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Autore: I_love_villains    29/07/2017    0 recensioni
Dory decide di restare con i vampiri. Mentre la sua amicizia con loro cresce, qualcosa dentro di lei si fa più forte ...
Dal testo:
"Quindi ... c’è un rimedio sicuro? Eccetto la morte, ovvio.”
Reiji non rispose subito: “Forse. Forse qualcosa c’è per annullare la sua presenza.”
Dory si mordicchiò il labbro, riflettendo a sua volta.
“Ma non sarei più Eve? Insomma, il mio sangue non sarebbe più così, giusto?”
“Forse, difficile dirlo. La pratica a volte si discosta dalla teoria. Presto i miei fratelli saranno qui. Devi raccontare tutto anche a loro.”
“Certo, scendo subito. Ora scusa ma mi sta implodendo la vescica.”
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dieci vampiri solo per me'
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“Di nuovo! Ahaha, è troppo divertente! Lo guarderei in loop per tutto il giorno!”
Dory era stata giù di corda per quattro giorni dopo il ritrovamento di Masochista. Forse per questo ora trovava eccessivamente divertente il montaggio video fatto da Ayato. Il rosso era stato costretto da Kanato a guardarsi tutti i film di Shrek. Una scena lo aveva particolarmente colpito: quella in cui la Bella Addormentata si addormenta all’improvviso facendo cadere i nemici. Il vampiro ci aveva aggiunto la faccia di Shuu ed ora si sbellicava insieme a Dory.
“Se mettessi lo stesso impegno nello studio saresti il primo della classe.”
“Sono un genio, lo so. Senza-Tette, a chi hai già fatto la donazione?”
“A nessuno. Hai fame?”
“Sì, ma sei pallida.”
“Oh … è che da stamattina ho mal di testa. Si fa più prepotente” spiegò la giovane, mesta.
“Lo hai detto a Reiji?”
“Ci stavo giusto andando, quando poi mi hai chiamata.”
“Sempre a darmi la colpa.”
“Beh, è vero” rise lei. “Dai, un’ultima volta e vado.”
Poco dopo era nella stanza di Reiji.
“Che si dice?” gli chiese, sulle spine.
“Ho consultato dei testi utili. Tu hai altri sintomi?”
“La avverto di più. Mi fa male la testa, a volte ho fitte al cuore e … mi sembra di sentirla.”
“In che senso?”
“Nel senso che ho come dei pensieri suoi. Non so se rivolti a me o li pensa per sé, però li percepisco.”
“Sei peggiorata dopo quell’episodio” rifletté il vampiro. “Emozioni negative …”
“Cosa posso fare per contrastarla finché tu non hai finito?”
“Yoga.”
“Eh?” fece Dory sorpresa.
“Yoga. Cerca di essere presente a te stessa, di controllarti. Il sonno della ragione genera mostri. È di …”
“Goya, lo so. Azusa mi fa lezioni di arte ed è una citazione famosa. D’accordo, ci provo. Ehm … niente sbronze?”
“Sarebbe preferibile evitare.”
“Okay, grazie.”
La ragazza avanzò verso la porta con un’espressione sofferente che durò pochi secondi.
“È successo, vero? Hai sentito qualcosa” la fermò Reiji.
“Sì, una bugia. Vorresti diventare il mio dottore personale?” domandò lei sorridendo.
“Posso sapere che ti ha detto?”
Dory ci pensò su. Annuì.
“Che hai gli stessi occhi di Karl, ma non è vero.”
“No?” fece lui, impassibile.
“No. Gli occhi di Karl sono crudeli.”
Si era allontanata di pochi metri quando incontrò Kanato in mezzo al corridoio. Il viola stringeva Teddy, emozionato, e la guardava.
“Dory, prima che vengono quelli ti voglio mostrare la mia stanza delle bambole.”
“Cosa?” fece lei sorpresa.
“Teddy dice che è ora. È il suo ringraziamento per averlo salvato. Forza.”
Kanato le prese una mano. Dory sorrise, vedendo che ci teneva molto, e si lasciò condurre nella sua stanza preferita.
“Chiudi gli occhi” ordinò prima di farla entrare.
