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Autore: Recchan8    29/07/2017    4 recensioni
Dal testo:
"L'amministratore era un ragazzo che andava per i trenta, dalla pelle abbronzata, i capelli bianchi e gli occhi color grano; abitava al piano terra del condominio nell'appartamento numero 1. Si chiamava Xemnas, e la leggenda narrava che avesse guadagnato la proprietà del palazzo in un modo alquanto... bizzarro".
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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CCNE, quarto piano, appartamento numero 10: queste erano le coordinate dell'abitazione del misterioso inquilino del condominio, un uomo di bell'aspetto e di bella presenza che, ahimé, altro non amava se non le donne, l'alcool e il gioco d'azzardo. Luxord, coi suoi cortissimi capelli biondo platino, un intrigante pizzetto altrettanto platinato e dei suadenti e penetranti occhi azzurri, era uno degli uomini più chiacchierati della città. Misteriosa e attraente figura, trascorreva l'80% della sua giornata al casinò, tra languide donne e fiumi di alcool.
Per questa sua attitudine si era guadagnato il soprannome di “Lo Sfidante del Casinò”.

 

 

Demyx adorava Luxord, letteralmente. Per il giovane era come uno spirito guida, un modello da imitare, un dio da osannare. Ammirava la sua conoscenza dei locali notturni e invidiava quel suo savoir-faire che mandava in tilt tutte le donne. Un giorno sarebbe diventato come lui: questo era uno dei suoi obiettivi della vita.
Seguire come un'ombra lo Sfidante del Casinò e carpire i suoi preziosissimi segreti non era però un'impresa semplice. L'ostacolo più grande era costituito dai diversi ritmi di vita che i due individui avevano adattato: mentre Demyx era solito rientrare in casa intorno alle sei del mattino e svegliarsi alle tre del pomeriggio, Luxord aveva degli orari terribilmente variabili, tanto che nessuno degli abitanti del CCNE era mai riuscito a stilare una scaletta che prevedesse la partenza da casa di Luxord o il suo rientro; persino Vexen aveva fallito in tale impresa. Ma Demyx non si dava per vinto: prima o poi ci sarebbe riuscito.
-”E' proprio figo”- disse un pomeriggio a Larxene mentre questa era intenta a leggere la sua rivista di moda preferita seduta sulla poltrona del salotto.
-”Sì sì”- rispose distrattamente senza alzare gli occhi dalla pagina.
-”Cioè, cavolo, è un mito, una leggenda vivente!”- continuò il ragazzo alzando i pugni al cielo. Guardò Larxene aspettandosi un qualunque tipo di esultanza da parte sua, ma questa alzò le sopracciglia e strinse le labbra come a dire Se lo dici tu...”.
-”Stai forse negando la sua magnificenza?”- le domandò lentamente. Si sfilò gli occhiali da after dal naso e li appese alla scollatura della t-shirt.
-”Oh, non mi permetterei mai”- rispose la ragazza bionda lanciandogli una rapidissima occhiata da sopra la rivista.
Demyx colse la punta di sarcasmo malcelata tra le parole di Larxene e, punto sul vivo, serrò la mascella. Le sfilò di mano la rivista, gettandosela alle spalle, e le puntò un dito contro.
-”Tu...”- sibilò. -”Tu sei una blasfema!”- quasi gridò.
Larxene spalancò gli occhi.
-”Io sono cosa?!”- esclamò sorpresa. -”Dem, manco sai cosa vuol dire!”- disse indispettita.
Demyx gonfiò il petto e alzò il mento.
-”Dicesi blasfemo colui che si dimostra oltraggiosamente irriverente nei confronti di una divinità”- recitò orgoglioso.
Larxene ridusse gli occhi a due fessure e alzò una mano, frapponendola tra lei e Demyx.
-”Non so se essere più shockata per la tua inaspettata erudizione o per la assurda similitudine”- disse veramente colpita.
Suo malgrado, Demyx gongolò. Erano rare le occasioni in cui riceveva complimenti da Larxene, e ciò lo rallegrava sempre. Incrociò le mani dietro la nuca e sorrise, arrossendo un poco.
-”Ad ogni modo, la tua adorazione nei confronti di Luxord è senza senso, per cui ti sarei immensamente grata se mi lasciassi in pace per un po'. La porta è da quella parte, ormai dovresti saperlo bene”- sospirò la ragazza.
Demyx, offeso nel proprio orgoglio, sbottò un “Benissimo!” e seguì l'invito di Larxene, abbandonando l'appartamento e scendendo le scale con passo pesante, visibilmente alterato. La ragazza bionda si lasciò sfuggire un sorriso divertito e scosse la testa. Lei non credeva nemmeno all'esistenza di Luxord.

