Fanfic su attori > Ryan Reynolds
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Autore: bebe    29/07/2017    1 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ti rendi conto? Ha continuato a sentire Josh e ad aggiornarlo addirittura sui miei spostamenti! Quando ieri me lo sono ritrovata in salotto, non credevo ai miei occhi!” stava dicendo Victoria alla zia, nell’ufficio della fondazione, facendo nervosamente avanti ed indietro.

“Sai com’è tuo padre!” osservò Charlotte “Con questo, non sto dicendo che lo giustifico, assolutamente!” precisò, alzando le mani, come a voler tranquillizzare la nipote ed anche per evitare di poter essere fraintesa.

“Josh gli piaceva, finora è stato l’unico tuo fidanzato che abbia approvato. Si era affezionato e forse pensava di darti una mano. Considera almeno le sue intenzioni, che erano senz’altro buone! Sono sicura che non interferirà più ora che hai chiarito che sei sicura della tua decisione” aggiunse.

“Ci credi davvero?” rimarcò ironicamente Victoria “Sai com’è fatto papà. Continuerà ad intromettersi, come ha sempre fatto del resto. Lo so che lo fa perché mi vuole bene, perché non vuole che soffra, ma sono adulta da un pezzo zia, è così sbagliato che voglia prendere le mie decisioni da sola?” osservò.

Charlotte sospirò, poi fece cenno di no con la testa. Con calma si alzò dalla sua postazione e si avvicinò alla nipote.

“Adesso sei arrabbiata, ed è comprensibile. Ma vedrai che si sistemerà tutto. Tuo padre ti adora, non c’è niente che non farebbe per te, vuole solo che tu sia felice. E se a volte eccede in queste sue preoccupazioni, è solo perché vuole assicurarsi che tu stia bene” le fece notare.

“Su, per oggi basta lavoro. Andiamo a cena. E’ da tanto che non usciamo insieme noi due signorina, e si dà il caso che abbiano aperto da poco un ristorante con un menu fantastico!” aggiunse vispa Charlotte.

Tempo di recuperare le loro giacche e le borse, che zia e nipote raggiunsero il ristorante, e cenarono insieme, fra chiacchiere e risate. In effetti era davvero da un po' che non riuscivano a passare del tempo insieme al di fuori della fondazione. Per Charlotte Victoria non era solo una nipote, ma anche la figlia che non aveva mai avuto, dopo due matrimoni falliti alle spalle. E per la ragazza, la zia era una figura importantissima ed imprescindibile, era la figura materna che le mancava, e sapeva di potersi confidare con lei, di poterle dire tutto. Con lei si sentiva sempre a suo agio, sempre capita e mai giudicata. Era così da sempre, sin da quando, adolescente, aveva avuto le prime cotte e delusioni amorose.

Nei giorni successivi, la ragazza tornò a concentrarsi esclusivamente sul lavoro, come aveva fatto sin dopo la rottura del fidanzamento, cercando di evitare il più possibile il padre, sia a casa che al lavoro. Ma una mattina, Andrew la convocò nel suo ufficio, e lei non ebbe scelta.

“Scusa se ti ho fatta chiamare con così tanta urgenza, so che stai sistemando i budget dei prossimi film in produzione, ma come sai a giorni inizierà il Comic Con a San Diego, e contrariamente ai miei piani, io non potrò presenziare. Devo partire fra un paio di giorni per andare in Europa. Mi dovrò fermare prima in Romania e poi in Bulgaria per fare dei sopralluoghi per la pre produzione di un film, e poi dovrò fermarmi anche a Londra per parlare con un regista, quindi non riuscirò a tornare in tempo per la Con. E vorrei comunque che la nostra casa di produzione fosse rappresentata, visto che uno dei film che verranno presentati è da noi prodotto. Vorrei che ci andassi tu” le disse, spiazzandola.

“So che non ami queste incombenze, ma penso che te la caverai alla grande e poi le Con sono sempre eventi interessanti e divertenti. Sono sicuro che ti piacerà e poi è giusto che tu partecipi e ti faccia vedere. Sei una Avery, e un giorno ci sarai tu seduta a questa scrivania” aggiunse, accennando un sorriso.