Lei obbedì. Fece qualche passo alla cieca, sempre guidata dal viola, che le lasciò la mano per accendere la luce.
“Ecco, ora li puoi aprire.”
La ragazza lo fece. Si trovò circondata da bambole a grandezza naturale, tutte vestite da sposa. Ce n’erano moltissime ed erano tutte diverse, sia per colore di occhi e capelli sia per gli abiti che indossavano.
“Ti piacciono? Io le trovo bellissime, anche se Teddy è il più bello.”
“Sì, sono molto belle. È una collezione davvero interessante.”
Dory avanzò, esaminandone una da vicino. Sembrava viva ...
“Tu starai molto meglio con uno di questi vestiti quando sposerai Laito. Non lo pensi anche tu, Teddy?”
Lei si voltò rossa verso Kanato, che le sorrideva entusiasta.
“C- che hai detto?”
“Sei una sposa sacrificale e ami Laito, quindi lo sposerai e sarai mia sorella.”
“Oh, accadesse davvero” sospirò sognante la giovane. “Lui non mi ama però.”
Sentirono suonare il campanello. Kanato si imbronciò. Strinse di più Teddy, poi sorrise come se l’orso gli avesse suggerito qualcosa.
“Ti siedi vicino a me, Dory?”
“Certo.”
La ragazza corse a ricevere i Mukami, il viola restò ancora un po’ con le sue bambole, pensieroso.
“Lei non può diventare una tua amica, Teddy, non come le altre. Ma tu sei contento lo stesso, vero? È buona e dolce come il suo profumo, come il suo sangue.”
Ruki e Yuma trasportarono delle cose da mangiare in cucina, Kou e Azusa invece consegnarono un pacco a Dory.
“Che cos’è?” chiese lei.
“Un regalo” le rispose ammiccando il biondo.
“E che cosa vuoi in cambio?” domandò sospettosa, smettendo di scuotere il dono.
“Un grazie come minimo.”
Rassicurata da quella risposta e dalla presenza di Azusa, la giovane aprì il pacco. Al suo interno vi era un gatto bianco di peluche con un collarino di rose.
“Così ... la ricorderai sempre ... I peluche durano ...”
Dory li abbracciò di slancio, con ancora la scatola in una mano ed il gatto nell’altra. I due vampiri arrossirono. Lei li lasciò andare e rivolse loro un sorriso pieno di gratitudine e tristezza.
“Grazie, ragazzi. Salgo a metterlo in camera.”
Corse di sopra. Depose con cura il regalo sul suo letto, si asciugò le lacrime che minacciavano di traboccare e trasse qualche respiro profondo. Quella doveva essere una giornata allegra. Tornò di sotto con in mano il CD che avrebbe fatto da sottofondo durante il pranzo.
“Aiutami ad apparecchiare” le ordinò Reiji.
La ragazza lo fece, guardando male Ayato che si era seduto a capotavola e aspettava come se fosse il padrone e lei la serva. Si trattenne dal tirargli qualcosa in faccia. Del resto non l’aveva soprannominato faccia da schiaffi senza motivo. Anche gli altri cominciarono a prendere posto. Dory si sedette accanto a Laito e Kanato la seguì. I Mukami occuparono una fila, con Kou di fronte a Dory. Il biondo ritrasse di scatto la mano che aveva allungato per prendere una pagnotta, evitando così una forchettata della ragazza.
“A casa mia si è soliti ringraziare per qualcosa prima di abbuffarsi” spiegò lei. “Qualcuno vuole cominciare?”
“Ah, già, tendo a dimenticare che sei una ragazza di chiesa.”
A parte il commento di Reiji nessuno sembrava intenzionato a parlare.
“Ok, inizio io ...” Si schiarì la voce. “Avere questo cuore è stata la cosa peggiore che mi sia mai capitata, ma anche la migliore, perché altrimenti non vi avrei mai conosciuti, quindi ... brindo alla fatalità! Accetto il mio destino: riserva molte sorprese inaspettate e vale la pena soffrire un po’ per poi essere felici.”
I vampiri furono sorpresi dal suo discorso. Era felice di averli conosciuti? In effetti, se si sforzava di stare con loro, non si lamentava più per i morsi, riusciva persino ad imporsi ... qualcosa voleva dire.
