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Autore: Jade Tisdale    28/07/2017    0 recensioni
Post seconda stagione | Nyssara
È passato un mese dalla sconfitta di Slade, e mentre Starling City cerca di risollevarsi in seguito ai danni subiti, il Team Arrow continua a vigilare sulla città, proteggendola dai numerosi e frequenti pericoli.
Sara, invece, ha fatto ritorno a Nanda Parbat. Ma qualcosa, o meglio, una notizia, potrebbe dare una nuova svolta alla sua vita. E mettere a rischio quella di chi le sta intorno.
*
«La tua ragazza» sussurrò la mora «è questa Nyssa?»
Sara annuì, arrossendo lievemente.
«Dev'essere una persona splendida. Voglio dire, se è ancora con te dopo aver saputo di questa storia, significa che ti ama veramente.»
*
«Credevo di essere perduta per sempre» sussurrò, solleticandole dolcemente la pancia nuda «ma poi sei arrivata tu, e hai sconvolto completamente la mia vita. Tu mi hai ritrovata, Sara. Mi hai ritrovata e mi hai fatta innamorare follemente di te con un semplice sorriso.»
Nyssa intrecciò la propria mano in quella di Sara, rossa in viso.
«E poi» proseguì, con un sussurro «in questo inferno chiamato vita, stringerti la mano è la cosa migliore che mi sia potuta capitare.»
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Nyssa al Ghul, Oliver Queen, Ra's al Ghul, Sarah Lance, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is the most powerful emotion'
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Capitolo 13:
New alliances

 

 

 

 

Fin da bambina, Thea Queen era sempre stata una ragazza solare e generosa. Erano due delle doti che aveva ereditato da suo padre, anche se da quando aveva scoperto che Robert Queen non era il suo padre biologico aveva iniziato a chiedersi quali tratti avesse ereditato dalla famiglia Merlyn.
Thea non aveva ancora trovato risposta a quella domanda, ma non avrebbe dovuto attendere ancora a lungo. Non appena la ragazza giunse davanti all’ufficio di Oliver, quest’ultimo, nel vederla attraverso la porta a vetri, si pietrificò.
«Thea…»
«Ollie!» esclamò lei, gettandogli le braccia al collo. «Mi sei mancato così tanto!»
L’ex miliardario non si scompose, ricambiando il sorriso che la sorella gli stava rivolgendo. «Anche tu. Non immagini quanto.»
Thea sospirò, stringendo con forza la valigia tra le mani. «Gli ultimi quattro mesi sono stati davvero molto rilassanti. Perché non ci prendiamo un caffè? Devo raccontarti un sacco di cose! Ti ho anche portato un piccolo regalo dall’Italia. Sono certa che ti piacerà moltissimo!»
Mentire. Quella era indubbiamente una delle qualità che Malcolm Merlyn era riuscito a tramandare a sua figlia.



Oliver non ci mise molto a intuire che Thea gli stava nascondendo qualcosa, e l’illuminazione arrivò quando, parlando distrattamente con Nyssa, scoprì che in realtà Malcolm Merlyn era ancora vivo, e che era stata sua madre a mettersi in contatto con Ra’s per farglielo sapere. Da allora la Lega lo aveva cercato in ogni parte del mondo, ma l’unico avvistamento di cui Nyssa era stata messa al corrente risaliva alla notte dell’Assedio, a Starling City. Fu allora che Oliver capì tutto quanto, e si chiese per quanto ancora sua sorella gli avrebbe mentito.
La prima cosa che fece, su consiglio di Felicity e Roy, fu rivelarle la sua identità di Arrow, non solo perché fosse giusto che sua sorella lo sapesse, ma anche perché, in questo modo, Oliver avrebbe potuto testare la sua fiducia. Molto probabilmente, Malcolm aveva già rivelato a Thea chi si celava sotto a quella maschera verde, e se era davvero così allora Thea avrebbe potuto raccontargli la verità su dove aveva trascorso gli ultimi mesi ‒ e con chi. Ma Oliver si sbagliò anche questa volta, perché Thea non solo fu sorpresa di scoprire che lui era Arrow, ma non accennò minimamente ai suoi rapporti con Malcolm.
A quel punto, Oliver non riuscì più a trattenersi.
«Perché è così difficile per te dirmi la verità?»
Thea, che si trovava nel bel mezzo dell’Arrow Cave, rimase in silenzio per qualche istante, confusa. «Quale verità?»
L’uomo sospirò, mettendosi le mani sui fianchi. «Che in questi mesi non sei stata in Italia, ma chissà dove insieme a Malcolm Merlyn.»
Nel sentire quel nome, Thea spalancò le palpebre. «Ollie, posso spiegare…»
«Non ce n’è bisogno, Speedy» sbottò lui, più bruscamente di quanto pensasse.
«Beh, invece sì, visto che ti stai scaldando.»
L’ex miliardario si passò una mano sul volto sudato. «Thea, io non sono arrabbiato con te. Sono solo...»
«Ferito?» suggerì lei. «Ti senti tradito, per caso? Raggirato dalla tua stessa sorella? Beh, fratello mio, ora sai cosa si prova.»
Oliver capì dove voleva arrivare, perciò decise di anticiparla. «Questa è un’altra cosa, Thea. Non ti ho detto che ero Arrow solamente per proteggerti. Non puoi neanche immaginare quanti nemici mi sono fatto in questi anni, e quanti di loro arriverebbero a toccare le persone a cui tengo pur di vendicarsi con me.»
«Lo so. Hai ragione. Questa è un’altra cosa. E io ti sono davvero, davvero grata per quello che fai ogni notte per la nostra città. Però…» sospirò, incrociando le braccia. «Siete stati tu e la mamma a tenermi nascosto che Malcolm era il mio vero padre. E quando lei è morta e Starling City era sotto attacco, a differenza tua io non avevo più nessuno.»
«Avevi Roy.»
«No. Tu avevi Roy. E Sara. E Laurel, e i tuoi amici. Che a quanto pare sono anche gli amici di Arrow.»
Il maggiore dei due tacque, abbassando appena lo sguardo.
«Lui era l’unico disposto a credere ancora in me. Mi ha dato una chance, e poi io l’ho data a lui. E, Ollie, ad essere sincera, non me ne pento. So che non è una delle persone più buone del mondo, ma è pur sempre mio padre. E adesso fa parte della mia vita, che ti piaccia o no.»
Oliver sembrò pensarci su per qualche istante, e quando aprì nuovamente bocca, Thea rimase stupita dalle sue parole. «Voglio parlare con lui.»