“Inoltre, devo confessare che spero sia un buon modo per scusarmi per il mio comportamento. Forse ho ficcanasato troppo nella tua vita e non avrei dovuto. Non avrei dovuto nemmeno chiamare Josh e fartelo trovare a casa” disse ancora.

Victoria lo fissò, colpita da quelle scuse, ed assottigliò gli occhi con fare pensieroso ed interrogativo.

“Zia Charlotte ti ha chiamato, vero? E ti ha fatto ragionare, come sempre!” disse dopo qualche istante.

Andrew non rispose subito, ma alla fine sorrise.

“Come dite voi giovani? Ah si, sgamato!” rise.

“A volte mi impiccio troppo, lo so.” Ammise “Ma sai perché lo faccio” precisò più serio “Anche se sei una donna ormai, una giovane donna in gamba, sveglia e bellissima, per me sarai sempre la mia bambina. E voglio solo che tu sia felice. Quindi, se la tua decisione di rompere il fidanzamento con Josh ti rende felice, se è quello che vuoi, allora va benissimo anche a me!” aggiunse “Vorrei prometterti che non mi impiccerò più, ma sai che non amo fare promesse che so di non poter mantenere. Però posso provare a contenermi!” puntualizzò, facendo sorridere la figlia.

“E’ già un buon risultato!” osservò la ragazza “Dispiace anche a me se sono stata brusca, ma sono convinta della mia decisione, e sono felice e serena, davvero! Con Josh non andava, c’erano troppi problemi, non siamo mai stati davvero compatibili” continuò.

“Bene! Sai che vederti felice è l’unica cosa che voglio!” disse il padre, visibilmente sollevato dal chiarimento con la figlia “Allora, siediti, mettiti comoda. Devo aggiornarti sul programma del Comic Con, così saprai esattamente cosa ti aspetterà ogni giorno!” aggiunse.

Victoria partì per San Diego quel giovedi, e non appena fu atterrata si rese conto del perché chiunque capisse qualcosa di cinema parlasse di questo evento come di qualcosa di inimitabile. L’atmosfera era davvero unica, ed era rigenerante essere circondata da fan di questo o quel film in uscita, di questo o quel super eroe, vederli aspettare ore e ore per vedere i loro attori preferiti e partecipare con così tanto coinvolgimento e genuina passione alle varie presentazioni e conferenze stampa. Non aveva mai visto niente di simile, e l’entusiasmo del pubblico era davvero contagioso.

Il primo giorno fu tutto dedicato all’organizzazione di quello successivo. Victoria ed altri colleghi arrivarono nel tardo pomeriggio ed ebbero giusto il tempo di ritirare i loro pass, fare il check in albergo e di rinfrescarsi, per poi ritrovarsi prima di cena per una veloce riunione. La ragazza cenò poi direttamente in stanza, perché era stanca e voleva rivedere alcuni appunti ed il programma dell’indomani. Il giorno dopo si entrò nel vivo dell’impegno al Con per lei e per gli altri delegati della Avery Production. Sin dalla mattina presto furono impegnati fra incontri coi giornalisti, con altri addetti ai lavori, ovvero altri produttori o rappresentanti delle case cinematografiche. C’era a malapena il tempo di mangiare un boccone fra un impegno e l’altro, ma era impossibile avvertire la stanchezza. Era tutto così eccitante, coinvolgente, frenetico ed avvolgente, che Victoria non ebbe nemmeno l’impressione di essere davvero lì per lavoro, era piuttosto un privilegio.

In particolare, per lei fu davvero un’esperienza unica ed indimenticabile partecipare per la prima volta in rappresentanza della casa di produzione Avery alla presentazione del film da loro prodotto su un anti-eroe, che era atteso con ansia dal pubblico presente e non. Il trailer lanciato durante la conferenza stampa raccolse un grandioso e positivissimo riscontro, tanto che i presenti chiesero addirittura il bis. Non aveva mai visto niente di simile da nessun’altra parte, non c’erano festival, ufficiali o indipendenti, che reggessero il confronto con questa Comic Con che era nutrita dai fans, dal pubblico. Di solito evitava più che volentieri questi impegni, ma in questo caso si ritrovò ad essere dispiaciuta alla fine della presentazione.

