosa? Quindi non puoi?

MATTEW: -Ho da fare, James. La prossima volta, dai. - Matthew non presta attenzioni alle parole di James, non l' ha mai fatto.

JAMES: -Sapete che c' è di nuovo? Vado da solo.

MATTEW: -Finiscila di fare il bambino.

JAMES: -Sicuro che qua il bambino sono io? - Matthew rimane in silenzio a guardare James, che apre la porta e la sbatte dietro di sè.

James arriva nella sua vecchia città. Ritrova subito Alvin, accompagnato dai suoi amici.

ALVIN: -Eccoti. James. - i due si salutano con una stretta di mano. -Loro sono, Brandon, Kimberly e Hope. Ti saranno simpatici. - James sorrise a turno a ognuno di loro.

JAMES: -Ragazzi, ho bisogno di condividere le sensazioni che provai in quegli attimi quella sera. Non ne ho mai parlato con nessuno.

HOPE: -Neanch' io. La polizia ci chiese apertamente di non fare parola di ciò che ci successe.

ALVIN: -Inizio io.

JAMES: -Organizziamo questa trappola. Andremo a mangiare un panino dopo di che rientro nel vicolo in cui mi aggredì. Agisco da esca, aspettando che il bastardo caschi nella nostra trappola. Hope e Brandon, voi cercate di farlo cadere con un filo mentre cerca di rincorrere Kimberly e Alvin, che gli urlano contro. Appena cade gli gettate una rete da pesca per intrappolarlo una volta per tutte.

29 agosto 2017

La fatidica sera è arrivata e l' ansia sta mangiando vivi i ragazzi. Hanno paura, una paura che potrebbe mettere in gioco la loro vita.

I ragazzi stanno aspettando vicino la paninoteca per attuare il loro piano per incastrare il killer, quando improvvisamente sentono di gridare.

BRANDON: -Chi è stato? - chiede spaventato Brandon, con gli occhi sbarrati dal terrore.

KIMBERLY: -Sbrighiamoci ragazzi! - incita la ragazza.

HOPE: -Da quella parte. - indica Hope, che inizia a correre dietro Kimberly.

I ragazzi percorrono il vicolo, con il respiro affannato.

BRANDON: -Dobbiamo seguire il piano?

JAMES: -Al diavolo il piano, dobbiamo salvare questa ragazza. - i ragazzi si fermano alla vista del killer con la maschera da lupo che incute timore a una ragazza.

KIMBERLY: -Fermo lì. - il killer nota la presenza dei ragazzi e si volta. Viene colto sul fatto.

JAMES: -Noi siamo cinque e tu sei uno solo. - alle parole di James, l' assassino mostra in modo fiero il suo coltello affilato. I ragazzi si guardano negli occhi intimoriti. Il killer inizia ad avvicinarsi.

Hope e Brandon fanno inciampare il killer e Kimberly gli getta la rete da pesca. Alvin raccoglie subito il coltello, caduto dalle sue mani da assassino.

ALVIN: -Che intendi fare ora? Sei in trappola? - Alvin pugnala senza pensarci l' uomo, che grida dal dolore. Alvin passa il coltello nelle mani di Kimberly.

KIMBERLY: -Questa è la nostra vendetta, bastardo. - Kimberly colpisce senza pietà. Brandon e Hope si limitano a guardare la scena macabra. James si avvicina alla ragazza aggredita.

JAMES: -Hey, tranquilla. Non ci potrà più fare del male. L' abbiamo fermato.

DAKOTA: -Grazie per essere intervenuti ragazzi. - dice singhiozzando Dakota, che si accascia su James.

JAMES: -Stai tremando. Ragazzi, la fuori di qua. Voi restate a fare di guardia al corpo.

DAKOTA: -L' avete ucciso? - James si limita ad annuire e i ragazzi dietro di lui rimangono inermi. E' stata legittima difesa.

James porta Dakota fuori al vicolo e la ragazza continua a piangere, appoggiandosi alla spalla di James. Due  ragazzi si avvicinano ai due, con aria preoccupata.

LUKAS: -Dakota, cosa ti è successo? - chiede Lukas, il fratello maggiore di Dakota, mentre l' abbraccia per proteggerla.

DAKOTA: -Non riesco a parlarne, Lukas. Andiamo via di qui. - bisbiglia la ragazza con una voce estramemente sottile.

LUKAS: -Paul, porta Dakota in auto. Arrivo subito. - Lukas fissa James.

PAUL: -Vieni Dakota, è finito tutto! - dice Paul, il migliore amico di Lukas, sin da quando erano bambini all' asilo.

LUKAS: -Tu sai dirmi cos' è successo? - chiede Lukas, rivolgendosi a James, che si guarda intorno.

JAMES: -Sai il killer del 29 agosto? - Lukas annuisce. -L' ha aggredita e io e i miei amici siamo arrivati in tempo per salvarla.

LUKAS: -Grazie mille, non ti potrò mai ringraziare abbastanza ... non so il tuo nome. - ridacchia.

JAMES: -Piacere, sono James.

LUKAS: -Io Lukas. - i due si scambiano dei sorrisi amichevoli.

Nel frattempo, i ragazzi discutono su cosa fare con il corpo del killer.