*

«E siamo alla terza rapina sventata di questa settimana! Credo che abbiamo battuto il nostro record abituale.»
«Perché, ne stavamo tenendo uno?» rise Sara, avvicinandosi alla sedia di Felicity.
«Io sì!»
Nella stanza si levarono dei risolini sommessi da parte delle due ragazze, mentre Oliver e Dig si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«Qualcosa mi dice che questa è la serata perfetta per festeggiare» dichiarò l’ex militare. «Non ne abbiamo ancora avuto l’occasione.»
«E che cosa dovremmo festeggiare? A parte non essere stati ammazzati, intendo» domandò ingenuamente Roy.
Sul volto di Oliver andò a formarsi un sorriso complice. «Tante cose.»
«Come ad esempio la nostra vittoria di stasera!» esclamò Felicity trionfante.
«E l’arrivo di due nuovi membri in squadra.»
Ci volle un po’ prima che i presenti capissero a cosa si stesse riferendo Nyssa, ma quando lo fecero rimasero tutti colpiti dalle sue parole. Sara si voltò verso di lei con gli occhi che le brillavano, pensando con gioia al bambino che portava in grembo e a quello di Lyla, che sarebbe nato entro poche settimane. Tuttavia, non ebbe il tempo di dire una sola parola perché una voce a lei familiare la fece irrigidire.
«Possiamo unirci anche noi ai festeggiamenti?»
Prima ancora che Sara potesse battere ciglio, Nyssa, Roy, John e Oliver puntarono le loro armi in direzione dell’intruso. Felicity si avvicinò titubante a Canary e le poggiò una mano sulla spalla.
«Che ci fa lui qui?» domandò il tecnico informatico.
«Non lo so» rispose Sara, la bocca semiaperta. «Ma forse Thea può darci una spiegazione.»
A quelle parole, la diretta interessata ‒ che fino ad allora era rimasta nascosta nell’oscurità della scalinata ‒ si fece avanti, mostrandosi al resto del Team.
«È colpa mia» proruppe Oliver quando la vide, abbassando l’arco. «Sono stato io a dirle di portarlo qui.»
«E perché mai avresti fatto una cosa simile?» domandò Felicity, sconcertata.
«Per ringraziarlo di essersi preso cura di mia sorella nelle ultime settimane» spiegò, cercando con tutto sé stesso di mantenere la calma. «E per chiedergli il motivo del suo ritorno a Starling City.»
«Beh, Oliver, ti ricordo che questa è la mia città. In quale altro posto sarei dovuto tornare?»
«Ti ho visto morire con i miei occhi» s’intromise Diggle, che come Nyssa e Roy non aveva ancora abbassato la sua pistola. «Come diavolo fai ad essere ancora tra i vivi?»
«Vi ricordo che il qui presente è stato addestrato dalla Lega degli Assassini. Credevate davvero che sarebbe bastata una freccia a darmi il colpo di grazia?» Fece una pausa, spostando lo sguardo su ogni persona presente nella stanza. «Voi due dovreste saperlo bene» disse, riferendosi a Nyssa e a Sara.
«Non sei il benvenuto qui, Al-Saher.»
«Ti conviene stare attenta a quello che dici, Nyssa al Ghul. Potresti pentirti delle tue parole, un giorno o l’altro.»
Nyssa digrignò i denti. Era sul punto di scoccargli una freccia nel petto, ma la voce di Oliver la bloccò.
«È una cosa fra me e te» sbottò il vigilante, furente in viso. «La mia squadra deve restarne fuori.»
«Ti sbagli, Oliver» esordì Thea. «Riguarda tutti voi in realtà.»
Nella stanza calò il silenzio per qualche istante, fino a quando Roy, che fino ad allora era rimasto in silenzio, si decise a parlare.
«A cosa ti riferisci?» domandò esitante, puntando i suoi occhi in quelli di Thea. Erano passati pochi mesi dall’ultima volta che l’aveva vista, eppure sembrava una persona completamente diversa: erano cambiate molte cose in lei, a cominciare dal taglio di capelli e la luce pura dei suoi occhi, che adesso era sparita. Nonostante ciò, la ragazza era ancora bellissima e i sentimenti di Roy nei suoi confronti non erano cambiati neanche un po’.
«Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Dell’aiuto di tutti voi» si corresse Thea.
John si scambiò un’occhiata con Oliver prima di rivolgersi nuovamente a Malcolm. «Dev’essere successo qualcosa di veramente grave per essere arrivato al punto di chiedere aiuto a noi.»
L’Arciere Nero compì qualche passo in direzione del suo interlocutore. «In realtà, signor Diggle, tecnicamente io non vi ho chiesto nulla. È stata Thea a farlo, e ad insistere affinché venissi qui.»
«Sono stata obbligata» rivelò la ragazza, incrociando meccanicamente le braccia. «Nel giro di un mese avremmo preso non so quanti aerei. Ormai non abbiamo più un posto in cui nasconderci.»
Felicity aggrottò lievemente le sopracciglia. «Nascondervi? E da chi?»
Il silenzio successivo a quella domanda fu rotto dalla voce decisa di Sara. «Dalla Lega degli Assassini.»
Sul volto di Nyssa andò a formarsi un’occhiata eloquente. «Alla fine ti hanno trovato, non è così?»
«Strano che tu non lo sapessi. Da quel che mi risulta, sei ancora l’Erede del Demonio. O forse tuo padre ha trovato una persona più degna di te a cui cedere il suo prezioso anello?» Sul volto dell’uomo si andò a formare un ghigno di sfida. «Oh, a proposito, ci tengo a porre le mie più sincere congratulazioni alla tua donna. Sai già se il figlio di Oliver sarà un maschio o una femmina, o preferite che sia una sorpresa?»
Nyssa lasciò andare la freccia subito dopo quelle parole, ma Merlyn riuscì a bloccarla a meno di un centimetro dal suo viso.
«Te l’ho detto, Nyssa» sibilò lui, lanciando la freccia a terra. «Pensa bene a quello che fai, perché presto o tardi ti pentirai delle tue decisioni.»
«L’unica decisione di cui mi pento è non averti ucciso il giorno in cui hai varcato la soglia di Nanda Parbat la prima volta.»
«Probabilmente a quest’ora le cinquecentotré persone morte a The Glades l’anno scorso sarebbero ancora in vita» continuò Sara, stringendo i pugni.
Thea si schiarì la voce, cercando di riprendere il controllo della situazione. «Non eravamo venuti qui per chiedervi un rifugio o protezione, quanto un aiuto in caso di una futura battaglia con gli uomini della Lega. Senza obblighi o secondi fini. Che ne dite?»
I presenti si scambiarono delle occhiate indecifrabili, ma nessuno di loro riuscì a dire una parola. Il silenzio che si era venuto a creare venne però infranto dalla voce di una donna che, essendo appena arrivata, non aveva idea di quello che stava succedendo.
«Cosa mi sono persa?»