Quella sera, lei e gli altri della Avery Production, dopo cena, raggiunsero un locale per partecipare ad una festa organizzata proprio per celebrare il lancio del film presentato nel pomeriggio. Victoria aveva appena finito di parlare con uno degli organizzatori della Con di San Diego, ne approfittava giustamente anche per fare un po' di pubbliche relazioni, come le suggeriva sempre Skyler, e si era appena spostata al bancone, per chiedere un drink, quando una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.

“Ciao Avery” sentì dire e riconobbe subito quella voce. Era Ryan.

Si voltò sorpresa e gli sorrise.

“Ryan! Anche tu qui?” rimarcò.

“Si, sono arrivato oggi. Domani c’è il pannello della 20th Century Fox. Mostreranno anche un mini trailer di Deadpool 2. E ci sarò anche io ovviamente” rispose.

“Ho sentito che oggi il vostro pannello è stato un successone! Godetevela, perché domani parleranno tutti solo di me e di Wade” rise, sedendosi ad uno degli sgabelli del bancone.

“Sei molto sicuro di te!” lo prese in giro la ragazza.

“Ovvio! Sono irresistibile in tutina rossa!” rispose, per poi scoppiare a ridere.

“Non pensavo ti avrei incontrata qui. Di solito non le eviti queste cose mondane ed ufficiali?” le chiese “Ti stai dando alla pazza gioia ora che hai chiuso col broccolo!” aggiunse.

“In genere si! Ma mio padre è in Europa per lavoro e qualcuno doveva venire in rappresentanza della casa di produzione, così eccomi qui! E devo dire che ne sono felice! Non ho mai visto niente di simile! Insomma, sapevo cosa fosse anche prima di venirci, ma partecipare è tutt’altra cosa! L’entusiasmo che c’è qui non ha paragoni!” aggiunse vispa, sedendosi a sua volta.

“Lo so. Ed ogni anno migliora.” Disse lui “La prima volta che sono stato qui era per Green Lantern. Il film è stato un flop totale, ma i fan erano in delirio. E poi per il primo Deadpool, credevo che non avrei mai avuto un’accoglienza così calorosa dai fan, ma poi oggi sono arrivato e già in aeroporto ho incontrato dei fans vestiti come Wade. E’ una cosa incredibile. “ aggiunse. Poi restò in silenzio per qualche istante, e la osservò con un’intensità tale che la ragazza si sentì quasi nuda. Aveva sempre quella sensazione con lui, ogni volta che la fissava, sembrava che riuscisse a leggerle dentro e si sentiva disarmata, non infastidita però.

“Immagino che ripartirai domani” riprese a dire lui e sembrava quasi dispiaciuto all’idea che lei sarebbe ripartita a breve, mentre per lui la Con era appena iniziata.

“Domani mattina ho un paio di incontri con dei finanziatori, dovrei ripartire nel pomeriggio” rispose.

“Ma se qualcuno riuscisse a farmi imbucare al pannello di quei dilettanti della 20th, potrei anche restare. Giusto per vedere di cosa sono capaci. Sarebbe una specie di attività di spionaggio!” rise.

“Ehi, attenta alle parole che usi, ragazzina!” la prese in giro scherzosamente lui “Ti faccio notare che quei dilettanti, come li chiami tu, hanno rischiato ed hanno prodotto un film in cui credevamo solo io e due miei amici sceneggiatori. Lo avevamo proposto anche a tuo padre, ma ci ha tarpato le ali e rimandato al mittente!” aggiunse.

“No, sul serio? Pessima mossa! Di solito mio padre ha un grande intuito!” rispose lei sorridendo.

“Ti faccio avere un pass domani mattina, ok? Sarà divertente! Senza nulla togliere al vostro film sull’antieroe, ma domani faremo morire d’invidia tutti!” rise lui.

