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Autore: AleDic    28/07/2017    3 recensioni
[Oswald!Centric ⎸Oswald/Lacie brotherhood ⎸leggero What if del capitolo 101 ⎸Missing Moments ⎸874 parole]
Il vortice scorre un po’ più veloce, poi delle immagini emergono dall’ombra come vecchi fantasmi in attesa.
È sempre stata una melodia triste.
Un ragazzino sta suonando seduto ad un pianoforte a coda. Ha le sopracciglia lievemente aggrottate, gli occhi viola persi nel bianco e nero della tastiera. Studia quello strumento da quasi tre anni, ma non riesce mai ad essere soddisfatto di quello che suona. Ha cominciato le lezioni di piano solo perché il suo padrone gliel’ha ordinato, non ha davvero alcun interesse particolare nella musica. Si limita ad eseguire i brani che gli vengono affidati, mettendoci diligenza e costanza. Ma nulla di più.
{Terza classificata al contest “Memorie impresse su specchi rotti” indetto da AriaBlack e Marina Swift sul forum di Efp}
{Quarta classificata a pari-merito al contest “Keep calm e... fatemi amare il vostro personaggio preferito! II edizione” indetto da Elettra.C sul forum di Efp}
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lacie Baskerville, Oswald Baskerville
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nickname su EFP e sul forum: AleDic
Titolo: La malinconia è fatta di ricordi
Fandom: Pandora Hearts
Personaggi (e pairing, se presente): Oswald, Lacie
Rimpianto (o rammarico) scelto: Oswald rimpiange di aver messo il dovere di essere Glen prima di quello di essere il fratello maggiore di Lacie.
Introduzione: “Il vortice scorre un po’ più veloce, poi delle immagini emergono dall’ombra come vecchi fantasmi in attesa.
È sempre stata una melodia triste.

Un ragazzino sta suonando seduto ad un pianoforte a coda. Ha le sopracciglia lievemente aggrottate, gli occhi viola persi nel bianco e nero della tastiera. Studia quello strumento da quasi tre anni, ma non riesce mai ad essere soddisfatto di quello che suona. Ha cominciato le lezioni di piano solo perché il suo padrone gliel’ha ordinato, non ha davvero alcun interesse particolare nella musica. Si limita ad eseguire i brani che gli vengono affidati, mettendoci diligenza e costanza. Ma nulla di più.
Note dell’autore: Questa storia doveva essere tutt’altro, avevo in mente di scrivere anche su Jack, ma nulla, non ho fatto in tempo. Chissà, più avanti potrei ripostare il tutto così come lo avevo pensato. Intanto, spero che comunque questa piccolina sia di vostro gradimento.

Alla prossima,

Ale

 

 

 

 

La malinconia è fatta di ricordi

 

~ la tristezza, di rimpianti ~

 

 

{ 874 parole }

 

 

 

 

Che cosa cercate nella musica?

Cerco rimpianti e lacrime.

~ Pascal Quignard

 

 

 

 

 

«Fratello mio…»

Quella melodia risuona sempre.
Oswald si chiede come sia possibile che anche in quell’abisso nero e fuori dal tempo, la canzone di Lacie echeggi senza fine; come sia possibile che, anche quando tutto è stato distrutto e inghiottito, quella musica resti, quasi esista da sempre e sia fatta della stessa sostanza del mondo – di ogni mondo.
Può darsi che sia tutta un’illusione. Può darsi che, sin dall’inizio, non ci sia stato nient’altro che silenzio e che quella melodia esista solo dentro di lui.
Non sarebbe affatto impossibile: dopotutto, è stato Oswald stesso a comporla.

Io… perché ho scritto… quella canzone?

Il vortice scorre un po’ più veloce, poi delle immagini emergono dall’ombra come vecchi fantasmi in attesa.
È sempre stata una melodia triste.

 

 