«Vuoi davvero mettere la decisione ai voti, Oliver?»
Il diretto interessato si ritrovò a dover dare mentalmente ragione a Diggle: non era stata una delle sue scelte migliori. D’altro canto, però, era l’unico modo che avevano per chiudere la faccenda il prima possibile.
«Sì. Credo sia l’unica opzione che ci rimane» rispose, lanciando una rapida occhiata a Thea e a Malcolm, che li attendevano al piano superiore. Lui stesso non era entusiasta all’idea di mettersi in mezzo a Merlyn e alla Lega degli Assassini, ma al tempo stesso, sapeva che ad essere in pericolo non era soltanto Malcolm, ma anche Thea, considerato che era sua figlia. E non poteva restarsene con le mani in mano sapendo che la vita di sua sorella era in pericolo.
Nessuno si oppose a quella conclusione, perciò Oliver riprese la parola. «Bene, allora direi che possiamo iniziare.» Poggiò entrambe le mani sul tavolo, sentendo un grande peso dentro di sé. Ormai lui non era più il leader di quella squadra da un bel pezzo, perché ognuno di loro aveva dimostrato di essere forte e indipendente a modo suo; tuttavia, sapeva benissimo che la sua scelta avrebbe comunque avuto molto peso sulle loro reazioni. E questo lo spaventava.
«Per me è sì. Se dovesse presentarsi l’eventualità di dover aiutare Malcolm, non mi opporrò a fare tutto il possibile per proteggerlo.»
Prima ancora che Oliver potesse dire altro, la voce di Felicity lo fece quasi sobbalzare. «Non se ne parla! Ti è dato di volta il cervello per caso? Sai quante persone ha ammazzato quel pazzo psicopatico? Cinquecentotré, Oliver. Cinquecentotré persone innocenti. E se lo aiutiamo in questa follia suicida uno di noi potrebbe diventare il numero cinquecentoquattro.»
Arrow trattenne a stento un sospiro. Felicity aveva pienamente ragione, ma non poteva stare dalla sua parte. Non questa volta. Doveva trovare a ogni costo un modo per convincere gli altri a dargli fiducia. «Lo so, Felicity. E io non lo perdonerò mai per quello che ha fatto. Ma è il padre di mia sorella, e sappiamo benissimo che la Lega degli Assassini non si fa scrupoli a mettere di mezzo degli innocenti. Il compito di questo Team è proteggere Starling City e i suoi cittadini. Thea e Malcolm sono come gli altri, perciò non ho nessuna intenzione di tirarmi indietro.»
Felicity deglutì, inspirando profondamente. «Capisco il perché della tua scelta, ma ciò non cambia la mia. Merlyn resta comunque un bastardo che merita di andare all’inferno.»
«Io la penso esattamente come lei.»
Quando Oliver udì nuovamente la voce di Laurel, non riuscì a non alzare lo sguardo verso di lei. Essendo l’ultima arrivata, era stata messa al corrente dell’accaduto da pochi minuti.
«Che c’è? Non guardarmi in quel modo. Ti aspettavi un verdetto diverso da parte mia?»
L’ex miliardario si massaggiò lentamente la radice del naso. «No. Mi aspettavo che riuscissi a mettere da parte il tuo dolore almeno per una volta.»
«E come potrei, scusa?» ironizzò l’avvocato, con una risata nervosa. «Quel pazzo ha ucciso il suo stesso figlio. Merita di morire per mano di un centinaio, anzi no, di un migliaio di assassini esperti che riescano a fargli sentire tanto di quel dolore da costringerlo a supplicare la morte.»
«Laurel, non puoi prendere una decisione basandoti solo su quello che è successo a Tommy.»
«E tu non puoi fare lo stesso con Thea. Non fraintendermi, Ollie, io le voglio bene, ma non capisco il senso di tutto ciò. Puoi benissimo proteggere tua sorella consegnando direttamente Merlyn alla Lega.»
«No, non posso farlo. Se prendessi una decisione simile non me lo perdonerebbe mai. E non mi vedrebbe più come un fratello, ma come il mostro che ha condotto suo padre verso la morte.»