“Vedremo Reynolds, vedremo!” gli fece eco lei, stando al gioco.

“Ah, ecco dov’eri finito!” li interruppe un tizio, avvicinandosi a Ryan, e dandogli una pacca sulla spalla.

“Dai vieni, ci sono dei pezzi grossi che ti voglio presentare!” aggiunse.

“Si, ora arrivo” rispose Ryan, alzandosi “Rhett, lei è Victoria Avery.  Victoria, lui è Rhett, un caro amico nonché uno degli sceneggiatori di Deadpool.  A proposito Rhett, cerca di recuperare un pass per domani per la signorina Avery. Sai, per farle vedere come lavora davvero una casa di produzione seria” aggiunse per provocarla.

“Smettila di pavoneggiarti!” rispose lei, con tanto di linguaccia.

Ryan era un uomo di parola, infatti l’indomani, consegnarono alla ragazza un pass per il pannello della 20th. I suoi colleghi stavano per ripartire e dirigersi in aeroporto per rientrare a Los Angeles, ma lei con una scusa rimandò la partenza. Cercò di bardarsi un po' per mischiarsi fra il pubblico composto prevalentemente da fans di Deadpool e dei fumetti X Men e partecipò alla presentazione.

In effetti, si rese conto che Ryan non aveva poi esagerato. Bastò semplicemente pronunciare la parola ‘Deadpool’ perché tutto il pubblico presente in sala si accendesse, ed iniziasse ad applaudire, ed anche a chiamare Ryan, che uscì poco dopo dal backstage, sorprendendo i fans. Ed anche lui sembrava diverso, aveva una luce ed un entusiasmo nello sguardo che Victoria non aveva mai notato le poche volte che si erano visti. Anche in quell’occasione, com’era accaduto il giorno prima alla presentazione del film prodotto da Avery, i fan chiesero il bis, così il trailer fu riproposto. Ryan sembrava davvero eccitato come un bambino la mattina di Natale. E poi, dettaglio non del tutto secondario, sembrava ancora più bello, così sorridente, e soddisfatto del suo lavoro.

Una volta terminata la presentazione, la ragazza lasciò la sala, insieme agli ultimi irriducibili fans che ancora commentavano il trailer. Non si aspettava di incrociare Ryan, ma ci sperava. Tuttavia, non lo intravide nemmeno. Ma era prevedibile! Dopo l’accoglienza calorosa del trailer, e la fine del pannello, era sparito nel dietro le quinte, e sicuramente sarebbe stato impegnato con interviste e quant’altro fino a sera.

Tornò in camera, e stava armeggiando all’iPad per trovare un volo per rientrare a Los Angeles, quando le arrivò un messaggio.

Spero ti sia divertita oggi! Il tuo vecchio ha scartato il film sbagliato. Stasera c’è una festa della 20th…magari puoi fare un salto per controllare meglio la concorrenza. Mi trovi lì, se ti va. R.

Sorrise nel leggere quelle parole, ma decise comunque di non rispondere. Per qualche strano motivo, voleva tenerlo un po' sul filo, ma in cuor suo aveva già deciso che sarebbe andata alla festa. In fondo, ormai era quasi ora di cena, a quel punto non le conveniva prendere un volo e tornare a tarda notte a casa, era molto meglio aspettare l’indomani e partire in mattinata.

Si fece una doccia, ordinò la cena in camera, poi si infilò dei semplici jeans, una t- shirt nera, decolletè pure nere, lasciò i capelli sciolti e raggiunse l’albergo in cui la 20tn aveva organizzato la sua festa. Entrò da un ingresso secondario, per non dare troppo nell’occhio, per quanto non fosse poi così strano che un rappresentante di una società di produzione partecipasse ad eventi organizzati da concorrenti. Ma il vero motivo per cui aveva deciso di andare era per incontrare Ryan, perché lui l’aveva invitata, e quindi in qualche modo voleva evitare pettegolezzi inutili.

Arrivò un po' tardi, a festa iniziata da un’oretta, si mischiò agli altri invitati, facendo anche un po' di pubbliche relazioni, fin quando il suo sguardo non incrociò quello di Ryan, che stava parlando con un tizio con l’aria da nerd. Le sorrise, con quell’aria paracula che lo caratterizzava, poi si scusò con l’interlocutore, e si avvicinò a lei.

