Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: elichan_    29/07/2017    1 recensioni
Anno 3903. Dei robot arrivano dallo spazio e attaccano la Terra, distruggendo edifici e uccidendo chiunque si trovi sulla loro strada, ma non tutti sono cattivi. I quattro membri della squadra Bangtan sono arrivati per fermare i nemici sconosciuti, salvando la vita a tre ragazzi e cambiandogliela per sempre.
(come si scrive un sommario?)
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Anno 3903
 
 
Yoongi si lasciò cadere sull’erba sfinito, mentre Jeongguk, che era seduto in parte a lui, fece una smorfia. “Hyung, non ti sei fatto male?” Yoongi scrollò le spalle, perché effettivamente il suo sedere si era fatto male sedendosi in quel modo, ma non lo avrebbe dato a vedere al più giovane per nulla al mondo.
 
“Seokjin hyung, come è andato il colloquio?” chiese mentre si distendeva completamente. Erano al solito giardinetto poco lontano dal campus, nel quale si riunivano ogni giorno per pranzo. A Yoongi piaceva quel posto perché erano quasi sempre gli unici che si recavano lì.
 
“Al solito” rispose sconsolato Seokjin.
 
“Di nuovo?” ribatté Yoongi guardando Jeongguk mentre addentava il suo panino come se non avesse mangiato da giorni. Yoongi chiuse gli occhi e si limitò a sospirare. Era quasi un anno che Seokjin cercava lavoro, ma ogni volta le porte gli venivano sbattute in faccia, come se i figli di papà che venivano scelti al posto suo fossero più bravi di lui. E fra qualche mese, questa ingiustizia avrebbe dovuto affrontarla anche lui.
 
Il rettore, durante il discorso di inizio anno quando Yoongi era una matricola, aveva detto agli studenti presenti che l’unica cosa di cui dovevano preoccuparsi era lo studio, che se si sarebbero laureati con buoni voti non avrebbero avuto problemi a trovare un lavoro stabile e metter su famiglia. Quello fu l’unico discorso del rettore a cui Yoongi decise di partecipare volontariamente, dopotutto Seokjin si era laureato con il massimo dei voti e l‘unica cosa che aveva avuto in cambio era un no dopo l’altro.
 
In università era lo stesso, i professori erano più disponibili e cortesi verso i figli di politici o di amministratori di grandi compagnie, molte volte aiutandoli spudoratamente durante gli esami. Questo lasciava alle persone normali, come Yoongi e Seokjin, veramente poche opportunità. Per fortuna per Jeongguk era diverso. Lui era il secondogenito del Ministro degli Esteri, la figura più importante in Corea in quel momento, e professori e compagni pendevano completamente dalle sue labbra.
 
Normalmente Yoongi avrebbe disprezzato qualcuno come lui, qualcuno a cui veniva dato tutto senza che nemmeno aprisse bocca, ma Jeongguk era diverso da tutti quei figli di papà con cui era entrato in contatto. Era sempre rispettoso per chi era più vecchio di lui, aveva una personalità vivace, nonostante fosse molto timido. Ma il motivo per cui Yoongi lo ammirava di più era la sua competitività, voleva essere sempre il migliore e ci riusciva, sempre e solo con le sue forze, rifiutando i numerosi aiuti che gli altri gli offrivano.
 
“Hyung, cos’è quella cosa secondo te?”
 
Yoongi apri gli occhi e seguì con lo sguardo il punto che gli stava indicando Jeongguk con il dito. Nel cielo si vedevano diverse figure scure, sembravano aerei ma sembrava che venissero verso di loro. Improvvisamente da uno di quei cosi, partì un lampo di luce luminosa che colpì qualcosa poco distante da loro, in direzione dell’università, creando un’esplosione. I tre si guardarono increduli e indecisi sul da farsi, finché non videro numerosi studenti correre presi dal panico in direzione verso di loro, in direzione opposta all’esplosione.
 