La maggiore delle sorelle Lance si imbronciò, trattenendo a stento le lacrime. Non capiva come mai Oliver fosse così volenteroso a salvare la vita a Malcolm dopo tutto quello che aveva fatto.
«Tommy sarebbe molto deluso da te» sussurrò, con la voce rotta.
Oliver annuì lievemente. «Lo so. Ma non posso fare altrimenti. Mi dispiace, Laurel.»
Subito dopo, Roy prese un respiro profondo, decidendo di dire la sua. «Sono d’accordo con Oliver. Noi difendiamo gli innocenti, e Thea è una di loro.»
«Ma non Malcolm» esclamarono Felicity e Laurel all’unisono.
Arsenal sospirò appena. «Questo è vero, ma purtroppo fa parte del pacchetto. E come ha detto lui è il padre di Thea. Si è preso cura di lei per tutto questo tempo. Non le ha fatto del male. Perciò, non credo sia così terribile come crediamo.»
«Tu sei di parte, Roy» s’intromise Sara. «Indipendentemente da come si comporta con Thea, hanno ragione loro. Merlyn non è innocente. Ma questo non deve influenzare la tua scelta.»
«Ma influenza la mia.»
Oliver si voltò in direzione di John, il quale lo stava osservando con le braccia incrociate. «So che può sembrare egoista, ma Malcolm merita un po’ di sofferenza. Probabilmente anch’io avrei preso la tua stessa decisione se fosse stato il padre di mia sorella. Ma non lo è. E io voglio che venga fatta giustizia per tutte quelle persone che sono morte a causa sua.»
Arrow rimase in silenzio per qualche istante, considerando la possibilità di dover combattere contro la Lega da solo. I voti positivi erano solamente due, mentre tre erano contro la richiesta di Malcolm.
«Sara?» disse poi, rivolgendosi alla bionda. «Tu cosa ne pensi?»
Tutti sapevano bene che lei e la sua amata non avrebbero acconsentito a proteggere Merlyn, ma Oliver serbava ancora un po’ di speranza nella madre di suo figlio.
Sara sembrò rifletterci a lungo, e alla fine le sue parole riuscirono a spiazzare la maggior parte dei presenti. «Penso che dovremmo accettare la sua richiesta.»
Quando udì quelle parole, Laurel avvertì un capogiro. «Cosa…?»
«Non sto dicendo di salvargli la vita. Sto dicendo di approfittarne. Aiutiamolo e facciamoci aiutare.»
«Ti rendi conto di quello che dici, vero?» esclamò Nyssa, che fino ad allora non aveva aperto bocca.
«Pensaci» esordì Sara, voltandosi nella sua direzione. «Malcolm è stato il braccio destro di tuo padre per diverso tempo, e ha anche molte conoscenze. È una risorsa che non ha pari. Immagina l’aiuto che ci potrebbe dare in un possibile combattimento futuro contro Ra’s.»
«Sara, è fuori discussione. Hai idea di cosa accadrebbe se ci mettessimo contro mio padre? Non solo perderemmo, ma rischieremmo addirittura di sopravvivere, e quindi di dover pagare le conseguenze del nostro doppio tradimento nei suoi confronti.»
«Non mi sembra che abbiamo molto da perdere al momento.» Sara arricciò appena il naso, pensando attentamente alle parole da usare. «La Lega non è più la nostra casa. Ma Starling City lo è. E Malcolm non è l’unico ad essere nel mirino di tuo padre.»
«Aspettate un momento» intervenne Oliver, iniziando a comprendere il punto di vista di Sara. «Vuoi dire che, se la Lega degli Assassini dovesse venirvi a cercare per la vostra fuga, lui potrebbe a sua volta aiutarci a combattere contro di loro?»
«Esattamente. Io non voglio aiutare Malcolm, ma stringere un accordo. Un’alleanza. Noi lo aiutiamo a liberarsi della Lega, ma lui aiuta noi in caso Ra’s voglia riportarci a Nanda Parbat.»
Da quel punto di vista, l’idea di Sara non era male, questo Nyssa doveva riconoscerlo. Ma era comunque un pensiero folle, perché aiutare Malcolm significava dare a suo padre un pretesto in più per fare loro del male.
«Nyssa.»
L’Erede del Demonio alzò lo sguardo, incontrando quello di Oliver.
«Ora dipende tutto da te.»
E Nyssa pregò con tutta sé stessa che la decisione che stava per prendere fosse quella giusta.