“Sei riuscita a venire” disse.

“Fingiamo di parlare di convenevoli o vuoi passare subito alla parte in cui mi proponi i vantaggi della Avery Production per convincermi a cambiare e passare a voi?” le domandò.

“Non so di che parli! Sono qui per divertirmi e spiare il ‘nemico’! Non parlo di lavoro, non stasera” precisò lei tranquilla.

“Quanto sei contento da 1 a 10?” gli chiese poi, dopo averlo scrutato attentamente.

“Non saprei. Credo 15!” rispose lui divertito.

“Insomma, so che non è il film del secolo, non è un film che quelli dell’Academy potranno mai considerare per una nomination agli Oscar, sarà già tanto ottenere qualche nomination ai Golden Globe, ma è molto più di questo per me. E’ come un figlio, ovviamente non in senso stretto, ma io, Rhett, che hai conosciuto ieri e Paul, siamo gli unici ad aver mai creduto in questo film, ed abbiamo implorato e detto e fatto cose che le tue giovani orecchie non dovrebbero nemmeno sentire per riuscire a trovare qualcuno che credesse nella sceneggiatura e nel progetto quanto noi. Ci sono voluti 10 anni, ma ce l’abbiamo fatta e davvero non potrei esserne più fiero ed orgoglioso.” Concluse soddisfatto.

“Si vede! Ti illumini quando ne parli. E anche oggi sul palco, quando hai visto e sentito la reazione del pubblico, sembravi così felice” osservò lei e lui sembrò quasi sorpreso dalle sue parole.

“Allora mi hai guardato con attenzione” disse solo.

“Bè, ho osservato tutti! E’ stata una bella presentazione” precisò lei, forse temendo di essere fraintesa. Le metteva sempre una strana soggezione, perché aveva sempre la sensazione che riuscisse a leggerle dentro, ad andare oltre le sue parole ed a capire cosa le passasse nella testa. La verità era che Victoria iniziava ad essere sempre più incuriosita ed interessata da lui. Non era abituata ad avere a che fare con tipi come lui. Per anni si era relazionata solo con Josh, molto più giovane di Ryan, e con un carattere completamente diverso, come differenti erano le sue priorità. Ryan, invece, era un uomo fatto, era spiritoso, ma anche piuttosto misterioso, difficile da inquadrare e questo indubbiamente la intrigava. Però era anche sposato. Victoria se lo ricordava benissimo e razionalmente sapeva perfettamente che sarebbe stato molto più saggio ripartire quel pomeriggio con gli altri, ma non era riuscita a vincere la sua curiosità, che la spingeva sempre più verso di lui. Non si poteva dire che fossero amici, si erano visti e sentiti poche volte, quasi sempre per circostanze fortuite, ma le piaceva parlare con lui, e le risultava anche facile raccontargli cose che poche persone sapevano di lei.

Lui si schiarì la voce e poi si guardò intorno.

“Rhett l’hai conosciuto, mi pare giusto presentarti anche Paul” riprese a dire “Vieni con me” Le fece segno.

Così lo seguì e raggiunse una sorta di saletta privata, dove c’erano i due amici di Ryan, nonché sceneggiatori di Deadpool, insieme a rappresentanti e pezzi grossi della 20th, che anche lei conosceva direttamente o di fama. Era un’allegra combriccola, si mangiavano stuzzichini e tartine, si beveva champagne per festeggiare, si chiacchierava e rideva. Senza quasi che se ne rendesse conto, la serata volò via e quando Victoria distrattamente guardò l’orologio, si accorse che era quasi l’1 di notte.

“Merda!” le scappò detto a bassavoce.

“Come?” rise Ryan, seduto accanto a lei.

“No, è che è tardi. Domani mattina ho il volo e devo ancora fare la valigia e… “ stava dicendo.

“Ok, calma, è tutto a posto! Non perderai il volo! Hai tutto il tempo di tornare e puoi dormire domani in aereo” le disse “In che albergo sei?” le chiese.