ALVIN: -Dobbiamo togliergli la maschera. - Alvin si avvicina a lui, per scoprire il suo volto.

BRANDON: -Fermo! Sicuro che sia morto?

ALVIN: -Certo che lo è. Lo abbiamo pugnalato nel migliore dei modi. Lo meritava.

KIMBERLY: -Finitela di blaterare. Lasciate fare a me. - dice la ragazza, mentre prende la situazione in mano. La ragazza toglie la maschera dal volto dell' uomo e tutti insieme hanno un sussulto.

HOPE: -Lo conoscete? - ansima Hope, guardando gli altri. I ragazzi scuotono la testa. -Ora che dovremmo fare? Chiamare la polizia? - Kimberly e Alvin gli gettano un' occhiataccia.

ALVIN: -Sappiamo bene che la polizia a Villa United non va nel verso giusto. Potrebbero accusarci di averlo ucciso senza ragione.

HOPE: -Era legittima difesa. Se noi non l' avessimo ucciso avrebbe ucciso noi e la ragazza.

BRANDON: -La polizia penserà che sia stato eccesso di legittima difesa. E voilà, riformatorio per tutti e 5!

KIMBERLY: -Propongo di spostare il corpo da qualche parte senza farci notare. Non dobbiamo assolutamente parlare con nessuno di ciò che è avvenuto stasera.

HOPE: -La gente continuerà a vivere nel terrore, anche se il killer è morto.

ALVIN: -Forse è giusto così.

Il giorno dopo

30 agosto 2017

I ragazzi sono insieme e si stanno dirigendo all' "International", quando si imbattono in Greta, la ragazza con cui la sera prima è uscito Chris.

HOPE: -Hey, Greta. Tutto bene ieri sera con Chris? - domanda incuriosita Hope, che adorava sapere tutto i dettagli.

GRETA: -Con Chris? - Greta non ha la minima idea di cosa stesse parlando Hope.

HOPE: -Ci ha detto che doveva uscire con te. - fa chiarezza la ragazza.

GRETA: -Ieri sera non ci siamo visti. Mi ha detto che era occupato.

Chris raggiunge i ragazzi all' "International".

CHRIS: -Piacere, sono Chris.

JAMES: -Piacere, sono James. - i due si scambiano una stretta di mano.

KIMBERLY: -Dov' eri ieri sera Chris? - interrompe la ragazza, con fare da detective.

CHRIS: -Ve l' ho detto. Ero con Greta.

HOPE: -Abbiamo appena incontrato Greta e ci ha detto che ieri non siete usciti insieme. Quindi ora è meglio che tu ci dica dove sei stato ieri sera.

CHRIS: -Ho avuto un problema. - Chris appare in estrema difficoltà. Inizia a sudare.

ALVIN: -Che tipo di problema?

CHRIS: -Un problema. Perché tutte queste domande?

BRANDON: -Perché sì. - si limita a dire Brandon, con la poca sicurezza che aveva.

CHRIS: -Mi state accusando di cosa, esattamente?

ALVIN: -Di ...

KIMBERLY: -Non lo sappiamo, dicci tu, di cosa dobbiamo accusarti. - interviene Kimberly, per interrompere gli interventi di Alvin.

CHRIS: -Ragazzi, dovrò lasciare la città.

HOPE: -Cosa e perché?

CHRIS: -Non posso dirvi il perché, mi dispiace. Fidatevi di me. E' una cosa seria e delicata. Non ne posso parlare.

BRANDON: -Quando dovrai partire?

CHRIS: -Fra poco. I miei genitori vogliono così.

31 agosto 2017 ...

James sta per lasciare nuovamente Villa United e ritornare alla sua vita di sempre a Rio De Far.

Frank sta aspettando in auto, mentre i ragazzi stanno chiacchierando per l' ultima volta fuori casa di Alvin.

HOPE: -E' stato bello conoscerti, James. - dice la graziosa del gruppo.

BRANDON: -Anche per me.

KIMBERLY: -Concordo. - Kimberly dà un piccolo pugno sulla spalla di James, come segno di affetto.

JAMES: -Vi mancherete ragazzi. Insieme siamo stati una forza.

ALVIN: -Mio cugino ritornerà al più presto da noi. Me l' hai promesso, James.

JAMES: -Ti voglio bene, Alvin. Voglio bene a ognuno di noi. - i cinque si uniscono in un caloroso abbraccio di gruppo. -Ora è meglio che andiamo. Zio Frank ci sta aspettando, Alvin. - Alvin annuisce.

James e Alvin si incamminano verso l' auto di Alvin, fuori dal vialetto, quando ricevono un messaggio con una foto allegata. I due sbloccano il telefono e aprono il messaggio, scrutando la foto. James e Alvin si guardano negli occhi e si voltano verso i ragazzi, che hanno ricevuto lo stesso messaggio.

BRANDON: -Non è possibile.

HOPE: -Non c' era nessuno lì.

KIMBERLY: -A quanto pare qualcuno c' era e sa cosa abbiamo fatto. - James e Alvin si riavvicinano ai ragazzi, ognuno con il mano il proprio telefono, che ritrae il momento in cui i ragazzi hanno ucciso il killer.

ALVIN: -Chi è ora?

JAMES: -Qualcuno che vuole vendetta. - afferma con sicurezza il ragazzo.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Alefp84