Quando Roy andò a chiamare Thea e Malcolm per dire loro che il Team aveva raggiunto un accordo, Oliver iniziò a domandarsi come avevano fatto ad arrivare a quel punto. L’anno precedente avrebbe fatto di tutto pur di uccidere Merlyn con le sue stesse mani, ma dopo tutte le cose che erano successe non se la sentiva di portare via un padre a sua sorella. Non di nuovo.
«Allora, la giuria ha emesso un verdetto?» li stuzzicò Malcolm, unendo le mani dietro la schiena.
Arrow emise un sospiro profondo. «Se si presenterà l’occasione, noi ti aiuteremo.»
Sul volto dell’Arciere Nero andò a formarsi un ghigno divertito. Era stato più facile di quanto aveva pensato.
«Ma ad una condizione.»
Malcolm, seppur scocciato, fu costretto a voltarsi in direzione della figlia di Ra’s al Ghul. «E sarebbe?»
«Prima o poi dovrai ricambiare il favore. Quando avremo bisogno di aiuto, tu userai tutte le risorse a tua disposizione per combattere al nostro fianco.»
«Indipendentemente da chi sia il nostro nemico» puntualizzò Sara.
«Siamo intesi?» concluse Oliver, puntando i suoi occhi in quelli di Merlyn.
E Al-Saher scelse di prendere la strada più conveniente per tutti. 