“Alla fatalità” le fece eco Ruki, mimando un brindisi.
Gli altri fecero lo stesso e tutti bevvero dai rispettivi bicchieri, riempiti con acqua o vino.
“A Teddy!” esclamò Kanato, ispirato dal momento.
Non tutti brindarono alla salute dell’orso. Kanato guardò male i fratelli, visto che solo Laito lo aveva assecondato.
“Al sottoscritto!”
Stavolta nessuno mosse un dito.
“Andate a fan ...”
“Ringrazio per questo cibo che si sta raffreddando” disse Kou, interrompendo Ayato.
“D’accordo, buon appetito.”
Dory mangiò con gusto, soddisfatta. I vampiri erano alquanto silenziosi, si parlavano solo per farsi passare qualche portata. Per fortuna c’era il sottofondo musicale. A tal proposito, Kou richiamò la sua attenzione sul brano in esecuzione.
“Unisciti al tre, due, uno ...”
And I wish you joy and happiness, but above this I wish your looooove ...” lo assecondò lei, divertita.
Cantò anche la strofa finale di I will always love you, attirando lo sguardo di mezza tavolata.
“E questa serenata era dedicata a?” chiese malizioso il biondo.
“Ma a nessuno, mi hai chiesto di cantare e ti ho accontentato!” protestò Dory arrossendo.
“Balle. Si vede che pensavi a qualcuno, Gattina Masochista. Sono forse io il- Ahi!”
Kou la guardò male per il calcio che gli aveva tirato. La ragazza gli sorrise e riprese a mangiare come se niente fosse, cosa che fecero anche gli altri. Nello stesso momento che Dory faceva il bis con l’arrosto, Kanato le domandò: “E questa canzone la conosci?”
“Tsk, se la conosco” fece lei fingendosi offesa, poi cominciò: “La neve che cade sopra di me ricopre tutto col suo oblio ...
Mentre cantava decise di ravvivare un po’ l’atmosfera. Doveva semplicemente recitare senza guardarli.
Da oggi il freddo è casa mia!” esclamò, per poi alzarsi e cominciare a muoversi come Elsa.
Kanato ridacchiò premendo la bocca contro la testa di Teddy, gli altri vampiri erano confusi, decisamente sconcertati quando si mise a correre a braccia aperte facendo finta di salire su scale ghiacciate. Lei li ignorò, divertendosi un mondo per quella sciocca sceneggiata.
Da oggi il destino appartiene a me!” concluse tornando al suo posto.
Vedendosi gli sguardi di tutti puntati addosso, incrociò le braccia sul tavolo e vi nascose la testa. Intanto rideva ed era arrossita.
“Smettete di guardarmi così!”
“Come se dubitassimo della tua sanità mentale? Perché mai dovremmo?” fece ironico Yuma.
Lui, Kou, Ayato, Laito e la stessa Dory scoppiarono a ridere. Gli altri sorrisero.
“La mia puttanella non ci sta con la testa, eh?”
“Senza-Tette è anche senza cervello.”
“Ti faccio un biglietto di sola andata per Arendelle, Gattina Masochista?”
“Idioti” disse lei raddrizzandosi.
Kanato si sporse verso di lei, non resistendo all’attrazione del suo profumo. L’attimo dopo succhiava. La ragazza gemette di dolore ma non protestò, aspettando paziente che lui finisse. Il viola si ritrasse lentamente e le fece una carezza, per poi parlottare con Teddy. Dory si assicurò con un’occhiata che nessuno intedesse imitare Kanato o fare commenti e riprese a mangiare, più tranquilla.
“Non mi entra più niente” si lamentò qualche minuto dopo. “Voi non mangiate tutto!”
“Perché no?” chiese Kou.
“Perché non avete davvero bisogno di mangiare, io sì ed il mio palato sta ancora facendo la hola.”
I due cuochi sorrisero per l’implicito complimento.
“Arrangiati” le rispose noncurante il biondo riprendendo ad ingozzarsi.
“È ora di sparecchiare” osservò Reiji.