“Sono all’Omni. Sarà meglio che chiami un taxi” disse la ragazza, trafficando per recuperare il cellulare nella borsa.

“Ti accompagno io” disse lui, quasi con ovvietà.

“Però sarà meglio arrivare da un’entrata secondaria. Sai com’è, giusto per evitare problemi” precisò.

Lei lo guardò e sapeva che sarebbe stato meglio ringraziare e declinare l’offerta. Poteva benissimo chiamare un taxi e tornare in albergo da sola, ma la verità era che voleva passare altro tempo con lui, così alla fine, senza rifletterci troppo accettò.

Ryan si congedò dagli altri, li salutò, cosa che fece anche Victoria, e poi insieme uscirono dal retro del locale, dove trovarono ad attenderli un’auto.

“Ma come…come hai fatto?” domandò sorpresa la ragazza. Avevano deciso di andare pochi minuti prima e lui era riuscito a trovare un’auto.

Lui sorrise.

“Sono all’Hotel Omni anche io. Avevo già detto all’autista di farsi trovare pronto!” rispose, strizzandole l’occhio ed aprendole la portiera “Di solito nemmeno io sono molto mondano e non faccio le ore piccole, ma stasera è stato divertente. Forse perché c’era la compagnia giusta” aggiunse.

Durante il tragitto, seppur breve, che li portò dal locale della festa, all’hotel, il clima era strano. Si osservavano con la coda dell’occhio, avevano anche commentato qualche uscita di Rhett e Paul e il pannello di quel pomeriggio, ma sembravano entrambi pensierosi e stranamente agitati.

L’auto si fermò davanti al retro dell’albergo, i due scesero e rientrarono dall’ingresso secondari, dirigendosi svelti agli ascensori. A quell’ora non c’era nessuno nei corridoi, nemmeno nella hall.

“A che piano?” le domandò Ryan, distogliendola sai suoi pensieri.

“Sesto” rispose lei.

“Anche io” rimarcò lui.

Quindi premette il pulsante del sesto piano e piuttosto velocemente l’ascensore salì e si aprì sul loro piano.

Ryan, da bravo cavaliere, la fece uscire per prima.

“Allora, immagino che ci rivedremo da qualche parte, prima o poi. Ogni tanto devo volare qui, quindi…magari ci sentiamo!” riprese a dire lui, con le mani affondate nelle tasche dei jeans, mentre entrambi in piedi sostavano nel corridoio, davanti alle porte dell’ascensore ormai chiuse.

“Si, sicuramente ci vediamo in giro! Ti avviso se passo per New York. Magari ci prendiamo un caffè” rispose lei, che si sentiva stranamente in imbarazzo e non vedeva l’ora di tornare in camera. Non perché non le piacesse stare con lui, al contrario, le piaceva troppo, e questa consapevolezza la spaventava perché lui era un uomo sposato e mai le era capitato prima di avvertire un trasporto simile per un uomo già impegnato.

“Sarà meglio che vada! Sennò chi la sente domani la sveglia!” aggiunse, abbozzando un sorriso “Ancora complimenti per Deadpool e buonanotte” disse, salutandolo e tornando nella sua stanza.

Una volta lì, richiuse la porta alle sue spalle e ci si appoggiò, sospirando quasi sollevata, perché era riuscita a salutarlo, senza combinare guai, senza fare niente di stupido.

Stava per mettersi a fare la valigia, quando sentì bussare. Il cuore quasi le si fermò in gola. A quell’ora, non poteva essere che una persona, qualcuno che aveva appena salutato in corridoio. Infatti, quando aprì la porta, si trovò davanti Ryan, ma non fece in tempo a chiedergli nulla, perché appena se la ritrovò davanti, lui si avvicinò, annullando del tutto la distanza fra di loro, e la baciò con un trasporto ed un’intensità tali, che Victoria si sentì quasi mancare la terra sotto i piedi. Nessuno l’aveva mai baciata così, nemmeno Josh, che al confronto le sembrava ora un pivellino.

 

 

  
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