Più la gravidanza andava avanti, più Sara sentiva frequentemente il bisogno di andare in bagno. Era un sintomo comune, ma per lei significava molto di più: non solo il suo bambino stava bene, ma il giorno della sua nascita si stava avvicinando. Mancavano meno di quattro mesi alla scadenza, e Sara non vedeva l’ora di conoscere il piccolo essere silenzioso che stava crescendo nella sua pancia.
Una volta uscita dal bagno delle signore, la bionda si diresse verso la scalinata che conduceva al Covo, ma prima che potesse inserire il codice nella porta blindata la sua attenzione fu catturata da un rumore proveniente dalla stanza accanto.
«Thea?» esclamò nel vedere la ragazza accovacciata dietro a quello che, un tempo, era il bancone del Verdant. «Che ci fai ancora qui? Credevo che tu e Malcolm ve ne foste andati più di mezz’ora fa.»
Sara compì qualche passo nella sua direzione, e solo allora si rese conto che Thea aveva fatto cadere degli scatoloni pieni di posate a terra. «Sì, è vero, ma poi mi sono ricordata di una cosa e…»
«Ti do una mano a rimettere a posto» le rispose Canary, inginocchiandosi vicino a lei.
«Ti ringrazio.»
«Figurati. Dobbiamo solo trovare un posto migliore in cui mettere questa roba.»
«No, non mi riferivo soltanto a questo, ma anche alla proposta che avete fatto a mio padre.»
Sara si bloccò per un istante, non sapendo quali parole usare. «Cosa ti fa pensare che io abbia votato a suo favore?»
«Sesto senso» spiegò Thea. «Ma ho compreso più cose negli ultimi giorni che in tutta la mia vita.»
«Immagino» disse distrattamente Sara, poggiando sopra al bancone lo scatolone che aveva appena riempito.
«Tu sei lei, non è vero?»
Sara ci mise qualche istante per capire chi fosse “lei”. Thea stava parlando di Canary.
La bionda si ritrovò a dover sospirare. «Te l’ha detto Merlyn?»
«No, in realtà non mi ha mai detto chi si celasse dietro a quelle maschere. Ho scoperto solo ieri che mio fratello era Arrow, perciò…»
Sara non riusciva a capire come mai Malcolm avesse tenuto la figlia all’oscuro di tutto, ma non riuscì a trovare alcuna risposta. Forse era lo stesso motivo per cui Oliver non voleva fare un torto a Thea rifiutando di aiutare suo padre. Per proteggerla.
«Ascolta… prima mio padre ha detto che sei incinta. Ho capito bene?»
Canary annuì lievemente, abbassando lo sguardo sulla propria pancia. Non sapeva come avesse fatto Malcolm a venirne a conoscenza, ma non le importava. Come aveva detto lei stessa, Al-Saher aveva molte risorse. «È successo quando io e tuo fratello stavamo ancora insieme, ma ci ho messo quasi due mesi prima di scoprirlo.»
«Wow. È… una notizia bellissima. Ne sono davvero felice.»
«Anche io. E Nyssa lo è ancora di più, visto che finalmente potremo avere una vita normale.»
Thea si zittì per qualche istante, cercando di fare mente locale. «Nyssa è quella ragazza dai capelli scuri che era di fianco a te? La figlia di Ra’s al Ghul?»
A quella domanda, Sara deglutì. «Sì.»
«E come mai vi siete messe contro suo padre? Se posso chiedere, ovviamente.»
La maggiore delle sorelle Lance si strinse nelle spalle. «È complicato da spiegare, Thea. Ci sono troppe cose che non sai su di noi.»
La giovane Speedy si ritrovò a dover annuire a sua volta. «Hai ragione. E poi ti ho già fatto un sacco di domande, quindi è meglio che la smetta. Sono proprio un’impicciona!»
«Ma no, figurati. Ti capisco. Stai solo cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle.»
«Già.»
Thea sospirò, iniziando a passarsi da una mano all’altra un bicchiere impolverato.«Sai, stavo pensando di riaprire il Verdant.»
Sul volto di Sara andò a formarsi un’espressione sorpresa. «Davvero?»
«Sì. Insomma, il nostro dovrebbe essere un ritorno definitivo, e mio padre ha ancora tanti soldi. Ci vorrà qualche mese prima che torni tutto come prima, ma credo che sia un’ottima copertura anche per voi. E pensavo che, magari, ti farebbe piacere tornare a lavorare qui.»
Quella proposta stupì Sara al punto di costringerla a rimanere con la bocca semiaperta per qualche manciata di secondi. Effettivamente, si rendeva conto solo adesso che con un bebè in arrivo non sarebbe bastato lo stipendio di Nyssa per permettere loro di vivere.
«Quando ti sentirai pronta, ovviamente» proseguì la ragazzina. «In fondo, non credo che il locale aprirà prima della nascita del bambino. Puoi aspettare qualche mese, o anche un anno o due, se preferisci. Però, sappi che la mia proposta sarà sempre valida. E poi, ti pagherò comunque anche se durante l’orario di lavoro dovrai assentarti per andare a combattere il crimine. Che ne dici?»
Sara scoppiò a ridere a crepapelle, portandosi una mano davanti alla bocca. Poi, si avvicinò a Thea e la abbracciò stretta. «Ti ringrazio, veramente. Sarai un ottima zia. Ne sono sicura.» Si scambiarono una rapida occhiata complice, e Sara proseguì: «Ma sappi che non voglio Malcolm Merlyn vicino a mio figlio. Almeno fino a quando non gli avrò insegnato a difendersi come si deve.»
Questa volta, fu Thea a mettersi a ridere. «Sono d’accordo.»
Sara delineò un sorriso, osservando attentamente i lineamenti del viso di Thea. Come aveva fatto quella bambina con l’apparecchio e le treccine che le chiedeva sempre di giocare con le bambole a trasformarsi nella donna forte che si trovava davanti a lei in quel momento?
«Sei sicura di quello che fai, non è vero?»
Thea si scostò distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «È mio padre, Sara. So che è una persona orribile, ma ho già perso due genitori. Non voglio dover rinunciare anche a lui.»
In quello stesso istante, Nyssa fece il suo ingresso nella stanza, ma decise di rimanere in disparte per non intromettersi nella conversazione tra Sara e Thea. Dopo qualche minuto, quest’ultima salutò la bionda e se ne andò, e fu allora che Nyssa si avvicinò all’amata, per poi poggiarle una mano sulla spalla.
«Non ti ho sentita arrivare» disse Sara, voltandosi verso l’altra donna.
«Non volevo interrompervi, così ho cercato di non fare rumore.»
Sara le diede un lieve bacio sulle labbra. «Grazie.»
Nyssa sorrise, sfiorando il suo naso con il proprio. «Sei pronta ad andare?»
Canary annuì. «Sì.»
Quando Nyssa la prese per mano, Sara capì che non aveva nulla di cui preoccuparsi. Stava filando tutto liscio, e forse questa volta Ra’s si era davvero rassegnato a rinunciare a sua figlia. Era soltanto un’idea, ma se fosse stato vero, allora non avrebbero più dovuto vivere con la paura che potesse succedere qualcosa di brutto.
Per la prima volta dopo mesi, Sara era tranquilla. Serena. La testa svuotata dai mille pensieri negativi che l’avevano assalita nelle ultime settimane. Poi qualcosa dentro di lei si mosse e Sara si bloccò nel bel mezzo della stanza. Si portò istintivamente una mano sul ventre, mentre un urlo le moriva in gola.
«Che c’è?» domandò Nyssa, preoccupata. «Sara, cos’è successo?»
Le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi, ma ciò non le impedì di trovare le parole per rispondere. «Ha scalciato» sussurrò, col cuore che batteva a mille. «Il bambino ha scalciato.»