Un ragazzino sta suonando seduto ad un pianoforte a coda. Ha le sopracciglia lievemente aggrottate, gli occhi viola persi nel bianco e nero della tastiera. Studia quello strumento da quasi tre anni, ma non riesce mai ad essere soddisfatto di quello che suona. Ha cominciato le lezioni di piano solo perché il suo padrone gliel’ha ordinato, non ha davvero alcun interesse particolare nella musica. Si limita ad eseguire i brani che gli vengono affidati, mettendoci diligenza e costanza. Ma nulla di più. Anche quel giorno, sta semplicemente portando a termine i suoi esercizi quotidiani.
Una bambina se ne sta distesa su uno dei divani della sala di musica, poco distante dal pianoforte. Il nero lucente si riflette nei suoi lunghi capelli, così come scintillii cremisi sfiorano il fianco dello strumento. È rimasta tutto il tempo ad ascoltare il più grande esercitarsi, stringendo tra le mani un coniglio nero di peluche, per poi alzarsi in piedi all’improvviso e avvicinarsi alla panca di pelle lucida con movenze felpate. 
«Fratellone!»
Il ragazzino ferma immediatamente le dita a quel richiamo, voltando il capo verso la sorella.
«Componi qualcosa per me.»
Il maggiore dei due sbatte le palpebre più volte, come per assicurarsi di non aver capito male.
«… Eh?»
Il tono della bambina è deciso e autoritario. Anche lo sguardo che sta rivolgendo al fratello è altrettanto eloquente.
«… Perché mai vorresti un pezzo?»
Lei muove il capo dall’altra parte, gli occhi che si fermano su un punto lontano della stanza – quasi stesse osservando qualcosa che solo lei può vedere.
«Sai come si dice, no? “Per alleviare l’attesa, non c’è niente di meglio di una buona musica.”»
Un brivido freddo attraversa il ragazzino al suono di quelle parole, gli occhi spalancanti in un gelido raccapriccio sorpreso. Sua sorella non sembra affatto turbata, invece; stringe il coniglio di peluche al petto e sorride giocosamente.
«Allora?» chiede la bambina, con cipiglio.
Il maggiore sente la gola secca – anche se riuscisse a parlare, non avrebbe la minima idea di come rispondere – e scosta lo sguardo dalla figura di lei, una visione all’improvviso troppo pesante da sopportare. Si limita ad annuire.
A quel gesto, gli occhi di lei cominciano a brillare; sembrano fiamme cremisi che ardono in un focolare. Il sorriso si allarga sul suo volto e si distende, addolcendosi.
Ed è quello il punto di rottura. La marea di sentimenti che si riversano nel cuore di lui come onde in tempesta. Guardando il sorriso di sua sorella viene avvolto da un grande calore, ma appena quello cerca di farsi spazio dentro di lui, si scontra con una nebbia gelida.
Non ha idea di che genere di musica ne verrà fuori. Sa solo che, inevitabilmente, sarà una melodia molto triste.

 

 

Eppure… Lacie… amava quella canzone…

Oswald è di nuovo circondato dall’oscurità. Sospeso e trascinato in quella melma nera, non ha idea se quello che ha visto è stato un pezzo di passato che si sta riavvolgendo o il sogno di un ricordo lontano. Alla fine, non ha davvero importanza.

Perché…

Lui non ha fatto nulla per salvare Lacie. Ma avrebbe potuto.  

Perché Lacie…

È sempre stata colpa sua. Gli occhi rossi con cui è nata sua sorella, la sua morte. Oswald ne è consapevole con ogni fibra del suo essere. È tutta colpa sua. Perché lui è nato per essere Glen.

… amava tanto quella canzone?

Ma non era nato anche per essere il fratello maggiore di Lacie?

La melodia risuona ancora quando un’altra porta sul passato si apre. Questa volta, sa bene di non stare sognando; fin troppo consapevole del “quando” in cui è stato risucchiato.
Gli ultimi momenti di Lacie.

Io non ho mai capito…

Chissà quali sono state le sue ultime parole. Non è riuscito a sentirle, e avrebbe dovuto. Non importa quanto piene di risentimento fossero, avrebbe dovuto ascoltarle.

… fino alla fine…

Quando incrocia lo sguardo di lei, tutto sembra fermarsi e convergere in uno stesso punto. Qualsiasi distanza ci fosse mai stata fra loro, ogni velo usato per non guardare ciò che era proprio davanti ai loro occhi, ogni parola non detta.
Passato e futuro.
È tutto lì.
Adesso.

… non sono riuscito a capire i sentimenti di Lacie.

Allunga una mano verso di lei quasi inconsapevolmente. Vorrebbe afferrare quel momento, fermarlo, urlargli di aspettare, che tutto quello è troppo anche per lui, che non sarebbe mai riuscito a vivere se non aggrappandosi a qualcosa che potesse dare un senso alla sua esistenza, senza che qualcuno gli dicesse cosa fare, senza dover prendere vere decisioni.

Codardo. La verità è che, a differenza di lei, hai sempre avuto troppa paura di vivere.

«Lac-»
E ora è troppo tardi per tutto.

«…mi dispiace.»

È sempre stata una melodia triste.

   
 
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