Ruki lo assecondò, sottraendo al fratello un piatto di carne. Kou incrociò le braccia, irritato. Per protesta non aiutò a sparecchiare.
“Ragazzi, io vado a seguire la partita di rugby. Di solito la guardo con papà, è tradizione” li avvisò Dory mentre chattava su WhatsApp col padre.
“E noi che si fa?” domandò Yuma.
“Partita a freccette?” propose Laito.
La giovane gli scoccò un bacio sulla guancia. Il rosso la fissò sorpreso.
“Perché?”
“Oh, scegli tu una ragione” rispose lei gioviale, scappando davanti al televisore.
La verità è che era contenta di quell’idea. I vampiri avrebbero passato più tempo insieme divertendosi e Dory sperava che le due famiglie, oltre a sopportarsi, facessero amicizia. Si concentrò sulla partita, ma non resistette alla tentazione di chiudere gli occhi. Si addormentò.
Si risvegliò all’improvviso, intontita. Aprì gli occhi, accorgendosi che il televisore era spento. Avvertì un peso sulle sue gambe: Shuu vi aveva poggiato la testa e stava dormendo, reggendo il suo cellulare. La ragazza avvampò.
“S- Shuu? Ehi?”
“Ti stava cadendo il cellulare” disse lui senza aprire gli occhi.
“A- ah. Grazie. Me lo puoi ridare ed alzarti?”
Nessuna reazione.
“Guarda che ti butto giù e ti uso come poggiapiedi!” lo minacciò lei.
“Hanno vinto i Dolphins. Non mi piace il rugby.”
“Immagino …”
La ragazza cominciò a ridere, ripensando al video che quella mattina le aveva mostrato Ayato. Lui aprì un occhio, confuso. Quei sussulti non gli piacevano. Ad un tratto non era più steso, ma a cavalcioni su di lei, con le mani sulle sue spalle e le annusava il collo. Dory arrossì ancora di più, smettendo di ridere.
“Adoro sentire come il tuo sangue reagisce al mio contatto.”
“S- se devi bere fallo, ma n- non prendermene troppo, per favore.”
Il biondo non se lo fece ripetere due volte. Quando finì di succhiare, le sfiorò i fianchi con le mani, intendendo proseguire con le carezze, ma lei lo spinse e si alzò.
“Pensavo ti piacessero i pervertiti” ghignò lui.
“Pensavi male!”
Shuu si stese sul divano, non mostrando più alcun interesse per la giovane.
“Perché ridevi?”
Dory si fermò in mezzo alla stanza. Sorrise.
“Ayato è un genio del male.”
“Non avrei mai creduto che la parola genio potesse essere associata a lui.”
“In effetti” ridacchiò lei. “Senti, ma è vero che ascolti Gioca Jouer solo che ripete il comando dormire?”
“Ayato dice certe idiozie?”
“No, questa è di Kou.”
“Ti piace sparlare di me …”
“Io vorrei parlare con te, come adesso, ma non sei mai reperibile.”
“Sei così rumorosa …”
Il biondo tornò a isolarsi. Dory fece spallucce e si diresse dagli altri.
“Scrofa, sai giocare?” le chiese subito Yuma con in mano una stecca da biliardo.
“Ehm, no. Vi guardo però.”
“Ti insegno.”
Il castano la ghermì per un braccio e la posizionò di fronte al tavolo, per poi metterle la stecca in mano. Alla ragazza non piaceva per niente essere manipolata così, ma si stette zitta. Aveva imparato che contrastarlo portava solo ad inutili battibecchi e poi in fondo non le stava facendo niente di male, in quel momento.
Ayato era seduto lì vicino, pronto a godersi la lezione. Laito, Ruki e Kou si sfidavano a freccette, mentre Azusa ne aveva presa una per pungersi.
“Ok, scrofa, adesso la porti indietro … Non così, mi vuoi cavare un occhio?!”
“Ti sembrerà strano, ma non vedo cosa accade alle mie spalle!”
Sbuffando, il vampiro le aggiustò le mani fino a che la presa fu corretta. Tolse il triangolo in cui erano trattenute le biglie.
“Forza, devi colpire la palla bianca e con quella mandare in buca le altre.”