«Sin sta dormendo?»
Nyssa si distese di fianco a Sara sul divano, porgendole una coperta. «No, non è qui. Ha lasciato un post-it sulla porta della nostra camera dicendo di non aspettarla alzate.»
«Sembra che qualcuno passerà una lunga notte» affermò la bionda, con una piccola risata. Subito dopo, prese ad accarezzare distrattamente il braccio di Nyssa con lo sguardo perso nel vuoto.
«Qualcosa non va?» sussurrò l’Erede, notando il suo malessere. «Il bambino ha scalciato ancora?»
«Oh, no. Ora piuttosto tranquillo, quindi credo si sia addormentato. Stavo solo pensando.»
«Lo so» ammise Nyssa, dandole un bacio sul capo. Trattenne a stento un sospiro mentre la sua amata le puntava contro i propri occhi di ghiaccio. «Un giorno o l’altro mio padre arriverà, Sara. Sa bene che siamo a Starling, così come sa che la nostra non è una vacanza. Ma finché non scoprirà che sei incinta, forse ci sarà ancora una speranza per salvarvi.»
Sara aggrottò la fronte, visibilmente confusa. «Che vuoi dire con “salvarci”?»
«Voglio dire che non sappiamo come potrebbe reagire. Dobbiamo essere preparate. Quando siamo fuggite gli ho detto che ti avrei liberata, così da dimenticarti definitivamente. All’epoca lo dissi solo per cercare di convincerlo a lasciarci andare, ma adesso… adesso inizio a pensare all’eventualità che una cosa simile possa accadere davvero.»
«Non se ne parla» sbottò Sara, mettendosi di scatto a sedere. «Sono sei anni che mi conosci, Nyssa. E se credi davvero che ti permetterò di fare una cosa simile‒»
«Io non ho nessuna intenzione di lasciarti andare.» A Sara venne a mancare il respiro per qualche istante nel sentire l’angoscia delle sue parole. «Non lo farei mai. Non voglio perderti di nuovo. Ma se fossi costretta a scegliere tra tornare alla Lega e rinunciare a te, o vivere al tuo fianco con una taglia sopra alle nostre teste, sai bene cosa sceglierei di fare.»
La bionda inspirò profondamente. «Ma sarebbe la decisione peggiore. Per tutte e due.»
«Lo so. Ma sarebbe la migliore per il bambino.»
Solo allora Sara si rese conto di avere qualcosa di caldo sopra alla propria pancia. Era la mano di Nyssa. Che sensazione piacevole… Non avrebbe mai potuto rinunciare a qualcosa di così prezioso. Mai.
«E se consegnassimo Malcolm alla Lega?» Canary fece una pausa, poggiando la propria mano sopra a quella dell’Erede del Demonio. «Magari tuo padre capirebbe quanto vali davvero e ti darebbe la possibilità di scegliere cosa farne della tua vita. Non guardarmi in quel modo, sai bene cosa sto cercando di dire. E se questa fosse la nostra unica ancora di salvezza?»
«Non dire così» la supplicò l’altra, guardandola intensamente negli occhi. «C’è sempre una soluzione migliore, Sara. Non possiamo vendere Al-Saher alla Lega degli Assassini, non solo perché sarebbe un gesto inutile, ma anche perché abbiamo stretto un’alleanza con lui. Arriverà il giorno in cui saremo noi ad avere bisogno di una mano, e Merlyn non potrà opporsi. Anche perché dubito che abbia voglia di mettersi contro la figlia di Ra’s al Ghul, la sua ragazza e l’uomo che un tempo l’ha quasi ucciso. Perderebbe nel giro di cinque minuti.»
A quella visione, Sara non riuscì a trattenere una risata. Si trovavano in una situazione assurda, ma essere insieme a Nyssa fla aceva sentire al sicuro. E non esisteva sensazione migliore di quella.
«Credo di avere una voglia» esordì la maggiore delle sorelle Lance, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.
Nyssa assunse un’espressione divertita. «E sarebbe?»
Sara si sporse nella sua direzione, sussurrandole maliziosamente all’orecchio la risposta. «Big Belly Burger.»
Nyssa si prese la testa tra le mani, fingendosi disperata. «Ti prego, no» mugugnò, provocando l’ennesimo sorriso sul volto di Sara. «Sono le undici di sera.»
«Andiamo, non farti pregare. Sappiamo entrambe che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Posso finalmente farti assaggiare il cheeseburger migliore del mondo.»
In tutta risposta, Nyssa scosse la testa e sbuffò. «Sappi che lo faccio solo perché sei incinta.»
«Sì, certo, come no» rise Sara, dandole un bacio a stampo. «Bahebak mot[1], habibti.»
La mora le accarezzò una guancia, dedicandole un sorriso dolce. «Torno subito.»