 

 

-”Siete pronti a perdere tutti i vostri risparmi?”- domandò Luxord con un sorriso sghembo sulle labbra. -”Vi siete messi contro l'uomo sbagliato”-.
-”Sì, come no!”- rispose Xigbar sghignazzando. Appoggiò i gomiti sul tavolino rotondo e tirò una gomitata a Xaldin. -”Questo non sa che tu e io siamo i maestri del Poker”-.
Xaldin sorrise divertito e tirò fuori dai pantaloni un pacchetto di sigarette. Le offrì ai suoi compagni e spostò il posacenere al centro del tavolo che i tre avevano portato nel giardino del condominio.
Quando dopo cena si era trovato l'Importunatore Libero davanti alla porta di casa tutto avrebbe pensato tranne che volesse dirgli di essere riuscito a intercettare Luxord e a convincerlo a giocare a Poker con loro.
-”Cazzo Xal, quando ci ricapita un'occasione del genere?”- gli aveva fatto notare tutto su di giri. -”Lo mandiamo in bancarotta!”-.
Luxord iniziò a distribuire le carte in senso orario e, successivamente aprì i giri di scommesse.
Né Xaldin né Xigbar furono in grado di capire e di comprendere quello che accadde in seguito: il tempo necessario a finire la sigaretta ed ecco che Luxord aveva vinto la prima partita. Allungò le mani sul tavolo e si portò al petto le puntate di tutti. L'Importunatore e il Pasticcere si scambiarono un'occhiata allibita.
-”Porco Terra...”- ringhiò Xigbar a denti stretti.
Luxord spense la sigaretta nel posacenere e fece spallucce.
-”Un'altra!”- sbraitò Xaldin.
-”Sapete che l'esito non sarà diverso?”- chiese loro Luxord.
Xaldin si ficcò un'altra sigaretta in bocca. Non era stata una buona idea sfidare Luxord nel suo campo. Tutti i giochi d'azzardo erano off-limits, decisamente. Chissà come se la cavava negli altri giochi con le carte...
-”Sai giocare a Burraco?”- gli domandò a bruciapelo.
Lo Sfidante del Casinò alzò gli occhi dal mazzo che stava mescolando e sorrise.
-”Certamente. Ma perché giocare a un banalissimo Burraco quando possiamo, che so, buttarci su un Black Jack?”- ribatté.
Xaldin ridusse gli occhi a due fessure e si chinò in avanti.
-”Tu non sai giocare a Burraco”-.
-”Sì che so giocare”-.
-”Giochiamo”-.
-”Non mi va”-.
La tensione era palpabile, Xigbar se ne accorse. Prima che la situazione potesse peggiorare inesorabilmente, l'Importunatore decise di tagliare la corda. Si alzò e fece per andarsene, ma il forte braccio di Xaldin lo afferrò per la maglietta e lo ributtò sulla sedia.
-”Allora giochiamo a Scala Tedesca”- continuò Xaldin.
-”Red Dog”- disse Luxord.
-”Machiavelli”-.
-”Rubacinque”-.
-”Rubamazzo”-.
-”Macao”-.
-”Scopone scientifico”-.
-”Che è lo Scopone scientifico?”- si intromise Xigbar.
-”Fattelo spiegare da Luxord”- rispose Xaldin maligno.
Lo Sfidante del Casinò appoggiò il mazzo di carte sul tavolo. Senza proferire parola guardò i suoi due compagni, si alzò e diede un'occhiata all'orologio da polso.
-”E' tempo che io vada al Casinò”- proclamò. -”Le mie dolci fanciulle mi staranno aspettando. Ovviamente mi riferisco alle slot machine”- specificò con una strizzatina d'occhio.
-”Dove pensi di andare?!”- gli urlò dietro Xaldin.
Xigbar strinse le labbra e fissò gli occhi sulla schiena di Luxord. E così sapeva solamente giocare d'azzardo... Chissà come avrebbe potuto sfruttare quella debolezza a suo vantaggio...
-”Xal, stai tranquillo”- rassicurò l'amico appoggiandogli una mano sulla spalla. -”La prossima volta lo freghiamo”-.
-”La prossima volta lo soffoco con la crema chantilly!”- gridò il Feroce Pasticcere rovesciando il tavolo.


 

   
 
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