Dory si concentrò, tirò indietro la stecca e colpì. La biglia bianca urtò quelle colorate con poca forza. Esse si dispersero a caso senza entrare in nessuna buca. Yuma ed Ayato risero.
“Ah ah, che ridere. Eve ha sbagliato una cosa mai fatta in vita sua” fece lei poco divertita.
“Ti faccio vedere io come si fa, Senza-Tette.”
Il rosso prese un’altra stecca, si mise in posizione e colpì la palla bianca, dandole un effetto tale da mandare in buca tre biglie. Ayato ghignò soddisfatto. La giovane strinse le braccia al petto, indispettita.
“Ora mi aiuti a batterlo!” esclamò all’indirizzo di Yuma.
“Non faccio miracoli, ma se ti levi posso dargli una lezioncina.”
Trascorsero il pomeriggio a dare steccate e lanciare freccette.
“Prima di andare a letto passa da me; ho una sorpresina” disse Laito a Dory, facendole l’occhiolino.
“Prima di andare a letto?”
La ragazza guardò fuori: si era fatto buio in fretta. Per i Mukami era ora di andare. Dory li salutò, ma uno di loro rimase indietro. Era da un bel po’ che non si trovava sola con Ruki e ciò la sorprese. Certo, ora era costretta a stare spesso in villa Sakamaki, ma anche prima se c’era il vampiro c’erano anche i fratelli. Il moro si fece avanti, più loquace del solito.
“Sai, prima non lo ha detto nessuno, ma un brindisi era anche per te.”
“Sei gentile, Ruki. Ma non coinvolgere anche gli altri, non puoi sapere che pensano loro.”
“Oh, è evidente …”
Abbassò lo sguardo su di lei, non sapendo come continuare. La ragazza ricambiò lo sguardo, in attesa, gli angoli della bocca leggermente incurvati in un sorriso, come sempre quando era serena. Vedendola così, Ruki sorrise a sua volta e si chinò non per bere, ma per baciarla. Dory lo capì quando il vampiro era molto vicino alle sue labbra e voltò la testa, arrossendo furiosamente. Lui finì col darle un bacio sulla guancia. Si ritrasse lentamente.
“Scusa” mormorò Dory, a testa bassa. “Io … è solo che …”
“Non devi scusarti” la rassicurò lui, riuscendo ad apparire tranquillo. “Volevo solo farti sapere che, beh, non mi sei indifferente.”
“Grazie. Davvero, mi fa piacere. Però ...”
“A te piace Laito, lo so. Non preoccuparti. Arrivederci, Eve.”
Sparì prima che lei potesse dire altro. La ragazza continuò a fissare il punto in cui c’era lui, confusa. Si era contenuto, come al solito, ma immaginava di averlo ferito. O forse non era poi così interessato. E da quando lo era se lo era? Sospirò dispiaciuta. Magari una volta che si fosse liberata di Cordelia sarebbe riuscita a capire se amava davvero Laito o se la sua infatuazione sarebbe sparita col tempo, permettendole di frequentare Ruki o qualcun altro.
Dory entrò in cucina, prese una confezione di biscotti e se li mangiò guardando la TV. Nessuno le fece compagnia. Immaginava che alcuni vampiri fossero fuori e gli altri nelle loro camere. Forse era meglio se faceva lo stesso. Dopo essere passata da Laito, ovviamente. Si avviò, ma qualcuno le afferrò il polso e la trascinò in camera sua. Subaru la mollò accanto la porta, dandole le spalle e fissando la finestra.
Per oggi ci sono fin troppe sorprese” pensò Dory. “Ma forse vuole solo bere. In effetti è l’unico che quasi non lo fa mai e gli piace la privacy ... Dorme nella bara?!
“Ho deciso di darti una cosa” affermò lui dopo qualche secondo di silenzio.
Si voltò e le mise in mano un pugnale. La ragazza sussultò, riconoscendolo. Quasi le cadde di mano.
“Fa attenzione. È di argento puro, può uccidere un vampiro se gli trafiggi il cuore.”
“E- e che ci dovrei fare?”
“Imburrarci il pane. Secondo te?!” gridò lui in uno scatto di rabbia.