Nyssa provò una strana sensazione per tutto il tragitto dall’appartamento fino al Big Belly Burger. Era come se qualcuno la stesse osservando, ma non ne era certa. Nonostante l’ora tarda, la strada era piena di macchine che sfrecciavano a tutta velocità e di ragazzini che schiamazzavano tra loro. In mezzo a quel trambusto non sarebbe stato facile individuare degli elementi sospetti, ma in ogni caso, si convinse a non trarre conclusioni affrettate.
Una volta fuori dal fast food, con un sacchetto di carta marrone stretto nella mano sinistra, si avviò verso casa a passo spedito. Erano passati pochi minuti, ma adesso non c’era più nessuno ad affollare le strade limitrofe a The Glades, fatta eccezione per qualche taxi e un paio di uomini a passeggio con il proprio cane. A pochi isolati di distanza da casa, però, Nyssa poté finalmente confermare i suoi sospetti: qualcuno la stava seguendo. Quando fu sicura che nei dintorni non ci fosse nessun altro, con la mano libera estrasse un coltello dalla tasca dei jeans e lo scagliò dietro di lei, sfiorando appena il cappuccio indossato dall’uomo che aveva trascorso la sera a pedinarla. Quando quest’ultimo si avventò contro di lei, Nyssa lasciò cadere a terra la busta di carta ed evitò a fatica un calcio da parte dell’uomo vestito di nero. Tentò di colpirlo con un pugno in pieno viso, ma lui le bloccò entrambi i polsi, mossa non molto astuta visto che l’Erede, facendo pressione sulle braccia dell’altro, riuscì a scaraventarlo a terra, aprendosi così una via di fuga. Sapeva che non era ancora finita, ma iniziò comunque a correre a tutta velocità verso l’appartamento.
Dopo non molto, infatti, un secondo uomo sbucò da un vicolo e si scagliò su di lei, costringendola nuovamente ad un corpo a corpo. Non era un combattente particolarmente forte, ma a scuotere l’animo di Nyssa non era l’idea di poter perdere, quanto il pensiero che qualcuno fosse arrivato a Sara. Doveva tornare a casa il prima possibile. Per questo motivo, la mora trovò la forza di mettere al tappeto l’altro uomo nel giro di un paio di minuti, dopodiché riprese a correre a perdifiato. Il cuore minacciava di esploderle dal petto, ma non le importava. Doveva accertarsi che la sua amata stesse bene, e non avrebbe più permesso a nessuno di farle perdere altro tempo. Salì i gradini dell’edificio a due a due, trattenendo il respiro per la paura, e quando spalancò la porta fu felice di trovare Sara indenne di fronte a lei. Non l’aveva mai vista così confusa prima d’ora, ma a Sara bastò guardare la figlia di Ra’s intensamente negli occhi per capire cosa stava succedendo. E per un attimo, quando sentì Nyssa pronunciare quelle parole che tanto temeva di sentire, fu come se il suo cuore avesse smesso di battere.
«Ci hanno trovate.»



 

 

 

 

 

 

[1] “Ti amo da morire” in arabo.








Sono un po’ cattiva, lo so. Finisco il capitolo con un cliffhanger bello e buono, ma sono fatta così. Tanto lo sapete che aggiorno prima o poi, quindi vi basta resistere qualche settimana xD

   
 
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