“Hyung! Sono dei robot giganti!!” gridò Jeongguk indicando di nuovo verso il cielo. Yoongi guardò come le figure lanciavano un altro raggio, causando un’altra esplosione. Uno di quegli enormi robot atterrò di fronte all’uscita del giardino, non c’era modo per loro di uscire senza essere visti. Improvvisamente qualcuno gli strattonò il braccio, Seokjin aveva preso lui e Jeongguk per le mani e li stava portando verso la piccola casetta degli attrezzi.
 
Una volta dentro, tutti e tre si sporsero leggermente per vedere cosa stava accadendo all’esterno tramite la piccola finestrella. Il robot era quasi delle stesse dimensioni di un edificio a tre piani, tutto nero, su entrambi i bracci c’erano delle sporgenze da cui fuoriuscivano una moltitudine di proiettili che andavano a finire sugli edifici intorno. Ovunque c’erano esplosioni, persone che scappavano e corpi di persone che non erano riuscite a salvarsi.
 
Yoongi strinse le mani in pugni, non capiva cosa stava succedendo, ma non gli piaceva. Se avesse potuto fare qualcosa per fermare quei mostri non ci avrebbe pensato due volte, ma cosa poteva fare lui, un ragazzo di 24 anni?
 
Il robot smise di sparare e si voltò verso di loro. Yoongi sentì la mano di Seokjin, che era ancora sul suo polso, stringere più forte, e per la prima volta ebbe paura per la propria vita e per quella dei suoi unici due amici. Il robot iniziò a camminare nella loro direzione e subito si abbassarono, sperando che non li avesse ancora visti.
 
Il tempo sembrava scorrere lentamente e al tempo stesso troppo velocemente. È così che sarebbe dovuto morire? Nascosto in una casetta, insieme alle due persone che contavano di più per lui, senza che nessuno di loro avesse avuto la possibilità di fare qualcosa della loro vita, senza che nessuno di loro avesse avuto la possibilità di vivere veramente?
 
Pensò a quella volta in cui suo padre gli chiese di scegliere se continuare a vivere con loro e lavorare con lui come meccanico o andarsene per sempre per frequentare l’università. Yoongi rimpianse quella scelta per la prima volta, se non se ne fosse andato di casa, in questo momento non starebbe aspettando di morire.
 
Dopo alcuni secondi, che erano sembrati ore, sentì la terra tremare e spinto dalla curiosità si alzò leggermente, giusto per vedere un altro robot, più o meno delle stesse dimensioni dell’altro, bianco con alcune componenti nere. In una mano aveva una specie di spada luminosa e nell’altra teneva uno scudo, anche questo luminoso.
 
I due robot si guardarono per un istante, dopodiché il robot nero riprese a sparare nella direzione del nuovo arrivato. Questo con delle agili mosse, che lasciarono Yoongi a bocca aperta, schivò i suoi attacchi poi fece scomparire lo scudo e prese la spada anche con la mano libera. Infine si lanciò contro il robot nero ad alta velocità tagliandolo dall’alto verso il basso facendolo esplodere.
 
Dopo che ebbe fatto sparire anche la spada, si voltò verso la casetta. “Rimanete li finché non torno” comandò il robot con voce metallica prima di alzarsi in aria e volare via.
 
Yoongi tornò a sedersi insieme agli altri, cercando di isolare i rumori che venivano dall’esterno. Le grida, gli spari, le esplosioni. Le sue mani prudevano, voleva fare qualcosa, voleva fermare quello scempio, se solo avesse uno di quei cosi. Quel robot bianco aveva distrutto quello nero con facilità, se solo potesse averne anche lui uno potrebbe vendicare tutte quelle morti. Per il momento però non poteva fare altro che rimanere lì, nascosto, come gli era stato detto di fare.





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Grazie per aver letto il prologo! Ditemi cosa ne pensate.
(dovrei riuscire a caricare un nuovo capitolo ogni sabato, dato che ce ne ho già diversi pronti)
   
 
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