“Subaru, non posso accettare. È di tua madre e …”
“Come lo sai?” domandò lui, stringendole un braccio abbastanza forte da farle male.
“C- Cordelia lo sa” si affrettò a rispondere lei. “Mi dispiace.”
Il vampiro mollò la presa e tornò a darle le spalle. Forse era un congedo, ma Dory non se ne andò.
“Perché credi che mi possa servire? Io non sono capace di uccidere.”
“Nessuno crede mai di esserlo …” disse Subaru. Riprese dopo un attimo di riflessione. “Eppure si può uccidere per tanti motivi: difesa, odio, rabbia, amore, per caso.”
“Beh, con questo è difficile che capiti per caso” tentò di sdrammatizzare la ragazza. “Ma grazie, se vuoi lo tengo io.” Fece un passo indietro, indecisa. Non aveva mai modo di parlargli, poteva approfittarne. “Mi dispiace davvero per ciò che è successo.”
“Vattene!”
Il vampirò crepò la parete. Dory indietreggiò, allarmata.
“Tu non capisci …”
“No, probabilmente no. Però se mai volessi parlarne gli amici esistono per questo.”
“Non sei costretta ad essermi amica.”
“Lo so, non vuoi avermi intorno.”
“Cosa te lo fa pensare?” le chiese Subaru, un po’ sorpreso.
“Beh, ti piace startene per conto tuo. Non ti voglio disturbare … a differenza di Reiji …”
“Ora conosci il nostro passato, dovresti capire meglio le nostre azioni.”
La ragazza annuì.
“Ho visto le cose dalla prospettiva di Cordelia, ma con le mie sensazioni” rifletté fra sé. “Se ero lì ti avrei pizzicato le guanciotte … L- l’ho detto ad alta voce?”
“Sì …”
“Visto che la mia testa è ancora sul collo vado. Buonanotte” rise imbarazzata Dory.
Prima che fosse completamente fuori dalla camera Subaru l’abbracciò da dietro, poggiando la testa sulla sua. Lei arrossì per quel gesto, felice. C’era affetto, ma il vampiro non era innamorato di lei, come Ruki. Sentiva la differenza.
“Forse mi serve un’amica” mormorò Subaru. Sciolse la stretta.
Dory si girò e lo abbracciò, alzando la testa e sorridendogli ad occhi chiusi.
“Mi piacciono gli abbracci” dichiarò con una voce da bambina.
Il vampiro sorrise, ma la scostò con una spintarella e chiuse la porta della stanza. Il gesto la spiazzò. Rimase ferma per un po’ a guardare la porta chiusa, poi corse di sopra. Nascose il pugnale sotto la sua biancheria, si mise camicia da notte e vestaglia e tornò in corridoio, cercando di ricordare dove fosse la camera di Laito. Ma evidentemente il vampiro non la voleva lì. Sentì suonare il pianoforte e seguì la musica.
“Eccoti qui, puttanella. Avvicinati.”
Laito smise di suonare per farle segno di sedersi accanto a lui. Lei obbedì. Il vampiro riprese, muovendo con naturalezza le dita. Dory socchiuse gli occhi, ascoltando rapita la melodia. Si appoggiò alla sua spalla. Laito sorrise. Quella ragazza gli faceva venire strane sensazioni. Da quando l’aveva conosciuta non provava più piacere nel seguire la regola delle due esse – sangue e sesso – con le sue prede. Forse dipendeva dal fatto che il suo sangue fosse il più buono che avesse mai assaggiato. E anche a letto era diversa. Le piaceva fargli le coccole e si addormentava stringendolo, anche se per lei doveva essere sgradevolmente freddo. La sua puttanella era un mistero, e questo lo intrigava. Notò che si stava addormentando. Le cinse la vita, continuando a suonare con l’altra mano, e se la passò sulle ginocchia. Dory lo assecondò senza aprire gli occhi. Si appoggiò nuovamente a lui, godendosi quella musica dolce e serena. Laito proseguì la serenata anche quando era evidente che lei dormisse. Dopo qualche minuto si fermò a guardarla.
“Da quanto ti chiamo la mia puttanella?” le domandò a bassa voce.

   
 
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